Fabrizio Del Dongo
Genius
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Concetti Chiave

  • Tancredi e Ghismunda è una novella del quarto giorno del Decamerone di Boccaccio, incentrata su amori tragici, scelto dal re Filostrato.
  • La storia narra dell'amore proibito tra Ghismunda, figlia del principe Tancredi, e Guiscardo, un valletto di origini umili.
  • Ghismunda sfida le convenzioni sociali, sostenendo che la nobiltà è basata sui meriti individuali e non sul lignaggio.
  • Il tragico epilogo, con la morte di entrambi gli amanti, richiama il tema letterario del rapporto tra amore e morte.
  • Tancredi è descritto come un personaggio complesso, diviso tra virtù principesca e un amore morboso per la figlia.

Tancredi e Ghismunda è la prima novella del quarto giorno. Il re Filostrato sceglie un tema cupo, ben più di quanto non siano stati quelli precedenti, come annota Fiammetta, la prima narratrice. Si parlerà infatti di amori dall’esito tragico, in perfetta coerenza con il nome stesso di Filostrato, cioè “vinto d’amore”. Anche la scelta del nome Fiammetta è significativo: nelle altre opere di Boccaccio, in particolare nell’Elegia di Madonna Fiammetta, il personaggio nasconde Maria d’Aquino, la donna amata in gioventù da Boccaccio.

Fiammetta esordisce esprimendo preoccupazione e disagio per il tema cupo scelto da Filostrato, cui però intende attenersi secondo le regole stabilite. Ella dunque narrerà una storia degna delle loro lacrime.

Indice

  1. Il dilemma di Tancredi
  2. Scoperta e conseguenze
  3. Ghismunda affronta il padre
  4. Tragico epilogo
  5. Struttura e significato
  6. Concezione dell'amore
  7. Amore e Morte
  8. Confronto tra personaggi

Il dilemma di Tancredi

Tancredi, principe di Salerno, è un uomo molto generoso e umano. Ha una figlia, , che ama immensamente, a tal punto da ritardarne prima il matrimonio e poi, quando ella è rimasta vedova, ne prolunga lo stato di solitudine, pur di averla vicina a sé. La ragazza, pur essendo affezionata al padre e infelice per l’isolamento in cui si trova e comincia a provare il desiderio di innamorarsi, anche a costo di avere un amante.Con una tale disposizione d’animo, le è facile subire il fascino di un valletto del padre, Guiscardo, di bell’aspetto edi animo nobile, anche se di umili origini. Il giovane ha notato la bellezza e la nobiltà d’animo di lei e la ama segretamente. Ghismunda a questo punto trova il modo di incontrare segretamente il suo amato e lo avverte facendogli avere con l’astuzia un messaggio nascosto in una canna di bambù. La camera della giovane è collegata, mediante una scala segreta che tutti hanno dimenticato da tempo, ad una grotta scavata nel monte a ridosso del palazzo, in cui Guiscardo può calarsi con una corda per poi raggiungere le stanze dell’amata. I due giovani coronano così il loro amore e continuano a vedersi clandestinamente in diverse occasioni.

Scoperta e conseguenze

Un giorno, però il padre, come al solito, va a trovare Ghismunda nelle sue stanze per fare una chiacchierata e, non trovandola, si siede ad aspettarla dietro un baldacchino e si addormenta. Nel frattempo Ghismunda, che non sospetta della presenza del padre, riceve in segreto Guiscardo. Tancredi si sveglia quando ormai la loro relazione amorosa è evidente. Il principe, pur consapevole di quello che sta succedendo e profondamente addolorato, decide di restare nascosto per evitare lo scandalo e avere il tempo di decidere a mente fredda quali provvedimenti prendere.

Ghismunda affronta il padre

Il principe decide quindi di far arrestare Guiscardo e rinchiuderlo in una stanza con delle guardie che lo sorvegliano giorno e notte; poi comunica a Ghismunda di aver scoperto la sua tresca con un uomo che, oltre a non essere suo marito, è soprattutto di condizione inferiore, il che costituisce una così profonda vergogna , per un uomo tanto nobile quanto Tancredi. Ghismunda, pur temendo che Guiscardo sia già morto, mantiene un atteggiamento decoroso e controllato. In un lungo e accorato discorso, in cui dimostra la sua nobiltà d’animo e la sua eloquenza, confessa al padre il suo amore per il valletto, esaltandone la virtù e la grandezza interiore, che nulla hanno a che fare con la classe sociale inferiore a cui appartiene. Ghismunda per altro insiste sul fatto che tutti gli uomini nascono uguali e che spesso la sorte ne cambia all’improvviso la condizione. Infine, ella lascia intendere al padre che ha intenzione di porre fine alla propria vita, qualora l’amante muoia.

Tragico epilogo

Tancredi, accecato dalla sua folle gelosia e incapace di credere alla minaccia della figlia, comprende comunque di non potersi vendicare sulla figlia e decide di concentrare la propria crudeltà sul giovane. Ordina perciò alle sue guardie di strangolare Guiscardo e portargliene il cuore. Egli poi lo fa consegnare in una coppa d’oro alla figlia, accompagnato da una frase che chiarisce l’intento vendicativo del gesto. Ma Ghismunda, che temendo il peggio aveva già distillato delle radici velenose, dopo aver a lungo elogiato il suo amato e pianto la sua morte, versa la fiala di veleno sul cuore dell’amato e da lì la beve. Sul letto accostando il cuore dell’amante al suo, aspetta la morte. Le ancelle di Ghismunda corrono quindi a informare dell’accaduto Tancredi, il quale corre al capezzale della figlia: ma è ormai troppo tardi. Ghismunda, come suo ultimo desiderio, chiede al padre di seppellirla al fianco di Guiscardo; poi spira. Tancredi, pentitosi troppo tardi della propria crudeltà, fa seppellire i due amanti nella stessa tomba.

Struttura e significato

Il discorso che Ghismunda pronuncia di fronte al padre che ha scoperto la sua relazione segreta con il valletto, è molto lungo e costituisce la parte centrale della novella. La struttura narrativa della novella si articola in tre parti, dopo la premesse che cala il lettore nella situazione:

1) La scoperta da parte di Tancredi della relazione amorosa della figlia con il valletto e l’arresto di quest’ultimo

2) Il colloquio fra Tancredi e Ghismunda

3) La morte dei due amanti

Il fatto che il discorso della donna occupi la parte centrale è significativo e ne sottolinea il valore ideologico. Di fronte al padre, essa si assume le proprie responsabilità ed espose la sua concezione del mondo che si basa su due concetti fondamentali: la rivendicazione dei diritti del corpo e il significato antifeudale e borghese della nobiltà.

Concezione dell'amore

La concezione dell’amore

In questa novella, Boccaccio ci propone una concezione naturalistica del sentimento amoroso. Esso è visto sotto una luce laica e realistica, come una pulsione dei sensi che va al di là di ogni riserva posta dalla socieà e dalla religione. Ghismona dice “Esser ti dové, Tancredi, manifesto, essendo tu di carne, aver generata figliuola di carne e non di pietra o di ferro…”. Poi più avanti essa fa cenno alle “leggi della giovinezza” e si definisce “ piena di concupiscibile desiderio” e “sì come giovane e femmina”.

Al padre che le rimprovera di aver scelto un giovane di una classe sociale inferiore, la donna risponde che il concetto di nobiltà è basato sui meriti individuali e non sul lignaggio. Il concetto era nato con Guinizzeklli e con i poeti dello Stilnovo ed ora viene portato alle estreme conseguente con l’esaltazione delle qualità personali di ognuno. Da sottilineare che questa visione dell’amore non è espressa da un teorico, ma da un personaggio che la vive direttamente e ne sopporta purtroppo le conseguenze.

Amore e Morte

La conclusione tragica della storia ci rimanda ad un topo letterario: il rapporto fra Amore e Morte. In vita, gli amanti incontro degli ostacoli sulla strada del loro amore e possono soltanto ricongiungersi dopo la norte, nella stessa tomba. Il tema ritorna molto spesso nel Decamerone: in questa novella il contesto è la nobiltà cortese, in Simona e Pasquino siamo, invece in un ambiente umile fatto di giovani che lavorano la lana, anch’essi però in grado di vivere il sentimento amoroso con la stessa intensità.

L’amore tragico e contrastato di Ghismunda e l’alto valore retorico del suo discorso ricordano quelli di Francesca nel canto quinto dell’Inferno di Dante : in entrambi i casi si parla infatti di donne nobili e colte che hanno ceduto alla passione amorosa. Tuttavia è da sottolineare che Boccaccio non condanna Ghismunda, come invece Dante fa con Paolo e Francesca. A questo proposito, la frase pronunciata da Guiscardo, “Amor può troppo più che né voi né io possiamo” ricordi molto l’affermazione pronunciata da Francesca da Rimini nel canto quinto: “Amor, ch’a nullo amato amar perdona” (Inferno, V, v. 103).

Confronto tra personaggi

Tancredi è una figura complessa ed incoerente, che al confronto con la lineare coerenza degli affetti di Ghismunda, rivela un irrisolvibile contrasto interiore: egli è infatti un principe virtuoso ma un padre vendicativo, capace di ammirare la grandezza della figlia ma anche incline ad un amore morboso - e quasi incestuoso - nei suoi confronti. Questa contrapposizione riproduce la discrepanza tra due mondi, due concezioni diverse: l’apertura al nuovo e il senso del moderno della gioventù da una parte, l’aristocrazia chiusa e superba, incapace di cambiare se stessa, dall’altra. I casi della vita hanno voluto che sia lui che la figlia restino vedovi molto presto e forse è anche questo aspetto che lo lega maggiormente a Ghismunda.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il tema principale della novella "Tancredi e Ghismunda"?
  2. Il tema principale è l'amore tragico, scelto dal re Filostrato, che si concentra su storie d'amore con esiti drammatici, in linea con il suo nome "vinto d'amore".

  3. Come viene scoperta la relazione tra Ghismunda e Guiscardo?
  4. Tancredi scopre la relazione quando, nascosto nella stanza di Ghismunda, si sveglia e vede la figlia con Guiscardo, ma decide di non intervenire immediatamente per evitare scandali.

  5. Qual è la reazione di Ghismunda quando affronta suo padre Tancredi?
  6. Ghismunda mantiene un atteggiamento decoroso e controllato, confessando il suo amore per Guiscardo e difendendo la nobiltà d'animo del suo amante, nonostante la sua condizione sociale inferiore.

  7. Qual è il tragico epilogo della storia?
  8. Tancredi ordina di uccidere Guiscardo e consegna il suo cuore a Ghismunda, che decide di avvelenarsi e morire accanto al cuore del suo amato, chiedendo di essere sepolta con lui.

  9. Qual è la concezione dell'amore espressa nella novella?
  10. L'amore è visto come una pulsione naturale e laica, che trascende le convenzioni sociali e religiose, con Ghismunda che sostiene che la nobiltà si basa sui meriti individuali e non sul lignaggio.

Domande e risposte

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