Concetti Chiave
- Giovanni Boccaccio è stato un innovatore nella letteratura italiana, studiando il greco e contribuendo alla diffusione dell'Odissea di Omero.
- Il suo approccio scientifico alla mitologia e il rifiuto della lettura allegorica medievale rappresentano una rottura con la tradizione.
- Boccaccio ha giocato un ruolo chiave nella diffusione della Commedia dantesca, proponendo correzioni basate sulla sua interpretazione del poema.
- Durante il suo soggiorno a Napoli, Boccaccio ha acquisito un ricco patrimonio di esperienze sociali che hanno ispirato le novelle del Decameron.
- L'amicizia con Francesco Petrarca ha profondamente influenzato Boccaccio, orientandolo verso i classici latini e la revisione delle sue opere.
Indice
L'Innovazione di Giovanni Boccaccio
Giovanni Boccaccio risulta essere una figura profondamente innovatrice. È infatti uno dei primi intellettuali italiani ad approfondire la conoscenza del greco, contribuendo, insieme al collega Francesco Petrarca, alla diffusione dell’Odissea di Omero. Inoltre, egli propone un primo approccio scientifico alla mitologia, rifiutando la lettura allegorica medievale. Avrà anche un ruolo fondamentale nella diffusione della Commedia dantesca, intervenendo direttamente su di essa con proposte di correzione dettate dalla sua visione del poema.
Insomma, egli sembrerebbe un vero e proprio genio della letteratura, ma sarà al passo con i suoi illustri predecessori ?
Le Origini e la Formazione
Figlio illegittimo di Boccaccino di Chellino e di una donna ignota, Giovanni Boccaccio nasce a Firenze o a Certaldo (città di origine del padre) tra il giugno ed il luglio del 1313. Il padre lo riconosce come figlio e lo accoglie in casa.
Trascorre a Firenze l’infanzia e la prima adolescenza ed il padre, perché apprenda i rudimenti della grammatica e della matematica, necessari a istradarlo nell’arte della marcatura, ovvero nell’attività mercantile, lo affida al maestro Giovanni Mazzuoli da Strada. Successivamente lo affida a un mercante perché possa compiere l’apprendistato.
Esperienze a Napoli
Tra il 1327-28 Boccaccino viene inviato a Napoli per seguire gli affari dei Bardi presso la Corte degli Angioini, di cui i potenti banchieri fiorentini erano tra i principali finanziatori, e porta il figlio con sé. Boccaccio a Napoli affina il suo acuto spirito di osservatore dei caratteri umani, conosce la varietà delle classi sociali: un patrimonio di esperienze che metterà poi a frutto nella creazione della sua raccolta di novelle intitolata Decameron.
Boccaccio ha anche il privilegio di frequentare la Corte del re Roberto d'Angiò e la vita mondana dei giovani aristocratici. Gli è permesso anche di accedere alla ricchissima biblioteca della Corte, dove conosce la letteratura cortese e romanzesca, dai romanzi alle chansons de geste, fino alla lirica provenzale, ma anche le opere dei classici latini. In questo ambiente conosce il monaco Barlaam, che gli insegna i rudimenti della lingua greca.
Boccaccio è quindi indirizzato dal padre a studi di diritto canonico (riguardante cioè le norme giuridiche che reggono l'organizzazione e l'attività della chiesa cattolica) presso l'Università di Napoli. Qui incontra l'ultimo grande stilnovista della tradizione Toscana, Cino da Pistoia.
Boccaccio continua però a formarsi da autodidatta in campo letterario, affiancando la letteratura dei classici latini e cortesi i testi della recente tradizione volgare toscana ,dalla Commedia di Dante, verso cui maturerà un autentico culto, alle liriche del giovane Petrarca. In questo periodo della sua vita Boccaccio compone le sue prime opere, dove compare il personaggio letterario di Fiammetta( nome fittizio) che forse nasconde l'amore giovanile per Maria d'Aquino, presunta figlia naturale di Roberto d'Angiò.
Ritorno a Firenze e Difficoltà
Nel 1340-1341 Boccaccino è costretto a lasciare Napoli per fare ritorno a Firenze, a causa della crisi della banca dei Bardi, che poi fallirà. Si tratta di un trauma per Boccaccio, che si era profondamente radicato nell’ambiente napoletano.
Le difficoltà economiche in cui si trova improvvisamente a versare la sua famiglia aggravano la sua inquietudine e, per questo motivo, cerca di essere introdotto presso le corti di Romagna, ma senza successo.
Nel 1348, la terribile epidemia della peste nera si abbatte sull’intera Italia, decimando la popolazione e uccidendo anche il padre di Boccaccio e la matrigna. Per il giovane autore questo è un duro colpo.
Boccaccio lentamente viene coinvolto nella vita della città. Il Comune di Firenze infatti lo investe nel ruolo di ambasciatore in alcune missioni diplomatiche.
A contatto con gli ambienti letterari toscani, Boccaccio comincia ad assimilare i temi e le forme della letteratura allegorica dell’Italia mediana, che porteranno alla composizione dell’Amorosa visione, un poema in terza rima di ispirazione dantesca. Boccaccio continuerà però a coltivare la speranza di un ritorno nella sua amata Napoli e cercherà invano due volte di trovare casa presso la Corte angioina . Finalmente, approfitterà dell’occasione del primo ritorno al Napoli per recarsi al monastero di Montecassino e trascrivere le alcuni codici antichi.
Incontri e Amicizie Intellettuali
Risale al 1350 il primo incontro con Francesco Petrarca, nei pressi di Firenze, durante il pellegrinaggio verso Roma in occasione del Giubileo. È l'inizio di un rapporto di amicizia e di reciproca stima.
Boccaccio infatti guarda inizialmente Petrarca come un maestro da cui apprendere. Quando poi Boccaccio incontrerà ancora di persona Petrarca a Milano sarà ormai uno scrittore affermato e i due dialogheranno alla pari come intellettuali di uguale.
L'amicizia con Petrarca orienterà in modo decisivo l’itinerario intellettuale di Boccaccio: ne ispira infatti l'amore per i classici latini e forse influenza anche la revisione del Decameron operata a Certaldo. Ricondotto il desiderio di apprendere il greco, Boccaccio convincerà lo Studio fiorentino a istituire una cattedra di greco.
Ultimi Anni e Eredità
Boccaccio ebbe almeno 5 figli legittimi; tuttavia, proprio come Petrarca, decide di prendere gli ordini minori e divenire chierico, una scelta che gli garantisce anche una migliore stabilità economica. Le cose per l’uomo stavano andando troppo bene, infatti a seguito di un tentato colpo di Stato, Boccaccio viene allontanato dalla città e si ritira nella sua casa a Certaldo. Totalmente distante dalle distrazioni politiche, approfondisce i suoi interessi umanistici ed intanto procede alla revisione delle opere precedenti e coltiva il suo culto dantesco. Tra il 1373 se 1373 e il 1374 è incaricato di un ciclo di pubbliche letture della Commedia dantesca presso la chiesa di Santo Stefano in Badia. La casa di Boccaccio diviene in questo modo un cenacolo di intellettuali. Nel 1370 Boccaccio trascrive in un codice autografo il suo Decameron, dopo avere interrotto per ragioni di salute le letture pubbliche della commedia. Muore a Certaldo il 21 dicembre del 1375.
Domande da interrogazione
- Qual è stato il contributo innovativo di Giovanni Boccaccio alla letteratura?
- Quali esperienze ha vissuto Boccaccio a Napoli che hanno influenzato la sua opera?
- Come ha influito l'incontro con Francesco Petrarca sulla carriera di Boccaccio?
- Quali difficoltà ha affrontato Boccaccio al suo ritorno a Firenze?
- Qual è stata l'eredità di Boccaccio negli ultimi anni della sua vita?
Giovanni Boccaccio è stato uno dei primi intellettuali italiani a studiare il greco e ha contribuito alla diffusione dell'Odissea di Omero. Ha proposto un approccio scientifico alla mitologia e ha avuto un ruolo fondamentale nella diffusione e correzione della Commedia dantesca.
A Napoli, Boccaccio ha affinato il suo spirito di osservazione dei caratteri umani e ha avuto accesso alla ricca biblioteca della Corte, dove ha conosciuto la letteratura cortese e classica. Queste esperienze hanno influenzato la creazione del Decameron.
L'incontro con Francesco Petrarca ha orientato l'itinerario intellettuale di Boccaccio, ispirandogli l'amore per i classici latini e influenzando la revisione del Decameron. La loro amicizia ha portato Boccaccio a promuovere l'insegnamento del greco a Firenze.
Al ritorno a Firenze, Boccaccio ha affrontato difficoltà economiche a causa del fallimento della banca dei Bardi e la perdita del padre e della matrigna durante la peste nera. Ha cercato invano di stabilirsi presso le corti di Romagna.
Negli ultimi anni, Boccaccio si è dedicato agli studi umanistici e alla revisione delle sue opere. Ha tenuto letture pubbliche della Commedia dantesca e la sua casa è diventata un cenacolo di intellettuali. Ha trascritto il Decameron in un codice autografo prima di morire nel 1375.