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Concetti Chiave

  • La storia di Cloridano e Medoro, nel canto XVIII dell'Orlando Furioso, rappresenta una profonda amicizia tra due saraceni, ispirata al modello virgiliano di Eurialo e Niso.
  • Ariosto descrive il legame di lealtà tra i due amici, che decidono di recuperare il corpo del loro re Dardinello, nonostante il rischio di morte.
  • Le diverse reazioni di Cloridano e Medoro di fronte al pericolo mettono in luce la determinazione di Medoro a non abbandonare il corpo del re, mentre Cloridano sceglie una via più pragmatica.
  • Ariosto riflette sul vero senso dell'amicizia, sottolineando la difficoltà di distinguere i veri amici dai falsi fino a quando le circostanze non diventano avverse.
  • Il confronto tra apparenze e sentimenti autentici è un tema centrale, con l'autore che evidenzia come la sincerità e l'onestà emergano nei momenti di difficoltà.
In questo appunto di Italiano sono descritti Cloridano e Medoro, due personaggi che compaiono nel canto XVIII dell'Orlando Furioso. È descritta la loro profonda amicizia e le diverse reazioni che hanno avuto nel momento in cui Zerbino corre verso di loro. Infine, sono riportate le riflessioni di Ariosto sul senso dell’amicizia.
L'amicizia eroica di Cloridano e Medoro nell'Orlando Furioso articolo

Indice

  1. La profonda amicizia tra Cloridano e Medoro
  2. Cloridano e Medoro: reazioni a confronto
  3. Ludovico Ariosto: riflessioni sul senso dell’amicizia

La profonda amicizia tra Cloridano e Medoro

Per raccontare la storia di Cloridano e Medoro, Ludovico Ariosto si serve del modello virgiliano, infatti nel IX Libro dell’Eneide è trattata l’impresa di due amici, Eurialo e Niso, di differente età, ma legati l’uno all’altro da una fedeltà ferrea, sicura, salda.

Cloridano e Medoro sono due saraceni, che stanno svolgendo il turno di guarda di notte. Nel corso della giornata si era svolta una battaglia che aveva procurato non poche perdite ai cristiani. I due, mentre fanno le sentinelle di notte, parlano e a prendere la parola è Medoro, che ricorda a Cloridano come il loro re, Dardinello, al quale è assolutamente fedele, giaccia insepolto, sul campo di battaglia, senza i dovuti onori. Questo per Medoro è un motivo di pianto. Egli, che è il più giovane tra i due, dichiara imperterrito di voler andare a recuperare il corpo dell’amato re. Cloridano tenta invano di dissuadere Medoro, che si mostra irremovibile, e quindi, alla fine, Cloridano si convince ad andare con lui, sostenendo che è molto meglio morire in armi con Medoro piuttosto che morire di dolore se dovesse morire il suo amico. Questa è sicuramente la storia di una grande amicizia, basata su un sentimento di lealtà, e su un legame profondo che intercorre tra i due giovani soldati. È da sottolineare il fatto che i veri valori non sono necessariamente quelli del partito dei cristiani, infatti qui abbiamo proprio l’opposto: gli avversari dei cristiani, cioè i musulmani, vengono presentati in modo esemplare. Tornando al racconto, i due giovani soldati escono, fanno strage dei cristiani, immersi nel sonno, e giungono nel campo dove giacciono i cadaveri di coloro che nella battaglia del giorno prima hanno perso la vita. Ariosto si domanda se sia stato il caso oppure se effettivamente la divinità Luna abbia ascoltato le preghiere, e, attraverso i suoi raggi, abbia permesso ai due amici di individuare il corpo di Dardinello. Cloridano e Medoro si caricano il corpo (“l’amata soma”) sulle spalle: il peso, in questo modo, è condiviso. Si inoltrano verso il loro punto di partenza, cioè l’accampamento.

Cloridano e Medoro: reazioni a confronto

Nottetempo, contemporaneamente, accade che Zerbino, a capo di una squadra di scozzesi (cristiani), ritorna al campo, quando si sta facendo l’alba, dopo aver dato la caccia ai mori. Gli uomini, che sono a cavallo, individuano i due in lontananza e sempre a cavallo si recano verso di loro. Di fronte a questa situazione drammatica Cloridano che cosa fa? Sceglie in modo opportunistico di deporre il corpo, per la semplice ragione che “sarebbe pensier non troppo accorto perder duo vivi per salvare un morto”. Medoro, al contrario, se lo carica da solo, prende un’altra via, seguendo un altro corso di pensiero. Qui emerge la differenza tra i due, perché era stato Medoro a lamentare la sorte del corpo abbandonato, ed è Medoro che non è disposto ad abbandonare il corpo del loro amato re. Quindi se lo carica da solo. Cloridano è convinto che Medoro lo stia seguendo e quindi avanza, ignaro di lasciarlo indietro. Intanto i cavalieri di Zerbino hanno occupato tutti i possibili passaggi, e Zerbino stesso si prepara a coglierli, credendoli di schiere nemiche. Vicino c’è una selva antica intricata, come un labirinto, e qui, i due pagani si inoltrano. Il canto XVIII finisce proprio così, con l’intervento palese del narratore che dice “chi del canto mio piglia diletto, un'altra volta ad ascoltarlo aspetto”.
L'amicizia eroica di Cloridano e Medoro nell'Orlando Furioso articolo

Ludovico Ariosto: riflessioni sul senso dell’amicizia

La narrazione di Cloridano e Medoro è rimasta sospesa alla fine del XVIII canto dell’Orlando Furioso e riprende nel canto successivo. Ariosto si prende l’agio di poter proporre al lettore una riflessione sul senso dell’amicizia, o meglio sulla sincerità e sull’onestà dei veri amici e lo fa considerando quella che è la situazione all’interno della corte. Ariosto, in modo abbastanza esplicito, fa riflettere il lettore sul fatto che finchè, la ruota gira in modo favorevole, nessuno è in grado di capire con certezza chi lo ama davvero. È difficile, infatti, distinguere i veri amici dai falsi, perché mostrano tutti quanti lo stesso atteggiamento di fedeltà. Soltanto nel caso in cui la condizione felice si rovesci in una situazione triste, allora, a quel punto, la folla di coloro che sono adulatori, cioè che ostentano la propria vicinanza al proprio interesse, se la darebbero a gambe. Accade che solo chi ama davvero si fa forte e riesce ad amare il proprio signore anche dopo la morte. Il ragionamento della prima ottava del XIX canto fila liscio: in ballo ci sono la sincerità e l’onestà, da un lato, e, dall’altro, la falsità, l’interesse, il tornaconto personale. Nella seconda ottava, l’autore aggiunge un’altra considerazione: se il cuore delle persone si mostrasse con la stessa evidenza con cui si vede il loro viso, accadrebbe che chi occupa una posizione di rilievo, come anche chi è poco gradito al signore, si troverebbe a veder rovesciata la propria condizione. Ancora una volta, viene fatto il confronto tra le apparenze e i sentimenti autentici.
Per ulteriori approfondimenti su Ludovico Ariosto vedi anche qua

Domande da interrogazione

  1. Qual è il tema centrale dell'amicizia tra Cloridano e Medoro?
  2. Il tema centrale è la profonda lealtà e il legame indissolubile tra i due, simile a quello di Eurialo e Niso nell'Eneide, che li spinge a rischiare la vita per recuperare il corpo del loro re.

  3. Come reagiscono Cloridano e Medoro di fronte all'arrivo di Zerbino?
  4. Cloridano decide di abbandonare il corpo del re per salvare se stesso e Medoro, mentre Medoro insiste nel portarlo da solo, mostrando la sua determinazione e fedeltà.

  5. Quali riflessioni propone Ariosto sul senso dell'amicizia?
  6. Ariosto riflette sulla difficoltà di distinguere i veri amici dai falsi, sottolineando che solo nelle avversità si rivelano le sincere lealtà, mentre gli adulatori fuggono.

  7. In che modo Ariosto confronta apparenze e sentimenti autentici?
  8. Ariosto suggerisce che se i veri sentimenti fossero visibili come i volti, le posizioni sociali potrebbero ribaltarsi, rivelando la falsità di molti.

  9. Qual è l'importanza del contesto virgiliano nella storia di Cloridano e Medoro?
  10. Il contesto virgiliano serve a sottolineare la nobiltà e il valore dell'amicizia tra i due saraceni, presentati in modo esemplare nonostante siano avversari dei cristiani.

Domande e risposte

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