Concetti Chiave
- Le Satire di Ariosto, scritte tra il 1517 e il 1525, riflettono un periodo di amarezza e polemica, influenzato da relazioni difficili con figure potenti come il cardinale Ippolito d’Este.
- Composte di sette poesie in terzine, le Satire partono da esperienze personali per esplorare temi sociali, culturali e politici dell'epoca.
- Ogni satira affronta un tema diverso: dalla corruzione nella curia papale alla difficoltà di governare in terre lontane, fino alle critiche verso cortigiani e signori insensibili.
- L'interpretazione delle Satire mette in evidenza l'elogio della vita semplice e il rifiuto degli onori, con un forte senso di nostalgia per Ferrara, la città natale di Ariosto.
- Ariosto utilizza l'ironia e l'autoironia per controllare le proprie emozioni, offrendo una visione critica e pessimista della società del suo tempo.
Anni delle Satire
Il periodo compreso fra il 1517 e il 1525 che segue la rottura con il cardinale Ippolito d’Este, sono gli anni delle Satire, caratterizzate da un fondo di amarezza e da un pessimismo deriva da l’illusione a cui si aggiunge, spesso, un cupo rancore ed un’aspra polemica con cui affronta le esperienze che gli sono riservate, come il governatorato della Garfagnana. Oltre a ciò, le Satire mostrano anche lo sforzo dello scrittore di cercare di dominare il proprio stato d’animo, mitigando la vis polemica e il sarcasmo con l’ironia e l’autoironia. Probabilmente è in questo periodo che egli ha anche scritto i Cinque canti, un’aggiunta dissonante dell’ Orlando Furioso, mai portata a termine e mai inserita nel poema: l’autore aveva riconosciuto che i toni cupi e tragici dei canti male si conciliavano con la precedente stesura del poema. Inoltre in una lettera del 1519 a Mario Equicola, Ariosto scrive che il cambio di tono è dovuto ai rapporti non idilliaci con il cardinale e con il duca d’Este (quest’ultimo gli aveva tolto la reddita di 2000 ducati, senza sentire ragioni) e tale situazione non era certamente la più adatta a scrivere opere di argomento leggero e fantasioso.
Temi delle Satire
Le Satire sono sette componimenti, scritti in terzine, indirizzate ad amici o a conoscenti, che prendono sempre lo spunto da una situazione autobiografica, per poi allargarsi progressivamente verso un’analisi e una riflessione più generale della realtà sociale, culturale e politica del tempo.
Satira I - Prende lo spunto dal suo rifiuto della proposta del Cardinale Ippolito d’Este di seguirlo in Ungheria. Lo scrittore polemizza contro il prelato e i suoi cortigiani. Se l’uno è gretto e insensibile (alle esigenze personali dell’Ariosto), gli altri adulatori e avidi di ricchezze.
Satira II - Scritta in occasione di suo viaggio a Roma. Descrive la corruzione presente nel mondo scolastico e soprattutto nella curia papale
Satira III - Nel 1518, lo scrittore viene assunto a servizio del Duca Alfonso d’Este a Ferrara. L’Ariosto considera questo incarico il male minore e afferra l’occasione per scagliarsi contro i cortigiani, sempre pronti a ricercare onori e benefici (il tema sarà ripreso nell’Orlando furioso)
Satira IV - Nel 1522, l’Ariosto viene nominato governatore degli Estensi in Garfagnana, una regione impervia, montuosa e lontana da Ferrara. Gli abitanti sono difficilmente governabili per il loro carattere e per la presenza diffusa del brigantaggio. Nel 1523, scrive questa satira, raccontando questa esperienza e lamentando la lontananza dalla patria e dalla donna amata.
Satira V - Tratta dei vantaggi e degli svantaggi quando si tratta di prendere moglie.
Satira VI - Questa satira è indirizzata a Pietro Bembo, a cui l’Ariosto aveva chiesto di procurargli un precettore per il figlio. È l’occasione per esporre le proprie considerazione sull’educazione e i sui vizi degli umanisti.
Satira VII - Gli era stato proposto di ricoprire l’incarico di ambasciatore presso il Papa. Egli rifiuta a favore di una vita tranquilla e coglie l’occasione per sottolineare, ancora una volta, la caccia agli onori da parte dei cortigiani o i difetti delle donne.
Interpretazione delle Satire
L’interpretazione delle Satire deve tener conto di diversi elementi.
Di solito, i critici sono concordi nel sostenere la presenza dei motivi seguenti: l’elogio della vita semplice, il rifiuto degli onori per favorire la tranquillità degli studi, la nostalgia di Ferrara e dei luoghi della giovinezza. In questo modo viene dato uno scarso rilievo agli spunti di critica morale e sociale che a volte sono stati considerati solo degli sfoghi momentanei. Ma non è così perché nelle Satire, l’Ariosto ci fornisce un quadro articolato di una precisa realtà politica e sociale quando descrive la corruzione della curia pontificia, gli atteggiamenti adulatori dei cortigiani, la mancanza di sensibilità dei signori, tutte riflessione il cui punto di partenza è sempre una vicenda autobiografica.
A questo, però, si aggiunge la concezione classicistica dell’arte che insegna all’uomo a controllare le proprie reazioni e le proprie passioni: l’Ariosto arriva a tale intento alternando registri e mezzi espressivi diversi e, soprattutto ricorrendo all’0ironia o all’autoironia, anche quando i toni sono particolarmente aspri e sarcastici.
Tuttavia non dobbiamo confondere il controllo della forma con lo smorzamento degli eccessi polemici oppure il dominio di sé con l’ottimismo. La visione che lo scrittore ha della società è pessimista, intrisa di inquietudine e di essa egli sa comunque darci un’ immagine impietosa.
Domande da interrogazione
- Qual è il contesto storico in cui sono state scritte le Satire di Ariosto?
- Quali sono i temi principali trattati nelle Satire di Ariosto?
- Come Ariosto utilizza l'ironia nelle sue Satire?
- Qual è la visione della società che emerge dalle Satire di Ariosto?
- Qual è l'interpretazione critica delle Satire di Ariosto?
Le Satire di Ariosto sono state scritte tra il 1517 e il 1525, un periodo segnato dalla rottura con il cardinale Ippolito d’Este e caratterizzato da amarezza e pessimismo, riflettendo le esperienze personali dell'autore, come il governatorato della Garfagnana.
Le Satire affrontano temi come la corruzione nella curia papale, l'adulazione dei cortigiani, la difficoltà di governare in Garfagnana, i vantaggi e svantaggi del matrimonio, e le considerazioni sull'educazione e i vizi degli umanisti.
Ariosto utilizza l'ironia e l'autoironia per mitigare la vis polemica e il sarcasmo, alternando registri e mezzi espressivi diversi per controllare le proprie reazioni e passioni, anche quando i toni sono aspri e sarcastici.
La visione della società nelle Satire di Ariosto è pessimista e intrisa di inquietudine, con una critica impietosa della corruzione, dell'adulazione e della mancanza di sensibilità dei signori, basata su esperienze autobiografiche.
I critici concordano sull'elogio della vita semplice e il rifiuto degli onori per favorire la tranquillità degli studi, ma riconoscono anche l'importanza delle critiche morali e sociali, che offrono un quadro articolato della realtà politica e sociale del tempo.