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ABITARE, MANGIARE, VESTIRE
Nell’Europa moderna Marika Farsigi
VITA DI CASA
Proviamo a fare uno sforzo di immaginazione servendoci di una fantomatica
telecamera del passato per scoprire cosa succedeva all’interno delle case di età
moderna: è cosi che l’autrice di questo libro, attraverso la descrizione di un quadro
riguardante la celebrazione della nascita di un bambino, preannuncia come venivano
organizzati gli spazi abitativi, l’arredamento, l’alimentazione, l’abbigliamento, i
consumi e le relazioni parentali delle famiglie d’età moderna.
Essere senza casa significa essere senza famiglia?
A tale domanda si potrebbe rispondere in modo positivo trovando appunto il nesso tra
le due questioni, ma non sempre è stato così.
È vero che alla famiglia si contrappone chi una famiglia non ce l’ha: i cosiddetti
“homeless” o che quelli che erano “senza foco, né loco”. A questi si aggiungono i
vagabondi, gli accattoni, i pezzenti e i delinquenti che pullulano nelle città di età
moderna. Però è anche vero che essi rappresentano solo una parte dei poveri, in
quanto la restante è occupata da i poveri strutturali (coloro che anche in tempi
normali vivono in tutto o in parte di elemosine) e poveri congiunturali, ovvero coloro
che ricavano appena di che vivere dal loro lavoro. Pertanto, in una società spesso
soggetta a soglie di povertà elevate, in merito a guerre, epidemie e carestie, sono tanti
coloro che lasciano la famiglia alla ricerca di cibo e lavoro per poter continuare a
vivere; sempre più spesso sono addirittura intere famiglie, che non potendosi
permettere una dimora, vagano alla ricerca di un tetto. Di conseguenza, non
necessariamente, chi non ha una casa non ha una famiglia o è povero. Ci sono quelli
che scelgono questa condizione come per esempio gli zingari, i quali si portano la
dimora appresso (non per forza le case devono avere un tetto, una finestra o una
porta).
Non sono i soli: a loro si accompagnano anche i pastori, i guardiani di cavalli, gli
allevatori di renne (i lapponi), ognuno dei quali attraverso specifiche abitazioni
(tende, capanne, rifugi mobili montate su ruote) si procurano quel che serve per
vivere mantenendo vive antiche tradizioni.
Tuttavia, in alcuni casi, non si esclude la povertà.
Secondariamente tra coloro che hanno una casa propria, chi vaga alla ricerca di un
tetto e chi se lo porta dietro, ci sono anche quelli che vivono in affitto, come per
esempio la maggior parte della popolazione di Parigi che è costretta a muoversi nei
sobborghi più poveri per non cadere nella miseria. Tra questi ne sono una prova le
donne, soprattutto quelle “senza uomini” o “malmaritate” costrette ad aggregarsi con
altre donne nelle loro stesse condizioni di precarietà familiare e abitativa.
La precarietà familiare ci porta ad introdurre il concetto di matrimonio e convivenza,
condizioni apparentemente agli antipodi, nei quali però si può trovare la sinonimia. 2
In età moderna, gli sposi non sono solo coloro che arrivano alla cerimonia in Chiesa,
ma venivano chiamati tali anche chi era stato solo promesso. Infatti, ciò che conta è la
promessa di matrimonio seguita dallo scambio dei consensi che può avvenire nei
e comprende anche lo scambio dell’anello. Nel periodo che
posti più disparati
intercorre tra il consenso e il matrimonio gli sposi possono andare a vivere insieme e
avere rapporti sessuali, dai quali possono nascere dei figli che per la Chiesa sono
illegittimi. Questo perché il matrimonio rappresenta per il cattolicesimo un
sacramento al contrario di come lo considerano i protestanti. Tanto è vero che, dopo
il Concilio di Trento, la Chiesa considera validi i matrimoni preceduti almeno due
settimane prima dalle pubblicazioni della celebrazione nuziale degli sposi in chiesa in
presenza di due testimoni (il permesso dei genitori era riservato solo ai minori di
vent’anni).
La riforma non venne applicata in maniera omogenea in tutta Europa.
causa dell’insorgere delle Riforme
A protestanti in alcune zone, la pratica del
matrimonio assunse caratteri confusi riguardanti il consenso, lo scambio, il luogo e la
presenza o meno di testimoni. Nonostante le diverse sfumature, un elemento che
accomuna le riforme riguarda l’accettazione del divorzio che non viene riconosciuto,
Quest’ultima a sua volta obbliga il celibato
invece, dalla Chiesa Cattolica.
ecclesiastico che i protestanti rifiutano.
Altra peculiarità è rappresentata dalle autorità laiche che impongono la sicurezza
economica come concezione primaria per avere accesso ai matrimoni. Di
conseguenza, i poveri vedono delle restrizioni legali per unirsi a nozze: esempio
lampante sono i servi (celibi o nubili) costretti a vivere con i padroni per cui lavorano
e al quale devono chiedere una specifica autorizzazione per sposarsi.
Soffermiamoci sulla condizione economica.
Il Quattro- Cinquecento è caratterizzato dal divario tra la popolazione in forte crescita
e la quantità di risorse disponibili. Ragione per cui, per lottare contro la povertà e il
vagabondaggio vengono creati delle istituzioni di assistenza; allo stesso modo,
analoghi sono i provvedimenti per prostitute: vengono creati istituzioni come i
“conservatori” per le zitelle, le case per le “donne pericolanti” (coloro che
di cadere nella prostituzione) o per le “mal maritate” (sposate che
rischiavano
fuggivano perché picchiate dal marito); ultima possibilità è quella di ritirarsi in
monastero, soggetto a clausura dopo la Controriforma, pagando una dote seppur
inferiore rispetto a quella per il matrimonio.
Tra la vita religiosa e la vita famigliare delle autorità ecclesiastiche c’è una lieve
differenza tra la realtà cattolica e quella protestante. Quest’ultimi riuscivano a
conciliare entrambe le cose perché era loro permesso sposarsi, cosa non valida per i
cattolici. Questo, però, non significa che il confine è così netto: ce lo dimostrano i
3
preti che vivevano con le loro madri o le monache che trovano le loro parenti
all’interno del monastero. ma cos’è e come si può definire una famiglia in
Abbiamo parlato di vita famigliare,
età moderna?
Il significato etimologico di famiglia viene dal latino “familia” e indica il rapporto tra
il padrone e i suoi servi. Pertanto vi è un rapporto d’indipendenza che si amplia nei
rapporti parentali, in quanto anche mogli e figli dipendono dal paterfamilias. Una
famiglia d’età moderna si può definire, quindi, un aggregato domestico, un insieme di
persone che vivono sotto lo stesso tetto, uniti sia da rapporti parentali sia
d’indipendenza per cui non solo consanguinei ma anche servi. In genere per mettere
famiglia ci si doveva sposare secondo la regola della residenza “neolocale”.
su
Quest’ultima prevedeva il trasporto della dote della sposa, su un carro, nella nuova
dimora dei coniugi a simboleggiare il passaggio in tutte le sue sfaccettature, il più
dei quali è quello dall’età adolescenziale all’età adulta. In questo modo
evidenti
nasceva la famiglia nucleare.
In alcune zone dell’Europa accadeva, però, che una volta sposati si preferiva la
residenza patri-locale, cioè la convivenza degli sposi con i genitori del proprio marito
(il contrario era pressoché raro: regola uxilocale) dando vita ad una famiglia
complessa [insieme di famiglia estesa (un’unità coniugale e più parenti) e famiglia
multipla (più unità coniugali)].
Tuttavia per formare una famiglia, il matrimonio non è una condizione primaria in
quanto più fratelli con le loro mogli potevano decidere di vivere sotto lo stesso tetto e
formare una famiglia multipla frèreche.
Le motivazioni che spingono le diverse famiglie ad aggregarsi sono molte: una fra
queste è in ambito rurale in cui i contadini hanno bisogno di più braccia per lavorare
e aumentare il reddito. Nondimeno le famiglie nobili prediligono le famiglie
complesse, quelle nucleari interessano di più i ceti artigiani medio-bassi.
Per quanto riguarda la dote della moglie, in età moderna era ben differente rispetto ai
nostri giorni. Questa comprendeva soldi, toilette, biancheria per tutta la famiglia,
Quest’ultimo assunse nel corso dell’epoca
appezzamenti di terreno e anche il letto.
simbolici e fonte anche di superstizioni all’interno delle famiglie. Per
diversi valori
esempio, una volta portato il letto a casa, questo diventava terreno fertile per il marito
che subito aveva la possibilità di far propria la moglie anche dal punto di vista
se ciò non succedeva poteva comportare l’annullamento del
carnale, ma matrimonio.
Ritornando alla dote, essa designa in qualche misura anche il grado di ricchezza o di
povertà dell’individuo. 4
Una delle ragioni per le quali in epoca moderna ci si sposava tardi risiedeva proprio
nel fatto di essere poveri, poiché i giovani non potevano ricevere la dote delle
famiglie, ma dovevano costruirsela da soli e ciò richiedeva tempo e denaro.
Per quanto riguarda la trasmissione di beni, il regime successorio prevalente è il
modello patrilineare indivisibile: le figlie femmine sono escluse dalla successione,
solo il figlio maschio primogenito può ereditare le proprietà paterne, in modo da
conservare ai posteri l’eredità della famiglia. Secondo questa pratica il primogenito si
sposa, cercando una fanciulla magari anche ricca di dote e si occupa di mantenere
fratelli e sorelle. Ad alcuni li fa sposare e vivere insieme; altri rimangono celibi o
nubili o optano, nel caso dei maschi, per la carriera militare o per la vita ecclesiastica,
nel caso delle donne invece scelgono il monastero la cui dote, come è stato detto, è
C’è da dire anche che questo modello
meno consistente rispetto a quella per sposarsi.
che avvengono anche all’interno della stessa famiglia.
è fonte di litigi e sotterfugi
Bisogna aspettare la fine dell’età moderna affinché subentrino anche le figlie
femmine nella divisione ereditaria (enfants dotés).
ABITARE 5
Se si provasse a trovare un nesso logico tra la dimensione della casa e la dimensione
della famiglia si incontrerebbero lungo il tragitto diversi limiti. È pur vero che in
alcune zone dell’Europa ad una famiglia nucleare corrispondeva una casa piccola e
ad una famiglia complessa era attribuita una dimora più ampia. I limiti sono da
ricercare nel fatto che la casa era considerata, in primis, un rifugio