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Estratto del documento

1.9. LA FUORIUSCITA DALLA VIOLENZA

Inoltre, sanzioni già previste dal Codice penale hanno pene più severe:

• Si passa da un minimo di 2 e un massimo di 6 anni, a un minimo di 3 e un

massimo di 7 per maltrattamenti contro familiari;

• lo stalking passa da un minimo di 6 mesi e un massimo di 5 anni a un minimo

di 1 anni e un massimo di 6 anni e 6 mesi;

• la violenza sessuale da un minimo di 5 a un massimo di 10 passa da 6 a 12 anni;

• la violenza sessuale di gruppo da un minimo di 6 e massimo di 12 passa a un

minimo di 8 e un massimo di 14.

Nel settembre 2023 sono state effettuate ulteriori modiche al codice rosso con la

tra cui segnalo: l’accelerazione dei provvedimenti,

legge 8 settembre 2023, n. 122,

l’applicazione delle misure cautelari e braccialetto elettronico ed il trasferimento dei

poteri alla Corte d’Appello (il procuratore generale può avocare a sé le indagini se il

magistrato delegato dalla procura ordinaria non sente la parte offesa nel giro di 72

ore dall’iscrizione della notizia di reato)[71]. È stata anche approvata la legge n. 12

che prevede "l’istituzione di una Commissione bicamerale d’inchiesta sul

del 2023,

femminicidio e ogni forma di violenza di genere".[134]

Ci sono state numerose critiche riguardo la legislazione italiana in materia di violenza

sulle donne; gli strumenti ci sono ma restano inadeguati i numeri della magistratura

e della polizia giudiziaria del settore, per non parlare della carenza di formazione

specifica degli operatori, a partire proprio dalla polizia giudiziaria e dai servizi so-

ciali. Avere leggi adeguate è importante, bisogna però garantire che esse vengano

applicate in maniera efficace.

1.9 La fuoriuscita dalla violenza

Tra i vari canali di supporto per cercare di aiutare le vittime di violenza ci sono le

reti telefoniche messe a disposizione per offrire aiuto e consulenza in maniera gra-

tuita e costantemente attiva. La Commissione europea ha istituito un numero di

12

assistenza a livello europeo (116 016) che consentirà alle vittime di violenza contro

le donne di chiamare da tutta l’Unione Europea. In Italia, il 1522 è un servizio

pubblico promosso dalla Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per le

Pari Opportunità, sempre attivo e riceve richieste di aiuto da parte delle vittime di

violenza e assistenza grazie ad operatrici professioniste.

Tra le varie iniziative volte ad aiutare le donne in difficoltà, la Canadian women’s

foundation ha lanciato il progetto “Signal for help”, ideando un segnale di comu-

7

nicazione silenzioso per le vittime di abusi e violenza che permetta loro di chiedere

aiuto nel caso di stretta sorveglianza da parte del partner. Il gesto consiste nel pie-

gare verso il palmo della mano il pollice, tenendo le altro quattro dita in alto, per

poi chiuderle a pugno coprendo il pollice.[129]

21

1.9. LA FUORIUSCITA DALLA VIOLENZA

Figura 1.3: Signal For Help (www.wikipedia.com)

Nel Regno Unito, ad esempio, per segnalare un pericolo si può chiedere se “c’è

Angela” mentre in Spagna e Belgio si può entrare in farmacia e chiedere una “ma-

scherina 19”.

Uno degli strumenti principali per aiutare le vittime in difficoltà sono i Centri An-

tiviolenza, ovvero strutture per cercare di contrastare la violenza in cui operano

volontari. In queste strutture, le persone in pericolo possono trovare l’aiuto di

professionisti per una consulenza e un aiuto pratico. I servizi garantiti sono:

• Accoglienza;

• assistenza Psicologica;

• supporto;

• autonomia Abitativa.

L’accesso può avvenire tramite segnalazione diretta, se proveniente dalle vittime di

violenza, o indiretta, se trasmessa per esempio dal Pronto soccorso, dalle forze del-

l’ordine o dalla rete dei servizi sociosanitari e assistenziali del territorio.

Nel contesto italiano, la prima struttura creata è la Casa delle donne di Bologna nel

1989, da lì sono nati 70 Centri Antiviolenza ma è solo nel 2006 che viene istituita

la "Carta della Rete Nazionale dei Centri Antiviolenza e delle Case delle donne"

in modo da poter cooperare e trovare obiettivi in comune tra le varie associazioni.

Alcuni dei principi in comune sono: 22

1.9. LA FUORIUSCITA DALLA VIOLENZA

• I Centri devono esser costituiti da donne che si occupano di violenza assistita,

violenza familiare ed extra-familiare in qualsiasi forma essa si esprima;

• i Centri cercano di garantire l’anonimato e intraprendere azioni solo con il loro

consenso;

• i Centri accolgono donne sole o con figli e ne rispettano le differenze culturali,

religiose, sociali;

• i Centri devono progettare corsi di formazione, azione di ricerca, sensibilizza-

zione per figure professionali differenti.[15]

Attualmente, in Italia, ci sono 373 Centri Antiviolenza e 431 Case Rifugio in au-

mento rispetto agli anni precedenti, così come sono in aumento le donne che vi si

rivolgono. Secondo un’indagine ISTAT sul sistema di protezione delle donne vittime

di violenza effettuata nel 2021, sono 34.500 le donne che si sono rivolte ai Centri e

21.252 di queste ha figli (il 61,6% del totale).[99]

Una delle ultime iniziative nel nostro Paese risale al novembre 2022 dove Fiorella

Mannoia, Giulia Minoli, Celeste Costantino e Lella Palladino hanno creato la fon-

dazione "Una, nessuna, centomila" [119] per raccogliere fondi a sostegno dei Centri

Antiviolenza e sensibilizzare contro la violenza di genere. L’iniziativa ha avuto la

collaborazione dell’associazione Differenza Donna APS che gestisce il numero verde

nazionale antiviolenza e stalking 1522.

Esistono anche diversi programmi di prevenzione e trattamento per uomini mal-

trattanti, progettati per interrompere la violenza, rendere gli uomini consapevoli e

imparare ad avere rispetto reciproco. Tra questi:

• Il Boston Emerge, fondato nel 1977 negli Stati Uniti, è stato il primo programma

volontario per uomini violenti;

• in Germania, il primo centro europeo dedicato agli uomini violenti è nato oltre

un decennio dopo quello americano;

• in Italia, il CAM arriva nel 2009.

6

Inoltre, in Italia, è stato istituito il "Fondo per il reddito di libertà per le donne

vittime di violenza", reso operativo dal Decreto del Presidente del Consiglio Dei

che ammonta a 1.850.000 euro per il 2023. I destinatari

Ministri 17 dicembre 2020

sono le vittime di violenza (donne sole o anche con figli) che i Centri già seguono.

Il reddito, riconosciuto dall’ INPS , ha un importo di 400 euro per un massimo di

20

12 mesi e può essere riconosciuto una sola volta. L’obiettivo è quello di aiutare le

vittime di violenza ad avere un’autonomia personale ed abitativa e provvedere ad

un percorso scolastico per eventuali figli.[93]

23

1.9. LA FUORIUSCITA DALLA VIOLENZA

Per chi cerca di uscire da una condizione di violenza ovviamente il percorso non

è così semplice. Si pensa di poter gestire la situazione, soprattutto se ad essere coin-

volto è il partner, o si sottovaluta l’eventuale pericolo arrivando anche a giustificare

quella che si pensa sia una circostanza Bisogna riconoscere la violenza

una tantum.

e soprattutto parlarne, con chi di fiducia, psicoterapeuti o con le autorità per cercare

di aiutare prima di tutto se stesse ma anche le altre vittime in modo che ci siano

sempre più canali di prevenzione e leggi che aiutino chi ha bisogno.

24

Capitolo 2

La violenza sulle donne nel

mondo

In questo secondo capitolo ci soffermeremo sul problema della violenza contro le

donne a livello globale analizzando singoli Paesi, le loro differenze a livello legislativo,

normativo e relativi dati, in quanto essa può variare radicalmente a seconda di dove

ci troviamo. Come avevo già accennato nel precedente capitolo, la raccolta dei

dati sulla violenza di genere può risultare difficile a causa di diversi fattori, come

la mancata segnalazione. Esistono però risorse che possono essere utilizzate per

cercare di capire meglio il fenomeno in specifici contesti nazionali, come le già citate

EIGE ed Un Women ma anche il portale Gender Statistics - Violence against Women

dell’UNSD .[40]

19

Le percentuali che gli studi statistici rivelano sulla violenza sulle donne nel mondo ci

fanno capire quanto la situazione sia diversa. Ad esempio, per quanto riguarda i dati

delle vittime di violenza sessuale e/o fisica da parte del partner si passa da un 45%

nel Medio Oriente e Nord Africa al 19% nell’Europa Orientale. Sempre per quanto

riguarda il Medio Oriente ed il Nord Africa resta alta anche la violenza online: il

60% delle donne ha riscontrato abusi sulla rete.[123]

Oltre ai diversi tipi di violenza elencati nel capitolo precedente, in alcuni Paesi

troviamo altre forme di maltrattamento che includono:

• Matrimoni combinati e precoci (la maggior parte tra giovani ragazze e uomini

adulti);

• omicidi d’onore (nota a pagina 25) ;

• la pratica della mutilazione genitale femminile (nota a pagina 27) ;

• la tratta di esseri umani (di cui le donne e le ragazze costituiscono il 70% delle

vittime). 25

L’omicidio d’onore è un fenomeno antico che viene giustificato,

tollerato, poco punito ed è molto frequente in Medio Oriente

(in particolare in Arabia Saudita, Yemen, Iraq, Giordania e

Nota: Territori Palestinesi). Questi crimini sono spesso giustificati

dalla volontà di riparare la reputazione di una persona o di

una famiglia infangata dall’altrui condotta.

In un matrimonio combinato, in cui i genitori o altri membri della famiglia scelgo-

no il coniuge per la persona che si sposa, la scelta è spesso basata su considerazioni

economiche, sociali o religiose. Ovviamente va fatta una distinzione tra il matrimo-

nio combinato e forzato, in quanto in quello forzato entrambi i coniugi non hanno il

diritto di scelta se effettuarlo o no. I rischi maggiori, per una donna, nel matrimonio

combinato sono le possibili violenze perpetrate da parte del partner e i così detti

matrimoni precoci, in cui la sposa non ha ancora raggiunto la maggiore età. Questo

ultimo tipo di matrimoni inoltre è proibito dal diritto internazionale in quanto "vio-

lazione dei diritti dei bambini".[22] Secondo l’UNICEF, nel mondo circa 700 milioni

di ragazze si sono sposate ancora minorenni e 250 milioni di queste prima dei 15

anni. Questo fenomeno è più diffuso in alcuni Paesi rispetto ad altri, come l’Africa

Subsahariana e l’Asia Meridionale, dove la percentuale delle ragazze che si sposano

prima dei 18 anni è molto elevata.[68]

Secondo il Protocollo addizionale della Convenzio

Dettagli
A.A. 2024-2025
77 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-GGR/01 Geografia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher AlessiaValentinaa di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Geografia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Macchia Paolo.