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Vorwürfe, “rimproveri” che vengono espressi (come nel caso del biasimo da parte del

pubblico) e devono essere sopportati. Inoltre, significa Schimpf, “disonore” e

ὄνειδος

Vorwurf, “rimprovero” (ad esempio, in riferimento alle chiacchiere della gente) derivanti

244

da un comportamento illecito .

SI ricordino, a tal proposito, i seguenti versi:

221-3

Β

τότ’ αὖτ’ Ἀγαμέμνονι δίῳ

ὀξέα κεκλήγων λέγ’ ὀνείδεα· τῷ δ’ ἄρ’ Ἀχαιοὶ

ἐκπάγλως κοτέοντο νεμέσσηθέν τ’ ἐνὶ θυμῷ.

Allora, al divino Agamennone

diceva rimproveri, gridando suoni acuti; lui, gli Achei

sdegnavano terribilmente, portando rancore nel cuore.

Con una sottile analisi psicologica, i guerrieri sono raffigurati mentre si vergognano,

vedendo il loro rappresentante esposto sotto una luce grottesca e umiliante e i loro

245

sentimenti risolti in una caricatura che non osano riconoscere .

438:

Γ

μή με γύναι χαλεποἶσιν ὀνείδεσι θυμὸν ἔνιπτε·

242 Garvie, 1998, 233. Aiace è ricordato nell’opposizione tra passato e presente: la sua confortante furia

guerresca non esiste più e ora il rimpianto è ancor più doloroso, perché il desiderio di morte si è

concretizzato nel suicidio (Ciani, 1999, 210).

243 Finglass, 2011, 499

244 Snell, 1955-2010, III, 709, s.v. ὄνειδος

245 Leaf, 1960, I, 65. Le parole con radice sono di solito usate in discorsi diretti (Latacz, 2000, II, 74).

ὀνείδ- 70

4. Ὄνειδος

Donna, non rimproverarmi il cuore con duri oltraggi.

All’aspro biasimo di Elena, come a quello di Ettore, Paride oppone una risposta amabile e

246

conciliante .

498-500:

Π

σοὶ γὰρ ἐγὼ καὶ ἔπειτα κατηφείη καὶ ὄνειδος

ἔσσομαι ἤματα πάντα διαμπερές, εἴ κέ μ’ Ἀχαιοὶ

τεύχεα συλήσωσι νεὦν ἐν ἀγὦνι πεσόντα.

Infatti, io per te sempre, in tutti i giorni,

sarò vergogna e biasimo, se gli Achei mi

spoglieranno delle armi, caduto nella battaglia delle navi.

L’avvertimento di Sarpedone sottende attenzione al giudizio della comunità: mettere in

gioco la propria dignità, in caso di insuccesso, è il logico corollario di una scelta di vita

247

imperniata sulla ricerca del consenso sociale .

Il termine può essere usato al caso accusativo, con verba dicendi. In tale

ὄνειδος

contesto, il costrutto assume il significato di Schmähungen äußern, “manifestare

ingiurie”, Beschimpfungen äußern, “manifestare oltraggi”, o Unverschämtheiten äußern,

248

“manifestare insolenze” .

Si ricordino, a tal proposito, i versi 290-1:

Α

εἰ δέ μιν αἰχμητὴν ἔθεσαν θεοὶ αἰὲν ἐόντες

οὔνεκά οἱ προθέουσιν ὀνείδεα μυθήσασθαι;

Se lo fecero guerriero gli dei che ci sono sempre,

per questo gli ordinarono di dire ingiurie?

Achille precisa che proprio l’ammirazione generale e il riconoscimento del coraggio di

Agamennone verrebbero incrinati da una rassegnata obbedienza a qualsiasi imposizione

249

da parte sua .

Il termine è inoltre usato nelle rituali controversie verbali, che preannunciano la

ὄνειδος

250

lotta .

Ciò è evidente, oltre che nei già citati 221-3 e 438, nei seguenti versi:

Β Γ

246 Paduano, Mirto, 2012, 813

247 Paduano, Mirto, 2012, 1014. Si tratta, probabilmente, di un rimprovero retorico: è più vergognoso che

egli sia spogliato, avendo preso d'assalto una roccaforte del nemico (Leaf, 1960, II, 191).

248 Snell, 1955-2010, III, 710, s.v. ὄνειδος

249 Paduano, Mirto, 2012, 765

250 Snell, 1955-2010, III, 710, s.v. ὄνειδος 71

4. Ὄνειδος

250-1

Β

τὼ οὐκ ἅν βασιλ῅ας ἀνὰ στόμ’ ἔχων ἀγορεύοις,

καί σφιν ὀνείδεά τε προφέροις, νόστόν τε φυλάσσοις.

Non parlare, avendo i re sulla bocca,

e non rinfacciar loro ingiurie, non darti cura del ritorno.

Odisseo sottolinea come Tersite sia il solo a polemizzare apertamente con i capi; tale

251

insubordinazione arrogante lo rende il peggiore dell’esercito .

460-1:

ρ

νῦν δή σ’ οὐκέτι καλὰ διὲκ μεγάροιο ὀΐω

ἅψ ἀναχωρήσειν, ὅτε δὴ καὶ ὀνείδεα βάζεις.

Adesso non credo che tu, con successo,

ti ritiri dalla sala, poiché dici anche ingiurie.

Con tali parole, Antinoo si rivolge ad Odisseo, che ha le sembianze di un mendicante.

Come accusativo, può significare anche Schande, “vergogna”, Schimpf,

ὄνειδος

“disonore” e Beschimpfungen, “oltraggi” (in riferimento, ad esempio, alle chiacchiere

252

della gente), quando si teme di macchiarsene .

Si ricordino, a tal proposito, i seguenti versi:

239-42

Γ

ἥ οὐχ ἑσπέσθην Λακεδαίμονος ἐξ ἐρατειν῅ς,

ἥ δεύρω μὲν ἕποντο νέεσσ’ ἔνι ποντοπόροισι,

νῦν αὖτ’ οὐκ ἐθέλουσι μάχην καταδύμεναι ἀνδρὦν

αἴσχεα δειδιότες καὶ ὀνείδεα πόλλ’ ἅ μοί ἐστιν.

O non procedettero dall’amabile Lacedemone,

o procedettero qui su navi che attraversano il mare,

adesso non vogliono immergersi nella battaglia degli uomini,

temendo le vergogne e i molti oltraggi che vi sono per me.

Con tali parole, Elena narra le vicende di Castore e Polluce. Il termine qui

ὄνειδος

significa Schimpf, “disonore”, o Vorwurf, “rimprovero” e appartiene al linguaggio

253

figurato .

251 Paduano, Mirto, 2012, 779

252 Snell, 1955-2010, III, 710, s.v. ὄνειδος

253 Latacz, 2000, III, 94 72

4. Ὄνειδος

462-4:

χ

μὴ μὲν δὴ καθαρῷ θανάτῳ ἀπὸ θυμὸν ἑλοίμην

τάων, αἳ δὴ ἐμῆ κεφαλῆ κατ’ ὀνείδεα χεῦαν

μητέρι θ’ ἡμετέρῃ, παρά τε μνηστ῅ρσιν ἴαυον.

Non con morte pura prenderei la vita

di quelle, che sul mio capo versavano ingiurie,

su mia madre, giacevano coi pretendenti.

Tali parole vengono attribuite a Telemaco. L’espressione ricorre, nell’Odissea,

ὀνείδεα

254

solo qui, in 285 e in 461 .

ζ ρ

Il termine al singolare, può essere usato anche come predicato nominale, in

ὄνειδος,

riferimento a qualcosa che genera Schimpf, “disonore”, o Schande, “vergogna” a

qualcuno; può inoltre ricorrere nelle situazioni in cui si ha timore, con la funzione di

255

correggere il comportamento. Può significare, infine, Feigheit, “viltà” .

Questo significato è assunto, oltre che nei già citati 498-500, nei seguenti passi:

Π

556-8:

Ρ

σοὶ μὲν δὴ Μενέλαε κατηφείη καὶ ὄνειδος

ἔσσεται εἴ κ’ Ἀχιλ῅ος ἀγαυοῦ πιστὸν ἑταἶρον

τείχει ὕπο Σρώων ταχέες κύνες ἑλκήσουσιν.

Per te, Menelao, vergogna e oltraggio

sarà, se del nobile Achille il compagno fedele

sotto il muro dei Troiani dilanieranno le rapide cagne.

Tali parole sono pronunciate da Zeus che, avendo assunto le sembianze di Fenice, si

rivolge a Menelao.

285:

ζ

ὣς ἐρέουσιν, ἐμοὶ δέ κ’ ὀνείδεα ταῦτα γένοιτο.

Così diranno, queste cose sarebbero vergogne

Dettagli
A.A. 2011-2012
124 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/02 Lingua e letteratura greca

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sabrinamancuso di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Greco antico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Tulli Mauro.