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Il territorio sacro degli ultras: la curva. I settori tradizionalmente occupati dai tifosi organizzati sono le curve, zone dello stadio che si trovano alle spalle delle porte. La curva è il territorio “sacro” ed esclusivo degli ultras e costituisce un’entità autonoma e particolare all’interno dello stadio. La sua profanazione da parte degli avversari porta ad una reazione violenta ed al loro “sacrificio”. La netta divisione tra opposte tifoserie che è diventata quasi “obbligatoria” a partire dal 1977, ha contribuito ancora di più a rimarcare quest’idea di sacralità del territorio. La curva ha offerto fin dall’inizio un nuovo palcoscenico e soprattutto un nuovo spazio aggregante. Usando le parole di Valerio Marchi: “Al tentativo politico di liberare l’intero paese, destinato al fallimento, si sostituisce quello più realizzabile di liberarne delle piccole aree, eleggendole a simbolo della propria alterità” (Marchi 1994). La curva è infatti uno spazio “liberato” suddiviso in zone di partecipazione, secondo una precisa gerarchia (Sale 2010), un nuovo scenario per rivendicare la propria identità, nel quale vigono regole ben precise, che includono o escludono gli spettatori dalla cornice stessa della curva e che non valgono negli altri settori. Lo stereotipo di una massa informe e anarchica che popola le curve degli stadi è, in questo senso, del tutto falso. La visione del mondo dei tifosi può essere definita, secondo le loro stesse parole, mentalità ultras. Questa mentalità produce una serie di codici morali, simbolici e comportamentali che guidano le azioni di ogni ultras: è un codice d’onore, non scritto ma molto preciso. Il giovane tifoso che entra per la prima volta in curva e vuole diventare membro del gruppo, deve dimostrare di possedere certe qualità. Possiamo definire l’attrazione verso la curva come una ricerca dell’identità che viene negata negli altri contesti della vita quotidiana. Come scrive Salvini: “La crisi per assenza di significato si manifesta come una mancanza di senso, ovvero come una difficoltà del giovane di entrare nel tessuto storico-sociale, di farne parte e di divenirne protagonista, cioè di essere origine e causa di una trama socialmente significativa […] la crisi per ansietà di status si presenta invece come un bisogno di essere riconosciuti e confermati. L’autostima in questi casi è legata a “ricompense attributive”, ovvero dipende da ciò che si è, piuttosto che da ciò che si fa” (Salvini 1988) Il novizio viene sottoposto dunque ad un vero e proprio addestramento, grazie al quale acquisisce una forma mentis, uno schema cognitivo per interpretare la realtà e che gli permetterà in futuro di intraprendere una “carriera” all’interno del gruppo. “Diventare qualcuno allo stadio”- spiegano gli esponenti della Scuola di Oxford- “è un affare altamente strutturato ed una comprensione di queste strutture è il primo passo per rendere intellegibile il comportamento apparentemente anomico delle partite di calcio” (Marsh, Rosser, Harrè 1984). Se il tifoso è già sensibilizzato ai valori della durezza e dell’aggressività, corre il rischio di diventare violento proprio perché gli è stata conferita un’identità forte all’interno del gruppo. Tuttavia, la stessa violenza è sottoposta a regole ben precise e ad un codice d’onore impostato sul rispetto dell’avversario. Il codice prescrive modalità di azione ben precise durante gli scontri, vieta gli attacchi alle spalle, gli agguati in netta superiorità numerica, l’uso di armi da taglio e da fuoco e il rispetto della resa da parte degli avversari. La vittoria è soprattutto una vittoria simbolica, che fa leva sull’umiliazione piuttosto che sulla fisicità. Finché l’aggressività è sottoposta ad un codice “elaborato”, la violenza si presenta più come un rito che come una realtà.
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I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Ilaria Bertini di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia della comunicazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Paccagnella Luciano.