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La filosofia e la ricerca della felicità

Nonostante Socrate dedicò tutta la sua vita alla filosofia, arrivando ad accettare la morte in suo onore, non scrisse sulla. Questo L'etica non è esattamente la dottrina che ci insegna come essere felici, ma quella che ci insegna come possiamo fare per renderci degni della felicità. (Kant, Critica della ragion pratica, Bompiani, 2000). Anassagora fu uno dei fisici pluralisti: questi filosofi ritengono che le cose del mondo siano costituite di molteplici elementi eterni e che, unendosi tra loro, provocano ciò che noi chiamiamo "nascita", e, disgregandosi, inducono ciò che noi chiamiamo "morte". È da questi filosofi che è nato il celebre principio "Nulla si crea e nulla si distrugge davvero, ma semplicemente tutto si trasforma". Questo evento è ricordato nel celebre dialogo di Platone, il Fedone, nel quale viene descritta la morte di Socrate e le ore che l'hanno preceduta.è indubbiamente il più grande paradosso della filosofia greca. Il motivo probabile di questa mancata attività di scrittore può vedersi adombrato nel Fedro di Platone, il cosiddetto "Mito di Theuth". Platone, discepolo di Socrate, dove il suo maestro narra il mito, il re egiziano Thamus rivolge a Theuth, divinità considerata dagli antichi egizi creatrice della scrittura, le seguenti parole: Tu offri ai discenti l'apparenza, non la verità della sapienza; perché quando essi, mercé tua, avranno letto tante cose senza nessun insegnamento, si crederanno in possesso di molte cognizioni pur essendo fondamentalmente rimasti ignoranti, e saranno insopportabili agli altri perché avranno non la sapienza, ma la presunzione della sapienza (Platone, Fedro, 275e). Per Socrate, che intendeva la filosofia come un esame incessante di sé e degli altri, nessun testo scritto poteva suscitare e dirigere il filosofare. La sua

Riflessione vive nel dialogo. Socrate a differenza dei sofisti, non ha nulla da insegnare, non ha un contenuto di verità assoluta da veicolare attraverso l'indottrinamento. Il suo obiettivo è di svegliare quelli che incontra, riportarli a una situazione di lucidità. Socrate non insegna regole, ma rompe l'inconsistenza delle nozioni che crediamo di sapere (anche quelle dei sofisti, perché sono fasulle/tecniche, sono lontane dalla verità), e una volta rotto questo muro non riversa il suo contenuto su queste figure che ha di fronte svuotate, perché dal suo punto di vista non lo sono, sono già piene, ma bisogna far capire loro. Questo prende il nome di "maieutica" che sono, appunto, piene e di cosa lo sono.

Il fatto che Socrate non abbia scritto nulla genera grosse difficoltà per la ricostruzione del suo pensiero, ma abbiamo almeno quattro fonti che possono aiutare. Le principali arrivano dalle commedie dalla Grecia.

del tempo. Socrate è un personaggio di molte delle messe in scena teatrali di Atene (ma comunque fanno parte di tempi successivi a Socrate, quando la sua fama l'aveva reso un personaggio pubblico). Un esempio è rappresentato da "Le nuvole" di Aristofane, un testo di accusa nei confronti dell'insegnamento socratico. Questo testo si aggiunge alle imputazioni verso Socrate di avere influssi negativi sui giovani di cui si circondava, accuse che lo portarono alla morte. La seconda principale fonte è opposta a quella appena citata, e furono la maggior parte dei testi di Platone, figura che deve il suo far filosofia all'impatto che nella sua vita ha avuto l'ingiusta condanna a morte di Socrate. Un altro autore che ha aiutato a riassemblare i frammenti della vita di Socrate fu Senofonte, con i suoi "Detti memorabili di Socrate". E infine, in generale, ci sono i vari testi dei seguaci di Socrate.secondari dei molteplici seguaci del filosofo. Sembra quasi certo che Socrate, in un primo periodo della sua vita, abbia seguito le ricerche degli ultimi filosofi della natura, in particolare quelli appartenenti alla scuola di Anassagora. Nel Fedone platonico si legge, ad esempio:

Io, quando ero giovane […], fui preso da una vera passione per quella scienza che chiamano indagine della natura. E veramente mi pareva scienza altissima codesta, conoscere le cause di ciascuna cosa, e perché ogni cosa si genera e perisce ed è (Platone, Fedone, 96a).

Deluso da questo tipo di indagini, il filosofo si convinse però ben presto del fatto che alla mente umana sfuggono inevitabilmente i "perché" ultimi delle cose, e che ad essa non è dato di conoscere con certezza l'essere e i principi del mondo. Perciò, abbandonati gli studi cosmologici, Socrate cominciò a intendere la filosofia come la parola "maieutica" (dal greco indica

L'arte o la tecnica della levatrice (in greco maieutiké téchne) maia), a cui Socrate fa riferimento per alludere al momento positivo-costruttivo del proprio metodo dialogico. Il filosofo, per mezzo di opportune domande, aiuta il proprio interlocutore a "partorire" le verità che egli custodisce in modo latente dentro di sé, così come farebbe una levatrice con una donna in stato di gravidanza.

Il termine "oracolo" (dal latino "parlare") indica una profezia, o più in generale, un responso dispensato da una divinità agli uomini mediante particolari segni o attraverso la voce di un sacerdote. L'espressione "oracolo delfico", in particolare, si riferisce ai responsi della "Pizia", sacerdotessa presso il tempio di Apollo a Delfi. Secondo la tradizione, la Pizia era ispirata direttamente da Apollo e pronunciava sentenze enigmatiche.

alcune delle quali, come "Conosci te stesso", furono incise sul frontone del tempio. un'indagine in cui l'uomo, facendosi problema a se medesimo, tenta con la ragione di chiarire a sé stesso, rintracciando il significato profondo del proprio essere uomo: "Di tutte le ricerche la più bella è proprio questa: indagare quale debba essere l'uomo, cosa l'uomo debba fare" (Platone, Gorgia, 488a). Per questo motivo Socrate fece proprio il motto dell'oracolo delfico "Conosci te stesso", vedendo in esso la motivazione ultima del filosofare e la missione stessa del filosofo. E poiché, secondo Socrate, non si è uomini se non fra gli uomini, in quanto ciò che costituisce la nostra essenza profonda di esseri umani è proprio il rapporto con gli altri, la sua filosofia assunse i caratteri di un dialogo interpersonale in cui ognuno, filosofando con il prossimo, affrontava e discuteva le questioni relative.alla propria umanità. Per Socrate, la prima condizione della ricerca e del dialogo (scambio e confronto con l'altro attraverso la parola) è la coscienza della propria ignoranza. Nell'Apologia, infatti, Platone narra che Socrate, quando seppe che l'oracolo di Delfi lo aveva proclamato il più sapiente tra gli uomini, interpretò il responso divino come se significasse che sapiente è chi sa di non sapere. Soltanto chi sa di non sapere cerca di sapere, mentre chi si crede già in possesso della verità non sente l'impellente bisogno interiore di cercarla. In altre parole, la tesi socratica del non sapere, se da un lato funge da richiamo ai miti della ricerca, dall'altro vuole essere un accorato invito a indagare, entro i limiti dell'esperienza, i problemi fondamentali dell'uomo. Pertanto la coscienza del non sapere non conduce a unsoffocamento della ricerca, ma si configura piuttosto come un salubre monito capace di accendere il grande dialogo interumano della filosofia. 4. Nel primo paragrafo si è parlato di un duplice compito dell'etica consistente nel tentativo da un lato di riflettere sulla propria natura personale, dall'altro di esaminare criticamente i comportamenti e i costumi vigenti. Si tratta di una duplice finalità che Socrate aveva ben presente. Per conoscere che cosa sia bene o male per me devo ancor prima conoscere me stesso. Non a caso Socrate invita a seguire l'indicazione "conosci te stesso", come già menzionato. Solo conoscendo noi stessi è possibile cercare di comprendere che cosa sia bene o male per noi. Tale conoscenza di sé implica la cognizione della propria anima, ovvero della parte divina che è in noi. L'essere umano è la sua anima, è l'anima che distingue l'essere umano perché per

Socrate

Il corpo è completamente governato dall'anima, l'anima spetta solo agli esseri umani. È la coscienza, ma non intesa semplicemente come il contenitore delle dottrine morali che ci insegnano gli altri, non è un baule, ma è la coscienza insieme come dimensione intellettuale e morale, esercizio di riflessione razionale che orienta tutto il nostro agire.

Si tratta di una conoscenza però che ha un carattere rigido e conclusivo, perché richiede sempre un atteggiamento di apertura, di messa in dubbio delle certezze consolidate. In questo itinerario di scavo entro di sé, il soggetto può essere aiutato da altri, ma non può essere sostituito: il bene non può essere predeterminato dall'esterno e trasmesso da parte di qualcun altro. L'arte maieutica di Socrate può accompagnare e assistere, ma non può sgravare il proprio interlocutore dalla

Fatical'intervento maieutico non è quindi superfluo. della ricerca. Per l'uomo il più grande bene risiede nel fare ogni giorno ragionamenti sulla virtù e sugli altri argomenti intorno ai quali mi avete ascoltato discutere e sottoporre ad esame me stesso e gli altri e anzi una vita di ricerche non è degna per l'uomo di essere vissuta. La vita secondo virtù non è mai disgiunta dal ricercare, essa assicura l'autosufficienza. Modernamente potremmo parlare di autonomia, da non intendersi come espressione di un individualismo privo di legami e di relazioni. La virtù è una condizione da uomini liberi, la mancanza di virtù, invece, rende l'uomo schiavo. Apologia di Socrate, 38a, in Platone, Tutti gli scritti. La dignità morale deriva dal proprio impegno verso il bene, dal proprio status morale. Questa La conoscenza di sé, l'autonomia, il riconoscimento della dignità

È frutto della propria libertà. Propria limitatezza conoscitiva e la disponibilità alla ricerca sono gli elementi che contraddistinguono la cura.

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
7 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/03 Filosofia morale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher xeleres di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia morale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Perugia o del prof Meattini Serena.