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INDICE
1- Il potere e la politica: cenni storici……………………………………………………… 3
1.1- Lo spazio della politica………………………………………………………... 3
1.2 - Politica e Stato………………………………………………………………... 4
1.3 - Caratteri dello Stato moderno………………………………………………… 4
1.4 - Identità e interessi: i dilemmi dell'azione collettiva…………………………... 5
1.5 - Struttura del potere……………………………………………………………. 6
2 - Società, governo e politiche pubbliche…………………………………………………. 8
2.1 - Movimenti sociali……………………………………………………………... 8
2.2 - Studio delle politiche pubbliche………………………………………………. 8
2.3 - Politiche sociali e sistemi di welfare state…………………………………….. 9
3 - Indagine sulla percezione del potere e della politica nelle Strutture Residenziali Riabilitative
sedi di tirocinio svolto………………………………………………………………………10
3.1 - Impostazione e metodologia dell’indagine
3.2 - Analisi delle interviste
3.3 - Conclusioni dell’indagine 2
1. Il potere e la politica: cenni storici e teorici
1.1 - Lo spazio della politica
Non è semplice delineare precisamente il concetto di politica e i suoi confini: nel linguaggio
comune tale vocabolo è usato in vari ambiti, nei quali acquisisce sempre un’accezione diversa.
Qui ci riferiamo, però, ad un ambito istituzionale distinto, le cui componenti sono lo stato e la
sua organizzazione, i partiti e la competizione elettorale, i movimenti sociali, i gruppi di
interesse. Allo stesso tempo poniamo l’attenzione su un’idea di azione politica diretta al governo
e alla regolazione della vita in società: una funzione particolarmente delicata e importante, che
spinge ad approfondire tale argomento.
A tal fine risulta necessario considerare un altro grande concetto, frequentemente collegato alla
politica: il potere. Possiamo distinguerne tre tipi fondamentali:
1) Il potere economico: chi possiede certi beni o risorse finanziarie può indurre chi non li
possiede ad accettare una determinata condotta;
2) Il potere ideologico: la capacità di influenzare i comportamenti della gente che hanno le
idee espresse da persone alle quali è riconosciuta un’autorità al riguardo;
3) Il potere politico: l’unico tipo di potere che può utilizzare il controllo degli strumenti
attraverso i quali si esercita la forza fisica.
Adottando le parole di Weber, lo stato ha il monopolio dell’uso legittimo della forza. Ciò
significa che è il solo a poterne usufruire, sottraendola a qualsiasi altro gruppo, e che costituisce
un mezzo per ottenere obbedienza. Particolarmente interessante è notare come l’aggettivo
«legittimo» nell’espressione del sociologo tedesco sia la chiave per comprendere come il potere
politico possa trasformarsi in autorità. In forza di ciò la politica produce leggi e comandi
riguardanti l’organizzazione e il governo della società civile – termine che comprende tutte
quelle relazioni, istituzioni, associazioni non politiche, bensì culturali ed economiche – le quali
inoltre definiscono i confini della politica stessa.
Oltre a questa dimensione che possiamo definire «verticale» della politica, relativa al potere e al
controllo, c’è la possibilità di considerarne una seconda «orizzontale», la quale porta a risalire
all’origine etimologica del termine: nella polis, la città-stato dell’antica Grecia, nasce l’idea di
politica come esercizio di libertà. Hannah Arendt ne sottolinea i principali punti:
Nella vita pubblica della polis si decideva con la persuasione e la parola, non con la forza
e la violenza;
Alla vita pubblica si contrapponeva quella privata, dove si svolgevano le attività
necessarie al sostentamento e vi era la presenza di schiavi: la politica era la sfera nella
quale si accedeva alla libertà;
Nella vita pubblica si era fra eguali.
Benché tale concezione della politica possa apparire ingenua, è utile per comprendere la
prospettiva con cui tale fenomeno stava nascendo.
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1.2 - Politica e stato
Lo stato si configura come un’organizzazione complessa di rilevante importanza, poiché è
attraverso di esso che il potere politico viene istituzionalizzato nelle società moderne.
Il modello di stato che più ci è più familiare è quello di stato moderno, ma nel corso della storia
vi sono state numerose forme di potere coattivo organizzato.
Una delle più note è il sistema feudale, un’organizzazione territoriale del potere basata sulla
fedeltà di un signore subordinato ad un altro superiore, che riceveva da questo i diritti di
sovranità su una terra e sui suoi abitanti in cambio di prestazioni militari e tributi.
Un altro esempio è la Chiesa, la quale in alcuni momenti storici aveva una sua organizzazione
nei diversi paesi d’Europa, uno stato autonomo in Italia e possedimenti altrove, dove i sacerdoti
potevano detenere il potere politico.
Con gli antichi imperi abbiamo un’altra grande organizzazione politica comprensiva di popoli di
diversa origine etnica, sparsi sul territorio e molto estesi.
Senza dubbio il modello più vicino a noi è quello dello stato assolutista, in cui cominciano a
delinearsi alcuni dei caratteri dello stato moderno, che analizziamo nel paragrafo seguente.
1.3 - Caratteri dello stato moderno
Differenziazione. Lo stato regola in generale e in astratto i comportamenti dei cittadini, ma
riconosce e tutela il loro diritto a perseguire fini privati e di interesse generale; in altre parole,
non agisce concretamente nei processi decisionali al posto di un azienda, ad esempio, né entra
nell’ambito della religione. Questa differenziazione può essere più o meno accentuata.
Sovranità. La risorsa del potere è propria ed esclusiva dello stato; essa non deriva da nessun
altro ente o organizzazione e non viene condivisa.
Centralizzazione. Lo stato è un’organizzazione unitaria, con un governo centrale e organi
periferici, caratterizzato da un’omogeneizzazione delle regole. Un caso particolare è costituito
dagli stati federali, che nascono dalle cessione della sovranità ad un ordinamento superiore che li
comprende.
Nazionalità. La dimensione culturale di un popolo riguarda comuni radici storiche, religiose, di
costumi e di lingua, ossia etniche. Questo senso di appartenenza a una comunità va a costituire il
carattere di nazionalità di uno stato.
Cittadinanza. La cittadinanza è l’insieme dei diritti e dei doveri che definiscono la condizione di
appartenenza a uno stato; si sottolinea così il fatto che i cittadini sono sottomessi a un potere
regolativo. Storicamente si è assistito ad un’evoluzione di tale concetto: dapprima si è affermata
la cittadinanza civile, riguardante i diritti di libertà personali; poi la quella politica, relativa al
diritto di eleggere ed essere eletti; infine, la cittadinanza sociale, che stabilisce i diritti ad
accedere a certi standard di qualità della vita.
Legittimazione democratica. La democrazia è uno dei caratteri fondamentali con cui si descrive
oggi uno stato moderno. È sostanzialmente un regime politico basato sul consenso popolare e sul
controllo dei governati da parte dei governanti. Il politologo americano Dahl ha individuato le
caratteristiche che uno stato deve avere per definirsi propriamente democratico:
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Libertà di associazione
Libertà di espressione
Diritto di voto
Eleggibilità alle cariche pubbliche
Diritto di competere per il sostegno elettorale
Fonti alternative di informazione
Elezioni libere e corrette
Esistenza di istituzioni che rendono le scelte del governo dipendenti dal voto e da altre
espressioni di preferenza
In opposizione alla democrazia troviamo l’autocrazia, regime in cui un dittatore o un gruppo
ristretto detengono potere assoluto, governato sopprimendo la formazione e l’espressione del
dissenso. Gli esempi più pregnanti sono i totalitarismi che hanno caratterizzato il XX secolo.
1.4 - Identità e interessi: i dilemmi dell'azione collettiva
Per affrontare il tema del potere e del perché si obbedisce a leggi e comandi politici, è utile
partire dalla definizione di potere di Weber: "Per potere si deve intendere la possibilità per
specifici comandi (o per qualsiasi comando) di trovare obbedienza da parte di un determinato
gruppo di uomini, e non già qualsiasi possibilità di esercitare 'potenza' e 'influenza' su altri
uomini. Inteso in questo senso, il potere (autorità) può fondarsi, nel caso singolo, sui più diversi
motivi di disposizione ad ubbidire cominciando dalla cieca abitudine fino a considerazioni
razionali rispetto allo scopo".
Sembra interessante sottolineare, con Weber, che il fenomeno del potere si lega alla presenza
attiva di una persona che emette degli ordini cui gli altri ubbidiscono. Il sociologo tedesco
propone una concezione relazionale del potere, a cui affianca l'esistenza di un apparato
amministrativo che svolge una normale funzione strumentale di supporto all'azione di chi è
titolare di potere. In questo senso si dice che il potere deve essere legittimato e, in quanto
legittimato, il potere si trasforma in autorità.
Weber valuta la matrice dell'autorità in organica corrispondenza alla sua concezione sociologica
più generale della dinamica sociale: l'u