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Approccio preventivo educativo

L'approccio preventivo-educativo rappresenta una modalità di intervento efficace ed auspicabile nei casi di grave disagio minorile, in grado di tener conto dei diversi contesti sociali e di adottare differenti programmi di assistenza in funzione della situazione del soggetto.

Ad esempio in Africa, in Asia e in America Latina, dove il fenomeno dello sfruttamento dei minori è un problema ancora aperto e di cui abbiamo maggiori dati, l'approccio educativo dei bambini impiegati come manod'opera in lavori spesso pericolosi è applicabile in due sensi. In primis, educazione delle famiglie che spesso utilizzano in vari modi i figli per far fronte ad un grave disagio economico: si tratta di informare i genitori sulla possibilità di rivolgersi ad associazioni ed istituti assistenziali in grado di provvedere al loro stato i bisogno. In secondo luogo, educazione del bambino che, liberato quanto prima dalla situazione di disagio, viene

ricondotto nella propria famiglia o accolto in centri assistenziali e di riabilitazione nel caso ne sia privo. La rieducazione consiste certamente in un ritorno a scuola e quindi ad una modalità di socializzazione più consona alla sua età, si tratta di un passo di non facile realizzazione in quanto il bambino, che si è dovuto abituare a obbedire incondizionatamente al suo sfruttatore, è mal disposto a sottoporsi ad un'altra forma di disciplina che considera ingiustificata. Come affermano gli esperti, la scuola dovrà quindi offrire numerose occasioni di svago, gioco, ricreazione, supportate dalla presenza di un operatore sociale e/o di uno psicologo; la loro funzione è quella di fornire assistenza ad un bambino probabilmente chiuso in se stesso, diffidente, che ha dovuto imparare a sopravvivere tra adulti ostili e stare sempre all'erta. Il superamento dello shock subito avviene quindi seguendo un percorso di lenta e paziente riconquista.della fiducia del bambino in se stesso e negli altri, e di riscoperta dei più sani valori del mondo dell'infanzia cui appartiene. Ci deve essere in ogni caso una forte interazione tra il soggetto e l'operatore, in quanto, come hanno affermato gli esperti nel settore, nella maggior parte dei casi devono essere applicati differenti programmi di assistenza e riabilitazione in funzione della situazione sociale, affettiva e psicologica del bambino in causa. Non bisogna dimenticare che uno shock di un qualsiasi tipo di violenza rappresenta una brusca interruzione nel processo di sviluppo del bambino, totalmente traumatizzante da inibire le successive e naturali tappe della crescita, segnando negativamente la sua maturità. Il minore viene colpito in una fase estremamente delicata e quindi altrettanto delicata dovrà essere l'azione di ripristino del suo naturale stato d'infanzia; comunque, un approccio ed una pratica pedagogica ed educativa correzionali risultano in genere.controproducenti proprio perché simulano e rievocano il sopruso già subito, soprattutto in quei casi in cui lo shock deriva da un'esperienza fortemente traumatica, come ad esempio, nel caso di violenze fisiche e sessuali o nel vissuto di una guerra. Ciò, quanto più il soggetto risulta segnato, tanto più mirate e oculate dovranno essere le indagini e le terapie psicologiche applicate; l'intervento terapeutico, di conseguenza, è affidato ad operatori cui spetta il delicato compito di recuperare il bambino dallo stato di prostrazione e la responsabilità di ricostruire e riabilitare una psicologia deviata. IL REINSERIMENTO Il reinserimento nella società avviene previa rieducazione alla socializzazione e alla cooperazione con gli altri, cioè il soggetto impara ad adattarsi all'ambiente circostante e a fare scelte autonome equilibrate senza prevaricare gli altri o sottomettersi ad essi; e questo addestramento è un trampolino

di lancio per la sua adolescenza e maturità. L'adattamento al mondo esterno segue modalità individuali che dipendono dalle inclinazioni e dalle capacità personali ed in genere avviene senza ulteriori traumi. È infatti sorprendente la capacità di questi giovanissimi di adattarsi con fluidità a nuove situazioni, pur partendo svantaggiati da un trauma, essi dimostrano di essere in grado di recepire nuovi valori, di resistere alle pressioni e alle condizioni difficili, di sviluppare strategie di difesa e di affrontare con successo situazioni rischiose: insomma, una straordinaria capacità di recupero in cui modulano un fragile stato emotivo con un'adeguata capacità logico-razionale. Anche il reinserimento con l'ambiente familiare deve essere molto graduale. Innanzitutto dopo aver rilevato la situazione di disagio il bambino deve essere inserito non più nei vecchi istituti, ma in piccole comunità dove può essere seguito.

liberamente dalla madre, anche se proprio questa ha abusato di lui. Solitamente gli incontri con i genitori inizialmente vengono sospesi per un periodo più o meno breve poi questi via via aumenteranno fino ad arrivare a due-tre incontri a settimana.

SUMENTI EDUCATIVI E DI SENSIBILIZZAZIONE

È pur vero che il successo di tali sistemi educativi e ri-educativi dei soggetti traumatizzati dipende non solo dalle competenze umane e professionali degli operatori, dalla buona progettazione di programmi nazionali ed internazionali di associazioni e organizzazioni ad hoc, ma anche dalla sensibilità e dalla disponibilità della gente ad accettare e favorire il reinserimento di tali soggetti.

Si tratta quindi di educare la società alla solidarietà, alla comprensione, alla cooperazione, alla tolleranza, senza pietismi o timori; inoltre, campagne pubbliche informative, iniziative di sensibilizzazione e interventi, pianificazioni e programmi a breve e a lungo raggio.

dovrebbero offrire ai soggetti interessati l'opportunità di esprimere il proprio pensiero ed esporre le proprie necessità nel tentativo di instaurare un dialogo fecondo con istituzioni e singoli individui, sempre all'insegna della pace e dell'amore. L'ascolto inizia dall'ascoltatore nel momento in cui un soggetto riflette sui propri limiti di ascoltare, riesce a superare una posizione presuntuosa che gli fa abbattere la barriera della comunicazione; l'abuso è un tema che mette in difficoltà l'ascoltatore perché la violenza crea dubbi, incredulità... spesso all'interno delle persone avviene la così detta "sindrome da adattamento all'abuso": ci si convince che non è accaduto ciò che è accaduto costruendosi una sorta di prigione mentale che comporta diversi modi di porsi di fronte alla comunicazione: - ACCETTAZIONE: Accettazione della sofferenza e dei propri limiti.

limiti che comporta un ascoltorecessivo e accogliente anche dal punto di vista sociale;

  • DISPONIBILITA
  • INTELLIGENZA EMTIVA

Il linguaggio dei sentimenti facilita il superamento degli ostacoli.

LA SAND PLAY THERAPHY

Questa terapia consiste nel predisporre una stanza con al centro un tavolo dove verrà appoggiata una cassetta di plastica dal fondo blu e contenente sabbia; intorno alle pareti verranno poi posizionati degli alti scaffali con tantissimi oggetti. Il bambino verrà lasciato solo all'interno di questo ambiente, potrà utilizzare tutti i materiali che vuole ma solo mettendoli all'interno della cassetta così da andare a formare un "sogno tridimensionale" in cui l'io funzionante sarà in funzione del se. Il bambino abusato non vuole parlare di ciò che gli è accaduto per non svelare i suoi "misteri" perciò c'è bisogno di questa relazione mediata, infatti proprio attraverso il

Il gioco della sabbia si costituisce unarelazione tra il terapeuta e il bambino e ciò rende sicuramente meno pericolosa la relazione diretta. Inoltre in questo modo si rende libero il bambino di agire e controllare quanto avviene perché egli è in condizione di attivare le sue risorse autoterapeutiche; nell'uso della sabbiera si suscitano sensazioni tattili e antiche che riconducono al materno, che non si raggiunge attraverso una semplice terapia verbale, si cerca quindi di far risperimentare le cure materne non ricevute modificando di conseguenza il rapporto con la propria corporeità.

IL LAVORO INDUSTRIALE DEI BAMBINI

Anche nella civilissima mentalità occidentale, quella dell'infanzia come fase della vita da tutelare, proteggere e difendere è una "nuova idea"; il lavoro dei bambini nella produzione manifatturiera e industriale infatti, a partire dagli anni Sessanta del Settecento, veniva considerato come un'estensione del vecchio.

fabbriche” o nelle officine."miniere", espressione oramai impersonale dell'impiego industriale. Anche le workhouses Inglesi, gli ospedali dei mendicanti Italiani, gli ospedali Francesi e gli ospizi dei poveri hanno irreggimentato il lavoro manuale dei bambini poveri o abbandonati, di ambo i sessi, a fini moralizzatori. Venivano impiegati per lavori di tessitura di fazzoletti o strofinacci, per la fabbricazione di spazzole, di scope, di bottoni o giocattoli e per lavori di cucito, di maglieria, di merletto e di ricamo. Le prime filande meccanizzate, sorte in Inghilterra negli anni Settanta del Settecento, e in Francia e Germania nel decennio successivo, costituiscono i centri di assunzione di manodopera, soprattutto non qualificata, di donne e bambini, i quali devono così abbandonare quotidianamente la casa per la fabbrica, realizzando la definitiva rottura con il modello precedente del lavoro domestico, agricolo o post-industriale. In questo ambiente di lavoro collettivo, senza tra
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A.A. 2007-2008
21 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher trick-master di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Cigno Alessandro.