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IZZO
Ripostigli di bronzi della Sicilia nel Museo
27 ALBANESE PROCELLI R.M.,
Archeologico di Siracusa, Palermo, Accademia Nazionale di Scienze, Lettere e Arti,
1993. Basi e sviluppo della “tradizione” antica sui
28 ERODOTO, VII, 170, cfr. PARETI L.,
primi popoli della Sicilia, Kokalos
in II (1956).
20
che fu devastato dai Geloi. Ouessa, ricchissima città sicana
menzionata da Polieno, si potrebbe invece situare nella zona
compresa tra Gela e Akragas.
Altri riferimenti storici permettono inoltre di identificare Motyon
con Vassallaggi, zona circostante a San Cataldo, prossima a
Caltanissetta e a Sabucina. Mentre Inico, una delle città di
riferimento del regno di Kokalos , doveva trovarsi lungo il fiume
29
Sicano.
Anche questa parte di territorio tra la foce del Salso e
Castellazzo di Palma fu occupata dai Geloi sin dalla fine del VII
sec a.C. con lo scopo di sfruttarne la posizione strategica per
espandersi ad ovest.
Senza dubbio, però, la città sicana più prestigiosa era Camico .
30
Dono di Dedalo in segno di riconoscenza per l’ospitalità ricevuta,
Camico, capitale del regno di Kokalos si ergeva nell’alta valle del
Platani, in prossimità di Sant’Angelo Muxaro. Secondo il mito, la
città fu saccheggiata dai Cretesi, che così si vendicarono per la
morte del loro re Minosse, assassinato dalle figlie di Kokalos per
proteggere Dedalo. Il re fece credere di aver sepolto in quelle
terre il corpo di Minosse dando origine ad un’importante sede di
culto per gli indigeni. Tracce di verità ricollegabili alle vicende
mitiche riaffiorano in questa zona con la scoperta delle tombe a
tholos, poiché dagli scavi sono emersi un piatto aureo
raffigurante animali e due anelli: uno raffigurante figure bovine,
l’altro un lupo, simboli distintivi della civiltà micenea.
Guida della Grecia libro VIII. L'Arcadia
29PAUSANIA, , a cura di M. M , M. O ,
OGGI SANNA
Milano 2003. Biblioteca storica. Libri I-V,
30 ANTIOCO in DIODORO, XII, 71, 2; DIODORO SICULO, ,
Le storie. Libro 7º: Serse e Leonida
Palermo1986; ERODOTO, , a cura di P. V ,
ANNICELLI
Milano 2017. 21
Figura 2: Patera in oro di Sant’Angelo Muxaro (Agrigento), VII sec. a.C. – British
Museum, Londra (copia custodita nel Museo di Agrigento). Immagine tratta da:
https://www.famedisud.it/i-luoghi-del-mito-una-misteriosa-coppa-doro-e-un-luogo-
leggendario-viaggio-a-santangelo-muxaro/ [08/01/21]
Figura 3: I due anelli-sigillo ritrovati nella necropoli di Sant’Angelo Muxaro, Museo
Archeologico di Siracusa. Immagine tratta da: https://www.famedisud.it/i-luoghi-del-
mito-una-misteriosa-coppa-doro-e-un-luogo-leggendario-viaggio-a-santangelo-
muxaro/ [08/01/21]
Per mancanza di riferimenti storici, i siti di Polizzello e
Marianopoli non sono collocabili nel territorio, tuttavia in essi
31
sono presenti strutture funerarie sicane contaminate dalle
relazioni con i Greci di Gela del VI sec. a.C.
A Sud-Est di Polizzello, sulla collina di Monte Raffe , sorgeva
32
un’altra fortezza sicana che fu caratterizzata da influssi ellenici
del VI secolo. A Nord-Ovest di Caltanissetta, di fronte al rilievo di
Capodarso, si trovava Sabucina, su una collina ai margini del
fiume Salso. A Sud-Ovest di Caltanissetta, un altro modesto
gruppo di Sicani si stanziò sulla collina di Palmintelli, adesso
sede del centro abitato di Caltanissetta. Sempre nell’area
Marianopoli Caltanissetta. Il Museo archeologico: catalogo
31 PANVINI R., in , PANVINI
R. ( a cura di), Caltanissetta 2006.
Monte Raffe, Caltanissetta. Il Museo archeologico, catalogo,
32 LAGONA S., in
PANVINI R. ( a cura di) , Caltanissetta 2003.
22
nissena sorgono due cittadelle sicane: la prima sulla collina di
San Giuliano Redentore e la seconda sulla collina di Gibil Gabib,
dove sono stati rinvenuti resti di insiemi di capanne con relative
necropoli di tombe a grotticella artificiale scavate nella roccia,
testimonianze degli insediamenti della facies di Castelluccio nel
periodo del Bronzo Antico. Sui rilievi accanto alla costa sorgeva,
invece, un villaggio denominato Manfria, i cui abitanti si
dedicavano alla pesca e al commercio: è perciò probabile che
costoro abbiano avuto delle relazioni con le popolazioni maltesi
dello stesso periodo.
Sono presenti altre tracce di occupazioni coeve nei siti di Piano
Notaro, Settefarine e Ponte Olivo .
33
Sulla base di quanto riportato, si evince che tutti i centri sicani si
concentravano nell’area tra l’Halykos e l’Himeras, a Sud del
quale ebbe origine la colonia di Gela tra il 689-688 a.C.
I Geloi, infatti, avevano compreso l’importanza di questa zona
34
altamente strategica, che garantiva il controllo degli scambi
commerciali e l’arrivo dei prodotti preziosi dalla madrepatria.
La presenza dei fiumi consentiva inoltre la diffusione
nell’entroterra dei prodotti importati e agevolava l’esportazione
di grano e frumento nella madrepatria.
Gelas: storia e archeologia dell'antica Gela,
33 PANVINI R., Torino 1996.
Sikania. Tesori archeologici dalla Sicilia centro-meridionale (secoli
34 GUZZONE C.,
XIII-VI a. C.), Catania, 2006, pp. 71-78. 23
Figura 4 Carta della Sicilia occidentale in età arcaica. Immagine tratta da:
https://books.openedition.org/pccj/197 [08/01/21]
1.3 I Sicani: origini, affinità con i Cretesi, città
fortezze sicane
A causa della mancanza di testimonianze scritte, sono ancora
molti i segreti da svelare e i rebus da risolvere sulla storia di
questo popolo.
Si è fatta per esempio strada un’ipotesi, piuttosto audace, di
affinità tra i Sicani e gli antichi Irlandesi.
Più precisamente, secondo Francesco Branchina, sarebbero da
tenere in considerazione le somiglianze tra il nome di una
principessa irlandese Ethnè e quello del vulcano siciliano Etna,
entrambi associati alle figure dei Ciclopi e all’energia del caos.
Contrapposto alla condizione di disordine è inoltre il simbolo
della Triscele, uno dei simboli più importanti d’Irlanda, che
24
rimanda al raffigurazione sicana delle due spirali che si dipanano
una verso sinistra e una verso destra.
Altro indizio interessante a favore di questa ipotesi è il
significato attribuito al nome Cocalo, il quale ricorderebbe il
nome del re irlandese Cu Cuhlainn. In entrambi i casi il nome
rappresenterebbe un segno di ricchezza nel possesso di molte
vacche: “Kuh” in lingua germanica significa infatti “vacca”. Nella
mitologia greca, cretese, germanica e di tutto il mondo è
evidente il simbolo di potere legato al concetto del toro e della
vacca .
35
Tuttavia, i reperti culturali sicani e le fonti storiche forniscono
aspetti di significativa importanza.
In particolare, è la saga che interessò Dedalo, Cocalo e il re
Minosse a rivelare importanti indizi su questa popolazione, come
appare chiaro dall’ampia narrazione diodorea:
«Dedalo era ateniese di origine e veniva definito un
Eretteide, perché era figlio di Metione, figlio di
Eupalamo, figlio di Eretteo. Superava di molto tutti gli
altri per doti naturali e coltivava con zelo ciò che
riguardava l’arte dell’architettura e la realizzazione di
statue e la lavorazione della pietra.
Creò molte invenzioni sussidiarie dell’arte e realizzò
opere ammirate in tutti i luoghi della terra abitata.
Nella realizzazione delle statue superò di tanto tutti gli
uomini che i posteri raccontavano di lui che le statue
che egli aveva realizzato assomigliavano agli esseri
viventi».
Ma nonostante il suo talento oltrepassasse ogni canone, Dedalo
cadde vittima della sua stessa invidia. Pertanto, quando Talos,
suo nipote, si aggiudicò la fama di inventore della sega, egli non
Sicani e Celti Irlandesi. Due rami dello stesso albero
35 BRANCHINA F.,
https://www.miti3000.it/mito/collabora/sicani_celti_irlandesi.htm [08/01/21].
25
poté contenere la propria furia finendo per uccidere il ragazzo.
Quando fu scoperto mentre seppelliva il corpo, egli si giustificò
dicendo che stava seppellendo un serpente. Fu accusato e
condannato e dovette fuggire prima in una parte dell’Attica e poi
a Creta. Qui Dedalo fu:
«ammirato per la fama nella sua arte e divenne amico
del re Minosse. Secondo il mito tramandato, poiché
Pasifae moglie di Minosse si era innamorata del toro,
costruì una macchina somigliante ad una vacca e aiutò
Pasifae a soddisfare la sua brama.»
Minosse, infatti, aveva commesso un grave errore nel
sottovalutare la qualità del toro da offrire, come di consuetudine,
a Poseidone. Perciò subì le conseguenze dell’ira del dio che, per
punizione, fece innamorare sua moglie Pasifae del toro.
L’unione aberrante dei due generò il Minotauro, una creatura
mostruosa che per la metà superiore del suo corpo presentava
sembianze taurine, mentre per il resto possedeva fattezze e arti
umani.
Il racconto prosegue nel modo seguente:
«Dedalo, dicono, per questo mostro, per il suo
mantenimento, costruì il labirinto, le cui vie di uscita
erano tortuose e inaccessibili agli inesperti; e in esso
veniva mantenuto il Minotauro e divorava i sette
fanciulli e le fanciulle inviati da Atene, di cui abbiamo
parlato prima.
Dedalo, quando apprese che Minosse lo minacciava per
la fabbricazione della vacca, dicono che spaventato
dalla collera del re salpasse da Creta, e che Pasifae lo
partenza».
aiutasse e gli desse una nave per la
26
Insieme a lui, fuggì il figlio Icaro che, però, perse la vita nel
tentativo di sbarcare in un’isola in mezzo al mare.
In seguito la vicenda continua così:
«Dedalo salpò da questa isola e approdò in Sicilia, nella
regione il cui re Cocalo lo accolse e ne fece un suo
grande amico per le sue doti naturali e per la sua fama.
Ma alcuni raccontano che Dedalo si trattenne ancora a
Creta nascosto da Pasifae. Il re Minosse voleva punire
Dedalo e, non potendo trovarlo, frugò tutte le navi
dell’isola e promise che avrebbe dato una quantità di
denaro a colui che lo avesse ritrovato. Dedalo si
trattenne molto tempo presso Cocalo e i Sicani,
ammirato per la sua grandezza nell’arte.
In quest’isola costruì alcune opere che rimangono
ancora oggi. Vicino a Megaride costruì ingegnosamente
la cosiddetta kolymbetra, dalla quale sbocca nel mare,
che è vicino, un grande fiume chiamato Alabone. Presso
l’attuale Agrigento, nel luogo chiamato Camico, costruì
una città che si trova su di una rup