Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
In tale contesto, il contratto di lavoro etero-organizzato,
legislativo n. 81 del 2015, rappresenta un tentativo del legislatore italiano di rispondere a queste
nuove modalità di lavoro. La norma mira a offrire una maggiore protezione ai lavoratori che, pur
non essendo formalmente dipendenti, si trovano in una situazione di debolezza contrattuale. Si tratta
di un intervento volto a colmare un vuoto normativo che lasciava incertezze significative per quei
lavoratori autonomi, di fatto organizzati e diretti dal committente. In particolare, la gig economy ha
evidenziato i limiti delle categorie contrattuali tradizionali, sollevando la questione di quali tutele
dovrebbero essere garantite a figure come i rider, che sono diventati simbolo del lavoro su
piattaforma digitale.
L’obiettivo principale di questa tesi è analizzare dettagliatamente la disciplina del contratto di
lavoro etero-organizzato, con un focus sugli aspetti giuridici e sulle implicazioni pratiche. Verranno
approfonditi i casi giurisprudenziali più rilevanti, come quello dei rider, per evidenziare le
peculiarità che distinguono il contratto di lavoro etero-organizzato dalle altre forme contrattuali
previste dal diritto del lavoro italiano. Inoltre, sarà esplorato il percorso storico e normativo che ha
condotto alla sua introduzione, insieme alle successive interpretazioni giurisprudenziali che ne
l’applicazione pratica.
hanno definito
La tesi si articola in nove capitoli, ciascuno dedicato a un aspetto specifico della disciplina del
Il percorso prende avvio da un’analisi generale della riforma
contratto di lavoro etero-organizzato.
del Jobs Act e culmina con casi concreti di applicazione giurisprudenziale:
Il Capitolo 1 fornisce un excursus sulla riforma del Jobs Act e il decreto legislativo n. 81 del
2015, spiegando gli obiettivi principali della riforma e il contesto normativo in cui è stata
con un focus sull’articolo 2.
introdotta, analizza l’evoluzione storica e normativa delle collaborazioni para-subordinate,
Il Capitolo 2
tracciando il percorso che ha condotto alla codificazione del contratto di lavoro etero-
organizzato. sulla definizione e sull’inquadramento normativo del contratto di
Il Capitolo 3 si sofferma
lavoro etero-organizzato, esaminandone le caratteristiche essenziali e le condizioni
necessarie per la sua applicazione.
Il Capitolo 4 esplora le tutele riconosciute ai lavoratori etero-organizzati, confrontandole con
quelle previste per i lavoratori subordinati ed esaminando i diritti dal punto di vista
retributivo, sicurezza sul lavoro e altre protezioni.
Il Capitolo 5 offre una distinzione dettagliata tra lavoro subordinato, autonomo ed etero-
organizzato, chiarendo i confini e le differenze tra queste tre forme contrattuali.
Il Capitolo 6 analizza i limiti e le eccezioni al contratto di lavoro etero-organizzato previsti
dal comma 2 dell’articolo 2 del decreto legislativo n. 81 del 2015.
concentra sull’applicazione pratica dell’articolo 2 nella gig economy, con
Il Capitolo 7 si
particolare attenzione al caso dei rider e ad altre forme di lavoro etero-organizzato,
includendo un confronto con normative simili in altri stati comunitari.
Giungendo, infine, al termine di questo percorso, alle conclusioni in cui vengono presentate delle
considerazioni finali, riflettendo sullo stato attuale della disciplina del contratto di lavoro etero-
organizzato e sulle possibili evoluzioni future, con particolare riferimento al bisogno di una
maggiore tutela dei lavoratori atipici.
Il tema del contratto di lavoro etero-organizzato assume una particolare rilevanza nel contesto
attuale del diritto del lavoro, poiché l'ambiente lavorativo è in costante evoluzione, sospinto
dall’innovazione tecnologica e dalla diffusione di nuovi modelli economici come la gig economy.
In un mercato che cambia rapidamente, la legge deve adattarsi per garantire la protezione di tutte le
categorie di lavoratori, specialmente di chi si trova in posizioni di vulnerabilità contrattuale. La
crescita del lavoro su piattaforma e delle collaborazioni occasionali sollecita una riflessione
profonda sulle modalità con cui il diritto del lavoro può rispondere a queste nuove sfide, offrendo
un quadro normativo capace di tutelare adeguatamente i lavoratori, indipendentemente dalla loro
qualificazione formale.
1. La riforma del Jobs Act ed il decreto legislativo 81/2015
1.1 Il contesto storico e gli obiettivi della riforma
La riforma del Jobs Act, introdotta tra il 2014 e il 2015 dal governo Renzi, si inserisce in un contesto
economico e sociale di particolare delicatezza per il nostro paese. Dopo la crisi finanziaria mondiale
del 2008, il mercato del lavoro italiano ha dovuto affrontare sfide complesse, caratterizzate da una
disoccupazione elevata, soprattutto tra i giovani, e da una crescente instabilità lavorativa. Il sistema
delle tutele, regolato prevalentemente dallo Statuto dei Lavoratori del 1970, appariva inadeguato per
rispondere alle nuove esigenze di flessibilità e competitività richieste dal mercato globale.
In questo contesto, la riforma del Jobs Act si poneva come obiettivo principale quello di rendere il
favorendo l’occupazione
mercato del lavoro più dinamico, incentivando la nascita di posti di lavoro e
stabile attraverso una serie di misure volte a semplificare la regolamentazione esistente. Tra i pilastri
della riforma, si evidenziano:
Promuovere il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, quale forma contrattuale
privilegiata per i nuovi assunti;
Ridurre il numero delle forme contrattuali atipiche, ritenute fonte di precarietà;
Introdurre nuovi strumenti per favorire la conciliazione tra vita lavorativa e personale, come
il congedo parentale e le forme di lavoro flessibile; centri per l’impiego e
Rinforzare le politiche attive del lavoro, riformando i introducendo
l’Anpal (Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro).
1.2 Il decreto legislativo 81/2015 e la razionalizzazione delle forme contrattuali
Tra i decreti attuativi del Jobs Act, il decreto legislativo 81/2015 rappresenta uno dei provvedimenti
più significativi in materia di riordino delle tipologie contrattuali e regolamentazione delle forme di
lavoro flessibile. Questo decreto si è posto l’obiettivo di andare oltre la frammentazione del panorama
contrattuale esistente, intervenendo su diverse tipologie di rapporti di lavoro, che vanno dal lavoro
subordinato a quello autonomo, fino a nuove forme ibride.
Uno degli interventi più rilevanti del d.lgs. 81/2015 riguarda l'abrogazione di alcune forme
di precarietà, come i contratti a progetto e l’associazione in
contrattuali considerate obsolete o fonte
partecipazione con apporto di lavoro. Queste forme di contratto avevano, negli anni precedenti,
alimentato la crescita di forme di lavoro precario, in cui i lavoratori, pur formalmente autonomi, si
trovavano spesso a operare in condizioni di subordinazione de facto. La riforma ha quindi perseguito
un duplice obiettivo: da un lato, razionalizzare il sistema delle tipologie contrattuali, dall'altro
garantire maggiore protezione ai lavoratori, estendendo alcune delle tutele tradizionalmente riservate
al lavoro subordinato anche a figure di lavoratori formalmente autonomi.
1.3 Il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti
della riforma del Jobs Act è l’aver
Uno degli elementi chiave introdotto il contratto a tempo
indeterminato a tutele crescenti, disciplinato dal decreto legislativo 23/2015. Questa nuova forma
contrattuale, pensata per incentivare l'occupazione stabile, prevede un regime di protezione crescente
in caso di licenziamento illegittimo: le indennità spettanti al lavoratore aumentano in funzione
dell'anzianità di servizio, rendendo meno onerosa la fase iniziale del rapporto di lavoro per il datore
di lavoro e, allo stesso tempo, offrendo un livello crescente di tutela man mano che il rapporto
lavorativo si consolida.
Questo intervento ha rappresentato un notevole cambiamento rispetto alla legislazione vigente fino a
quel momento, soprattutto in confronto alla tutela reale che l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori
stabilisce, la cui applicazione è stata fortemente limitata dalla riforma. In questo modo, il Jobs Act
mirava a trovare un equilibrio tra le necessità di flessibilità espresse dal mondo delle imprese e la
necessità di proteggere i lavoratori, favorendo un modello di flessibilità "sicura", ispirato alle
esperienze di altri Paesi europei.
L’articolo 2 del d.lgs. 81/2015: il contratto di lavoro etero-organizzato
1.4
In questo contesto di riorganizzazione delle tipologie contrattuali e di estensione delle tutele,
l’articolo 2 del d.lgs. 81/2015 riveste un ruolo molto importante, in particolare in riferimento al tema
del lavoro etero-organizzato. Tale articolo ha lo scopo di disciplinare quelle forme di lavoro che, pur
non essendo classificabili come subordinate, presentano alcune caratteristiche tipiche della
soprattutto riguardo l’organizzazione
subordinazione, e il controllo dell'attività lavorativa da parte del
committente.
L’articolo 2 rappresenta una risposta del legislatore alla crescente diffusione di nuove forme di lavoro,
spesso legate all’economia digitale e alle piattaforme online. Il lavoro dei riders, che sarà
approfondito nei capitoli successivi, è un esempio emblematico di come queste nuove modalità di
lavoro abbiano reso necessaria una riflessione giuridica su modelli lavorativi che non rientrano nelle
categorie tradizionali di lavoro subordinato o autonomo.
1.5 Altri articoli rilevanti del d.lgs. 81/2015
Oltre all'articolo 2, altri articoli del decreto legislativo 81/2015 sono significativi nel delineare il
quadro normativo post-Jobs Act. Tra questi, meritano particolare attenzione:
L’articolo 51, che introduce misure per la promozione della flessibilità organizzativa
attraverso strumenti come il telelavoro e il lavoro agile (smart working), offrendo ai lavoratori
e ai datori di lavoro una maggiore libertà nella definizione delle modalità di esecuzione della
prestazione lavorativa.
L’articolo 19, che disciplina il contratto a termine, riducendo la possibilità di proroghe e
introducendo un limite massimo di 36 mesi per la durata complessiva del rapporto a termine,
nell’ottica di favorire la stabilizzazione del lavoro.
L’articolo 54, che regolamenta le collaborazioni autonome continuative, introducendo misure
più stringenti per evitare che queste forme di lavoro diventino rapporti di subordinazione
mascherata.
Conclusione: il Jobs Act e l’evoluzione del mercato del lavoro
1.6
In sintesi, la riforma del Jobs Act e, in particolare, il decreto legislativo 81/2015 hanno rappresentato
un punto di svolta nella rego