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Internet, grazie ai servizi che offre, ha permesso di trasformare le relazioni tra

produttore e consumatore. Le imprese hanno sperimentato nuove forme di gestione, di

produzione, di cooperazione, di finanziamento e l’uso di Internet è diventato uno

strumento fondamentale per garantire la produttività e la competitività dell’impresa

stessa. La new economy è emersa per la prima volta negli Stati Uniti, a metà degli anni

‘90, grazie all’affermarsi delle nuove tecnologie, trasformando gradualmente la

vecchia economia in una nuova capace di raggiungere l’intero pianeta, sebbene

secondo un modello alquanto irregolare. La new economy, le cui parole chiave sono

innovazione e produttività, ha dato il via ad un crescente processo di globalizzazione e

35

interdipendenza tra i mercati finanziari. Da essa è scaturita una forma di “e-

business”, ovvero “qualunque attività d’impresa le cui operazioni chiave di gestione

finanziamento, innovazione, produzione, vendita, rapporti con il personale e rapporti

con la clientela si svolgono principalmente attraverso Internet…. indipendentemente

36

dal tipo di connessione tra le dimensioni fisiche e virtuali dell’azienda” . Sono

scaturiti così nuovi modelli d’impresa: e-Bay, Amazon, Zalando, e*Trade, e-Toy e

tanti altri. Tra gli autori che hanno rivolto il loro interesse alle innovazioni che le

nuove tecnologie hanno portato in campo economico citiamo qui Alvin Toffler. Egli

suddivide la storia dei media in tre ondate (vecchi media, mass-media, nuovi media)

identificando con la “terza ondata” il picco del processo di trasformazione innescato

dai mass-media. L’origine di questa “terza ondata” viene identificata con la comparsa

dei cosiddetti “self-media”, ovvero internet, telefoni cellulari, DVD, che permettono di

37

comunicare con chiunque in qualunque luogo ci troviamo. I coniugi Alvin e Heidi

Toffler nel loro libro “La rivoluzione del benessere” mostrano come questi nuovi

media stiano rivoluzionando i nostri sistemi di ricchezza dando vita ad un’“economia

accelerativa” in cui la ricchezza si crea scambiando conoscenza; di conseguenza la

concorrenza non si pratica tanto su prodotti e servizi quanto in realtà sul controllo

delle informazioni e degli standard. Dunque se in passato i lavoratori erano

intercambiabili, oggi le loro intelligenze non lo sono più e da ciò si evince la centralità

della risorsa umana in questa nuova economia. Questo nuovo modo di creare ricchezza

obbliga alla cooperazione tra produttore e consumatore perché appunto è necessario

che mettano insieme conoscenza, dati, informazione. Anche i rapporti di spazio

35 Cfr. M. Castells, Galassia Internet, Milano, Universale Economica Feltrinelli, 2006.

36 Ivi, cit. p.71.

37 Cfr. Toffler A., La terza ondata, Milano, Sperling & Kupfer, 1987. 17

subiscono una modifica poiché gli ex limiti geografici dei mercati vengono superati

facilitando l’accumulo di ricchezze in tutto il mondo, sia per le imprese che per gli

individui. Addirittura i Toffler ipotizzano il lento instaurarsi di un mondo senza denaro

in cui il valore di tale elemento viene sostituito da quello dell’informazione

38

elettronica.

38 Cfr. Toffler A.&H., La rivoluzione del benessere, Roma, Casini Editore, 2010. 18

Capitolo 2: Trappole e rischi di Internet

Dopo aver analizzato come Internet ha rivoluzionato in modo a dir poco miracoloso la

nostra quotidianità, risulta non meno importante dare un’occhiata all’altra faccia della

medaglia, ovvero le insidie che si celano dietro l’incalzare di questa nuova tecnologia.

Come abbiamo visto nel capitolo precedente la nascita della rete ha modificato il

nostro modo di vivere, di agire, le nostre abitudini, i nostri processi relazionali,

addirittura il nostro stesso modo di pensare e interpretare il mondo circostante. Quindi

possiamo affermare che tale tecnologia è tutt’altro che neutrale, ovvero influenza a

livelli molto profondi chi la usa. Tuttavia anche se la tecnologia può essere definita

come non neutrale, essa è uno strumento, e solitamente uno strumento può avere

effetti negativi o positivi a secondo di come lo usa l’individuo che ne dispone. Una

variabile essenziale che dobbiamo tenere presente nel corso di tale analisi è la presenza

o meno, nel soggetto che si approccia ad Internet, di una predisposizione a sviluppare

una forma patologica di abuso dello strumento-Internet. Internet è paragonabile ad un

grande mare in cui è possibile navigare, ma come tutte le navigazioni anch’essa ha i

propri rischi di naufragio e perdita della rotta: gli utenti, che per vari motivi vi si

approcciano, una volta dato il via alla navigazione, si lasciano trascinare dalle onde

d’informazioni, interazioni con altri utenti e passatempi di varia natura, senza rendersi

conto effettivamente delle ore che passano, e con elevate probabilità, perdendo di vista

lo scopo iniziale dell’imbarco. Tutto è fattibile nella rete, si ha a portata di click tutto e

subito, ogni fantasia è realizzabile anche se in formato virtuale piuttosto che reale, e

questo genera nei soggetti un senso di appagamento e di assuefazione portando così

alla possibilità di sviluppare vere e proprie forme di dipendenza, generali o specifiche.

In particolare negli ultimi anni si è diffuso grandemente il fenomeno dei social

network che tra alcuni studiosi ha aperto numerosi interrogativi, tra cui quello se

effettivamente i rapporti virtuali ci aiutino a combattere la solitudine o meno. Nei

successivi paragrafi approfondiremo tali problematiche relative l’uso e l’abuso di

Internet. 19

2.1. La dipendenza da Internet

La dipendenza da Internet, oggi, è annoverata tra le nuove forme di dipendenza che

vengono definite “senza sostanza”, proprio perché l’oggetto di dipendenza in questi

casi non è una sostanza chimica ma un comportamento, un’attività o quantomeno gli

stati d’animo legati a tale attività. L’aspetto più subdolo di tale dipendenza è che essa

viene sviluppata nei confronti di un’attività lecita e socialmente accettata, pertanto si

cade spesso nell’errore di sottovalutare il problema, che si protrae per un tempo molto

lungo, con conseguenze ancora più gravi per il soggetto che ne è affetto. A maggior

ragione risulta ancora più difficile al soggetto ammettere di avere un problema di

dipendenza nei confronti di qualcosa, come la rete, che è vista da tutti come una

conquista tecnologica che porta con sé solo effetti positivi.

La dipendenza da Internet fu messa in evidenza e studiata per la prima volta nel 1995

dallo psichiatra americano Ivan Goldberg che utilizzò il termine Internet Addiction

Disorder (I.A.D.) per descrivere “un disturbo da discontrollo degli impulsi”. Dalle

ricerche e dagli studi di Goldberg emerse che i soggetti dipendenti da Internet

mostravano gli stessi sintomi dei tossicodipendenti e pertanto per effettuare una

diagnosi di IAD potevano essere utilizzati i medesimi criteri diagnostici contenuti nel

39

DSM-IV per la dipendenza da sostanza. Ogni dipendenza presenta meccanismi di

tolleranza, che consiste nel bisogno di aumentare le dosi della sostanza per mantenere

nel tempo gli stessi effetti precedentemente sperimentati; l’astinenza, che è la

manifestazione di sofferenze e disagi psicofisici dovuti all’interruzione o improvvisa

riduzione della sostanza; e il carving o smania, che porta ad un fortissimo ed

40

irresistibile desiderio di assumere una sostanza. La Internet dipendenza presenta

appunto segni clinici di:

1. Tolleranza. Bisogno di aumentare gradualmente la quantità di tempo di

collegamento a Internet per ottenere la soddisfazione precedentemente

desiderata; marcata riduzione degli effetti derivanti dall’utilizzo della medesima

quantità di tempo trascorsa in Internet.

2. Astinenza. In seguito alla cessazione o drastica riduzione dell’utilizzo di

Internet, entro un periodo di tempo che va da qualche giorno ad un mese si

possono manifestare due o più dei seguenti sintomi: agitazione psicomotoria,

39 Su Ivan Goldeberg in Lavenia G., Elementi di psicologia clinica e dinamica. Manuale per operatori dei

servizi sociali e della salute mentale, Milano, Franco Angeli, 2010.

40 Cfr. Lavenia G., Elementi di psicologia clinica e dinamica. Manuale per operatori dei servizi sociali e

della salute mentale, Milano, Franco Angeli, 2010, pp.162-163. 20

ansia, pensieri ossessivi focalizzati su cosa sta accadendo in Internet, fantasie e

sogni su Internet, movimenti volontari o involontari delle dita che imitano il

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digitare della tastiera.

Le ricerche condotte da Goldberg attirarono l’attenzione di numerosi studiosi che, da

allora fino ai giorni nostri, si sono occupati di valutare effettivamente il rischio che

Internet possa creare dipendenza, proponendo diversi criteri diagnostici, presentando

elenchi di sintomatologie da loro osservate, conducendo ricerche sull’incidenza del

disturbo e infine sperimentando possibili trattamenti. Per quanto riguarda l’esordio e le

varie fasi di sviluppo della IAD, il gruppo di ricerca del Centro Studi e Ricerca di

Psicologia, Psicoterapia e Psichiatria “Nostos” ha presentato un “modello di sviluppo

telematico”, ovvero un percorso evolutivo suddiviso in due fasi che illustra come

l’utente si addentri nella nuova realtà virtuale. Tuttavia tali ricercatori hanno precisato

che queste due fasi non rappresentano un percorso patologico, ma semplicemente

un’evoluzione comune a tutti i fruitori di Internet che può sfociare nella patologia.

Innanzitutto abbiamo la fase di osservazione e ricerca che a sua volta si suddivide in

due stadi. Lo stadio osservativo è la fase iniziale, di approccio a Internet da parte

dell’utente, in cui prevalgono sentimenti quali curiosità, paura e insicurezza. Il

soggetto è combattuto tra la curiosità che gli suscita questo nuovo mondo e la paura di

cadere in una delle famose trappole della rete, pertanto l’utente cerca di acquisire il

maggior numero di informazioni possibile per avere una competenza sufficiente per

sentirsi adeguato al sistema. Nel momento in cui l’utente ha la percezione di aver

raggiunto questa sicurezza si passa al secondo stadio detto d’attivazione. Egli si sente

finalmente sicuro di mettere in pratica le conoscenze acquisite senza la paura di

commettere errori che mandino in tilt il computer. I rischi maggiormente connessi a

tale fase sono di tipo compulsivo, e riguardano particolari applicazioni che permettono

lo shopping, il gioco d’azzardo e in borsa, la visione di materiale pornografi

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Publisher
A.A. 2013-2014
66 pagine
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Dafne23 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Principi e fondamenti del servizio sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof Pavone Giuseppina.