Anteprima
Vedrai una selezione di 9 pagine su 36
Tesi sulla viabilità della Valle del Savio tra il tardoantico e il medioevo  Pag. 1 Tesi sulla viabilità della Valle del Savio tra il tardoantico e il medioevo  Pag. 2
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Tesi sulla viabilità della Valle del Savio tra il tardoantico e il medioevo  Pag. 6
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Tesi sulla viabilità della Valle del Savio tra il tardoantico e il medioevo  Pag. 11
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Tesi sulla viabilità della Valle del Savio tra il tardoantico e il medioevo  Pag. 16
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Tesi sulla viabilità della Valle del Savio tra il tardoantico e il medioevo  Pag. 21
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Tesi sulla viabilità della Valle del Savio tra il tardoantico e il medioevo  Pag. 26
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Tesi sulla viabilità della Valle del Savio tra il tardoantico e il medioevo  Pag. 31
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Tesi sulla viabilità della Valle del Savio tra il tardoantico e il medioevo  Pag. 36
1 su 36
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

TERRITORIO

L'alta valle del Savio, che comprende i distretti di Mercato Saraceno,

Sarsina e Bagno di Romagna, mostra nell'attuale struttura l'esito di un

lungo fenomeno orogenetico sviluppatosi nel corso di molti anni. Il

profilo geomorfologico della valle del Savio è indispensabile per

capire l'organizzazione del suo assetto topografico; agenti naturali

hanno infatti determinato la presenza di fratture e faglie, organizzate a

innescare incisioni vallive in una serie di pieghe con direzione nord –

ovest/sud – est, a loro volta rotte in senso sud – ovest/nord – est ad

alloggiare i corsi d'acqua, formando le valli. L'assetto del terreno ne ha

immediatamente condizionato i caratteri insediativi. Le zone migliori

per l'antropizzazione si sono rivelate essere quelle meno accidentate,

pianori e ripiani terrazzati, e le zone ricche di falde acquifere. Allo

stesso modo sono parsi più utili all'insediamento i terrazzi fluviali

posti a quote medie, per loro stessa natura più ampi e pianeggianti,

meglio serviti dalle sorgenti e aperti ad alloggiare le direttrici di

traffico di valle, variamente diramate ai lati del Savio (fig1). La

valutazione delle caratteristiche del paesaggio antico della valle del

Savio è subordinata al contesto montano che costringe a commisurare

le metodologie d'indagine all'esiguità delle aree disponibili alla

ricognizione; i contesti montani sono condannati alla marginalità dagli

studi scientifici e dalla conseguente scarsa consapevolezza della loro

storia. La valle del Savio rappresenta un'eccezione grazie alle sue

specificità geomorfologiche e storiche, che ne hanno fatto lo snodo

primario della viabilità di collegamento fra Italia centrale e Cisalpina

durante le fasi della romanizzazione.

Immagine 1: La viabilità nella Valle del Savio ( da Ortalli 1992 p 198)

Le condizioni geoambientali favorevoli all'insediamento e le attività

economiche connesse allo sfruttamento intensivo dei terrazzi fluviali

hanno favorito aggregazione sociale e propulsione economica, con

effetti benefici per la comunità locale. L'attivazione dei processi

insediativi e la costruzione del paesaggio antropizzato sono

direttamente proporzionali alla strutturazione della vallata in senso

socio – economico e istituzionale.

Un approccio coerente al popolamento della valle del Savio deve

rendere conto in senso diacronico di tutte le fasi di occupazione,

verificando luoghi e caratteri del popolamento antico. Occorre leggere

nel paesaggio i segni delle dinamiche ambientali, politiche e

economiche che ne hanno determinato l'assetto e le variazioni. Le

testimonianze dell'antichità sono scarne se legate al singolo sito e

1

acquistano significato solo all' interno della storia del territorio .

SARSINA

1.2

Sassina, l'odierna Sarsina, si colloca nella vallata del fiume Savio, nel

medio Appennino romagnolo, a monte della città di Cesena. L'ambito

territoriale risulta di notevole importanza nel quadro della geografia

antropica dell'Italia centro – settentrionale, in quanto nodale dal punto

di vista delle comunicazioni tra l'alto corso del Tevere e il Valdarno

aretino a sud, il bacino del Marecchia a est, la Pianura Padana e la

costa adriatica settentrionale a nord (fig 2).

A partire da questi presupposti appare evidente l'importanza che il

comprensorio territoriale sarsinate dovette assumere nell'antico

panorama insediativo, come del resto testimonia la precocità

dell'insediamento che vi sorse e che ancora adesso, dopo duemila anni,

permane nello stesso luogo.

Immagine 2: Sarsina, planimetria della città in epoca romana ( Da Morigi 2008 p 128)

1 Morigi 2008, pp. 19 – 23.

Le fonti letterarie di età romana consentono di delineare le

caratteristiche del più antico popolamento organizzato di chiara

matrice italica, attraverso il ricordo degli Umbri Sapinates da parte di

Plinio ( Nat. Hist. 3,114) e della tribus Sapinia da parte di Livio (31,2,

6): a questi si deve anche la menzione di Sassinates, da porre in

relazione con i Sarsinatoi citati da Polibio (2, 24,7), evidentemente

identificabili con gli abitanti del centro eponimo di Sassina, capoluogo

del valle del Sapis, del comprensorio appenninico che su di essa

convergeva e, almeno in un primo momento, di un settore della

pianura che si apriva verso l' Adriatico.

L'originaria appartenenza di queste terre a genti di stirpe umbra non

fu del resto non fu senza conseguenze nel tempo; non a caso

nell'ambito della ripartizione amministrativa dei territori italici operata

da Augusto i municipi romani di Sassina e della vicina Mevaniola,

nonostante la loro convergenza geografica verso la Pianura Padana,

furono attribuiti alla Regio VI, l'Umbria appunto, e non all' VIII, vale a

dire l' Aemilia.

Poche purtroppo sono le tracce che ci conservano una qualche

memoria delle più lontane origini dell'insediamento sarsinate, ma

sufficienti, a suggerire come nel corso del VI e V sec a. C. la valle del

Savio dovesse accogliere un tipo di popolamento sparso, costituito da

una serie di piccoli insediamenti distribuiti lungo le dorsali

appenniniche non ancora organizzati in comunità di una qualche

entità.

Alcuni scavi condotti nei primi anni Ottanta del Novecento nell'area

dell' ex Seminario, del centro storico di Sarsina, hanno fornito

informazioni sul periodo successivo.

A partire dal IV sec a. C. abbiamo documentate strutture seminterrate

affiancate da buche di palo, dotate di focolari, muri divisori in

pietrame a secco e pozzetti per l'inserimento di doli per la

conservazione dei cibi. L'immagine che se ne ricava è quella di una

tipologia relativamente arcaica, di forma rettangolare, con pareti in

legno e argilla e coperti in materiali deperibili, talora associati a coppi

fittili che potevano proteggere i tetti.

In diversi punti della città sono emersi, sempre riferibili alla fase pre –

romana, materiali riconducibili a impianti di tipo abitativo; nei

sobborghi meridionali si segnalano resti attribuibili a una sepoltura;

poco a nord dell'attuale piazza Plauto, lungo le prime pendici del colle

che sovrasta l'abitato, è stata recuperata una serie di reperti collegati

alla sfera religiosa. La distribuzione topografica e la natura di tutte

queste testimonianze documentano l'esistenza di un primitivo centro

abitato risalente alla fase umbra suggerendone anche l'articolazione in

zone diversificate a seconda delle funzioni di tipo residenziale,

produttivo, cimiteriale e pubblico – sacrale.

I fondamentali connotati del centro abitativo di Sarsina risultano

quindi già delineati nello scorcio del IV a.C; l'epoca induce a ritenere

che il processo sinecistico che portò alla costituzione della città possa

dipendere dalla discesa dei Galli a sud del Po, verificatasi appunto

nella prima metà del IV a. C.; fu forse la minaccia rappresentata dagli

invasori transalpini che indusse le popolazioni umbre a concentrarsi in

un unico luogo facilmente difendibile.

Dopo questo primo momento costitutivo un'ulteriore fase storica di

grande rilievo per la città di Sarsina si verifica con la colonizzazione

dell'Italia settentrionale a opera dei Romani a partire dalla prima metà

del III sec a.C. Se la tappa iniziale di questa espansione fu la

fondazione della colonia latina di Ariminum (Rimini), dedotta nel 268

a. C., il secondo significativo intervento romano in tal senso riguardò

il vecchio insediamento umbro, ritenuto di interesse nodale dal punto

di vista strategico, soprattutto per i controlli che poteva garantire su

importanti valichi dell'appennino nord – orientale. Il primo contatto

dei romani con gli umbri della valle del Savio fu allora di tipo

conflittuale e decisamente impegnativo: furono necessarie ben due

campagne militari per consentire ai consoli Fabius Pictor e Iunius

Pera di sottomettere la compagine sarsinate e entrare definitivamente

2

nell'orbita romana . L'estensione del comune di Sarsina romana era

limitata di fronte a quella del precedente territorio sarsinate: il limite

orientale era costituito dai municipi di Caesena e di Ariminum che

piegando a sud veniva a formare quello meridionale, oltre il quale

stavano i municipi di Pitinum Pisaurense e Sestinum; a ovest si

chiudeva l' Appennino, a nord il comune di Mevaniola, originato

2 Ortalli 1999, pp. 317 – 332.

dall'antico comune umbro di Sarsina, era contiguo all'estremità

settentrionale del municipio di Sarsina: così il Bidente (Bedesis) a

nord e la Conca (Crustumius) a sud circondavano il territorio

3

Sarsinate .

1.3 PERCORSO DELLA VIA SARSINATE

Si impone a questo punto il problema dell'origine della via sarsinate,

che prende il nome dall'antica città umbra di Sarsina che sorge a metà

4

circa della valle del Savio , e quello del rapporto fra la via romana e i

precedenti più antichi. L'abbondanza di ritrovamenti preromani, che

ha consentito di avanzare l'ipotesi di un importante tracciato di

collegamento tra Cesena e Ravenna già in età preromana lungo la via

del Dismano, induce a immaginare anche per la Sarsinate un archetipo

antecedente al 266 a. C. Alfieri infatti ha avanzato l'ipotesi che

Cesena, già in epoca preromana, fosse collegata tramite la bisettrice

della valle del Savio con il centro umbro di Sassina (Sarsina) e con la

5

Toscana . Continuazione di questa arteria nella pianura può dirsi oggi

la via del Dismano: un perfetto rettilineo da sud a nord, costituito

probabilmente in funzione di Ravenna, prima del tracciato della via

Popilia. Per quanto riguarda lo sviluppo urbano e suburbano della via

sarsinate l'andamento strutturale dell' Appennino settentrionale ne ha

evidentemente condizionato lo sviluppo. La forte asimmetria delle

valli rispetto allo spartiacque principale si traduce in quelle formazioni

marnoso – arenacee responsabili di pesanti condizionamenti per la

viabilità di fondovalle. Terrazzi fluviali drenati e asciutti, utili a scopo

insediativo, sono infatti collocati a sinistra dei corsi d'acqua, e qui

preferibilmente si snodano anche i percorsi viari. Il primo punto di

3 Solari 1926, p. 731.

4 Mansuelli 1941 – 1942, p. 40.

5 Alfieri 1982, p. 41.

transito obbligato (al centro di un quadrivio di fondamentale

importanza costituito dai valichi di Serra, Mandrioli, Montecoronaro e

6

Carnaio) è Bagno di Romagna, l'antica Balneum . Due notevoli

impianti di età romana si collocano a breve distanza dal fiume, dove

dobbiamo immaginare corresse anche l'antico percorso viario

Dettagli
A.A. 2025-2026
36 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/07 Archeologia classica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher michela.bassi31 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Archeologia e storia dell'arte greca e romana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Parma o del prof Burzacchini Gabriele.