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Percentuale di spreco pro capite nei paesi europei
PAESI BASSI 541 11,3%
BELGIO 345 7,2%
CIPRO 327 6,8%
ESTONIA 265 5,5%
POLONIA 247 5,1%
REGNO UNITO 236 4,9%
IRLANDA 216 4,5%
SVEZIA 212 4,4%
AUSTRIA 209 4,3%
FINLANDIA 189 3,9%
ITALIA 179 3,7%
UNGHERIA 175 3,6%
LUSEEMBURGO 175 3,6%
GERMANIA 149 3,1%
DANIMARCA 146 3,0%
FRANCIA 136 2,8%
SPAGNA 135 2,8%
PORTOGALLO 132 2,7%
LITUANIA 119 2,4%
SLOVACCHIA 111 2,3%
LETTONIA 110 2,3%
BULGARIA 105 2,2%
REPUBBLICA CECA 81 1,8%
GRECIA 80 1,7%
MALTA 76 1,6%
ROMANIA 76 1,6%
SLOVENIA 72 1,5%
Fonte: Eurostat, 2012
I dati riportati dalla Direzione Generale per l'Ambiente della Commissione Europea sono particolarmente significativi per evidenziare come Paesi Bassi e Belgio siano gli Stati che sprecano maggiormente e, al contrario, Slovenia e Romania i più virtuosi sotto questo aspetto. Lo studio effettuato dalla commissione però analizza il fenomeno solo in alcune fasi della filiera agroalimentare, tra le quali: prima trasformazione, trasformazione industriale, distribuzione.
La DG Environment esamina gli sprechi relativi a quattro fasi della filiera:
- I processi di trattamento e trasformazione dei prodotti alimentari destinati alla distribuzione (39%);
- Le attività di distribuzione e vendita a individui o organizzazioni (5%);
- La preparazione del cibo take away, catering e ristorazione (14%);
- Il consumo domestico (42%).
Secondo le stime dell'Eurostat, nel 2014, 55 milioni di cittadini in Europa non erano in grado di assicurarsi un pasto di qualità nemmeno ogni due giorni.
La fondazione Barilla Center for Food & Nutrition (BCFN) insieme all'Economist intelligence Unit ha proposto e
Implementato uno studio chiamato Food Sustainability Index (Indice di Sostenibilità Alimentare) che analizza la sostenibilità alimentare di diversi paesi (al momento 67).
Lo studio (ultimo aggiornamento 2018) si basa su tre macro-indicatori che sono stati evidenziati dalla BCFN:
- Problematiche legate al cibo e alla salute;
- Agricoltura sostenibile, ovvero tutti quegli indicatori principali di agricoltura sostenibile;
- Perdite e sprechi alimentari.
I risultati dell'Italia in base a questi indicatori la collocano al tredicesimo posto a livello Europeo. Gli ottimi risultati dell'Italia sono in parte dovuti all'introduzione della legge "Gadda" (166 del 2016) che ha promosso la redistribuzione delle eccedenze e dei beni inutilizzati per fini di solidarietà sociale, destinandoli a chi ne ha più bisogno.
Nel 2017 il Parlamento europeo si è occupato a programmare delle misure per ridurre lo spreco alimentare del 30% entro il 2025 e del
50% entro il 2030. Tuttavia, il direttore operativo della Fondazione Barilla, Anna Ruggerini, afferma che i numeri dimostrano che ci troviamo ad un punto ormai drammatico, che "ci allontana dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'Agenda 2030 dell'ONU. Per combatterlo servono politiche mirate, come successo con la legge Gadda o con gli accordi volontari stipulati da autorità regionali". Inoltre, nel 2018 il Ministero delle Politiche Agricole ha messo a disposizione a livello nazionale 700.000 euro per progredire nell'ambito della dissipazione dei prodotti alimentari, questo può essere attuato con il miglioramento delle tecnologie di imballaggio, attuare una politica contraria agli sprechi degli avanzi, finanziare lo sviluppo di nuove applicazioni funzionali a questo scopo.
Secondo questi dati lo spreco pro-capite dell'Italia ora è pari a 65 kg l'anno.
principalmente per comportamenti sbagliati nel consumo di cibo in casa o al ristorante, che in termini economici viene a costare quasi 500 euro l'anno alle famiglie. Il crescente reddito pro-capite ha portato negli anni ad un aumento dello spreco, infatti, dato che non risultava essere un problema perdere un prodotto gettandolo, lo si faceva alimentando così dello spreco. In questo modo cibi che potrebbero essere consumati senza problemi vengono invece destinati all'immondizia, mentre, sembra paradossale, ci sono nel mondo moltissime persone malnutrite. 1.5 Le nuove abitudini dettate dalla pandemia. Come ben sappiamo il 2020 è stato caratterizzato da una grave pandemia che, partendo dalla Cina, si è poi estesa al resto del mondo: il SARS-CoV-2, genericamente chiamato nuovo Coronavirus o Covid-19. La pandemia generata dal virus SARS-CoV-2 ha cambiato inevitabilmente la vita di tutti noi. La crisi generata dal virus ha portato un danno.L'epidemia di COVID-19 ha avuto un impatto economico importante a tutti i Paesi del mondo ma soprattutto a molti lavoratori che si sono ritrovati senza più un lavoro per cause a loro non imputabili. La malattia ha generato queste tipologie di danni perché facilmente trasmissibile e i vari governi hanno dovuto imporre delle restrizioni per contrastare questo sviluppo.
Purtroppo, l'iniziale scarsa considerazione dell'evoluzione del virus ha trovato molti Paesi, Italia compresa, impreparati ad affrontare una situazione così drammatica. Questo perché gli ospedali e le strutture sanitarie erano sprovviste di macchinari adeguati ad affrontare qualcosa di così vasta portata e mai affrontato prima.
In Italia, la diffusione rapida dei contagi da Coronavirus a marzo ha costretto il governo ad identificare le aree geografiche più colpite dal virus, bloccando e proibendo gli spostamenti. Nel giro di pochi giorni le stesse restrizioni sono state estese al
Resto della nazione, creando così un Lockdown generale. In Italia la cosiddetta “prima ondata” dal virus è stata affrontata egregiamente dal governo, con le misure prese, e dai medici che hanno combattuto in prima linea contro una malattia sconosciuta.
Nel periodo di Lockdown per noi italiani ha avuto una durata di 69 giorni, dal mese di marzo fino a quello di maggio. Durante questi durissimi mesi, date le varie restrizioni varate dal governo è cambiato tutto, le abitudini, la quotidianità, ogni cosa è stata stravolta; tra le altre cose un cambiamento è subentrato anche nelle abitudini alimentari della popolazione, con molto rilievo nel campo degli sprechi.
Secondo lo studio dell’Università di Roma Tor Vergata la quarantena ha portato le famiglie (circa il 60%) a dilettarsi nella cucina, alla scoperta di nuovi piatti, con una conseguente revisione delle abitudini alimentari.
Famosi cosiddetti “assalti ai supermercati”,
che per gli italiani sono ormai diventati abituali prodotti quali la farina e il lievito, che testimoniano come gli italiani abbiano provato ad "arrangiarsi" da soli, con la preparazione di pane, pizza, dolci, sperimentando nuove ricette ed anche nuovi alimenti. Secondo uno studio della Società Italiana di Nutrizione Umana, l'introduzione dello smart working e il maggior tempo trascorso in casa, con la poca attività motoria, hanno portato ad un aumento di peso generale (circa 2-3 kg), dato confermato dalla maggior parte degli intervistati. I dati del "Gruppo di Ricerca dell'Osservatorio sulle Eccedenze, sui Recuperi e sugli Sprechi Alimentari" riportano un equilibrio delle abitudini alimentari in quanto durante la quarantena è migliorata la distribuzione giornaliera delle energie assunte dai pasti (circa il 24% in più). Pur nella tragedia e proprio a causa della crisi economica che è stataDiretta conseguenza del virus, si è verificata una diminuzione sotto il profilo degli sprechi alimentari; infatti, ciò che prima tendenzialmente si gettava adesso si conserva, si riutilizzano gli avanzi. Il Covid-19 ha modificato le abitudini alimentari portando sempre più italiani a scegliere cibi locali, dei quali sia possibile tracciare la provenienza. In controtendenza rispetto ai dati precedenti si registra un aumento della spesa alimentare +19% che arriva al 23% per i supermercati.
Grafico 3- crescita degli acquisti dei generi alimentari.
Crescita d'acquisto dei generi alimentari:
- Carne: 14%
- Uova: 29%
- Ortaggi: 20%
- Salumi: 26%
- Latte e derivati: 21%
- Frutta: 24%
Fonte: ISMEA, 2020
La diffusa paura della quarantena ha indotto il 38% degli italiani ad accumulare scorte in dispensa. Si spostano necessariamente, per la chiusura forzata di bar e ristoranti, i consumi alimentari verso i supermercati, in un settore che acquista ogni anno.
Prodotti alimentari per un valore intorno a 20 miliardi di euro; tuttavia, questo ha determinato anche un'impennata dei prezzi, in particolari quelli dei beni alimentari per la cura della casa e della persona, dallo 0,3% di febbraio, all'1% di marzo. In particolare, si riscontra che mentre prima frutta, verdura e latticini risultavano essere i prodotti sprecati maggiormente, adesso registriamo una diminuzione del loro scarto. È diventato di fondamentale importanza la giusta conservazione del cibo e il consumo degli eventuali avanzi.
Il dato dal quale ripartire è senza dubbio il rapporto del Waste Watcher del 2020, osservatorio che riporta i dati degli sprechi in Italia, che segnala un calo del 25% degli sprechi alimentari nel nostro Paese. Dati sorprendenti, forse dovuti alla pandemia ma, sicuramente dalla quale ripartire.