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SCAMBI DI MERCI
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0 1950 1955 1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000
Grafico 1: Produzione e scambi mondiali di merci dal 1950 al 2000. Fonte sito web “BRICs Academy – Strategic Alliances”
Dalla figura di cui sopra è possibile notare come a partire dalla fine della seconda guerra
mondiale, mano a mano che si afferma una liberalizzazione del commercio, gli scambi di merci
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tra nazioni siano esponenzialmente più grandi della produzione di tali merci del mondo. Ciò
vuol dire che con il passare del tempo le nazioni risultano essere sempre più interconnesse tra
loro.
Oggi, nel pieno del processo, con la caduta del blocco sovietico, le aree più forti si concentrano
U.E. e in Giappone, mentre il terzo mondo si trova in una situazione di
negli U.S.A., nell’
assoluto sfruttamento.
Ad essere coinvolte nella globalizzazione come principali centri produttivi sono le società
multinazionali, ovvero imprese che possiedono impianti e filiali in paesi diversi, ma con sedi
principali nella nazione di origine. Esaltate come produttrici di ricchezze o al contrario
criminalizzate come sfruttatrici del lavoro, le multinazionali sono al centro di accese polemiche
fra chi appoggia la globalizzazione e chi invece la contesta. Sono inoltre accusate di imporre
modelli di vita occidentali in paesi di culture differenti e di sfruttare tali economie. Il fenomeno,
infatti, deve essere inquadrato anche nel contesto dei cambiamenti sociali, tecnologici e
politici, e delle complesse interazioni su scala mondiale, fenomeno che molti cercano di
contrastare e che ha dato vita a tanti movimenti di protesta che propongono uno sviluppo
alternativo e sostenibile. Con l’arrivo del 2011 la retorica anti‐globalizzazione è in gran parte
scomparsa, mentre la globalizzazione non è ormai più considerata come un movimento per cui
lottare, bensì come una caratteristica fondamentale della storia umana in cui le geografie più
disparate e temi diversi sono intrecciati inestricabilmente. In breve, la globalizzazione, oggi, non
rappresenta più una scelta ma piuttosto un imperativo.
Tale situazione si è venuta a creare soprattutto grazie al contributo delle nuove tecnologie
informatiche che convergono, con quelle nuove e vecchie, della telecomunicazione. In
particolare, possiamo dire che la crescita globale è stata indotta dal diffondersi dell’
internazionalizzazione delle conoscenze, oggi molto più facilmente trasferibili. Infatti, di grande
interesse per le imprese, mai come oggi, sono le risorse immateriali e la loro gestione,
necessarie per riuscire a tenere il passo dell’evoluzione, tra l’altro molto rapida, del processo di
globalizzazione sul mondo economico e non.
E’ importante distinguere il concetto di globalizzazione da quello di internazionalizzazione. Per
globalizzazione si intende qualcosa di più ampio della semplice internazionalizzazione, con la
quale ci si limita ad indicare legami tra imprese appartenenti a diverse nazioni. Con il primo
termine si manifesta, infatti, la presenza di legami fortissimi tra i mercati di tutto il globo. La
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globalizzazione si caratterizza per l’intensificazione delle relazioni sociali mondiali che collegano
tra loro località distanti, facendo si che gli eventi locali vengano modellati dagli eventi che si
verificano a milioni di chilometri di distanza. Tale processo impone scelte molto precise in
termini di adattamento sia alle grandi che alle piccole imprese, sia a quelle che operano in
settori che da tempo sono oggetto di concorrenza internazionale, sia a imprese minori che
finora operavano in ambiti locali. Tutto ciò porta inevitabilmente ad una tendenziale
attenuazione delle differenze a livello internazionale di modalità e metodologie operative, di
di comportamenti. Quindi, in un certo senso
caratteristiche dei prodotti, di regolamentazione e
si può affermare che la globalizzazione è una modalità di internazionalizzazione caratterizzata
da una forte integrazione tra attività domestiche ed attività intrasettoriali. Ciò è avvenuto
grazie ad un’evoluzione a livello organizzativo, vale a dire che i meccanismi di coordinamento
tra le varie attività delle imprese sono diventati progressivamente più complessi e la
dispersione delle attività a livello internazionale ha seguito logiche differenti, come quella della
sola ricerca di nuovi mercati su cui replicare le strategie sviluppate con successo sui mercati
domestici. In tal modo le scelte organizzative si sviluppano parallelamente a quelle strategiche.
Le strategie si evolvono in due tipologie: le strategie di globalizzazione semplice e quelle di tipo
transazionale. Nel primo modello l’organizzazione dell’impresa tende a privilegiare
comportamenti e scelte volte a ricercare la massima efficienza e a massimizzare le economie di
scala coerentemente con la tendenza all’omogeneizzazione dei gusti dei consumatori a livello
internazionale. Nell’ambito del secondo modello gli obiettivi strategici e organizzativi sono
realizzati sviluppando una maggiore attenzione per le specificità locali e valorizzando il ruolo
delle consociate.
3.1.1. Il mercato globale
Il dato probabilmente più immediato che l’impresa legge nel fenomeno della globalizzazione
riguarda la radicale evoluzione dei mercati, sul piano sia della dimensione che delle loro
dinamiche competitive. Oggi parlare di mercato significa parlare di mercato globale a tutti gli
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effetti. Ciò che ha contribuito alla formazione di tale fenomeno sono stati e lo sono tuttora,
30
principalmente tre fattori :
1. l’accelerazione del processo di globalizzazione, il quale è dato dalla crescita del numero
di Paesi che partecipano attivamente al commercio su scala globale;
2. il fatto che molti grandi gruppi industriali e finanziari operano come veri e propri global
un’intensa
player, dando luogo a processi di globalizzazione che comportano
movimentazione di strutture produttive, capitali e risorse umane e una continua
riorganizzazione delle attività su scala internazionale (es. le imprese transazionali);
3. la maggior facilità con la quale prodotti, persone e informazioni vengono trasferiti su
scala mondiale.
Grazie a questi elementi, sono diminuiti i costi ed è aumentata la velocità e la fruibilità di mezzi
di trasporto di varia natura; le tecnologie digitali hanno dato forte impulso all’effetto villaggio
globale, con il conseguente coinvolgimento di quasi ogni parte del globo nella generazione e
assimilazione di conoscenze, idee, mode, atteggiamenti di consumo. Questo mercato sempre
più globale costringe le imprese a processi di cambiamento e adeguamento molto rilevanti, in
tempi sempre più ridotti. In particolare, esse saranno facilitate nel loro cambiamento se il Paese
che le ospita si mostra maggiormente adattabile alla globalizzazione. Da ciò si evidenzia che
anche gli Stati nazionali, oggi, stanno perdendo la loro autonomia facendosi influenzare sempre
più dai grandi mercati finanziari internazionali, o meglio globali. Il risultato di tutto ciò è che si
sta passando, a ritmi sostenuti, da economie nazionali, concepite e vissute come entità politico‐
amministrativo, sociali ed economiche a sé stanti, ad economie integrate su scala regionale o
mondiale.
Le imprese si ritrovano così inserite in mercati mondiali sempre più ampi e sempre più aperti,
nei quali la competizione risulta maggiormente spinta e le innovazioni si susseguono a ritmi
serrati. Quindi, per avere vantaggi competitivi in questo mercato è necessario possedere
rapidità di adattamento alla filosofia e alle logiche dell’economia globale. Infatti, il mercato
globale non fa distinzioni. Esso interessa ormai qualunque tipo di settore e qualunque tipo di
azienda, sia sotto il profilo merceologico che sotto il profilo dimensionale. Tale affermazione si
30 PICCALUGA A., Mercato e competizione globale, Ediz. Guerini e Asocciati, Roma, 1997.
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giustifica nella misura in cui anche le imprese che non operano sui mercati esteri devono
competere localmente con concorrenti non solamente nazionali.
Allora, a questo punto, è importante capire quali sono i rapporti di forza nel mondo dato che la
loro evoluzione determina di volta in volta un nuovo scenario produttivo mondiale. Ad oggi
possiamo distinguere tre macro‐regioni:
1. America (dal nord al sud del continente, mettendo assieme Paesi legati principalmente
all’economia degli U.S.A.);
2. Eurafrica (che comprende Europa ovest ed est, Africa e Medio Oriente, tutti Paesi situati
oramai nell’orbita economica dell’Unione Europea, che è un ottimo esempio di
integrazione tra paesi);
3. Asia Oceania (raggruppa l’Asia del sud‐est e l’Oceania, regione in forte crescita che
segue il Giappone sulla via del dinamismo economico).
Come è evidente, ormai da tempo quest’ultima rappresenta più della metà della popolazione
mondiale e ciò ha provocato uno spostamento del centro di gravità della produzione e un
rovesciamento dei livelli relativi di sviluppo. Occorre sottolineare comunque, che, nonostante
questo, essa non ha ancora acquisito il posto che le spetta nella ripartizione del reddito
mondiale. Tale regione, prima con il Giappone ed ora con le nuove frontiere della Cina è
diventata la regione più produttiva grazie, essenzialmente, ad un basso costo della manodopera
locale combinato con innovazioni di prodotto e di processo. Questo è stato rafforzato dal fatto
che i Paesi occidentali permettevano al Giappone prima, e alla Cina poi, di effettuare le loro
esportazioni senza vincoli commerciali. In aggiunta, la Cina oggi ha il vantaggio di avere un
mercato interno avente un forte potenziale di sviluppo. Da ciò si deduce come sia importante
per ogni impresa di ogni nazione saper convivere con il fenomeno della globalizzazione per
poter rimanere sul mercato senza troppe difficoltà. Considerato che l’assetto economico
mondiale è in continuo fermento, è necessario per ogni impresa non adagiarsi su quanto
conquistato ma mettersi sempre in discussione cercando in ogni situazione di ottenere le
migliori soluzioni possibili. 31
Per affrontare il mercato globale le imprese possono agire in tre modi differenti :
31 LAFAY G., Capire la Globalizzazione, Il Mulino, Bologna, 1998
54
1. Il commercio Internazionale: è la forma più antica dell’internazionalizzazione. Ad
esempio una produzione localizzata nel paese A, è destinata a soddisfare la domanda di
un paese importatore B. Questo può essere spinto da una complementarietà delle
economie nazionali le quali realizzano in base alle proprie diversità un reciproco
guadagno.
Un’altra f