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SCAMBI DI MERCI

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Grafico 1: Produzione e scambi mondiali di merci dal 1950 al 2000. Fonte sito web “BRICs Academy – Strategic Alliances”

Dalla figura di cui sopra è possibile notare come a partire dalla fine della seconda guerra

mondiale, mano a mano che si afferma una liberalizzazione del commercio, gli scambi di merci

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tra nazioni siano esponenzialmente più grandi della produzione di tali merci del mondo. Ciò

vuol dire che con il passare del tempo le nazioni risultano essere sempre più interconnesse tra

loro.

Oggi, nel pieno del processo, con la caduta del blocco sovietico, le aree più forti si concentrano

U.E. e in Giappone, mentre il terzo mondo si trova in una situazione di

negli U.S.A., nell’

assoluto sfruttamento.

Ad essere coinvolte nella globalizzazione come principali centri produttivi sono le società

multinazionali, ovvero imprese che possiedono impianti e filiali in paesi diversi, ma con sedi

principali nella nazione di origine. Esaltate come produttrici di ricchezze o al contrario

criminalizzate come sfruttatrici del lavoro, le multinazionali sono al centro di accese polemiche

fra chi appoggia la globalizzazione e chi invece la contesta. Sono inoltre accusate di imporre

modelli di vita occidentali in paesi di culture differenti e di sfruttare tali economie. Il fenomeno,

infatti, deve essere inquadrato anche nel contesto dei cambiamenti sociali, tecnologici e

politici, e delle complesse interazioni su scala mondiale, fenomeno che molti cercano di

contrastare e che ha dato vita a tanti movimenti di protesta che propongono uno sviluppo

alternativo e sostenibile. Con l’arrivo del 2011 la retorica anti‐globalizzazione è in gran parte

scomparsa, mentre la globalizzazione non è ormai più considerata come un movimento per cui

lottare, bensì come una caratteristica fondamentale della storia umana in cui le geografie più

disparate e temi diversi sono intrecciati inestricabilmente. In breve, la globalizzazione, oggi, non

rappresenta più una scelta ma piuttosto un imperativo.

Tale situazione si è venuta a creare soprattutto grazie al contributo delle nuove tecnologie

informatiche che convergono, con quelle nuove e vecchie, della telecomunicazione. In

particolare, possiamo dire che la crescita globale è stata indotta dal diffondersi dell’

internazionalizzazione delle conoscenze, oggi molto più facilmente trasferibili. Infatti, di grande

interesse per le imprese, mai come oggi, sono le risorse immateriali e la loro gestione,

necessarie per riuscire a tenere il passo dell’evoluzione, tra l’altro molto rapida, del processo di

globalizzazione sul mondo economico e non.

E’ importante distinguere il concetto di globalizzazione da quello di internazionalizzazione. Per

globalizzazione si intende qualcosa di più ampio della semplice internazionalizzazione, con la

quale ci si limita ad indicare legami tra imprese appartenenti a diverse nazioni. Con il primo

termine si manifesta, infatti, la presenza di legami fortissimi tra i mercati di tutto il globo. La

51

globalizzazione si caratterizza per l’intensificazione delle relazioni sociali mondiali che collegano

tra loro località distanti, facendo si che gli eventi locali vengano modellati dagli eventi che si

verificano a milioni di chilometri di distanza. Tale processo impone scelte molto precise in

termini di adattamento sia alle grandi che alle piccole imprese, sia a quelle che operano in

settori che da tempo sono oggetto di concorrenza internazionale, sia a imprese minori che

finora operavano in ambiti locali. Tutto ciò porta inevitabilmente ad una tendenziale

attenuazione delle differenze a livello internazionale di modalità e metodologie operative, di

di comportamenti. Quindi, in un certo senso

caratteristiche dei prodotti, di regolamentazione e

si può affermare che la globalizzazione è una modalità di internazionalizzazione caratterizzata

da una forte integrazione tra attività domestiche ed attività intrasettoriali. Ciò è avvenuto

grazie ad un’evoluzione a livello organizzativo, vale a dire che i meccanismi di coordinamento

tra le varie attività delle imprese sono diventati progressivamente più complessi e la

dispersione delle attività a livello internazionale ha seguito logiche differenti, come quella della

sola ricerca di nuovi mercati su cui replicare le strategie sviluppate con successo sui mercati

domestici. In tal modo le scelte organizzative si sviluppano parallelamente a quelle strategiche.

Le strategie si evolvono in due tipologie: le strategie di globalizzazione semplice e quelle di tipo

transazionale. Nel primo modello l’organizzazione dell’impresa tende a privilegiare

comportamenti e scelte volte a ricercare la massima efficienza e a massimizzare le economie di

scala coerentemente con la tendenza all’omogeneizzazione dei gusti dei consumatori a livello

internazionale. Nell’ambito del secondo modello gli obiettivi strategici e organizzativi sono

realizzati sviluppando una maggiore attenzione per le specificità locali e valorizzando il ruolo

delle consociate.

3.1.1. Il mercato globale

Il dato probabilmente più immediato che l’impresa legge nel fenomeno della globalizzazione

riguarda la radicale evoluzione dei mercati, sul piano sia della dimensione che delle loro

dinamiche competitive. Oggi parlare di mercato significa parlare di mercato globale a tutti gli

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effetti. Ciò che ha contribuito alla formazione di tale fenomeno sono stati e lo sono tuttora,

30

principalmente tre fattori :

1. l’accelerazione del processo di globalizzazione, il quale è dato dalla crescita del numero

di Paesi che partecipano attivamente al commercio su scala globale;

2. il fatto che molti grandi gruppi industriali e finanziari operano come veri e propri global

un’intensa

player, dando luogo a processi di globalizzazione che comportano

movimentazione di strutture produttive, capitali e risorse umane e una continua

riorganizzazione delle attività su scala internazionale (es. le imprese transazionali);

3. la maggior facilità con la quale prodotti, persone e informazioni vengono trasferiti su

scala mondiale.

Grazie a questi elementi, sono diminuiti i costi ed è aumentata la velocità e la fruibilità di mezzi

di trasporto di varia natura; le tecnologie digitali hanno dato forte impulso all’effetto villaggio

globale, con il conseguente coinvolgimento di quasi ogni parte del globo nella generazione e

assimilazione di conoscenze, idee, mode, atteggiamenti di consumo. Questo mercato sempre

più globale costringe le imprese a processi di cambiamento e adeguamento molto rilevanti, in

tempi sempre più ridotti. In particolare, esse saranno facilitate nel loro cambiamento se il Paese

che le ospita si mostra maggiormente adattabile alla globalizzazione. Da ciò si evidenzia che

anche gli Stati nazionali, oggi, stanno perdendo la loro autonomia facendosi influenzare sempre

più dai grandi mercati finanziari internazionali, o meglio globali. Il risultato di tutto ciò è che si

sta passando, a ritmi sostenuti, da economie nazionali, concepite e vissute come entità politico‐

amministrativo, sociali ed economiche a sé stanti, ad economie integrate su scala regionale o

mondiale.

Le imprese si ritrovano così inserite in mercati mondiali sempre più ampi e sempre più aperti,

nei quali la competizione risulta maggiormente spinta e le innovazioni si susseguono a ritmi

serrati. Quindi, per avere vantaggi competitivi in questo mercato è necessario possedere

rapidità di adattamento alla filosofia e alle logiche dell’economia globale. Infatti, il mercato

globale non fa distinzioni. Esso interessa ormai qualunque tipo di settore e qualunque tipo di

azienda, sia sotto il profilo merceologico che sotto il profilo dimensionale. Tale affermazione si

30 PICCALUGA A., Mercato e competizione globale, Ediz. Guerini e Asocciati, Roma, 1997.

53

giustifica nella misura in cui anche le imprese che non operano sui mercati esteri devono

competere localmente con concorrenti non solamente nazionali.

Allora, a questo punto, è importante capire quali sono i rapporti di forza nel mondo dato che la

loro evoluzione determina di volta in volta un nuovo scenario produttivo mondiale. Ad oggi

possiamo distinguere tre macro‐regioni:

1. America (dal nord al sud del continente, mettendo assieme Paesi legati principalmente

all’economia degli U.S.A.);

2. Eurafrica (che comprende Europa ovest ed est, Africa e Medio Oriente, tutti Paesi situati

oramai nell’orbita economica dell’Unione Europea, che è un ottimo esempio di

integrazione tra paesi);

3. Asia Oceania (raggruppa l’Asia del sud‐est e l’Oceania, regione in forte crescita che

segue il Giappone sulla via del dinamismo economico).

Come è evidente, ormai da tempo quest’ultima rappresenta più della metà della popolazione

mondiale e ciò ha provocato uno spostamento del centro di gravità della produzione e un

rovesciamento dei livelli relativi di sviluppo. Occorre sottolineare comunque, che, nonostante

questo, essa non ha ancora acquisito il posto che le spetta nella ripartizione del reddito

mondiale. Tale regione, prima con il Giappone ed ora con le nuove frontiere della Cina è

diventata la regione più produttiva grazie, essenzialmente, ad un basso costo della manodopera

locale combinato con innovazioni di prodotto e di processo. Questo è stato rafforzato dal fatto

che i Paesi occidentali permettevano al Giappone prima, e alla Cina poi, di effettuare le loro

esportazioni senza vincoli commerciali. In aggiunta, la Cina oggi ha il vantaggio di avere un

mercato interno avente un forte potenziale di sviluppo. Da ciò si deduce come sia importante

per ogni impresa di ogni nazione saper convivere con il fenomeno della globalizzazione per

poter rimanere sul mercato senza troppe difficoltà. Considerato che l’assetto economico

mondiale è in continuo fermento, è necessario per ogni impresa non adagiarsi su quanto

conquistato ma mettersi sempre in discussione cercando in ogni situazione di ottenere le

migliori soluzioni possibili. 31

Per affrontare il mercato globale le imprese possono agire in tre modi differenti :

31 LAFAY G., Capire la Globalizzazione, Il Mulino, Bologna, 1998

54

1. Il commercio Internazionale: è la forma più antica dell’internazionalizzazione. Ad

esempio una produzione localizzata nel paese A, è destinata a soddisfare la domanda di

un paese importatore B. Questo può essere spinto da una complementarietà delle

economie nazionali le quali realizzano in base alle proprie diversità un reciproco

guadagno.

Un’altra f

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Publisher
A.A. 2011-2012
169 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/07 Economia aziendale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher cicciofra85 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia dei gruppi e delle concentrazioni aziendali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Bianchi Maria Teresa.