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TPM.
Lo scopo della manutenzione Autonoma è
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Capitolo 3 Programmi avanzati di gestione integrata della produzione
responsabilizzare gli operatori nelle attività di ispezione e “piccola
manutenzione”.
Questo concetto risulta essere una novità sostanziale dal momento che si era
sempre pensato che tutte le attività di manutenzione, sia riguardante guasti di
lieve ed enorme entità, fossero di competenza solo dei manutentori dal
momento che richiedono un grado di conoscenze che solo il manutentore
possiede; è per questa ragione che prima di allora non era mai stata avvertita
l'esigenza di far compiere all'operatore parte di queste attività.
L'idea di Nakajima deriva dal fatto che gli interventi di manutenzione possono
essere divisi in due categorie, gli interventi a guasto e le ispezioni; dopodiché
egli si domanda se è effettivamente necessaria la figura del manutentore
anche per le semplici attività di ispezione.
Tale dubbio è ancor più consentito se consideriamo due fattori:
1) Il manutentore, essendo una figura più specializzata, è più costoso
rispetto all'operatore;
2) Le attività di ispezione sono più frequenti rispetto a quelle derivanti da
guasti.
Da ciò scaturisce la proposta di Nakajima di trasferire parte delle attività agli
operatori così da ottenere un vantaggio di diverse nature:
Economico: risparmio scaturito dal trasferimento di attività da una
risorsa più costosa a una meno costosa.
Formativo/Motivazionale: implementazione delle competenze degli
operatori e responsabilizzazione degli stessi in quanto devono eseguire
delle attività più complesse rispetto a quelle precedenti.
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Capitolo 3 Programmi avanzati di gestione integrata della produzione
Produttivo: l'aumento di motivazione potrebbe essere uno stimolo
verso la “causa” del miglioramento continuo che è rivolto all'aumento
dell’efficienza.
I sette step che il TPM ha teorizzato per accompagnare il lavoro del pilastro
verso il raggiungimento dei propri obiettivi sono:
Step 1: Effettuare una pulizia iniziale.
CHECK
Lo scopo è ripristinare le condizioni iniziali della macchina, attraverso una
pulizia iniziale eseguita direttamente dagli operatori, si dà così avvio al
processo di responsabilizzazione di cui sopra. Come già visto con le 5S,
l'attività di pulizia risulta fondamentale in quanto aumenta la conoscenza
degli operatori verso la macchina e rende chiari eventuali anomalie prima
nascoste dallo sporco.
Step 2: Eliminare le fonti di sporco e le zone di difficile accesso.
ACT
Durante lo step 1, che si proponeva di effettuare
sostanzialmente delle verifiche, quindi rientrava
18
nella fase Check del ciclo di Deming , gli operatori
hanno usato le loro mani e i loro sensi per occuparsi
di una pulizia iniziale e di una ricerca delle
anormalità. l’attività
Nello step 2, è sempre svolta dagli operatori che usano il TAG
(etichetta) come principale strumento di supporto operativo e che si prefigge
18 Il ciclo di Deming (o ciclo di PDCA, acronimo dall'inglese Plan–Do–Check–Act, in italiano "Pianificare -
Fare - Verificare - Agire") è un metodo di gestione iterativo in quattro fasi utilizzato per il controllo e
il miglioramento continuo dei processi e dei prodotti. 33
Capitolo 3 Programmi avanzati di gestione integrata della produzione
di migliorare la manutenzione della macchina, soltanto che in questa fase
usano le loro menti per escogitare dei metodi efficaci di miglioramento.
Quando, dopo aver raggiunto un livello di pulizia e ordine inatteso, questa
condizione non può essere mantenuta, tutte le persone diventano coscienti
dell’esigenza di un metodo valido per risolvere il problema. Lo scopo dello
step 2 è quindi quello di ridurre il tempo necessario per pulire, ispezionare e
lubrificare, introducendo due tipi di miglioramenti:
1) Individuare ed eliminare tutte le fonti di contaminazione (liquidi,
lubrificanti, gas, polveri, vapori ecc.).
Migliorare l’accessibilità dei luoghi che sono difficili da raggiungere e
2) pulire.
Step 3: Definizione e mantenimento di standard di pulizia e
lubrificazione. Plan-Do
Se gli step 1 e 2 sono stati eseguiti correttamente, gli operatori avranno fatto
enormi sforzi per migliorare le condizioni delle loro linea e avranno
ingegnosamente cercato e trovato dei modi per mantenere queste condizioni.
Pertanto, saranno ben consci della necessità e dell’importanza di mantenere le
attrezzature nel loro nuovo stato abbondantemente migliorato.
non saranno mai
Potremmo quindi dire che, se gli standards imposti dall’alto
seguiti, quelli stabiliti autonomamente lo saranno. E questo spiega
l’importanza degli step 1 e 2.
Per questa ragione, lo step 3, analogamente, deve essere affrontato dagli
operatori in prima persona, seppure dietro la guida di un esperto.
Per essere esaustivi, gli standards devono contenere informazioni precise a
proposito di: 34
Capitolo 3 Programmi avanzati di gestione integrata della produzione
Elementi da ispezionare.
Punti chiave.
Metodi.
Strumenti.
Tempi.
Intervalli.
Responsabilità.
Un ultimo strumento che può aiutare a raggiungere buoni risultati, è quello
l’elemento fondamentale per il successo di un valido
dei controlli visuali:
processo di ispezione e pulizia è renderlo intuitivo e semplice da eseguire per
ognuno.
Per questo, dei controlli visuali (adesivi, etichette, frecce, simboli…)
dovrebbero essere posizionati direttamente sui macchinari, sul pavimento, sui
muri, per indicare direzioni, posizioni, elementi da controllare, condizione di
base o condizione di pericolo…
Per riassumere, qualunque elemento che possa agevolare le operazioni di
manutenzione autonoma da eseguire in uno stabilimento.
Step 4: Ispezione generale delle attrezzature e del processo.
Plan-Do-Check-Act
Gli operatori di uno stabilimento industriale devono conoscere a fondo le loro
attrezzature e devono fidarsene.
D’altra parte, alcuni credono che gli operatori debbano solo seguire le
istruzioni e far funzionare i macchinari. Questo atteggiamento non crea
nessun beneficio perché porta alla riduzione drastica del personale, che finisce
per avere solo funzione di controllo impotente su delle attrezzature
automatiche. 35
Capitolo 3 Programmi avanzati di gestione integrata della produzione
Secondo il TPM, è essenziale sviluppare la competenza degli operatori
sulle attrezzature, sui macchinari e sul loro funzionamento; magari
leggermente al di là del punto di intervento, con accenni di teoria.
Il vantaggio principale di questo principio e che un operatore realmente
competente è in grado di individuare a prima vista qualunque parametro fuori
dall’ordinario e di riconoscerlo come anormale.
Queste anormalità non sono difetti del processo o dovuti alle materie prime,
ma sono fenomeni casuali che preannunciano un guasto o segnalano la
possibilità di produrre dei problemi di qualità alla fine del processo stesso.
Un operatore sufficientemente competente è in grado di rilevare tali
anormalità con sufficiente anticipo per prevenire danni maggiori.
Successivamente, deve essere preparata un’ispezione generale allo scopo di
mostrare agli operatori quali siano i punti nevralgici delle attrezzature e quali i
dettagli da controllare.
Gli operatori devono sviluppare le conoscenze per comprendere il processo di
produzione come un tutto e non come la somma di parti staccate. Questa
competenza si ottiene con sessioni di formazione specifica è dall’esperienza
maturata negli anni.
Step 5: Definizione degli standard di manutenzione autonoma.
Plan-Do-Check-Act
Lo stabilimento o il reparto che completa i primi quattro step della
manutenzione autonoma del TPM ha raggiunto una condizione ottimale di
tutte le attrezzature e di tutti i macchinari e ha stabilito un sistema di standard
per sostenere queste condizioni. Inoltre, gli operatori, competenti tanto sul
piano delle attrezzature, quanto su quello del processo, sono capaci di rilevare
e prevenire le anormalità con sufficiente anticipo per evitare danni peggiori.
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Capitolo 3 Programmi avanzati di gestione integrata della produzione
Lo step 5 si propone quindi di aggiungere il tocco finale al sistema di
manutenzione autonoma.
Gli standard di pulizia e lubrificazione sviluppati in precedenza vengono
integrati con quelli relativi alle ispezioni.
Step 6: Organizzazione.
Plan-Do-Check-Act
Si definisce il carico di manutenzione autonoma, dando delle responsabilità
agli operatori con una ripartizione equa in termini di carico e accurata in
termini di competenze.
Consiste nel perseguire i target di “zero e “zero attraverso il
guasti” incidenti”
mantenimento e il miglioramento degli attuali livelli di manutenzione.
Prevede, quindi, la stesura di un piano in cui, per ogni attività indicate
(pulizia, ispezioni, lubrificazioni), deve essere espressa la frequenza (mensile,
settimanale, giornaliera ecc.) e la durata.
Step 7: Gestione autonoma.
Secondo i sette step illustrati, il pilastro di Manutenzione Autonoma si
impone quindi di sviluppare operatori specializzati che siano in grado di
effettuare interventi di manutenzione di routine, ma anche eventualmente
parte della manutenzione preventiva. Per gestire questo processo, bisogna
metter in pratica un sistema di auditing ufficiale, con la nomina di team di
controllo altrettanto ufficiali, che avranno il compito di presiedere la fase di
verifica. 37
Capitolo 3 Programmi avanzati di gestione integrata della produzione
3.2.2.3 Terzo pilastro: Planned Maintenance (PM - Manutenzione
programmata, STEP 7-3)
Contrariamente alla Manutenzione
Autonoma, le attività di manutenzione
affrontate in questo pilastro restano di
competenza dei manutentori, che però sono
stati ora liberati da parte del loro carico di
lavoro.
Questo tipo di manutenzione ingloba tre forme di lavoro:
1) Contro i guasti.
2) Predittivo.
3) Preventivo.
Lo scopo della manutenzione predittiva e preventiva è di eliminare i guasti.
Gli step caratteristici di questo pilastro tracciano un percorso che parte dalla
manutenzione preventiva per giungere sino al traguardo della manutenzione
migliorativa.
Essa consiste in operazioni manutentive suggerite da esigenze di
miglioramento: mentre con la manutenzione a guasto lo scopo è ripristinare le
normali condizioni di funzionamento del macchinario, con la migliorativa ci
si propone di migliorarne le prest