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BERNINI, MAESTRO E AVVERSARIO DI GIULIANO FINELLI

15ne ai capolavori realizzati da Bernini e abbia cercato in ogni modo di carpire il più possibile, in modo da far sue le caratteristiche di quello stile che stava conquistando tutta Roma. Gian Lorenzo Bernini e Giuliano Finelli, Santa Bibiana, Chiesa di s. Bibiana, Roma.

Angelini, conferma la tesi secondo la quale dalle prime opere del maestro alle quali ebbe mo-do di partecipare il giovane Finelli, egli avrebbe desunto le caratteristiche di uno stile che lo avrebbe accompagnato per tutta la sua carriera: «Difficile determinare il reale apporto del Finelli - che semmai dovette essere limitatissimo - a quelle creazioni. Si può dire però che lo scultore assunse una propria inconfondibile cifra stilistica proprio partendo da quei capolavo-24ri berniniani ». La scultura del Seicento a Roma, Alessandro Angelini, 6/Galleria delle Arti, Continent Editions, Milano 2005.

FINELLI 16dell'aiutoÈ probabile che Bernini si sia servito del talentoso allievo, dal momento che il rifa-cimento della facciata della chiesa e la realizzazione della statua della santa capitavano pro-prio nello stesso periodo in cui Urbano VIII gli aveva affidato anche il cantiere di San Pietro;dall'ingentecertamente Gian Lorenzo aveva la mente occupata progetto che si accingeva arealizzare, ma questo non deve in alcun modo indurre a pensare che avrebbe potuto delegareun'operaad un suo allievo la realizzazione di che gli era stata commissionata da Urbano VIII,all'apice l'ambientazione,che ha avuto il merito di portarlo del successo. La progettazione, ladell'opera l'intensitàrealizzazione delle parti principali e del volto di Santa Bibiana non pos-l'Animasono che essere opera di Bernini, che aveva realizzato con beata un precedente deldall'incontrovolto rapito mistico con Dio che anima e sconvolge il corpo di Santa

inoltre, nella monografia di , ci ricorda che che lo scultore era un della chiesa cattolica, e nella realizzazione della lui «sente con lei, e cerca di identifi-l’umiltàcarsi con la sua esperienza», e continua «la devozione e che si ritrovano nella Bibiana> del corrispondono esattamente alle sensazioni religione che la Chiesa volevasuscitare nei fedeli. Per questa ragione la statua di divenne il principale prototipo per25 L’autorevolezzale sante femminili fino alla seconda metà del XVIII secolo» . della fontel’interventocitata non può che farci dedurre che di in questa debba essere stato margi-nale, ma è più che plausibile che il giovane allievo di abbia guardato con ammirazio-ne ai capolavori realizzati da e abbia cercato in ogni modo di carpire il più possibile,in modo da far sue le caratteristiche di quello stile che

Stava conquistando tutta Roma. Angelini, conferma la tesi secondo la quale dalle prime opere del maestro alle quali ebbe modo di partecipare il giovane Finelli, egli avrebbe desunto le caratteristiche di uno stile che lo avrebbe accompagnato per tutta la sua carriera: "Difficile determinare il reale apporto del Finelli - che semmai dovette essere limitatissimo - a quelle creazioni. Si può dire però che lo scultore assunse una propria inconfondibile cifra stilistica proprio partendo da quei capolavori berniniani". È quindi ormai appurato che Finelli in queste prime collaborazioni interiorizzò i tratti che poi nell'Angelo Sant'Agostino avrebbe personalizzato e che trovano il preludio e il preannuncio di uno stile vero e proprio. Questo angelo fu realizzato da Giuliano su un disegno che il suo maestro riprende dalla tela di Guido Reni raffigurante la Trinità (1625-26)." (Wittkower, 8 La scultura del Seicento)

Formattazione del testo

Roma,26Alessandro Angelini, 6/Galleria delle Arti, Continent Editions, Milano 200527 Montanari, [12]BERNINI, MAESTRO E AVVERSARIO DI GIULIANO FINELLI 17Guido Reni, La Trinità, 1625-26 Roma, chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini

L’angelo sembra quasi un esercizio di stile, una prova per la commessa in preparazione in quel momento che stava assorbendo Gian Lorenzo nella fase di ideazione e progettazione, che non delegava mai a nessuno. Tale impegno del maestro permise a Giuliano di sperimen-tare una maggiore autonomia, per liberarlo da incombenze che avrebbero potuto distrarlo. l’influenza

Ecco quindi che Giuliano realizza questo Angelo sommitale, dove è ben visibile del suo maestro nella testa leggermente inclinata di lato, nella bocca socchiusa, nel panneggio dell’angelo sull’altare. pesante sotto il quel si intravede il ginocchio posato Mentre il giovane Bernini era affaccendato con committenze ingenti e progetti grandiosi, Fi-po’

all'interno dell'entourage, Nelli stava iniziando a guadagnare un po' di autonomia berniniana, mettendo a punto gli insegnamenti del suo maestro e avviandosi a maturare uno stile sempre più personale. Sant'Agostino, Giuliano Finelli su disegno di Gian Lorenzo Bernini, Angelo Sommitale, chiesa Roma I busti dei Cardinali Agostino e Pietro Valier, rispettivamente zio e nipote, si trovano oggi al D'Orola Ca di Venezia, ma provengono dalla distrutta chiesa di Santa Maria in Isola. Le opere furono commissionate a Bernini in due occasioni: la prima tra il giugno 1624 e l'aprile 1626, la seconda tra il maggio 1626 e il maggio 1627. Il canone delle opere di Bernini stilato "busto Venezia", da Filippo Baldinucci ricorda un solo del Cavalier Valiero in notizia che ha creato discordia tra gli studiosi. Bernini, maestro e avversario di Giuliano Finelli Le opere sono di fatto entrambe efficaci, ma ad una

Osservazione più attenta mostrano delle differenze nell'impostazione del ritratto, riconducibili con molta probabilità a due mani diverse. È probabile che la testa di Agostino Valier sia stata realizzata da Finelli, per vari motivi. Innanzitutto va ricordato che in quegli anni la mole di lavoro che gravava sulla bottega di Bernini era davvero notevole, in più Finelli aveva ormai raggiunto un grado di autonomia che renderebbe plausibile l'affidamento autonomo del secondo busto. La testa di Agostino Valier risulta inoltre molto somigliante con quella di Antonio Barberini il Vecchio, e il modo di trattare la barba con i segni del trapano a vista è la stessa oggi conservata a Palazzo Barberini per la quale è stato riconosciuto l'intervento di Finelli. Un trattamento simile, accompagnato dalla gradina, si ritrova anche nella resa dei capelli di Pietro Valier.

Alungo candidato ad essere identificato con il busto ricordato dal catalogo baldinucciano. Sedunque appare chiaro che nessuna della due opere si possa contendere un ruolo di assalirà au-tografia, resta comunque difficile stabilire dove finisce il lavoro del maestro e dove iniziadell’allievo.quello Ca’ D’OroAgostino Valier, 1627-28, Venezia, | Busto di Antonio Barberini il Vecchio, 1627-28 Roma, palazzo Barberini

BERNINI, MAESTRO E AVVERSARIO DI GIULIANO FINELLI 21Ca’ D’OroBusto di Pietro Valier, 1626-26 Venezia,BERNINI, MAESTRO E AVVERSARIO DI GIULIANO FINELLI 221.5. LINGRESSO IN SAN PIETRO.Urbano VIII affidò ai grandi artisti del Seiciento le commissioni più importanti, che contri-buirono a consacrare il barocco come lo stile della teatralità, dello stupore e della meraviglia.In quegli anni furono ordinate la fortificazione del porto di Civitavecchia, del colle del Quiri-nale e di Castel Sant’Angelo, nonché la

progettazione del palazzo pontificio di Castel Gandolfo (con il progetto di Pietro da Cortona), e la realizzazione della facciata della già citata chiesa di Santa Bibiana per opera di Bernini. Evidentemente soddisfatto della riuscita dellachiesa, Urbano si dedicò anima e corpo al progetto che più gli stava a cuore: San Pietro. Quello del cantiere di San Pietro era ovviamente il progetto più maestoso, e per la sua realizzazione il nuovo papa volle avvalersi talento del giovane Gian Lorenzo, che nell'Olimpo entrò a pieno diritto dei grandi artisti della romanità, a fianco di Michelangelo e Raffaello. L'ideale di Urbano VIII era quello di decorare il centro della cristianità, per glorificarne la gloria sia sul versante terreno che su quello ultraterreno. La prima opera con cui Bernini si mise alla prova fu il maestoso Baldacchino, realizzato all'incarico a partire dal 1624; quando Maderno morì nel

1629 Gian Lorenzo ereditò del suo pre-decessore, e ottenne la conduzione del cantiere di San Pietro. Per animare le pareti del tamburo della Chiesa Bernini propose un progetto di grande esaltazione delle reliquie della Passione di Cristo, mentre tutto intorno al baldacchino, sulle pareti del tamburo, concepì di aprire delle nicchie sovrapposte e di decorarle. Nelle nicchie inferiori erano previste statue colossali di Sant'Andrea, Sant'Elena, San Longino, Santa Veronica e Nelle nicchie superiori, entro l'andamento di colonne tortili (che imitavano del Baldacchino), erano previste le sacre reliquie attorniate da nuvole di angeli in stucco. Per la realizzazione di queste opere Bernini si avvalse della collaborazione di Finelli, Mochi, Bolgi e Duquesnoy. La collaborazione tra Bernini e Urbano VIII non si limitò al cantiere di San Pietro: Bernini fu il grande protagonista della scena artistica della Roma barberiniana, nella quale non

Aveva semplicemente il ruolo di scultore e di architetto, ma anche quello di progettista e scenografo dell'epoca dei grandi spettacoli teatrali. In questo particolare momento della sua carriera inoltre, Gianlorenzo realizzò anche delle figure originalissime, fantasiose e bizzarre per le fontane monumentali commissionate dalla famiglia Barberini, come la Fontana del Tritone (1642-43) e la Fontana della Barcaccia (1628).

Ovviamente appartiene a Bernini anche il progetto per il monumento funebre a Urbano VIII, quell'effetto che fu realizzato tra il 1628 e il 1647, che si caratterizza per il teatrale che caratterizzò il suo stile soprattutto negli anni del cantiere di San Pietro.

Giuliano Finelli Carrara 1601- Roma 1653, collana White Gold, StraOrdinari Dimenticati, Carrara, 2019

BERNINI, MAESTRO E AVVERSARIO DI GIULIANO FINELLI 23

Capitolo 2. SAN PIETRO

2.1 IL BALDA

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A.A. 2019-2020
48 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Rossellacirri di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Scienze storiche e del patrimonio culturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Siena o del prof Angelini Alessandro.