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Analisi dei passaggi non fedeli alla tradizione storico-religiosa scandinava nell'Edda di Snorri Sturluson
Ipotizzando che Snorri abbia realizzato un'operazione mito da lui riportato, e che quindi all'interno dell'Edda ci siano dei passaggi che non sono propriamente "fedeli" alla tradizione storico-religiosa scandinava, dovremmo soffermarci ad analizzare questi suddetti passaggi. Di questi passaggi ci renderemo conto che, se andiamo tralasciando le considerazioni mitologiche e la religione norrena in generale, ci accorgiamo che gli elementi, ipoteticamente inseriti dall'autore, potrebbero essere coerenti col pensiero mitologico originale; potremmo perciò paragonare Snorri a una sorta di demiurgo? Come egli stesso fa, nella sua opera, con Odhinn? Il demiurgo è una figura filosofica e allo stesso tempo mitologica, comparsa per la prima volta nel Timeo di Platone, della quale lo stesso Snorri si serve per descrivere il Grande Padre del pantheon.
scandinavo; la figura del Demiurgo, nel mito, è quella senza la quale nulla può generarsi. Il filosofo non l'argomenta razionalmente, ma la introduce come ipotesi carattere verosimile; esso è "artefice e padre dell'universo", cosmologica con una forza ordinatrice, plasmatrice che vivifica la materia dandole forma e ordine, rendendola anima delo per l'appunto,12cosmo: immagine analoga a quella di Odhinn nel mito della Gylfaginning , anel tentativo di rendere coerente la tradizione narrativa nell'Edda. ciò che fa Snorri Risulta ovvio che Snorri non può essere identificato nella figura del Demiurgo mitologico, come l'Odhinn mitico. Platone, oltre alla figura mitologica, descrive anche quella di un demiurgo filosofico, principio unitario capace di chiarire il dualismo fra mondo delle idee e mondo della realtà sensibile; mentre per Snorri potrebbe andare a chiarire i dubbi traciò che da lui è stato
Riportato è ciò che gli altri studiosi ritengono sia la storia effettiva. Questo parallelismo con la figura del demiurgo filosofico potrebbe aiutarci a capire più a fondo il processo sincretistico adoperato dall'autore e il suo fondo mythologein, comprendendo che sia coerente con il linguaggio narrativo introdotto dall'Edda. Questa tipologia di procedimento è caratteristico della stessa tradizione islandese; si potrebbe, così, supporre che Snorri fosse a conoscenza di fonti che a noi oggi non sono pervenute, come la tradizione orale che, per quanto fossero già passati molti anni dalla scomparsa improvvisa del paganesimo, era ancora molto presente in Scandinavia nel periodo in cui opera l'autore. 1
Passo dell'Edda2 dove il dio Ymir lascia il suo posto come sovrano a Odhinn e ai suoi fratelli che vengono presentati come demiurghi e non come divinità creatrici.3
G. Dumézil, Loki, cit. Secondo Capitolo La genesi delle due famiglie
2.1
Asi e VaniL'analisi della tradizione indoeuropea ha origine dallo studio linguistico, che ha le sue radici nel diciottesimo secolo con i lavori di Anquetil-Duperron, grazie ai quali, per la prima volta in Europa, si era in grado di leggere il sanscrito; a lui seguirono altri studiosi che apprendendo e confrontando il sanscrito con altre lingue, come il latino e il greco, notarono evidenti somiglianze nella struttura andando ad elaborare una vera e propria grammatica comparata delle lingue sanscrita, persiana, greca, latina, gotica, lituana e tedesca. Si poté quindi ipotizzare che alla base di questi singoli idiomi vi fosse una lingua comune e per definire quest'unità linguistica di base fu coniato il termine "indoeuropeo". Questa ipotesi se c'era una lingua, esisteva condusse alla conclusione che, anche un popolo che la parlasse e quindi si cominciò a cercare all'interno delle espressioni culturali le tracce di questo.
“popolooriginario” 14 . Uno dei più importanti studiosi delle civiltà indoeuropee fu Georges Dumézil.noto per le sue teorie sulla società, sull’ideologia e sulla religione degli antichiDumézil, “Ilpopoli indoeuropei, riporta, in Le sorti del guerriero, che un poeta scrisse: paese che noncondannato a morire di freddo”,ha leggende è decretando così la morte di quei popoli che nonposseggono i miti; la cosa, in effetti, risulta plausibile in quanto la funzione della particolareclasse di leggende presa in esame dallo studioso è appunto quella di esprimere l’ideologia concui vive quella società, di mantenere vivi non solo i suoi valori e gli ideali che per generazionisono stati perseguiti, ma prima di tutto il suo essere, la sua struttura, i suoi elementi, i legami,gli equilibri, le tensioni che lo costituiscono, le regole e le pratiche senza le quali tutto sarebbeperduto. Questi miti possono
appartenere a diversi tipi, e per ciò che riguarda la loro origine alcuni vengono estratti da situazioni o episodi reali, più o meno stilizzati e impreziositi per essere presentati come esempi da imitare; altri non sono altro che finzione letteraria che vede, nei personaggi, l'incarnazione di concetti importanti per l'ideologia e mostrano la correlazione con altri concetti. Per quanto riguarda l'ambientazione e la dimensione cosmica delle scene, alcune sono sviluppate in uno spazio delimitato e nei pochi secoli di esperienza nazionale richiamano un passato o un futuro e zone inaccessibili del mondo, e vedono la presenza di dèi, giganti, mostri e demoni; altre, invece, si accontentano di parlare di uomini ordinari,
Questioni familiari e tempi plausibili, ma tutte queste storie hanno la stessa funzione vitale e la stessa origine: la fantasia che in quei periodi era destinata agli adulti perché ritenuta come il fondamento della propria storia.
Antiche civiltà indoeuropee, durato per circa trent'anni, Lo studio comparativo delle più ha dovuto tener conto di questa varietà di miti e della loro unità funzionale. In particolare, presto diventò chiaro che i Romani non risultano un popolo senza mitologia, ma piuttosto si potrebbe affermare che tra di loro la mitologia, una mitologia molto antica risalente ai tempi degli indoeuropei, fu unificata alla teologia fino a sopravvivere sotto forma di storia. Ciò potrebbe essere dimostrato attraverso diversi casi che includono una narrazione e dei personaggi, che gli Indù e i Germani collocano esclusivamente nel mondo divino, ma che a Roma appaiono riferiti esclusivamente a uomini realmente esistiti.
L'ideologia romana offre quindi una visione su due piani paralleli: da un lato una teologia semplice e netta su tutti i punti della quale abbiamo molte informazioni e che definisce e gerarchizza la società; dall'altro lato, troviamo una storia delle origini che si svolge attraverso avventure di uomini i quali, per via delle loro caratteristiche e della loro funzione, vengono detti dèi. L'evoluzione romana della mitologia vede teologicamente le tre funzioni espresse nella gerarchizzazione degli dèi della Triade Precapitolina. Nella mitologia scandinava i principali dèi sono divisi in due famiglie, gli Asi e i Vani, e la coesistenza di questi due gruppi di divinità costituisce il problema fondamentale della ricerca storico-religiosa, che si trova sprovvista di testi didattici capaci di fornire una definizione generale differenziale delle due famiglie. Eppure, la distinzione descritta nei racconti è così netta che ne viene comunque.fanno riferimento le preghiere e il culto degli uomini.la“tremitologia associa i grandi gioielli divini forgiati dai nani per una sfida del malvagiol’anello magico diLoki”: Odhinn, il martello Mjöllnir di Thôrr e il cinghiale dalle setoled’oro di Freyr. Gerarchizzazione che riscontriamo anche per quanto riguarda la proprietà deimorti, dove ad Odhinn spettano gli uomini nobili e la metà dei caduti di guerra, a Thôrr il’altra metà dei caduti in guerra e le donne. Eppure,servitori e a Freyja (la gemella di Freyr)in svariati passi dei poemi eddici, in due testi di Snorri e in quattro strofe della Völuspâ, dovesi ripercorre la storia divina, ci viene presentata una divisione dei due gruppi in un lontanopassato, una divisione che aveva portato a una guerra conclusasi con i Vani più ragionevolifuori dall’obbligo del culto; perche si uniscono agli Asi, mentre il resto di loro sopravvivevaquanto concerne questa guerra e la successiva pace, possiamoaffidarci al racconto di Snorriche contiene il ricordo deformato dal tempo di una migrazione, dalle coste del Mar Nero alla Scandinavia, con tanto di lotta tra gli adoratori di diversi gruppi di dèi, Asi e Vani, lotta conclusa con la fusione dei due popoli e dei due pantheon. Questa dottrina era quella prevalente al tempo dell'invasione indoeuropea della regione. Vediamo che dal racconto si possono percepire le differenze tra le due gerarchie religiose: la religione dei Vani è la più antica, legata a una società agricola e tutto sommato pacifica ed arretrata, mentre la religione degli Asi è una civiltà guerriera e più 'spirituale'. Questa inizialmente fu una teoria degli Asi rimanda a 16 fondamentale, oggi definita storicista, formulata dai Romani. Nuovi studi si oppongono a questa visione, anche se non si nega la sovrapposizione di diverse civiltà in Scandinavia, né che la religione scandinava si sia evoluta profondamente nel corso.dei secoli, ma si dubita che la divisione tra Asi e Vani rimandi a una contrapposizione di