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DELLE EMOZIONI
2.1 L E F
E ESPRESSIONI FACCIALI NELLA TEORIA DI KMAN E RIESEN
Le espressioni facciali sono un aspetto importante della comunicazione dell’uomo, e sono in grado
di trasmettere sia le emozioni e sia le intenzioni della persona senza usare le parole. Come visto
L’espressione delle emozioni nell’uomo e
precedentemente nel primo capitolo, Darwin nel suo libro
delle espressioni facciali fosse quello di
negli animali sosteneva che il potere dell’evoluzione
aiutare gli individui ad adattarsi all’ambiente, comunicando con gli altri della stessa specie stati
d’animo e intenzioni ad agire. Ancora oggi la visione di Darwin sull’espressione delle emozioni è
61
largamente accettata e influenza i lavori, anche molto recenti, di diversi studiosi.
Paul Ekman e Wallas Friesen, per esempio, hanno ripreso gran parte degli studi darwiniani
sull’espressione dell'emozioni, condividendone i principi di base. Come Darwin, anche i due
l’importanza delle emozioni da un punto di vista adattivo e il ruolo che esse
studiosi riconoscono
hanno avuto per la sopravvivenza delle specie in tempi evolutivi grandissimi. In particolare
che l’espressione delle emozioni, anche attraverso il volto, ha rappresentato e ancora
affermano
rappresenta un segnale d’allarme utile alla sopravvivenza di varie specie animali. 62 63
Il volto è la parte più espressiva e comunicativa del nostro corpo, e grazie ai suoi 43 muscoli rende
visibile ogni sfumatura emotiva, rendendo il viso una delle principali fonti da cui ricavare le
informazioni sulle emozioni. Per trasmettere più messaggi, il volto usa diversi segnali che passano
velocissimi sul viso e sono di quattro tipologie. I segnali statici rappresentano i tratti permanenti del
trasmettono informazioni sull’identità e
volto come il colore della pelle e la struttura del viso, e
sulla bellezza. I segnali lenti costituiscono i cambiamenti che avvengono sul volto nel corso del
sull’età dell’individuo.
tempo come le alterazioni del tono muscolare, e trasmettono informazioni I
segnali rapidi invece sono prodotti dai movimenti dei muscoli facciali, che formano delle variazioni
passeggere nell’aspetto del viso, come per esempio le rughe temporanee. Essi includono anche i
cambiamenti nel tono muscolare, nel flusso sanguigno, nella temperatura della pelle e nella
colorazione. Questo tipo di segnali ha breve durata, tra i duecentocinquanta millesimi di secondo e i
L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali,
61 C. Darwin, op. cit., p. 135.
62 P. Ekman, W. Friesen, Giù la maschera, op. cit., p. 41.
63 R. Morelli, Come analizzare le persone, Youcanprint, Trieste 2020, p. 61.
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64
cinque secondi. Essi includono anche i messaggi emblematici, che sono dei movimenti del volto
che hanno un significato culturalmente stabilito. A differenza delle espressioni universalmente
riconoscibili, questi messaggi variano a seconda della cultura. Infine ci sono i segnali artificiali che
riguardano l’aggiunta di oggetti artificiali sul volto come il trucco e gli accessori. Essi hanno il
compito di mascherare i segni dell’età. 65 Tutti e quattro i tipi di segnale però possono essere
o mascherati intenzionalmente. L’acconciatura dei capelli,
modificati ad esempio, è usata quasi
unicamente per questo fine.
Nelle teorie di Ekman-Friesen, i segnali sul volto sono strettamente legati alle tre tipologie di
espressioni facciali: le espressioni deboli che si manifestano in modo lieve e non coinvolgono
l’intero volto, e di conseguenza non rivelano l’intensità dell’emozione che è stata scatenata
(sopracciglia leggermente sollevate); le espressioni parziali, a differenza di quelle deboli, si
manifestano in una sola parte del volto come la bocca o le sopracciglia; e le microespressioni, che
sono delle espressioni facciali che durano una frazione di secondo e non vengono colte dalla
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maggior parte delle persone.
Le microespressioni sono tipicamente incastonate nel movimento, spesso nei movimenti facciali del
e rivelano le vere espressioni che l’individuo sta provando in quel momento.
discorso verbale Nei
loro studi Ekman e Friesen notarono che a differenza delle espressioni facciali ordinarie, poche
persone possono simulare una microespressione, anche se è possibile tendere alcuni muscoli facciali
per replicare le microespressioni, e si legano alle sette emozioni universali: disgusto, rabbia, paura,
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tristezza, felicità, sorpresa e disprezzo. Questo però non significa che essendo legate alle emozioni
universali ci siano anche delle microespressioni facciali universali, perché bisognerebbe conoscere
in profondità il comportamento di tutte le culture esistenti. Nonostante ciò ci sono degli studi che
dimostrano che, per qualche millesimo di secondo, i membri di molte culture esprimono le proprie
68
emozioni attraverso le stesse espressioni facciali. 69
Un esempio è lo studio condotto da David Matsumoto, dove ha esaminato tramite dei filmati le
espressioni degli atleti sportivi che si giocavano una medaglia durante i giochi olimpici. Dopo aver
saputo di aver vinto o perso, gli atleti mostravano tutti le stesse tipologie di microespressioni, e poi
70
modulavano i propri gesti in base alla loro cultura di appartenenza.
64 J. Harrigan, R. Rosenthal, K. Scherer, The New Handbook Of Methods In Nonverbal Behavior Research, Oxford
university press, New York 2008, p. 22.
65 P. Ekman, W. Friesen, Giù la maschera, op. cit., p. 20.
66 Ibidem, p. 25.
67 D. H. Gomes, Manuale delle microespressioni, Babelcube, Brasile 2020, p. 3.
68 R. Morelli, op. cit., p. 58.
69 David Matsumoto (1959) (https://www.davidmatsumoto.com/) (ultima consultazione: 11/11/24)
70 D. Matsumoto, B. Willingham, Spontaneus Facial Expressions Of Emotion Of Congenitally And Noncongenitally In
Blind Individuals, Journal of Personality and Social Psychology (N˚96), American Psychological Association, p. 2.
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Le microespressioni però non riguardano solo la mimica facciale, ma anche lo scuotimento
impercettibile del capo o i mutamenti rapidi del tono di voce. Per questo motivo le microespressioni
sono tipicamente seguite da una mimica di mascheramento che rappresenta uno sforzo consapevole
per nascondere l’emozione e controllare di conseguenza l’espressione. 71 Infatti, se una persona è
sufficientemente allenata per riconoscere le microespressioni, è in grado di conoscere lo stato
altro, anche se quest’ultimo cerca di evitare che questo accada.
emotivo di qualcun La regolazione
dell’espressione emotiva da parte dell’essere umano può essere richiesta da esigenze di ruolo e
l’attenzione per i processi di apprendimento sociale
regole situazionali: è pertanto comprensibile all’essere umano di
attraverso i quali vengono acquisite delle capacità regolatrici, che permettono
l’espressione
controllare il rapporto fra stato emozionale interno, e le caratteristiche della
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situazione.
A supporto della stretta relazione tra le microespressioni e le menzogne, Ekman e Friesen
esaminarono numerose volte a rallentatore il filmato di un colloquio tra una psichiatra e la sua
73
paziente Mary che cercava di dissimulare il suo piano di suicidarsi.
Mary era una casalinga, e nelle prime tre settimane di ospedale fu trattata con degli psicofarmaci e
la terapia di gruppo. Questa terapia sembrava andare bene, infatti non parlava più di suicidio. In uno
dei colloqui analizzati da Ekman, la paziente spiegava al suo medico di sentirsi molto meglio e
chiedeva il permesso di trascorrere a casa il fine settimana. Il giorno dopo, prima di ricevere
l’autorizzazione però, confessò che aveva mentito per ottenerla e che voleva ancora assolutamente
suicidarsi.
Nel filmato (a velocità rallentata), Ekman osservò che nel rispondere a una domanda del medico
riguardo ai progetti futuri, Mary fece una microespressione di disperazione coperta subito da un
sorriso, oltre che a microgesti come un frammento di scrollata di spalle (una spalla che si alzava per
un attimo o movimenti rotatori delle mani come per scrollare qualcosa), mentre diceva al medico
che se la cavava bene con i suoi problemi. Tramite i sui esperimenti, Ekman notò che le persone
non allenate a osservare le microespressioni, guardando il video, credevano a quello che diceva
Mary, e notavano sia i microgesti che le microespressioni solo a rallentatore. Le persone esperte a
osservare le microespressioni invece, riuscivano a coglierle guardano il filmato a velocità
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normale.
71 P. Ekman, W. Friesen, Giù la maschera, op. cit., p. 204.
72 P. Ekman, I volti della menzogna, op. cit., p. 10.
73 Ibidem, pp. 17-18.
74 P. Ekman, W. Friesen, Nonverbal Leakage and Clues to Deception, William Alanson White Psychiatric Foundation,
New York 1969, pp. 89-90. 29
Il trattamento di Mary in ospedale proseguì per altri tre mesi e alle dimissioni era migliorata
realmente. Per molti anni in seguito non ci sono stati altri ricoveri e Mary apparentemente è stata
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bene. l’essere umano
Secondo Ekman può mentire in molti modi, e le tre categorie principali di inganni
sono le bugie autentiche, le menzogne subdole e le esagerazioni. Le bugie autentiche o
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falsificazioni sono quelle dove ciò che viene comunicato non è la verità; le esagerazioni invece
sono delle bugie dove i fatti vengono esaltati o anche minimizzati. A differenza delle bugie
autentiche, in queste l’essere umano non inventa tutto, ma amplifica quello che è avvenuto. In
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merito a questo, lo psicologo James Forrest ha constato nei suoi studi che i candidati ai posti di
lavoro hanno la tendenza ad esaltare le proprie competenze e a minimizzare riguardo la loro
Trattando delle esagerazioni Ekman fa l’esempio di una moglie che
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inesperienza nel campo.
marito l’abbia tradita durante un viaggio d’affari, glielo domanda. A questo
ritenendo che il proprio
lui potrebbe rispondere con sarcasmo che ha frequentato ogni sera una donna diversa e qualche
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volta anche nella pausa pranzo.
L’ultimo tipo di menzogna, le menzogne subdole, sono le menzogne veritiere che cercano di trarre
in inganno l’interlocutore. In questo tipo di bugie il linguaggio non verbale ha un ruolo
fondamentale. Infatti, le persone che usano le menzogne subdole tentano di avere un maggior
controllo dei segnali non verbali con il fine di mostrare una facciata di autenticità, però mantenere il
controllo di tutto il proprio corpo risulta difficile e quindi emergono diversi segnali che “tradiscono”
l’essere umano come le microespressioni e le espressioni soffocate (sono un tipo di espressioni che
vengono bruscamente interrotte dall’individuo stesso e ricoperte