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Le conseguenze in Abruzzo

La guerra era arrivata in Abruzzo già a fine agosto con bombardamenti su Sulmona e poi Pescara, che avevano causato centinaia tra morti e feriti.

Con l'armistizio si era diffusa l'idea che il peggio fosse ormai passato ma l'esistenza di un diffuso vuoto di potere mentiva tale illusione. - racconta un testimone diretto

La gente prendeva e portava via quella roba che pareva piovuta dal cielo, caricandosi sulle braccia o sulle spalle ciò che non riusciva a mettere su un carretto o su di un mezzo di locomozione [...] La folla credeva, in quel qualsiasi altro momento, di poter esercitare un diritto per rifarsi delle tante privazioni sofferte.

Il secondo bombardamento su Pescara era avvenuto proprio durante una di queste razzie; da qui poi i...

M. Ponzani, Il peso del passato. Germania, Italia e i risarcimenti alle vittime del nazismo. Intervista a Lutz Klinkhammer, www.giornaledistoria.net

C. Colacito, Pescara

durante la guerra (1943-1944), Chieti, Marchionne, 1958, p. 107 48La Banda Palombaro nella Resistenza abruzzesebombardamenti si estesero su diverse altre città abruzzesi.Diversi studi, tra cui Costantino Felice con il suo Dalla Maiella alle Alpi già citato in questo lavoro, mostrano come venne a crearsi con il tempo una situazione paradossale. Dall'orrore per i primi bombardamenti si passò al desiderio per un bombardamento definitivo, che mettesse fine una volta per tutte alle sofferenze ormai insostenibili.Sofferenze queste che derivavano non solo dalla mancanza di cibo, mezzi di sostentamento e dai bombardamenti alleati, ma anche e soprattutto dalle devastazioni germaniche.Non mancarono eccidi e rappresaglie. Il 21 novembre 1943 a Pietransieri, vicino Roccaraso, furono uccisi centoventotto civili su una popolazione di cinquecento abitanti. Le ragioni di questo crimine non sono mai state chiarite, probabilmente furono uccisi per non aver obbedito all'ordine di.sfollamento. Vi furono eventi simili in tutta la regione. Il 30 dicembre a Francavilla, per rappresaglia contro l'uccisione di un soldato tedesco, furono massacrate 20 persone. Gessopalena fu minata e rasa al suolo mentre 38 persone furono trucidate dentro un casolare. A Onna, vicino l'Aquila, furono assassinati sedici civili ed altrettanti nel vicino centro di Filetto di Paganica, dove si ipotizzò che fossero coinvolti anche fascisti locali nella strage. A Capistrello furono uccisi quindici civili, che avevano come unica colpa l'aver nascosto del bestiame dalle razzie naziste. Interi abitati furono rasi al suolo secondo la tecnica della "terra bruciata", popolazioni costrette a sfollare abbandonando per sempre la terra natia, paesaggi che cambiavano definitivamente fisionomia. Mondi frutto di tradizioni e lavoro secolari erano distrutti. La Banda Palombaro nella Resistenza abruzzese lacerò in tal modo anche l'identità delle popolazioni che per sempre, lacerando

Li abitavano. Saranno poi ricostruiti, magari in aree meno impervie, ma un patrimonio secolare di conoscenze e saperi sarà distrutto per sempre. Troviamo la testimonianza di un ferroviere che era sopravvissuto al terremoto della Marsica del 1915, di cui portava addosso ancora i segni. Egli dichiarava di preferire quel tipo di catastrofe naturale ai bombardamenti, poiché "piglia un terremoto buoni e cattivi, non è come questa guerra che piglia soltanto i poveri e lascia star benone i ricchi e chi se ne frega".

Alla ricostruzione materiale se ne dovrà aggiungere una diversa, più difficile e dai risultati spesso incerti: quella di un'identità lacerata e distrutta dello spirito. La nostra regione si trovò dunque al centro del conflitto grazie alla sua particolare conformazione e alla sua posizione strategica. Il corteo reale, come già ricordato, passò lungo la Tiburtina per sfuggire ai tedeschi.

checircondavano Roma, arrivando a Chieti Scalo e passandola notte a Crecchio, in attesa di potersi imbarcare daOrtona, da dove avrebbe raggiunto il Sud liberato dagliAlleati. Il trovarsi sulla strada per la capitale, e al centrodella famigerata linea Gustav, espose notevolmente lepopolazioni abruzzesi al corso degli eventi.“linea”, chiamata anche linea di CassinoQuesta –da Ortona, seguendo la dorsale nord del bacino Sangro Aventino, epoi il crinale dell’Alento, attraverso le montagne dell’Appenninoabruzzese e alto molisano, e di seguito nel basso Lazio, lungo il Liri eil Garigliano, fino a Cassino, taglia orizzontalmente l’Italia58 – L’Italia nella seconda guerraN. Gallerano, Gli italiani in guerra 1940 1943. Appunti per una ricerca, inmondiale e nella Resistenza, a cura di F. Ferratini Tosi, G. Grassi, M. Legnani, Milano, Franco Angeli, 1988,p. 312 50La Banda Palombaro nella Resistenza abruzzese59dall’Adriatico al Tirreno.

Frenetici e confusi giorni la maggior parte dei militari si diresse verso Chieti, dove il giorno 10, nella sede del palazzo De Maio, lo stato maggiore dell'esercito italiano decide di sciogliersi […] Roatta – il quale ne era 60-capo supremo che si aggira smarrito per le vie della città. Facendo un salto indietro nel tempo, il processo di sfaldamento del consenso era in atto già da diversi anni. ‹‹La superata fase del massimo consenso con la proclamazione dell'impero, i sintomi di un crescente malessere, come nel resto del paese›› erano cresciuti sempre più. Questa crisi aveva subito una notevole accelerazione con l'entrata dell'Italia in guerra. Arrivati al 25 luglio questi malumori non si traducevano ancora in un qualcosa di concreto. Mancava qualcuno, un gruppo sociale o un organismo in grado di canalizzare queste insofferenze verso una ribellione concreta. Si è visto in numerosi testi come caduta di

Mussolini l'antifascismo in Abruzzo si presenti troppo debole, sul piano organizzativo e politico, per poter assumere consapevolmente la direzione di qualunque movimento o anche solo di manifestazioni popolari.

Degno di nota ciò che si registrò a Pescara, subito dopo il comunicato radio circa la destituzione del duce: centinaia inneggiando all'esercito e alla persone sfilarono in nazione. Il giorno dopo i manifestanti, prevalentemente ragazzi, furono migliaia, inneggiando a Badoglio e al Re.

Ibidem, p. 460 C. Felice, Dalla Maiella alle Alpi, cit., p. 15

L'Italia antifascista dal 1922 al 1940, – S. Colarizi, Roma Bari, Laterza, 1976, II, pp. 426 - 427

C. Felice, Dalla Maiella alle Alpi, cit., p. 41 51

La Banda Palombaro nella Resistenza abruzzese

Questa e altre manifestazioni però saranno tutte spontanee e non prestabilite, dunque non porteranno a nulla di concreto.

In Abruzzo la situazione economica era ancora più difficile che in altre regioni.

Date le particolari condizioni socioeconomiche e strutturali. Spesso il malessere si era concretizzato in episodi di insofferenza popolare, con assalti a forni e municipi.

Data anche la conformazione geografica della nostra regione, non era raro che il popolo scoprisse in ritardo gli avvenimenti. Ciò avvenne anche del duce: le popolazioni delle campagne più isolate ne vennero a conoscenza solo dopo giorni.

L'8 settembre la notizia dell'armistizio portò con sé la stessa carica di disorientamento, incredulità, gioia e poi smarrimento ed angoscia delle altre regioni della penisola.

Vi era una particolarità che distingueva la regione dalle altre, ossia l'identificazione del nemico, che in Abruzzo era il tedesco mentre nelle altre regioni, in particolare al Nord, il nemico era il padrone o il fascista.

L'Abruzzo è passato alla storia come luogo in cui avvennero alcune delle battaglie più dure e

dolorose dell'intero conflitto. Si è già parlato della linea Gustav, scelta non a caso ma proprio per le particolari condizioni morfologiche dei territori che attraversava. Avendo deciso di organizzare uno sbarramento a sud di Roma, i tedeschi sfruttarono al meglio le aspre particolarità del territorio abruzzese unite alla rigidità dell'inverno in arrivo.

Alla ricerca del punto più facile per attraversare questa linea, gli anglo-americani lo individuarono sul fiume Sangro. La battaglia del Sangro costò la vita a 1500 soldati. Tracce del massacro alleato si possono trovare ad esempio nel cimitero canadese a San Donato.

Nel 1943 l'VIII armata era guidata dal maresciallo Montgomery e dopo aver occupato Lanciano il 3 dicembre si dirigeva verso Pescara. Montgomery pensava che se fosse riuscito a raggiungere la città adriatica avrebbe messo in crisi il piano tedesco per la difesa di Roma.

Abruzzo quindi si combatteva per Roma. L'VIII armata riuscì a conquistare Lanciano e i Tedeschi allora decisero di rinforzare le proprie difese tra la Majella e Ortona. Intanto la 78^ divisione fu sostituita dalla prima, ossia le truppe canadesi, che scesero a Campobasso il 5 dicembre del 1943. Il generale Vokes decise così di mettere in atto un piano che mirava all'attacco ai tedeschi non sulla costa ma sull'entroterra. Il primo attacco fu eseguito sul fiume Moro alla sua foce ma fu respinto e quindi la conquista della frazione di San Leonardo non fu possibile. Meglio andò il secondo. Nel frattempo i tedeschi furono costretti a ritirarsi a Ortona il 10 dicembre 1943. Nel periodo tra il 9 settembre e il 28 dicembre 1943 la città fu teatro di importanti avvenimenti politici e militari. Dal suo porto erano partiti il re Vittorio Emanuele III e la sua famiglia, Pietro Badoglio e i membri del governo, diretti a Brindisi. Tra il 14 e il 24 settembre i tedeschi

La occuparonomilitarmente ordinando a tutti i cittadini di consegnare learmi e munizioni. Iniziarono il rastrellamento di uominivalidi per lavori di trinceramento lungo la Winter Line e lalinea Gustav, distruggendo con la dinamite porti,fabbriche, ponti e gallerie.fu emanato l'ordine di sfollamento:Il 2 novembre lamaggior parte dei cittadini si diresse verso le zone liberatedagli alleati, alcuni nelle campagne in rifugi naturali, altrisi nascosero in città. Molti morirono per mancanza di cibo,medicine, indumenti, p.

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Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

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