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La sfida più grande di tutta la vita della Montessori riguarda proprio quel campo che da
secoli è stato accantonato non dando la giusta importanza, soprattutto non considerando
le persone che purtroppo il destino aveva segnato come “handicappati”.
La dottoressa Montessori afferma la rilevanza del suo metodo su tale campo attraverso
un modello pedagogico e medico che possa essere considerato come recupero di queste
persone portatrici di handicap, è stata una lotta durissima per la nostra autrice visto che
lei ha dovuto combattere contro le dicerie di quel secolo, le quali affermavano che tali
persone, la maggior parte bambini, erano affetti da tale malattia in modo irreversibile,
così la Montessori inizia la sua battaglia affermando che l’irreversibilità altro non è che
curabilità e non l’inverso come si era da sempre sostenuto.
Questo compito fondamentale deve essere svolto soprattutto dalla società, infatti curare
significa proprio circondare di cure e di affetto una persona che deve lottare contro il
suo duro destino già prescritto, la Montessori a queste esigenze associa anche una
diagnosi che si basa soprattutto sull’educazione quindi poter proiettare il portatore di
handicap all’interno di un mondo a lui favorevole per un percorso educativo atto alla
sua crescita e salute ovvero un percorso formativo-rieducativo.
La Montessori parte proprio dalle classi anormali decidendo di far istituire delle aule
esterne solo ed esclusivamente per questo tipo di bambini in modo da poter attivare il
suo dato sperimentale allo scopo di far emergere dai suoi esperimenti ricerche
educative, ma la Montessori di carattere molto ostile e che non si accontenta delle
briciole vuole proprio una pedagogia di ricerca che parte proprio dai bambini portatori
di handicap, trasferendo ai bambini normali i metodi adatti anche per i disabili, tutta la
sua vita s’impronta su una ricerca continua di bambini disabili mentali e portatori di
handicap in tutte le scuole, lottando contro i limiti mentali dei paesi in cui visitava e
affermando “ Perché dire che sono stupidi? E’ possibile che questi comportamenti siano
gli unici possibili, raccolgono briciole di pane perché questa è l’unica loro occupazione”
* 44
Ecco questo è il modo di osservare i bambini ritardati, solo un’osservazione diretta e
attenta senza nessuna interferenza o discriminazione. Infatti la Montessori nel suo
metodo non ha mai parlato di normalità e anormalità, un dato vero è che purtroppo la
vita di questi bambini è difficile perché resa tale da vari elementi che ne susseguono alla
malattia, difficile è vero ma non impossibile, ed è su queste parole che la battaglia della
Montessori diede inizio, l’originalità della nostra autrice parte proprio nel considerare i
motivi e le caratteristiche del fanciullo normale che spesso possono provocare stati di
anormalità, ecco perché il fine educativo è lo stesso .
La Montessori vive all’interno di un periodo storico che ha visto l’emergere anche di un
altro esponente fondamentale i cui pensieri sono tutt’ora studiati e sostenuti: Freud.
Secondo la nostra autrice, Freud rimane nei limiti del patologico adoperando anche una
tecnica considerata dalla Montessori molto laboriosa ecco perché la nostra autrice va
oltre e lo sottolinea proprio nel suo libro il segreto dell’infanzia affermando “ Appena
oltrepassate le Colonne d’Ercole, non ci si è avventurati nelle estensione dell’oceano.
Una suggestione paragonabile al pregiudizio greco trattenne Freud nei limiti
*
patologici”
*M. Montessori, Il segreto dell’infanzia, 1992d
L’amore di Maria Montessori per i disabili era senza limiti di tempo e va oltre il senso
lato dell’educazione dedicando tutta la sua opera quasi come una prevenzione del
mondo dell’handicap, secondo la nostra autrice non esiste una vera casa in cui il
bambino si possa realmente sentire al sicuro e compreso e possa soprattutto giocare ed
esercitare i propri compiti nel modo più libero possibile finché il mondo in cui egli si
muove è solo ed esclusivamente per gli adulti ed è proprio da questo tassello che la
Montessori esige un ambiente all’altezza del bambino e tutto su misura di quest’ultimo
partendo proprio dalla base che tutti i bambini sono uguali e tutti i bambini sono diversi.
E i cambiamenti che la Montessori stava iniziando a istituire partivano proprio dalle
scuole, tutte dovevano essere strutturalmente formate e costruite a misura del bambino
45
in modo che quest’ultimo possa vivere e muoversi liberamente nel suo ambiente
soprattutto per i bambini con maggiori difficoltà, quei bambini che sono stati sempre
rifiutati dalla società, non solo il loro destino è stato crudele con loro ma anche la
società invece di porre un rimedio e aiutarli si scaglia contro sopprimendoli fisicamente,
e da qui che la Montessori parte e da qui che la Montessori istituisce una pedagogia
“speciale” una pedagogia direttamente ai bambini in particolar modo per coloro che
sono portatori di handicap per poter trasmettere e insegnare qualcosa per poi un giorno
ricevere e imparare.
La Montessori inoltre nel suo profondo studio fa emergere un’educazione sensoriale
come elemento formativo perché è proprio dai sensi ben sviluppati che il bambino
riesce ad apprendere un’educazione e avere sempre più finestre aperte al mondo, partire
da un programma educativo che abbracci tutti i punti da lei studiati facendolo divenire
una vera e propria metodologia attraverso un approccio multidisciplinare, un’attenzione
speciale per tutti gli aspetti cognitivi dei disabili tutto verso un’educazione che altro non
potrebbe essere se non “autoeducazione”.
Il tema centrale di tutta la pedagogia montessoriana rimase sempre cercare di condurre
sulla strada della normalità tutti i bambini portatori di handicap in modo che
quest’ultimi non si possano sentire diversi all’interno della società o peggio ancora
all’interno di una classe.
Durante le mie letture un saggio di particolare importanza ha colpito la mia attenzione,
un saggio di Vicker Hunt dedicato al contributo della Montessori, il quale scrive:
“Il contributo della Montessori è per me particolarmente interessante perché i suoi
metodi d’insegnamento erano basati sull’interesse spontaneo dei bambini per
l’apprendimento, cioè in quella che io chiamo motivazione intrinseca. Inoltre , ella ha
dato grande importanza all’osservazione, da parte degli insegnanti, dei bambini affidati
alle loro cure, in modo da scoprire quale tipo di cose favorisca gli interessi e la
maturazione individuale dei bambini. La Montessori ha poi dato particolare importanza
all’addestramento di quelli che ha chiamato << processi sensoriali>>, ma che oggi
potremmo più appropriatamente chiamare processi di informazione. Il fatto di aver
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sottolineato con insistenza l’addestramento dei processi sensoriali può essere una delle
ragioni principali per cui la sua opera non è più in primo piano nel pensiero e nella
pratica pedagogica americana già da prima della prima guerra mondiale.
Questa accentuazione era troppo in contrasto con l’importanza predominante che
veniva attribuita in America all’apprendimento basato sulla risposta motoria più che
sulla stimolazione sensoriale o sui processi di informazione. La preoccupazione della
Montessori consistette nell’osservare attentamente ciò che interessava al bambino,
giungendo così a scoprire un’ampia varietà di materiali per i quali, come ella osservò, i
bambini mostravano un forte interesse spontaneo.
In secondo luogo, ruppe i rigidi schei dell’educazione dei bambini. Le sue scuole non si
sforzavano di far fare i bambini la stessa cosa contemporaneamente.
Ogni bambino, invece, era libero di esaminare e di dedicarsi a tutto ciò c cui gli capitava
di interessarsi. Ciò significa che egli era libero di passare da un’occupazione all’altra
ogni volta che questo gli sembrava opportuno. A questo proposito, una delle
interessantissime osservazioni fatte da Dorothy Canfield Fisher riguarda la durata
prolungata dell’interesse dei bambini in date attività e in certe circostanze. Mentre la
dottrina tradizionale sui bambini in età prescolare vuole che la natura dell’attività in una
scuola materna venga cambiata ogni dieci o quindici minuti, la Fisher ha descritto come
i bambini montessoriani restino normalmente assorbiti per due o più ore continuate in
attività quali l’abbottonare o sbottonare una fila di bottoni.
In terzo luogo il metodo Montessori consisteva nel tenere insieme bambini dai tre ai sei
anni. Secondo la mia opinione e tenendo conto dell’epigenesi dello sviluppo
intellettuale, uno schema come questo ha il vantaggio di fornire ai più piccoli un’ampia
varietà di modelli da imitare.
Esso fornisce, inoltre, ai bambini più grandi un’occasione per dare aiuto ed insegnare ai
più piccoli. L’aiutare e l’insegnare portano già con sé dei vantaggi. Forse il merito
principale del metodo Montessori consiste nel fatto che esso dà al singolo bambino
l’opportunità di trovare le condizioni che corrispondono meglio ai suoi interessi
particolari e al suo stadio di sviluppo. 47
Ciò comporta il vantaggio di rendere divertente l’apprendimento”
*Hunt, Il fondamento psicologico dell’arricchimento nell’educazione prescolastica come antidoto contro la deprivazione culturale, 1978
E grazie alla continua lotta della Montessori che all’inizio del Novecento iniziano a
nascere le prime scuole speciali basato su un approccio medico e patologico all’interno
di tali scuole tutti i bambini affetti da tipi diversi di handicap venivano osservati,
analizzati facendo sempre più attenzione all’handicap e non all’handicappato solo in
questo modo il bambino affetto da tali patologie riesce a sua volta anche a contribuire al
miglioramento della scuola, facendo decadere tutti i modelli precedentemente attuati
all’interno delle scuole e solo in questo modo il bambino poteva essere inserito
all’interno di una comunità flessibile per tutti i bambini senza che nessuno venisse
diviso ma tutti considerati uguali e diversi tra loro .
Se attualmente esistono scuole e istituzioni adatte a persone portatrici di handicap lo
dobbiamo alla nostra autrice Montessori e soprattutto alla persona handicappata che si è
messa in gioco come cavia al centro di numerosi dibattiti e discorsi, e quindi tutto può
essere insegnato a tutti se