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Innanzitutto, agli albori dell’impero con il termine scholae si indicavano
semplicemente le stanze dove il comandante riceveva coloro che erano di volta
239 G. De Bonfils, op. cit., pp. 75- 78
240 A. Cameron, op. cit., pp.127- 128
241 Amm. XXVI, 9, 7-9 61
242
in volta incaricati di trasmettere informazioni oppure ordini . Esse si
trovavano a corte perché in questi anni il quartier generale dell’esercito si
trovava nella capitale, a stretto contatto con il centro del potere. Poi, quando i
comandi militari si decentreranno, le scholae verranno utilizzate come uffici
243
per scopi amministrativi . Nel Basso Impero il significato di questo termine
viene esteso fino a definire tutti i gruppi che servono personalmente
l’imperatore, addirittura anche gli uomini banalmente addetti al guardaroba
imperiale, che erano appunto organizzati nella cosiddetta schola vestis
244
sacrae .
La creazione di una guardia imperiale (i cui membri sono chiamati corporis
245
custodes) risale ad Augusto, che attribuisce questo compito a dei Batavi .
246
Tacito afferma che l’imperatore si fidava di loro proprio “perché erano
stranieri”. Essi erano privi di cittadinanza e, giuridicamente, erano schiavi o
liberti. È chiaro che in quest’epoca in nessun modo essi possono essere definiti
milites, dato il loro status inferiore e il carattere privato, non ufficiale, del
corpo stesso. Essi appartengono personalmente all’imperatore, mentre
247
l’esercito appartiene alla res publica . Almeno fino all’età di Nerone, sono i
Batavi che si occupano della protezione della persona dell’imperatore e della
sua famiglia. In quest’epoca essi non hanno altre incombenze e non
242 R. I. Frank, op. cit., p. 15
243 R. I. Frank, op. cit., p. 15
244 R. I. Frank, op. cit., p. 16
245 R. I. Frank, op. cit., p. 28
246 Tac. Ann., 15, 58
247 Cassio Dione (57, 2) riporta le parole pronunciate dall’imperatore Tiberio a riguardo: “I
soldati (milites) non appartengono a me, ma allo Stato”. 62
partecipano neppure alle cerimonie ufficiali, compito riservato al ben distinto
corpo dei pretoriani che, invece, fa parte dell’esercito ed è sotto l’autorità non
248
di uno schiavo, bensì del prefetto del pretorio .
L’imperatore Galba modifica questa situazione creando una guardia composta
249
da giovani di estrazione equestre, chiamati evocati e ben distinti dai custodes
delle epoche precedenti. Questa divisione viene, però, sciolta subito dopo la
250
sua morte .
Durante la dinastia flavia, al posto dei Batavi, si utilizzano come guardie
251
imperiali gli speculatores , un gruppo scelto di trecento uomini, provenienti
dal corpo dei pretoriani. Essi sono presto sostituiti, però, venendo assimilati a
252
dei frumentarii, dagli equites singulares Augusti durante il regno
dell’imperatore Domiziano. La prima attestazione di questi ultimi risale, in
realtà, al regno di Traiano, ma dato essa che si trova in un’iscrizione che riporta
253
il testo di un diploma militare , possiamo pensare che essi siano stati creati
già durante il regno di Domiziano. Come già i Batavi sotto la dinastia giulio-
claudia, essi sono reclutati nelle province, soprattutto tra le popolazioni che
254
risiedevano presso le frontiere del Reno e del Danubio .
248 R. I. Frank, op. cit., p. 45
249 R. I. Frank, op. cit., p. 30
250 Svet., Galba, 10
251 Tacito (Hist., 2, 11) si riferisce a loro chiamandoli speculatorum lecta corpora.
252 R. I. Frank, op. cit., p. 31- 34
253 CIL VI, 3255
254 R. I. Frank, op. cit., p. 35 63
Da questo periodo in poi avviene un cambiamento di fondamentale importanza:
gli uomini appartenenti allo staff imperiale non sono più schiavi o liberti, ma
“uomini nuovi”, non provenienti dall’aristocrazia senatoria, ma dal ceto
equestre o dai comandi dell’esercito, e fanno ora parte essi stessi dell’esercito
regolare.
Sotto Aureliano nascono, poi, i protectores con il ruolo di guardia imperiale;
essi assumeranno sempre maggiore importanza a causa del declino delle coorti
pretorie e del corpo degli equites singulares Augusti. Il titolo di protector è
255
attestato per la prima volta in un’iscrizione risalente agli anni tra il 261 e il
268 d.C.; inizialmente viene attribuito a generali che hanno conseguito speciali
meriti. Successivamente, i protectores che servivano a corte furono chiamati
256 257
o semplicemente domestici . Da Aureliano in poi li
protectores domestici
vediamo organizzati come corpo, facente ora parte dell’esercito regolare, con
propri ufficiali e comandanti, che avevano il rango di tribuni. Negli anni a
venire i protectores assumono grande peso a corte e molti di loro percorrono
brillanti carriere, fino a giungere al vertice del potere. Massimino Daia, per
esempio, che era uno degli ufficiali dei protectores sotto Galerio, giunse fino a
258
diventare imperatore . La stessa sorte ebbe anche Costanzo I, il padre di
Costantino il Grande, che iniziò la sua carriera proprio come protector,
255 CIL, XI, 1836, proveniente da Arezzo
256 Per la distinzione tra protectores, domestici e protectores domestici, a cui abbiamo
accennato anche sopra, vedi R. I. Frank, op. cit., pp. 86- 104
257 R. I. Frank, op. cit., p.40
258 Lattanzio., Mort. XIX, 6 64
259
diventando poi tribunus, praeses Dalmatiarum e, infine, Cesare . Lo stesso
260
Diocleziano, prima di diventare Augusto, era comes domesticorum , era cioè
a capo dei protectores domestici.
Dalla fine del III secolo in poi questo corpo di guardia diventa davvero molto
importante, nell’ambito della generale tendenza alla militarizzazione del
comando dell’impero. Avendo l’antica classe senatoria perso quasi tutta la sua
influenza, il corpo dei protectores domestici si trovò a condividere, seppur
indirettamente, il potere assoluto dell’imperatore. Servire nel corpo palatino
voleva dire, quindi, essere responsabili della sicurezza dell’imperatore e del
suo palazzo e presenziare alle cerimonie ufficiali al suo fianco. Questa, infatti,
divenne in età tardoantica il genere di carriera pubblica più desiderabile di
tutte. Come vedremo parlando del salario dei soldati, gli appartenenti a questi
corpi erano quelli che godevano delle migliori condizioni di vita, i cosiddetti
261
beneficiarii dell’imperatore .
Il corpo dei protectores domestici subì una netta modifica sotto Costantino,
come abbiamo già visto nel primo capitolo. Egli, infatti, dopo la sconfitta di
Massenzio nella celebre battaglia del ponte Milvio del 312, sciolse ciò che
restava delle unità palatine che erano rimaste fedeli al suo avversasrio fino alla
fine: le dieci coorti pretoriane, di cui facevano parte i protectores domestici, e
259 Anon. Vales., 1, 1
260 Solamente Zonara lo chiama esplicitamente così (12, 31); probabilmente il titolo è usato qui
in modo anacronistico, ma il corpo dei protectores domestici, così come il loro capo,
esistevano già da tempo.
261 R. I. Frank, op. cit., p. 42 65
262
gli equites singulares Augusti . Non potendo restare senza guardia personale,
Costantino fondò due nuove organizzazioni militari: i palatini (che presero il
posto dei pretoriani) e i magistri praesentales (“presenti a corte”). Nacquero
così le scholae palatinae, un gruppo scelto ed elitario, con a capo il magister
263
officiorum . La denominazione comprende anche, nel IV secolo, oltre alla
guardia personale dell’imperatore propriamente detta, le scholae degli scutarii
clibanari, quelle degli scutarii sagittarii, due scholae di armaturae e tre di
gentiles, cioè di barbari (di queste abbiamo parlato nel primo capitolo,
trattando delle riforme dell’esercito). Le scholae che compongono la guardia
imperiale sono cinque, da cinquecento uomini ciascuna, e a ognuna sono
264
assegnati dieci domestici, con funzione di comando . Le altre scholae, invece,
avevano a capo dei tribuni. A causa della loro stretta connessione con
l’imperatore e la sua corte, le scholae erano al vertice della gerarchia militare
ed erano in un certo senso separate, per il loro particolare ruolo, dalle altre
unità dell’esercito regolare; erano legate a Costantino I e, poi, ai suoi
successori, dalla fedeltà alla persona dell’imperatore più che dal patriottismo,
265
considerando anche che erano in massima parte di origine germanica .
Le scholae palatinae resteranno come Costantino le ha fondate almeno fino al
regno di Valentiniano I e Valente, che le porteranno da dodici a tredici, come
abbiamo già avuto modo di notare, e scompariranno soltanto con la fine
dell’Impero Romano d’Occidente, senza subire ulteriori modifiche.
262 R. I. Frank, op. cit., pp. 51- 58
263 Amm. XXV, 10, 9 e XXVI, 1, 45
264 R. I. Frank, op. cit., p.53
265 R. I. Frank, op. cit., p. 78 66
In conclusione, possiamo dire che durante il IV secolo vennero create una
nuova macchina militare e una nuova nobiltà militare, e il cuore di questa
nuova classe erano proprio le scholae palatinae. 67
3. I vari aspetti della figura del soldato in età tardoantica
a. Il salario 266
C’è da premettere che la paga dei soldati e la distribuzione del vestiario alle
truppe, in questo periodo, erano di competenza del dipartimento delle sacrae
largitiones, diretto dal comes sacrarum largitionum, che era responsabile della
distribuzione del denaro in generale.
Abbiamo già accennato al fatto che la professione del soldato in questi anni era
considerata impopolare dalla maggior parte dei Romani, nonostante la paga
non fosse per niente bassa. Nel tardo impero essa veniva effettuata soprattutto
in natura, anche se nel IV secolo si ha ancora notizia di qualche pagamento
267
regolare in denaro . Un papiro contenente il foglio paga di un praepositus in
Egitto, risalente al regno di Costantino, ci conferma che in questi anni il
governo continuava a pagare annualmente “stipendium et donativum” delle
268
truppe in denarii (monete d’argento) . Un altro papiro testimonia come nel
299-300, cioè durante il regno di Diocleziano, esistesse uno stipendium annuale
269
pagato ai soldati ogni quattro mesi, come già avveniva durante il principato .
Esso consisteva di 600 denarii per i legionari e per la cavalleria delle alae e di
400 denarii per i fanti che prestavano servizio nelle coorti. Gli ausiliari, oltre ai
600 denarii di base, godevano di un’indennità di vitto (pretium annonae) di
266 La consegna delle uniformi, seppur mai del tutto abbandonata, fu largamente sostituita dalla
distribuzione di oro.
267 A. H. M. Jones, op. cit., p. 858
268 P. Oxy. 1047
- Risolvere un problema di matematica
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- E molto altro ancora...
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