Anteprima
Vedrai una selezione di 6 pagine su 21
Ellenismo e tarda antichità Pag. 1 Ellenismo e tarda antichità Pag. 2
Anteprima di 6 pagg. su 21.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Ellenismo e tarda antichità Pag. 6
Anteprima di 6 pagg. su 21.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Ellenismo e tarda antichità Pag. 11
Anteprima di 6 pagg. su 21.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Ellenismo e tarda antichità Pag. 16
Anteprima di 6 pagg. su 21.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Ellenismo e tarda antichità Pag. 21
1 su 21
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

La dieta di Epicuro

Tuttavia Epicuro non disdegnava occasionalmente pasti più sontuosi, che nel menù prevedevano carne e pesce, come egli stesso spiega nella Lettera a Meneceo (130, 5-7). "Consideriamo inoltre una gran cosa l'indipendenza dai bisogni non perché sempre ci si debba accontentare del poco, ma per godere anche di questo poco se ci capita di non avere molto, convinti come siamo che l'abbondanza si gode con più dolcezza se meno da essa dipendiamo." Fortuna[modifica | modifica wikitesto] Epicuro ancora in vita aveva invitato i suoi discepoli a festeggiare il suo compleanno e aveva stabilito nel suo testamento che si continuasse a celebrarlo il decimo giorno di Gamelione e che il ventesimo giorno di ogni mese gli epicurei si riunissero tra di loro per ricordare lui e il suo intimo amico Metrodoro. Su questa ricorrenza, poi chiamata la "festa delle Icadi", Plinio il Vecchio scrive[62] come fosse ancora celebrata nel I secolo d.C. QuestaLa sacralità del personaggio si ritrova nelle espressioni di Tito Lucrezio Caro che chiamava Epicuro "un Dio" e nel II secolo d.C. Luciano di Samosata, sofista simpatizzante dell'epicureismo, si riferiva al maestro come "divino sacerdote della verità" e "liberatore di coloro che ne seguono le dottrine". Lo stesso Lucrezio, difatti, nel poema De rerum natura, scrive quattro "inni ad Epicuro" (detti anche "elogi" o "trionfi di Epicuro"). Nelle epoche successive Epicuro venne screditato dalle scuole rivali, in primis dai platonici, e poi dai cristiani, a causa del suo materialismo e della teoria del piacere. Nel Medioevo la parola "epicureo" era sinonimo di "ateo, irreligioso ed eretico", in tal senso è usato da Dante Alighieri che condanna come epicurei Cavalcante dei Cavalcanti (padre del suo collega Guido Cavalcanti), l'imperatore.

FedericoII e Farinata degli Uberti, tutti e tre personaggi per cui prova stima umana e politica, ma che66condanna dal punto di vista ideologico, mentre il materialista semplice Democrito è invece collocato stranamente tra i giusti pagani del Limbo, anche se biasimato per la sua teoria del mondo67creato con casualità. Saranno il Rinascimento umanistico, tranne le correnti neoplatoniche, e l'abate Pierre Gassendi nel XVII secolo, a rivalutare il suo pensiero. In particolare Gassendi nel Syntagma philosophiae Epicuri del 1649 ("Compendio della filosofia di Epicuro"), interpretava la filosofia epicurea in senso cristiano e se ne serviva per respingere l'astratta metafisica cartesiana. Proponendolo come maestro di vita e di morale, attingeva al suo pensiero nella polemica anti-scolastica e anti-platonica. Nelle discussioni circa la nuova visione scientifica dell'universo affermava che l'atomismo epicureo, ponendo il vuoto, fosse l'unica

filosofia compatibile con la realtà scientifica che si andava allora delineando. Epicuro è stato considerato come uno dei precursori anche dall'utilitarismo. L'epicureismo fu, poi, stimato anche da vari intellettuali dell'illuminismo, come il barone d'Holbach, e in epoca successiva da Ugo Foscolo, Giacomo Leopardi, Percy Bysshe Shelley, Karl Marx, Arthur Schopenhauer, Friedrich Nietzsche. Zenone di Cizio (336-264) 14 Gnoseologia Zenone formula una gnoseologia che, per la prima volta nel pensiero greco, si pone come autonoma rispetto agli altri campi di indagine. La sua dottrina della conoscenza è incentrata in particolare sul Lògos, al punto che può essere definita "scienza del Lògos", ovvero logica. Questa è comprensiva sia della dialettica, che della retorica: per "logica" infatti gli stoici intenderanno non solo le regole formali del pensiero che devono potersi conformare.

correttamente al Lògos, ma anche quei costrutti del linguaggio con cui i pensieri vengono espressi. Non a caso Lògos può significare sia ragione che discorso; oggetto della logica quindi sono proprio i lògoi, ossia i ragionamenti espressi in forma di proposizioni (lektà).

A differenza degli epicurei, per gli stoici la fonte di ogni conoscenza non è data dalla semplice sensazione (elemento passivo), perché a questa si deve accompagnare l'assenso (elemento attivo), per arrivare così alla rappresentazione catalettica. I concetti sono anticipazioni mentali, cioè rielaborazioni di precedenti sensazioni che riescono ad avere natura predittiva, e anche i ragionamenti, detti apodittici, non si discostano dall'analisi di singoli avvenimenti.

Scopo della conoscenza, secondo Zenone, non è tanto l'acquisizione di un sapere sul mondo, reso incerto dall'inaffidabilità delle percezioni sensibili, quanto la

coscienza interiore di sé stesso autocoscienza (oikeiosis), che sola garantisce conformità alla legge universale del Lògos. Fisica e morale L'universo è concepito da Zenone come un grande animale composto di due elementi, uno attivo (heghemonikòn) ed uno passivo (hypàrchon). Quello passivo è la materia, quello attivo è il Lògos, o ragione, che è detto anche Dio e rappresenta il soffio vitale o ragione seminale. Questo principio divino è Provvidenza immanente, e guida finalisticamente l'evoluzione del mondo verso il suo necessario sviluppo. Ogni evento, in quanto permeato del divino, è perfetto; la libertà dell'uomo consiste nel riconoscerne e condividerne la perfezione. Come il mondo, infatti, anche l'uomo è animato dal lògos e il suo dovere e la sua virtù consistono nel vivere secondo ragione, estirpando da sé le passioni e i desideri; il saggio stoico.è inoltre cittadino del mondo perché riconosce il valore universale della ragione. In tal modo Zenone suddivide la filosofia in tre discipline: la logica, che si occupa del procedimento del conoscere; la fisica, che si occupa dell'oggetto del conoscere; e l'etica, che si occupa della condotta conforme alla natura razionale dell'oggetto. A titolo di esempio, la logica è il recinto che delimita il terreno, la fisica l'albero, e l'etica è il frutto. Crisippo (276-204) Dottrina Crisippo, come altri stoici, condusse un'analisi piuttosto dettagliata dei procedimenti dimostrativi usati dai matematici e pose l'accento sull'importanza delle proposizioni (lektà), cioè su quegli enunciati che possono essere sia veri che falsi, piuttosto che sul sillogismo su cui aveva focalizzato l'attenzione Aristotele. Gli studi sulla logica proposizionale Egli giunse quindi a definire quattro regole di inferenza: modus ponens, modus tollens.sillogismo ipotetico e sillogismo disgiuntivo, basate sull'uso di diversi connettivi logici quali "e", "poiché", "se...allora", "oppure", attribuendovi i corrispondenti valori di verità attraverso apposite tavole. Particolare importanza rivestivano i condizionali o le implicazioni, come nella frase "Se è giorno, allora c'è luce". L'implicazione sarebbe risultata falsa nel caso in cui partendo da premesse vere si fosse giunti a conclusioni false. Crisippo ricondusse tutte le argomentazioni possibili a quattro schemi di validità, detti anapodittici, ossia indimostrati e indimostrabili, mediante i quali si costruiscono le dimostrazioni, ma che a loro volta non possono essere oggetto di dimostrazione. In questi schemi ricorrono le proposizioni complesse, quali appunto le condizionali, e le proposizioni congiuntive e disgiuntive, con particolare riferimento alla negazione di.

Due proposizioni congiunte:

  1. La fisica e l'etica

Crisippo riprese poi da Cleante la concezione fisica e ontologica della dottrina stoica, dandole un'impostazione definitiva e organica. Il Lògos è per lui l'elemento attivo dell'universo, composto non solo di fuoco come dicevano i suoi predecessori, ma anche di aria. Alla base del suo insegnamento vi è una concezione unitaria del cosmo. A differenza di Cleante, Crisippo riteneva che dopo la morte solo le anime dei sapienti sopravvivessero, fino alla conflagrazione cosmica finale in cui tutto veniva assorbito dall'Anima del mondo.

Sul piano etico, a seguito di alcune critiche mosse allo stoicismo da altre scuole di pensiero, cercò di risolvere il problema di come conciliare l'ineluttabilità del Lògos, per cui tutto avviene secondo necessità, con la libertà di ognuno di poter aderire o meno alle norme della saggezza. Egli introdusse allora una distinzione tra le

«cause primarie», che regolano il mondo secondo criteri immodificabili dall'uomo, e «cause secondarie», che hanno un ambito limitato ma su cui ognuno ha la possibilità di intervenire. Pirrone (360-270)

Pensiero

Il principio essenziale del suo pensiero è sintetizzato dal termine acatalessia, che si traduce come l'impossibilità della conoscenza delle cose nella loro intima natura. Contro ogni affermazione, un principio contraddittorio può essere espresso con egual ragione. Secondariamente, è necessario per questo fatto mantenere un atteggiamento di sospensione dell'intelletto, o, come espresse il concetto Timone, nessuna proposizione può essere conosciuta come migliore di un'altra. In terzo luogo, questi risultati sono applicati alla vita in generale. Pirrone conclude che, dato che nulla può essere conosciuto, l'unico atteggiamento adatto alla vita è l'atarassia, "libertà dalle

Possiamo solo rispondere che non sappiamo nulla. Noi sappiamo solo come le cose ci appaiono, ma sulla loro essenza intrinseca siamo ignoranti.

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
21 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/08 Storia della filosofia medievale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Cricetina93 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della filosofia medievale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Napoli Federico II o del prof Sorge Valeria.