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PERSONAGGI E ITINERARI

I.1 Roberto da Sanseverino

Roberto nacque nel 1417 dal principe Lionello, signore di Caiazzo

e da Elisa Sforza, sorella di Francesco duca di Milano e alla morte

del padre, intorno al 1420, assunse il titolo di conte di Caiazzo.

Non si sa con certezza se si recasse in Lombardia durante l’

adolescenza, ma vi si stabilì definitivamente quando Francesco

Sforza fu nominato duca di Milano, e durante questo periodo, nel

1458, ebbe l’ investitura dei feudi di Colorno e Pontecurone, nel

1460 ottenne la cittadinanza di Lodi e fu nominato capitano dei

gendarmi. Il 9 gennaio 1474, sotto Galeazzo Maria Sforza, ebbe l’

investitura di Castelnuovo Tortonese col titolo di Marchesato,

invece, il 19 settembre 1479, sotto Gian Galeazzo, il feudo di

Lugano. Dopo la morte di Galeazzo Maria Sforza a Milano si

accesero le rivolte e fiorirono le congiure per eliminare la sua

vedova, la quale aveva la reggenza dello Stato a nome del figlio

minorenne. “ Sanseverino dapprima si mostrò devoto del nuovo

governo, e rese un servigio, concorrendo a ristabilire a Genova l’

autorità del Ducato, ma poi entrò nel complotto dei fratelli Sforza

e apertamente si dichiarò nemico della Reggenza. Falliti nel 1477 i

primi tentativi degli Sforza ai quali aveva preso parte, egli dovette

andare fuggiasco da Asti in Francia e viceversa; finché un’ ottima

occasione di molestare la duchessa non gli offrì nel 1478 la

ˮ.

20

ribellione a Genova Roberto finse di aver intercettato delle

lettere provenienti dal governo di Milano nelle quali si minacciava

di saccheggiare Genova e di dominarla. Guidò i Genovesi in una

zona dell’ Appenino, giunti i Milanesi si scontrarono, nonostante

l’ eroica resistenza i Genovesi furono spogliati di vesti ed armi.

Nel 1479 prestò aiuto a papa Sisto IV il quale era in guerra coi

Fiorentini.

In quegli anni Roberto da Sanseverino si recò al Consiglio per

battersi in modo tale che gli venisse aumentato lo stipendio, non

riuscendo a raggiungere il suo scopo si recò a Castelnuovo

Tortonese. A nome di Gian Galeazzo furono inviati un oratore e

due consiglieri per farlo ragionare e lo riportassero a Milano, ma

Roberto fu inflessibile così il 13 gennaio1482 ricevette l’ ordine di

rientrare entro due giorni, in caso contrario sarebbe stato

considerato nemico di Milano, i suoi beni sarebbero stati

confiscati ed egli avrebbe dovuto abbandonare ogni luogo del

dominio del Duca; inoltre molti soldati avevano ordine di

attaccarlo in caso di disobbedienza. Roberto riuscì a fuggire a

Siena, dove, nel 1482, fu eletto capitano generale dei Veneziani,

ducati di stipendio. Strinse l’ amicizia con

con sessantamila

Ludovico il Moro il quale stava preparando il trattato di Bagnolo,

con questo accordo fu restituito ai Veneziani ciò che il Duca di

Ferrara e i Milanesi gli avevano sottratto in precedenza.

L’ 11 settembre 1484 Roberto fu nominato capitano generale della

lega che gli Stati Italiani avevano stretto dopo il trattato di

l’assegno annuo di 140mila

Bagnolo, e per il ruolo ricevette

ducati: una parte doveva essere pagata dal Ducato di Milano, una

parte dalla Signoria di Venezia e un’ altra parte dal papa, dal re di

20 Roberto da Sanseverino, cit., prefazione p. IX.

Napoli, dai Fiorentini e dal Duca di Ferrara. Il pontefice Sisto IV

si oppose probabilmente perché sperava che la carica andasse a

suo figlio. Nel 1485 Roberto fu inviato dai Veneziani per prestare

soccorso a papa Innocenzo VIII successore di Sisto IV nella

guerra contro il re di Napoli. Su di lui pesò il sospetto di essere un

traditore del pontefice e per questo motivo si trovò costretto a

facendosi strada con le armi. “ E’ Roberto da

fuggire a Venezia

Sanseverino una delle più importanti figure di capitano della

seconda metà del secolo XV; grande stima e grande amicizia ebbe

per Lorenzo il Magnifico, col quale aveva comune la passione per

le giostre e per la caccia, molto di frequente si scambiarono

ˮ.

21

lettere, dove ragionavano di cavalli e di falconi Nel 1487,

combattendo la Signoria con Sigismondo conte del Tirolo per

ragioni di confine, dovette recarsi in aiuto delle truppe veneziane.

Dopo alcune vittorie iniziali cadde in un’ imboscata il 9 agosto, il

a Trento dai tedeschi. “

suo corpo fu seppellito Più tardi i suoi figli

lo riscattarono con ingenti somme e lo trasportarono a Milano, fu

ˮ. 22

collocato nella chiesa di San Francesco

Roberto partì da Milano diretto per la Terrasanta il 30 aprile 1458

e vi farà ritorno il 19 gennaio dell’ anno successivo. Di questo

pellegrino sono conservate pochissime lettere relative al suo

viaggio nell’ Archivio di Stato di Milano, quasi tutte fanno

riferimento ad interessi privati. Per quel che riguarda il suo

pellegrinaggio sono noti quattro codici: il primo è conservato nella

Biblioteca Palatina di Parma, il secondo in quella universitaria di

Bologna, il terzo nella Biblioteca Silva a Cinisello, ora presso la

signora Marchesa Arconati, vedova Peyrat ed infine il quarto nella

21 ̋

F. Noyati, R. Renier, Letteratura italiana, storia e criticismo, in Giornale storico della letteratura italianȁ , volume

XXII, Torino, 1893, p. 27.

22 Roberto da Sanseverino, cit. p. XVIII.

Biblioteca Trivulziana di Milano. Il motivo che lo spinse a

compiere questo viaggio non è da ricondurre all’ espiazione di un

peccato o ad un voto fatto, ma sostanzialmente a ragioni politiche.

Il suo resoconto “ si discosta da alcuni punti caratteristici degli

Itineraria tradizionali: all’ aspetto religioso del viaggio è dedicata

un’ attenzione piuttosto marginale, sono del tutto omessi testi

delle preghiere da recitare da recitare nelle diverse circostanze e le

liste di reliquie, le indulgenze lucrabili sono indicate sono

ˮ.

23

sommariamente Quindi tutto ciò sembra confermare che

quello religioso sia un aspetto marginale del viaggio e della sua

redazione scritta; è una narrazione della propria esperienza

personale, scritta per autocelebrarsi. “ Roberto di Sanseverino

preferisce riferire particolari avventurosi e curiosi e gli incontri

con i notabili locali. Il suo viaggio, del resto, appare motivato più

dall’ esigenza di sondare l’ effettiva potenza turca che da un reale

desiderio di visitare i luoghi santi ˮ. 24 Roberto riporta in ordine

cronologico tutte le fasi del suo viaggio, infatti delinea un

l’ attenzione è

resoconto con intento pratico-politico, quindi

incentrata sulle vicende politiche di ogni città, sulle personalità dei

governanti e dei loro familiari. “ Nel 1458 Roberto da Sanseverino

riporta nel proprio diario la descrizione dell’ investitura

e di Carlo Bosso ˮ 25

cavalleresca di Giovanni Matteo Bottigella ,

questo conferma che l’ autore prende le distanze dai classici

resoconti di viaggio.

23 F. Peruzzo, Pietro Casola editore di libri liturgici ambrosiani nel Quattrocento, in « Italia medioevale e umanistica »,

XLVI ( 2005 ), pp. 149-206.

24 Ibidem

25 Felice et divoto ad Terrasancta viagio facto per Roberto de Sancto Severino (1458-1459), a cura di R. Cavaglia, A.

Rossebastiano, Alessandria, 1999, pp. 151-152.

Itinerario del viaggio

Roberto da Sanseverino partì da Milano il 30 aprile 1458, dopo

una breve sosta giunse a Pavia. Il giorno successivo, ascoltata la

messa nella Chiesa Maggiore, fu data la benedizione ai pellegrini,

questi si avviarono al Ticino per salire su un’ imbarcazione. Giunti

a Piacenza molti di essi furono accompagnati a casa dal magnifico

cavaliere Messer Giacomo Pormano, cortigiano del Duca di

Milano, costui li ricevette a cena e la compagnia dormì a casa sua.

Il 2 maggio ripresero il viaggio, ma a causa del forte vento e della

pioggia dovettero sostare a Colorni, a Cremona dovettero fermarsi

nuovamente per il maltempo. A Rovere furono ricevuti nel

castello dell’ Illustrissimo Ludovico da Gonzaga, marchese di

Mantova; venerdì 5 maggio ricominciò il cammino nonostante il

cattivo tempo e arrivarono a Villano, il giorno seguente a

Chioggia e poi a Venezia, qui furono accolti nella casa del

magnifico Marchese di Varese. I pellegrini si recarono a vedere la

galea di Antonio Lauredano “ sopra la quale dovevano montare,

ˮ.

26

et, essa veduta, andarono ad disinare a lor logiamento

Mercoledì 10 maggio, giorno dell’ Ascensione, insieme al Doge

ascoltarono il Vespro a San Marco. “ La vita mondana della

Serenissima offriva modi piacevoli di passare il tempo, fra visite

di cortesia ai notabili locali, pranzi e cene più o meno ufficiali

offerte in loro onore ” Due giorni dopo ricevettero l’ ordine di

27 .

salire sulla galea, allora i viaggiatori cercarono di capire quali

fossero le cose utili da portare durante la traversata, si

confessarono e ricevettero la comunione, quindi fecero caricare il

26 Roberto da Sanseverino, cit. p. 16.

27 F. Cardini, In Terrasanta, cit. p. 301.

necessario sulla nave. Il 17 maggio salirono sulla galea e iniziò il

viaggio, il 20 avvistarono l’ isola di Zara, nei giorni seguenti il

vento era contrario, quindi bisognò navigare remando e la galea si

accostò allo scoglio di Sant’ Andrea e poi all’ isola di Lissa,

Roberto da Sanseverino afferma che su quest’isola vi erano poche

abitazioni, un’ abbazia e un’ abbondanza di vini. Il 24 maggio

sostarono a Ragusa, mangiarono a casa del prefetto, visitarono la

città, ad esempio il palazzo della Signoria. Videro innumerevoli

reliquie riposte in un’ arca, tra le altre vi era il panno dove fu

avvolto Nostro Signore Gesù Cristo quando fu presentato al

Tempio e parti del corpo di San Biagio. Visitarono la chiesa e il

convento di San Francesco, la chiesa di Santa Clara, qui vi era una

fontana bellissima, che Roberto giudica come una fra le più belle

viste, dopo si recarono a casa del prefetto dove trascorsero la

notte. Ripartiti da Ragusa non riuscirono a navigare per più di

trenta miglia a causa della mancanza di vento, videro un gran

numero di delfini e i marinai affermarono che erano ambasciatori

di fortuna in mare. “ Lunedì XXVIIII di Mazo la matina

incominziò acrescere il vento contrario et lo mare turbarse

moltopiù non era stato il dì precedente, et habondare

degrossissime et stranee onde, per modo che nè lagalea nè quelli

erano in essa may hebeno quiete; et dubitvase molto che qualche

grossa fortuna non li acogliesse, perchè non potevano per lo

ventocontrario reduerse ad porto, nè osavano far prova, achiò lo

vento p

Dettagli
A.A. 2013-2014
109 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/01 Storia medievale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Katia Katerina di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia medievale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Montesano Marina.