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Il racconto di Riccardo Cervelli mi ha lasciato profondamente colpita
perché le sue affermazioni si trovano in perfetta sintonia con la mia tesi,
e ne assicurano la fondatezza. Allora è proprio vero: la rete è il mezzo più
adatto per un pubblico di nicchia. E il pattinaggio stesso è una nicchia: la
nicchia dello sport. Da qui poi partono tutte le considerazioni che ne
derivano, che io ho collegato alla teoria della coda lunga.
Naturalmente, poi, anche Cervelli conosce Artonice e questo è il suo
parere sulla testata:
“Un ottimo sito, che esisteva da molto tempo prima di Ghiacciofilia.
Purtroppo sconta il fatto di necessitare, per come è fatto, di diversi
collaboratori. Poiché però questi sono volontari, la loro disponibilità è
subordinata a fattori quale la quantità di tempo libero etc. Per questa
ragione, come è d'altronde vero anche per Ghiacciofilia, a volte il sito è
molto aggiornato, altre volte no”.
Dal momento che Artonice e Ghiacciofilia sono le due maggiori testate
online dedicate al pattinaggio nel panorama italiano, ho chiesto di
specificare le rispettive identità, in particolare per quanto riguarda il
modo di fare informazione.
“Sono molte, secondo me, le differenze. Artonice, che traduce spesso
contenuti realizzati da altri siti internazionali di cui è partner, punta
maggiormente sul mondo del pattinaggio agonistico di alto livello
internazionale e sui grandi campioni. Sia chi scrive su Artonice sia il
pubblico a cui punta, è tendenzialmente un fan di determinati atleti e un
appassionato di questo sport ai massimi livelli. Quindi sia le notizie sia le
interviste riguardano soprattutto le star del pattinaggio e i grandi eventi.
Di qui anche un taglio che privilegia, più di quanto faccia Ghiacciofilia, il
colore e il costume. Ghiacciofilia, invece, nasce per dare visibilità
soprattutto al movimento italiano del pattinaggio, a partire dal bacino
fino ad arrivare agli atleti d'élite nazionali. L'informazione che riguarda i
campioni internazionali e gli eventi mondiali è complementare e
destinata, più che altro, a completare il quadro in cui si inserisce l'attività
dei nostri atleti, di ogni livello. Dato l'interesse del sottoscritto per gli
aspetti sociologici, psicologici ed educativi della vita, si cerca anche di
dare luce e gratificare gli atleti di livello Junior, quelli che si trovano in un
momento cruciale della propria crescita personale e della carriera
sportiva”.
Nello studiare le due testate ho notato alcune caratteristiche che, a mio
parere, rendono Artonice più vicina allo stile della rivista mentre altre
che, al contrario, avvicinano Ghiacciofilia al quotidiano. Questa è la
risposta, al riguardo, di Cervelli.
“Direi di sì, anche se con questo non voglio dire che Ghiacciofilia sia
aggiornato a livello quotidiano mentre Artonice non lo sia. A volte
avviene il contrario. Artonice ha una redazione di collaboratori ai quali
può essere affidato il compito di scrivere articoli più lunghi e approfonditi
di quanto possa fare Ghiacciofilia, realizzato da una sola persona,
giornalista professionista, ma che spesso fatica a trovare il tempo per
scrivere. Di qui la scelta di fare leva sul fatto di lavorare comunque
almeno 12-14 ore al giorno collegato a Internet, e di poter - grazie anche
alla presenza sui social network - cogliere le notizie quotidiane su questo
sport, per pubblicare news più brevi ma tempestive. Quello che rende
Artonice più simile a una rivista di quanto possa esserlo Ghiacciofilia, è il
fatto che il primo dispone di fotografi e archivi fotografici. Ghiacciofilia è
più testuale”.
Il direttore conferma quindi la natura testuale di Ghiacciofilia e quella
maggiormente “fotografica” di Artonice.
Già, Ghiacciofilia. Ma qual è esattamente la sua linea editoriale?
“Dare al proprio pubblico, costituito principalmente da atleti, famiglie di
atleti, tecnici e dirigenti sportivi, notizie più aggiornate possibili su
quanto avviene nel mondo di questo sport, sia in Italia (e a ogni livello,
comprese le gare regionali e le piste più periferiche), sia mondiale. Il più
possibile in un'ottica di servizi e con attenzione anche ai risvolti legati
alla psicologia, alla sociologica e all'economia di questo sport”.
Passiamo adesso alle riviste in formato cartaceo. È interessante un suo
giudizio anche a questo riguardo. In particolare, cosa ne pensa di Doppio
Axel?
“E' un'iniziativa sicuramente meritoria. Purtroppo sconta dei problemi
legati alla realizzazione di un giornale cartaceo, che è molto costosa e
richiede un lavoro di team molto preciso e impegnativo. Per questo
motivo, la rivista ha il pregio dell'autorevolezza dei contenuti e della
bellezza dei servizi, ma il difetto della periodicità incostante”.
Ancora una volta, la versatilità e la velocità d’aggiornamento del web
paga, secondo il giornalista, soprattutto per uno sport di nicchia come il
pattinaggio.
A questo punto, passate in rassegna le principali testate italiane, online e
non, cosa ne pensa dell’informazione sportiva sul pattinaggio, e
soprattutto cosa cambierebbe?
“Purtroppo è eccessivamente incentrata sui pochi casi di atleti divenuti
star internazionali (come Carolina Kostner) e a pochi grandi eventi
internazionali (Mondiali e Olimpiadi soprattutto). C'è scarsa attenzione
verso il bacino e verso gli appuntamenti nazionali. Ma non è un problema
che riguarda solo il pattinaggio, ma anche la maggior parte degli sport
considerati minori. Cosa cambierei? Cercherei un modo di favorire una
copertura mediatica più frequente di questo sport in modo di accrescere
l'interesse presso il pubblico e l'aumento dell'audience (o della
readership). Come conseguenza potrebbe aumentare il numero degli
inserzionisti pubblicitari e degli sponsor invogliati a investire sul
pattinaggio, i suoi atleti e i media che se ne occupano”.
Il suo suggerimento costituisce indubbiamente un utile spunto di
riflessione, nonché uno sguardo più critico sul mondo informativo
sportivo in generale. Inoltre, la sua osservazione riguardo la
concentrazione dei media sugli atleti più conosciuti e famosi è in linea
con le considerazioni di molti degli atleti amatoriali che ho intervistato.
Cervelli inoltre concorda sulla maggiore attenzione verso il pattinaggio.
“Sì e questo grazie, soprattutto, al fatto che l'Italia ha un'atleta come
Carolina che nel bene o nel male fa audience”.
Il pattinaggio cambia e cambia il giornalismo sportivo che lo riguarda?
“Non molto. Semmai è il fatto che siano aumentati i canali tv dedicati
allo sport, grazie al satellite e al digitale, che ha portato a un aumento
delle possibilità di coprire i principali eventi di pattinaggio, come i
campionati europei, mondiali, olimpiadi invernali e qualche rara tappa di
grand prix. Il modo di trattarlo - parlo sia a livello televisivo che stampa -
non è cambiato molto rispetto agli anni passati. C'è sempre un
telecronista - nel caso italiano un giornalista non specializzato in
pattinaggio - e un allenatore che commenta. Sui media cartacei c'è
sempre qualche giornalista che ha il pattinaggio fra le sue
specializzazioni e che, nel momento in cui ci sono queste gare
importanti, pubblica dei resoconti commentati e interviste ai soliti noti
che fanno notizia. La diffusione di Internet e dei social network ha,
invece, offerto la possibilità di offrire delle informazioni aggiuntive, più
estese anche agli altri protagonisti, e più tecniche.
Quindi, l’offerta informativa si potrebbe migliorare “trovando modi per
favorire una maggiore copertura degli eventi, dei livelli agonistici, degli
aspetti tecnici, sociali, educativi e non solo di costume di questo sport”.
Per concludere, cosa direbbe della sua esperienza di Ghiacciofilia?
“E' un lavoro che, per il momento, non si è tramutato in un business,
seppure part time, e che pertanto svolgo più per passione e puntuglio
che altro. Ogni volta che mi sento sfiduciato e stanco sulla possibilità di
farlo crescere, traggo nuova energia e determinazione dal ricevere
messaggi da atleti giovanissimi, genitori, allenatori e dirigenti che mi
esprimono la loro gratitudine per quel poco che riesco a fare e mi
incoraggiano ad andare avanti. Ogni stagione mi ripropongo di far fare un
salto di qualità al sito, di capitalizzare sulla mia ultradecennale
esperienza giornalistica, sulla passione per la tecnologia. Quello che mi
manca però è forse una capacità manageriale e di gestione economica.
Forse avrei bisogno di trasformare questa esperienza solitaria in
un'avventura con altre persone”.
Ascoltare il parere di un esperto è stato un passo di fondamentale
importanza per verificare la strada che ho iniziato a percorrere, per
capire se la direzione è davvero quella giusta.
Confrontarmi poi con molti pattinatori amatoriali non è stato meno
istruttivo. Dai dati emersi, una rivista che alcuni sembrano prediligere è
Patinage Magazine, rivista pubblicata sia francese che in inglese.
http://www.patinage-mag.com/
La storia di Patinage inizia nel 1986, ha periodicità bimestrale e annovera
cinque numeri l’anno. La versione cartacea è oggi affiancata da quella
online, che fa da vetrina alla testata ma è anche luogo di
approfondimento, assecondando d’altronde la natura della rete, che offre
nuovi modi di organizzare l’informazione.
http://www.doppioaxel.it/
Doppio Axel resta comunque la rivista più conosciuta. Nata in Italia nel
2006, è una testata decisamente giovane ma di strada in questi anni ne
ha fatto parecchia, fino ad esser diventata “il riferimento essenziale in
Italia per ogni appassionato del mondo del pattinaggio su ghiaccio e a
rotelle” come riporta la sezione “storia” della versione online. Doppio
Axel ha periodicità mensile. I pattinatori intervistati apprezzano Doppio
Axel, in particolar modo gli articoli, trovando la rivista piuttosto completa
a livello informativo.
A volte però i pareri discordano. Ad esempio Valentina, una pattinatrice
amatoriale, trova Doppio Axel interessante per le notizie che riporta, ma
di qualità inferiore rispetto alle riviste femminili. Per quanto riguarda le
altre testate, dichiara poi di conoscere sia Artonice che Ghiacciofilia, e di
non consultare riviste su internet bensì siti specifici e blog perché “sono
più aggiornati e permettono link ad altri siti e video”. Va