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UTILIZZATI
BRAND EQUITY 4
BRAND IDENTITY 4
REAL MADRID 3
SPONSORSHIP 5
REBRANDING 3
Tabella 1: Macro-argomento/Numero di articoli utilizzati
28
3.2 Analisi critica
3.2.1 Brand Equity
David A. Aaker, economista statunitense, definisce la brand equity come:
“La risorsa strategica costituita da un insieme di attività e passività legate
al marchio, che accrescono o diminuiscono il valore di un prodotto o
servizio per un’impresa e/o per i clienti di quell’impresa”.
La brand equity, o patrimonio di marca, è il bagaglio di conoscenze e di
valori che un marchio porta dentro di sé sviluppate nel tempo. Infatti,
la brand equity racchiude al suo interno tanti altri termini di marketing ed è,
comunque, legata alla notorietà generale del brand.
Possiamo notare come nel documento “Brand equity for football club
organizations”, si punti il focus sulle società calcistiche e sul valore del loro
brand. L’articolo comparso nell’ “International Journal of Organizational
Analysis” mostra come lo scopo di questo studio è di offrire un "modello di
brand equity" che aiuti le organizzazioni calcistiche a gestire il loro appeal.
Il modello proposto utilizza l'analisi di modellazione dell'equazione
strutturale, per testare il modello ipotizzato di marketing brand equity
(MBE). La parte empirica della ricerca deriva da un ampio sondaggio su
1.300 tifosi di calcio israeliani. Proprio questa ricerca suggerisce due nuovi
modelli di brand equity per le società di calcio. Uno è un modello teorico
completo, che combina ed espande gli attuali modelli concettuali di brand
equity (Keller, 1993-2008; Aaker, 1991-1996; Keller e Lehmann, 2006);
l'altro è un modello empirico, che rende pratico misurare la forza del
marketing o la brand equity dei club calcistici. Il nuovo MBE empirico
suggerito, fornisce un indice relativo di brand equity per l'organizzazione
del club di calcio, che permette loro di confrontare il marketing equity del
loro club con quello dei loro rivali.
29
Nell’articolo “A new market brand equity model (MBE)” su “EuroMed
Journal of Business” si può trovare uno studio che offre una nuova formula
pratica e utile per calcolare e classificare la MBE. I risultati hanno indicato
che la conoscenza ha un forte effetto positivo su immagine, personalità e
atteggiamento. L'immagine ha un effetto positivo sull'atteggiamento, ma
quello della personalità era insignificante. L'atteggiamento, l'immagine e la
personalità hanno un effetto positivo sull'impegno, che influisce fortemente
e positivamente sulla raccomandazione. Sia l'impegno che la
raccomandazione hanno un effetto positivo e significativo sulla quota di
mercato potenziale.
Proprio la brand equity risulta vitale per le squadre di calcio
professionistiche, come riportato nello “Sport Management Review”
nell’articolo “Investigating the role of fan memebership on perceptions of
team brand equity in football”. Lo studio degli autori di questo articolo,
mirano ad esaminare le differenze nelle percezioni della brand equity della
squadra tra i membri del fan club e i non membri, e il ruolo predittivo delle
dimensioni della brand equity sulle loro intenzioni comportamentali. Si
riscontrano dei risultati che evidenziano l'importanza di studiare diversi tipi
di consumatori e suggeriscono implicazioni manageriali, come la necessità
per i club di stabilire relazioni reciproche con i tifosi al fine di aumentare i
loro livelli di internalizzazione e contribuire ad aumentare le intenzioni
comportamentali.
Anche il “Journal of Applied Business Research” ha affrontato questa
tematica conducendo uno studio riportato nell’articolo “Enhancing football
brands’ brand equity” dove si confronta una ricerca all'interno di due
diverse nazioni: Francia e Germania. Quattro club facevano parte del
campione e sono state effettuate interviste con i manager legati al
management. L'approccio concettuale si è basato sulle teorie dell'immagine
di marca. 30
Questi elementi possono spiegare le intenzioni di acquisto di abbonamenti
e prodotti di merchandising. La loro ricerca ha rivelato che esistono elementi
comuni ed elementi che si differenziano tra i club: ogni club ha un'identità
di marca, e proprio su questa si fa leva. I ricercatori hanno identificato quali
elementi portano alle intenzioni d'acquisto e reso evidenti le migliori.
L'importanza del gioco è spesso sopravvalutata dalla direzione di un club. Il
gioco e l'attrattiva dello stadio sono importanti, ma non sono gli unici fattori
che spiegano la frequentazione dello stadio. Il club deve anche essere un
"buon club nella comunità", e la responsabilità sociale d'impresa (CSR)
diventa una questione cruciale sul cui basare i fattori economico-finanziari
di crescita del club. È interessante, così, esaminare la brand loyalty, intesa
come la fedeltà verso una squadra che spesso si acquisisce alla nascita e si
porta avanti per il resto della vita. Un motivo per cui l’amore incondizionato
verso quel determinato brand calcistico è quasi viscerale, è sicuramente dato
dalla fedeltà che l’individuo mostra nel tempo a tutto ciò che concerne quel
determinato brand calcistico in cui esso si identifica. Possiamo dedurne che
la qualità dei brand calcistici dipende da quella che è la percezione dei tifosi.
Per misurare la brand equity è stato teorizzato un modello
definito “piramide di Keller”, dal cognome dell'ideatore, Kevin Lane
Keller, rinomato professore di marketing statunitense che la ideò.
La piramide di Keller (modello CBBE, Customer Based Brand Equity) si
compone di quattro pilastri fondamentali:
- Il primo pilastro della piramide di Keller è l'identità del marchio (la brand
identity) che crea differenziazione dai concorrenti.
- Il secondo pilastro della piramide di Keller è la comunicazione del marchio
(brand meaning).
- Il terzo pilastro della piramide è la brand response (ossia la risposta
dell'utente alla comunicazione del brand) e, correlati, la brand image e
la brand awareness.
- Il quarto pilastro è definito brand relationship e rappresenta la relazione tra
il consumatore e il marchio. 31
Figura 14: La piramide di Keller
La piramide mette insieme la visione di azienda e
consumatore, concretizzando l’idea di equity come elemento di passaggio
tra quello che l’azienda è e come il consumatore la percepisce, è una sintesi
dei due. È utile perché arriva fino alla relazione (punto 4 della piramide),
che oggi è una dimensione chiave; la relazione con le marche è un elemento
discriminante, perché può portare ad una valutazione piuttosto che ad
un’altra. 32
3.2.2 Brand Identity
La “Brand Identity” è importante per affermare il brand e farlo emergere dal
rumore del sovraffollamento digitale e dei competitor. Per fare questo è
importante definire la strategia non solo dell’azienda, ma anche tutti i
messaggi di comunicazione rivolti al target di riferimento.
Fanno parte della brand identity: gli elementi fisici, cioè il lettering, il corpo,
il colore. Le marche più importanti possiedono il brandbook, che è l’insieme
di linee guida per i possibili utilizzi grafici del marchio. Fa poi parte della
brand identity anche tutta la dimensione di personalità, cioè il carattere della
marca: una marca può essere più o meno seriosa, impegnata, etica, smart.
Un brand ha dunque delle personalità.
Il concetto di identità deve essere distinto da quello di immagine ad esso
legato. Se il primo appartiene all’area dell’emissione, dal momento che
riflette la volontà degli strateghi di come far percepire la marca all’esterno
(Aaker, 1997), il secondo rientra in quella della ricezione, perché pone
l’accento su come un target di consumatori percepisce il brand (Kapferer,
2004). In altri termini, la brand identity esprime l’immagine che l’azienda
vuole dare di sé e dei propri prodotti ai consumatori e ai vari stakeholder
(nel caso calcistico: i tifosi) di riferimento, cioè l’immagine desiderata e,
dunque, rappresenta il messaggio dal versante dell’emittente ovvero le
società.
L’immagine di marca, invece, è il riflesso dell’identità di marca presso il
pubblico e, pertanto, rappresenta il messaggio dal versante del ricevente, nel
nostro caso: i tifosi.
Come possiamo leggere nell’articolo “Sport brands’ attraction factors and
international fans” pubblicato in “Sport, Business and Management: An
International Journal” è stato affrontato uno studio con l’obiettivo di
migliorare la comprensione della forza dei fattori di attrazione dei marchi di
club di calcio professionistico con i tifosi stranieri e dell'influenza dei dati
demografici e delle caratteristiche individuali sull'influenza di questi fattori
nel contesto dei servizi di spettatori sportivi. Questi risultati sottolineano
l'importanza della segmentazione quando si considera l'attrazione dei
consumatori per i marchi sportivi professionali. Forniscono inoltre
conoscenze pratiche specifiche utili quando ci si espande in nuovi mercati
esteri. 33
Per quanto riguarda la Brand Identity è stato coniato un nuovo tipo di tifoso:
“Il Lovemarks Fans”. Come evidenzia uno studio pubblicato sul “Journal
of Promotion Management” con il titolo “Brand Lovermaks scale of sport
fans” si deduce come l’amore, la fedeltà e il rispetto per un club sportivo
siano diventati alla base di un’appartenenza viscerale che va oltre il semplice
tifo per una squadra. Sulla base dell'analisi fattoriale esplorativa (EFA),
dell'analisi fattoriale confermativa (CFA) e dell'analisi della rete
nomologica, la ricerca stabilisce la validità e l'affidabilità della scala per le
squadre di calcio. Questa scala “Lovemarks” per le squadre sportive
rappresenta la brand identity di marketing per gli sponsor, la pubblicità, il
merchandising ecc. e fornisce un nuovo modo di classificare gli spettatori
sportivi: i "Lovemarks Fans";
Mentre la ricerca sull'identità del marchio è abbondante, un'area meno
esplorata è capire come la comunicazione di un'organizzazione si traduce
direttamente nella percezione degli stakeholder chiave di
quell'organizzazione.
Nel “Journal of Bus