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3.3. IL FINANZIAMENTO DELLE PMI E LE POLITICHE PER

FRONTEGGIARE LA CRISI ECONOMICA

Uno dei maggiori ostacoli per le PMI è costituito dalle difficoltà nell’accesso alle

risorse finanziarie, sia sotto forma di debito che di capitale di rischio. La risposta di

policy più classica consiste nel compensare i minori finanziamenti privati con

finanziamenti pubblici a tassi ridotti, o nel fornire garanzie pubbliche in forza delle

quali le imprese possono richiedere finanziamenti privati. Lo stato può anche fornire

capitale di rischio, come un venture capitalist pubblico. Ad ogni modo, il venture

capital pubblico può svolgere la funzione di segnalazione e condivisione del rischio,

rendendo più facile per le imprese finanziate pubblicamente di accedere anche a

finanziamenti privati ulteriori. Altri interventi per favorire l’accesso al credito delle

PMI non prevedono trasferimenti diretti in denaro. Ad esempio, le istituzioni

finanziarie possono cercare di ridurre le asimmetrie informative rinforzando le

relazioni bancarie, delegando la valutazione dei finanziamenti alle filiali sul

territorio, che meglio conoscono la situazione dell’impresa, o assumendo personale

con le capacità e le conoscenze adatte a valutare le richieste di finanziamento delle

PMI. Lo stato può favorire e monitorare questo processo nominando mediatori

creditizi con il compito di verificare i flussi di credito a favore delle PMI, o

richiedendo che le banche che hanno ricevuto finanziamenti pubblici aumentino, o

almeno non riducano, i flussi. La Commissione europea opera a vantaggio

dell’accesso al capitale di rischio su diversi piani: Finanziamento: la Commissione

europea finanzia il Fondo Europeo per gli Investimenti, un fondo di fondi che è un

attore fondamentale per lo sviluppo del venture capital in Europa. Sempre a questo

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scopo è stato concepito il Programma quadro per la competitività e l’innovazione

per il 2007-2013, all’interno del quale un terzo dei fondi (più di un miliardo di euro)

è stato dedicato alla previsione di strumenti per favorire l’accesso al credito e al

capitale di rischio da parte delle PMI;

-Regolamentazione dei sistemi finanziari; -Disciplina degli aiuti di Stato. Tra il 2007

e il 2013 l’attenzione delle politiche comunitarie di coesione si è incentrata sulla

creazione e sulla crescita delle PMI, attraverso programmi di accesso agevolato al

credito ed al capitale di rischio, promozione di ricerca e innovazione, sviluppo

tecnologico e sviluppo sostenibile. Nell’ambito della politica di coesione, due

programmi sono stati dedicati interamente all’accesso delle PMI al mercato dei

capitali di rischio: il programma JEREMIE, che offre aiuti a sostegno delle PMI e

dei progetti di start-up. In particolare, il programma JEREMIE serve a rendere

accessibile alle PMI alcuni strumenti di finanziamento altrimenti scarsamente

reperibili sul mercato. Questo programma viene attuato attraverso un fondo gestito

dal Fondo Europeo per gli Investimenti che, come fondo di fondi, fornisce capitali

ad altri fondi o intermediari finanziari accreditati i quali finanziano le PMI

nell’ambito di politica di coesione comunitaria. Gli investimenti prestano particolare

ai trasferimenti tecnologici, alle iniziative di start-up e al microcredito. Il secondo,

invece, è il programma JASMINE, che promuove lo sviluppo del microcredito a

favore delle PMI e delle categorie disagiate che intendono diventare imprenditori o

lavoratori autonomi. La gestione di tali fondi è demandata ad intermediari finanziari

che operano a livello locale. La gestione dei programmi JEREMIE e JASMINE è

stata migliorata attraverso una semplificazione

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33

legislativa nell’ambito del processo di semplificazione dei fondi strutturali portato

avanti nel biennio 2009-2010.

3.4. IL FONDO ITALIANO DI INVESTIMENTO PER LE PICCOLE E

MEDIE IMPRESE

Il Fondo Italiano di Investimento è un progetto istituzionale in cui soci pubblici e

privati si sono uniti per perseguire obiettivi comuni. Gli obiettivi di questo fondo

sono: -creare una più ampia fascia di medi campioni nazionali dalla

patrimonializzazione sufficiente per competere in ambito internazionale,

concentrandosi su PMI affermate e con un fatturato di buon livello, che producono

prodotti di nicchia e all’avanguardia, in modo da accompagnarle nella crescita per

creare imprese leader; -favorire lo sviluppo del capitale di rischio, inoltre, il Fondo

Italiano di Investimento si propone di finanziare altri fondi che perseguono strategie

finanziarie simili; -orientare lo sviluppo del private equity italiano al sostegno

dell’imprenditore più che dell’impresa. Il Fondo è stato lanciato nel dicembre 2009.

In Italia, durante la crisi economica il governo ha cercato di garantire l’accesso al

credito alle imprese, ed in particolare alle PMI, attraverso due strumenti di

intervento: uno strumento diretto, il Fondo Centrale di Garanzia per le Piccole e

Medie Imprese, ed uno strumento indiretto, l’Avviso comune per la sospensione dei

debiti delle Piccole e Medie Imprese. Il Fondo Centrale di Garanzia per le Piccole e

Medie Imprese è uno strumento di intervento finalizzato a garantire l’accesso al

credito delle piccole e medie imprese, mediante concessione di garanzie pubbliche a

33 Regolamento (CE) n. 846/2009 della Commissione, del 1° settembre 2009.

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fronte di finanziamenti privati. Questo strumento di intervento, gestito per conto del

Ministero per lo Sviluppo Economico dalla banca privata Unicredit Medio Credito

Centrale, è destinato alle micro, piccole e medie imprese che non appartengano ad

uno dei cd. “settori sensibili”, così come individuati dall’Unione europea. I settori

esclusi sono il settore agricolo primario, i trasporti la cantieristica navale, l’industria

automobilistica, l’industria delle fibre sintetiche, l’industria siderurgica e

carbonifera. Dal 2009 possono accedere al Fondo Centrale di Garanzia anche le

imprese artigiane. Il Fondo Centrale di Garanzia interviene con tre modalità:

-garanzia diretta, concessa agli intermediari finanziari e alle banche che erogano un

finanziamento ad una PMI; -controgaranzia, cioè una garanzia concessa a Confidi o

altri fondi di garanzia che abbiano a loro volta garantito un finanziamento concesso

da banche o altri intermediari finanziari ad una PMI;cogaranzia, una garanzia diretta

concessa insieme ad un altro soggetto garante agli intermediari finanziari e alle

banche che erogano un finanziamento ad una PMI. Il Fondo Centrale di Garanzia

può garantire qualsiasi tipologia di operazione finanziaria, purché direttamente

connessa all’attività di impresa. L’importo massimo garantito complessivo per ogni

impresa è di 1.500.000€. La garanzia può coprire fino al 60% del Finanziamento. La

pratica per l’erogazione della garanzia viene espletata in tempi molto brevi, in media

venti giorni, e cercando di ridurre al minimo gli oneri amministrativi per

l’imprenditore, che può presentare domanda tramite autocertificazione. I costi della

concessione della garanzia variano tra lo 0,125% e l’1% della garanzia erogata. Il

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Fondo è stato rafforzato ed esteso dal Decreto Anticrisi del 2008 . Secondo il

34 Legge 28 gennaio 2009, n. 2 “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29

novembre 2008, n. 185, recante misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e

impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale".

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Ministero dello Sviluppo Economico e di Unicredit Medio Credito Centrale, a causa

della situazione di crisi, delle innovazioni in termini di platea di interessati e

dell’aumento delle risorse disponibili, l’utilizzo del Fondo Centrale di Garanzia è

esploso nel 2009 e 2010. Nei primi quattro mesi del 2010, il numero di domande è

raddoppiato rispetto all’anno precedente, il numero di richieste accolte è aumentato

del 150%, l’ammontare delle garanzie concesse è aumentato di più del 250%. Gli

effetti della crisi appaiono chiaramente dalla tipologia di domande presentate: l’80%

riguarda finanziamenti dettati da esigenze di liquidità, e soltanto il 18% riguarda

finanziamenti per nuovi investimenti.

3.5. LE PMI E LE POLITICHE PER L'INNOVAZIONE

Il tema dell’innovazione è cruciale nell’elaborazione dei programmi di supporto per

le PMI per tre motivi: si ritiene che le PMI siano un fattore importante

nell’aumentare il tasso di innovazione di un’economia; le PMI che operano nei

settori ad elevato tasso di conoscenza sono determinanti per la competitività di un

paese; le PMI che innovano hanno maggiori possibilità di diventare PMI ad elevata

crescita. A livello generale, si ritiene che lo stato debba intervenire per finanziarie la

ricerca. L’intervento dello Stato, se progettato ed attuato in maniera efficace ed

efficiente, può avere un impatto molto positivo sulla creazione e la diffusione

dell’innovazione, aumentando in maniera sensibile la competitività del paese. Gli

stati possono intervenire per favorire gli investimenti in innovazione delle PMI e la

loro capacità di assorbire innovazione prodotta all’esterno attraverso diverse

politiche: trasferimenti diretti sotto forma di finanziamenti, prestiti, o sgravi fiscali

alle imprese che innovano; politiche che favoriscano l’accumulazione di risorse per

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lo svolgimento di attività di ricerca e sviluppo all’interno delle PMI; politiche che

incentivino le istituzioni esterne, come università e centri di ricerca, a collaborare

alle attività di R&S e a sviluppare progetti destinati allo sfruttamento da parte delle

PMI; creazione di infrastrutture, come i parchi tecnologici, che favoriscano lo

sviluppo di PMI nei settori ad alta intensità di conoscenza. L’Unione europea ha

messo l’innovazione e l’economia basata sulla conoscenza al centro della Strategia

di Lisbona e della nuova strategia “Europa 2020”. Per raggiungere gli ambiziosi

obiettivi prefissati, le istituzioni comunitarie hanno creato numerosi programmi per

promuovere l’innovazione. Nell’ambito del 7° Programma Quadro (FP7) per ricerca

e sviluppo, è posta una particolare attenzione alle norme che favoriscono le PMI,

soprattutto le PMI ad alta intensità di conoscenza. In particolare, le regole dell’FP7

prevedono che le PMI possano ricevere un finanziamento comunitario fino al 75%

dell’ammontare del progetto. Inoltre, è stata proposta una modifica che incentiverà

ancora di più le PMI ad accedere ai fondi FP7. Infatti, si prevede che qualora

durante lo svolgimento del progetto le imprese coinvol

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
53 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher salamalecu97 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma Tor Vergata o del prof Scienze economiche Prof.