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Storia della canapa
La Canapa è una pianta da fibre tessili originaria delle regioni a nord e a sud dell'Himalaya. I primi utilizzi sono molto antichi, risalendo probabilmente alla preistoria, nel periodo del Neolitico (intorno al X secolo a.C.) e sono collocati in Cina, Paese in cui la coltivazione della canapa è stata prolungata più a lungo. L'introduzione in Europa risale invece al secondo secolo a.C. ma in Italia una diffusione rilevante avviene contestualmente all'affermazione delle Repubbliche marinare nelle quali si estraeva dalla canapa le fibre per la produzione di corde e delle vele delle proprie flotte. Per molti secoli l'Italia è stata tra i maggiori produttori di canapa: nel corso del decennio 1903-1913, gli ettari destinati nel nostro paese a tale coltura erano 79.477 con un rendimento di 795.000 quintali annui. La nostra produzione era seconda solo a quella della Russia. Per la qualità della fibra (Carmagnola e Fibranova),L'Italia era prima sul mercato internazionale. Figura 2.1 - Coltivazioni di canapa
In quell'epoca la distribuzione sul territorio italiano della canapicoltura era per il 60-70% nella zona Emiliano Veneta, più del 20% nel centro Campano e per il restante 3% in Piemonte ma negli anni seguenti, con l'aumento della produzione meno costosa di cotone e juta e della diffusione, dopo la Prima Guerra Mondiale, delle corde sintetiche, si assiste alla progressiva diminuzione nella coltivazione della canapa; si passa così velocemente da quasi 80.000 ettari ai 1860 ettari nel 1969 con 21.000 quintali di prodotto, fino ad arrivare nel 1970, ad un minimo di 899 ettari e un rendimento di appena 10.000 quintali. Varie furono le cause che portarono alla crisi, fino alla totale scomparsa del settore canapicolo in Italia; una di queste fu il sistema di lavorazione della canapa, sistema che obbligava ad un impiego di 1200 ore di manodopera per ettaro coltivato, uno tra i più alti.
di tutte le colture a pieno campo; oltre alla difficoltà delle condizioni di lavoro intervenne anche la legislazione a porre fine, definitivamente, a questa coltura: seguirono infatti svariate campagne denigratorie, ben accolte in particolar modo dalle altre potenze industriali in quanto le caratteristiche naturali della canapa, come la resistenza, la capacità di adattamento, la velocità di crescita unite ai molteplici utilizzi possibili in molti settori, apparivano come una minaccia agli occhi dei concorrenti. Basti pensare che Henry Ford della Ford Motor Company vedendo il potenziale dei combustibili composti da biomassa lavorò per alla produzione di combustibile di canapa; nell'impianto di Iron Mountain in primo Michigan gli ingegneri Ford estraevano dalla canapa metanolo, carbone combustibile, acetato di etile e creosoto; ingredienti fondamentali anche oggi per l'industria moderna. È così che la pianta di Canapa fu presto associata alla droga.Il proibizionismo raggiunse anche l'Europa quando l'ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite), promulgò il "Single Convention Act", che dichiarava la cannabis uno stupefacente, proibendone la coltivazione. L'Italia recepì le normative europee e nel 1961 venne sottoscritta la "Convenzione Unica sulle Sostanze Stupefacenti" la quale aveva come obiettivo quello di far sparire la pianta nel giro di 25 anni.
La reintroduzione della coltura della canapa a livello europeo risale al 1970 quando, con il regolamento n° 1308 del 29 Giugno 1970, furono stanziati aiuti economici per di terreno coltivato a canapa, con l'obiettivo di regolare i mercati di ogni settore. Il regolamento C.E. 619/71 del 22 marzo 1971 fissò le norme generali per la concessione dell'aiuto, che veniva accordato solo per la coltivazione di determinate varietà, tra cui la Carmagnola e la Fibranova (sementi italiane), che avessero un contenuto di THC (delta-9tetraidrocannabinolo).
sostanza psicotropa prodotta dai fiori della canapa) inferiore alla soglia del 0,2%. Nel 1975 tuttavia, a seguito della "Legge Cossiga" contro gli stupefacenti, gli ultimi ettari coltivati a canapa sparirono. È solo in tempi più recenti, dalla seconda metà degli anni '90, a fronte di un crescente movimento di opinioni positive e sostenitori che si sta rivalutando i vantaggi, soprattutto ambientali e di sostenibilità, delle coltivazioni di canapa; dal 1998 si è ripreso a coltivare la canapa da fibra grazie al contributo CEE di circa 1.300.000 lire per ogni ettaro coltivato, arrivando a 255 ettari nello stesso anno, 180 ettari l'anno successivo e poco più di 150 ettari nel 2000. Le maggiori difficoltà per un rilancio in grande scala si sono incontrate sul piano logistico: si sono persi i processi di lavorazione, mancano gli impianti di prima trasformazione per separare la fibra dal "canapulo" in prossimità dellearee di coltivazione (operazione che un tempo si eseguiva a mano) e di conseguenza i costi di trasporto risultano eccessivi. Inoltre gli agricoltori hanno visto nelle leggi vigenti che disciplinano l'uso degli stupefacenti, come il D.P.R. 309 del 9/10/1990, un freno per il timore di incorrere in provvedimenti penali. Infatti dal 1998 la coltivazione industriale della canapa è consentita agli agricoltori solo previo speciale permesso e nel rispetto di determinate condizioni. Oggi la legislazione di riferimento per gli agricoltori italiani è costituita dalla Circolare del MIPAF (Ministero delle Politiche Agricole e Forestali) n°1 protocollo 200 del 8/5/2002 "Regime di sostegno a favore dei coltivatori di canapa destinata alla produzione di fibre" e dalla Circolare del Ministero della Salute del 22/5/2009 "Produzione e commercializzazione di prodotti a base di semi di canapa per l'utilizzo nei settori dell'alimentazione". In queste circolari si
leggono quali debbano essere gli obblighi a cui i coltivatori devono prestare attenzione, compatibilmente con le disposizioni comunitarie, ovvero:
- Denunciare la coltivazione alla PAC (Politica Agraria Comune, una delle politiche agrarie comunitarie di maggior importanza);
- È permesso coltivare solo tipologie di canapa comprese nell'elenco europeo delle varietà con tenore di THC inferiore allo 0,2% e munite di certificazione rilasciata dall'ENSE (Ente Nazionale Sementi Elette);
- Comunicare la presenza della coltivazione alla più vicina stazione delle Forze dell'Ordine (Corpo dei Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza ecc.);
- Il quantitativo di seme impiegato non deve essere inferiore ai 35 Kg per ettaro;
- Resa in bacchetta secca ottenuta deve essere superiore ai 15 quintali per ettaro coltivato.
Il vero e consistente rilancio della coltivazione della canapa in Italia sarebbe probabilmente possibile solo a seguito di una collaborazione tra
Agricoltura e industria, sostenuta e coadiuvata da scelte politiche e decisioni legislative mirate alla creazione di solide realtà e di nuove opportunità, anche economiche, che la coltivazione della canapa potrebbe portare in diverse zone rurali italiane.
Figura 2.2 - Mappa globale in cui la canapa è legale
Legale o essenzialmente legale Illegale ma di solito non perseguibile Illegale ma depenalizzato Illegale
2.2 Caratteristiche botaniche
La canapa è una pianta appartenente alla famiglia delle Cannabaceae. La diffusione della Cannabis Sativa L., in varie regioni del mondo, ha permesso alla specie botanica caratteristiche diverse a seconda del luogo di crescita, grazie anche al suo vivere e svilupparsi a tutte le altitudini. La canapa è una specie annuale e in natura è generalmente dioica, ovvero significa che ogni esemplare è portatore soltanto di fiori femminili o di fiori maschili e prima della formazione dei fiori non è
Possibile riconoscere il sesso della pianta di canapa. La varietà di canapa è vastissima, ma nel tempo e con la selezione dell'uomo si sono venute a creare due diverse classificazioni di questa pianta. La prima affermata da D.E. Janichewsky (1924), un botanico russo, con tre diverse specie di canapa:
- Cannabis Sativa: è caratterizzata da foglie sottili, ramificazioni distanti, colore verde chiaro, con pochi fiori, dimensioni ragguardevoli, può raggiungere un'altezza di 4 metri, la produzione di resina non è particolarmente abbondante e il periodo di fioritura varia tra le 9 e le 12 settimane;
- Cannabis Indica: è caratterizzata da foglie ampie e sovrapposte, ramificazioni vicine, colore verde scuro, con abbondante produzione di gemme, non supera 1,5-2 metri di altezza, la produzione di resina è generosa e il periodo di fioritura è compreso tra le 6 e le 9 settimane;
- Cannabis Ruderalis: si caratterizza principalmente per l'altezza che non supera i 1,5 metri, foglie sottili, ramificazioni distanti, colore verde chiaro, con pochi fiori, la produzione di resina è scarsa e il periodo di fioritura è variabile.