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CAPITOLO 2. ANALISI COMPARATA DEL MONDO
ORDINARIO.
2.1. Breve introduzione al capitolo.
Abbiamo fin qui analizzato dal punto di vista teorico il percorso dell'eroe
così come descritto da Cristopher Vogler, partendo dalle precedenti considerazioni
di Joseph Campbell e confrontandole in modo da sottolineare le innovazioni
apportate dallo “story analist”. È bene sottolineare che le teorie di Vogler siano
78
state pensate ad uso e consumo degli sceneggiatori : al giorno d'oggi esse
forniscono un'abile guida anche per gli scrittori di narrativa, grazie maggiormente
al fatto che il rapporto tra l'industria cinematografica e gli scrittori di narrativa si
sia intensificato nel tempo al punto che sono numerosi gli esempi di film o serie
79
televisive tratte dai romanzi , così come sono stati scritti testi di narrativa
adattando semplicemente la sceneggiatura del film (questa trasposizione letteraria
è una pratica principalmente americana, che dal 1954 ha visto numerose pellicole
78
“It seemed to me the Hero’s Journey was exciting, useful story technology which could
help filmmakers and executives eliminate some of the guesswork and expense of developing
stories for film.” (“ La teoria del viaggio dell'Eroe mi sembrava un metodo eccitante e utile in
grado di aiutare registi ed executive a eliminare alcune delle ipotesi e delle spese durante lo
sviluppo delle storie.”) - CHRISTOPHER VOGLER, The Writer’s Journey: Mythic Structure for
Writer, Michael Wiese Productions, 19982,p.16.
79 La riproduzione cinematografica di testi letterari fu preminente nel Novecento, a partire dal
primo ventennio in cui si cercava di trasmettere gli elementi fondamentali dell’azione del testo
letterario in circa dieci minuti di pellicola (durata media di un film dell’epoca) soprattutto con
le immagini; in questo frangente è il cinema italiano ad assumere un ruolo predominante con
la riproduzione di opere di Omero, Dante, Shakespeare e D’Annunzio (tra gli anni ’10 e ’16
furono riprodotti “L’Odissea”, “L’Inferno” dantesco, “La Gerusalemme Liberata”, “I Promessi
Sposi” assieme ad opere di carattere più popolare). È del 1914 il primo esempio della
rinnovata disponibilità dei letterati al cinema: in quell’anno Gabriele D’Annunzio redige le
didascalie di “Cabiria”, film ispirato ad una sua opera e prodotto da Giovanni Pastrone. La
conversione dei letterati al cinema continua in Russia con il “Formalismo” e in Italia, dove
assume connotazioni diversificate: lo scrittore Emilio Cecchi nel 1932 è chiamato a dirigere la
casa cinematografica “Cines” e sarà proprio grazie a lui che un gruppo di scrittori (tra cui
Pirandello e Soldati, solo per citarne alcuni) fornirà i propri soggetti al cinema. Durante gli anni
del Fascismo, quindi nel periodo del Neorealismo, assumono grande importanza le opere di
Verga ed in generale della letteratura realista, che diventano fondamentali anche per il
cinema: è proprio grazie a questo che i letterati riscoprono degli aspetti della realtà italiana
fino ad allora ignorati ed iniziano ad interrogarsi sulla loro funzione sociale e culturale. Con la
fine del Neorealismo scompare per sempre l’immagine dell’Italia contadina, grazie
all’influenza della letteratura di fabbrica sul cinema, per far spazio ad un’Italia alle prese con lo
sviluppo industriale. Questo breve excursus è stato possibile grazie a: GIAN PIETRO BRUNETTA,
Letteratura e cinema, Bologna, Zanichelli, 1976. 39
80
trasformarsi in testi narrativi) .
In questo capitolo riprenderemo in considerazione le teorie riguardanti il
“Mondo Ordinario” e tutto ciò che succede (o si presume succeda) all'inizio della
81
storia, rapportandole a “Il Pendolo di Foucault” di Umberto Eco .
Abbiamo scelto questo testo perché risulta essere il più adatto per il tipo di
scopo che ci si prefigge da questo elaborato.
Le motivazioni alla base di questa scelta sono molte: prima fra tutte la
complessità dell'intreccio, che vede ruotare attorno ad una storia principale ricca
di sfaccettature (Eco ad esempio spende un intero macro-capitolo per la parentesi
Brasiliana in cui momentaneamente si sposterà la vicenda) due vicende inferiori,
la storia dei Templari e la storia raccontata nei files di Abulafia scritti da Belbo,
che si intersecheranno con la prima in maniera magistrale, come nel gioco delle
scatole cinesi; la dualità dell'intreccio è trasposta anche dal punto di vista
temporale: essendo l'intero romanzo fondato sulla tecnica del flashback abbiamo
spesso rimandi al futuro che fungono da previsione per i lettori. Ad un intreccio
così ben elaborato sono legati dei personaggi altrettanto studiati nelle loro
sfaccettature, che come vedremo modificheranno il ruolo ricoperto all'interno
della vicenda a seconda degli eventi in corso.
2.2. Elementi primordiali.
Prima di iniziare l'analisi su ciò che succede all'interno della vicenda è
necessario soffermarci su alcuni elementi definibili “primordiali”. Si tratta di
alcune componenti che aiuteranno lo spettatore (ed il lettore) ad avere
82
un'infarinatura sull'argomento della vicenda : stiamo parlando del titolo e del
prologo.
80 L'esempio più celebre è “Guerre Stellari”: nel 1977 George Lucas con la collaborazione di Alan
Foster ha basato il suo romanzo di fantascienza dall'omonima serie televisiva (il cui primo
episodio era uscito quell'anno); in Italia questo libro è diventato un Oscar Mondadori
(precisamente il n°. 805).
81 Ci riferiremo, durante l'elaborato, a “Il Pendolo di Foucault” di Umberto Eco, tascabili Bompiani,
29
2011 .
82
“The opening moments are a powerful opportunity to set the tone and create an impression.” (“I
momenti iniziali sono un'opportunità efficace per stabilire il tono e dare un'impressione”) – C.
Vogler, “The Writer’s journey”, p.69. 40
2.2.1. Il titolo. A title is an important clue to the nature of the story and the writer’s
attitude. A good title can become a multi-leveled metaphor for the condition of
83
the hero or his world.
Vogler evidenza dunque la necessità che una storia sia accompagnata da un
titolo efficace poiché questo contribuisce alla scelta del pubblico su cosa vedere al
cinema, o su quale libro leggere. È il primo, vero, approccio alla vicenda e, come
affermato, può trasformarsi in un eccellente sunto.
Il titolo del romanzo in considerazione è “Il Pendolo di Foucault”.
Il primo riferimento che potrebbe venire in mente ad un qualsiasi lettore
con un livello medio d'istruzione è il celebre pendolo situato nel Panthéon di
84
Parigi ed ideato da Michel Foucault ; effettivamente nel testo si parla di un
Pendolo, ma si tratta di una riproduzione situata al “Conservatoire des Arts et
Métiers” a cui il protagonista giungerà dopo una serie di vicende e riflessioni.
Il Pendolo rappresenta un simbolo, un punto di partenza da cui ha avvio un
percorso alla conquista del controllo sulla natura di cui, secondo i protagonisti,
solo i Templari possiedono la mappa.
La terra è un grande magnete e la forza e la direzione delle sue correnti
sono determinate anche dall'influenza delle sfere celesti, dai cicli stagionali,
dalla precessione degli equinozi, dai cicli cosmici. Ma deve muoversi come i
capelli, che per quanto crescano su tutta la calotta cranica sembrano originarsi a
spirale da un punto posto sulla nuca [...]. Identificato quel punto, posta in quel
punto la stazione più potente, si sarebbero potuti dominare, dirigere, comandare
tutti i flussi tellurici del pianeta. I Templari avevano capito che il segreto non
consisteva soltanto nell'avere la mappa globale, ma nel conoscere il punto
85
critico [...] .
83
“Il titolo è un indizio importante sulla natura della storia e sulla posizione dello scrittore. Un
buon titolo può diventare una metafora a più livelli della condizione dell'Eroe o del suo
mondo.” Ibidem.
84
Il pendolo è composto da una sfera di ottone e piombo di 28 chilogrammi sospesa mediante un
filo di acciaio lungo 67 metri alla volta del Panthéon. Facendolo oscillare, Foucault si accorse di
un effetto che lo portò a concludere che la Terra ruotava senza ricorrere ad osservazioni
astronomiche.
85
U.Eco op.cit. p.477. 41
È chiaro come l'ipotesi di Vogler riguardante il titolo non possa essere
rapportata a questo romanzo. “Il Pendolo di Foucault” non dice assolutamente
nulla su ciò di cui tratterà la vicenda, sulla condizione dell'eroe o sul suo mondo.
2.2.2. Il prologo.
Alcune storie iniziano con un prologo, una breve scena in cui può essere
introdotto per la prima volta un personaggio, oppure riassume la storia precedente
alla vicenda trattata in modo da spiegare al pubblico alcune tra le motivazioni che
porteranno l'Eroe al viaggio:
A prologue can serve several useful functions. It may give an essential
piece of backstory, cue the audience to what kind of movie or story this is going
86
to be, or start the story with a bang and let the audience settle into their seats .
Nel romanzo di Eco il prologo rappresenta due dei dieci macro-capitoli di
87
cui è composto il testo e copre, dal punto di vista strutturale, i primi sei capitoli
(da pag. 9 a pag. 53).
Il prologo ci inserisce subito in quello che Vogler ha definito
“L'avvicinamento alla caverna più profonda” intesa come «a time of dressing and
88
arming for an ordeal »: l'io narrante (rappresentato dal protagonista, Casaubon)
si trova di fronte al Pendolo, nel Conservatoire di Parigi e ne studia il moto
86
“Un prologo può svolgere molte funzioni utili: dare un frammento essenziale dell'antefatto,
suggerire al pubblico il genere di film o di storia che si svolgerà oppure cominciare il racconto
in modo dirompente e lasciare che gli spettatori si mettano comodi.” C. Vogler, “Il viaggio
dell'eroe” p. 70.
87
Questi dieci macro-capitoli prendono il nome dai dieci Sephirot: essi rappresentano nella
Quabbalah ebraica i dieci “strumenti” di Dio: Keter ("corona eccelsa"), Hokmah ("sapienza"),
Binah ("intelligenza"), Hesed ("amore"), Geburah ("forza"), Tiferet ("bellezza"), Nezah
("eternità"), Hod ("maestà"), Jesod ("fondamento"), Malkut ("regno") e sono associate alle