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LA LÈPRE.
Silence
Le voce 1 porta alla mente lentamente e la scrittura riproduce il passaggio
dal silenzio al parlato, interrotto da puntini di sospensione, da pause, interruzioni,
da domande che a volte non trovano risposte. Ciò che emerge da questo
linguaggio è una realtà in movimento, non stabile e che non rientra negli schemi. I
nomi che emergono dal testo, Calcutta e Gange, sono gli unici nomi propri
geografici che Marguerite Duras menziona e che definisce falsi. Calcutta central
esprime la ricerca di un punto fermo, anche se alla fine diventa punto di
ramificazione per le altre storie, come la mendicante ed il Vice Console. Il
romanzo India Song, non è molto scorrevole, procede molto lentamente,
scandendo il passaggio da una storia ad un’altra, seguendo il vagabondare delle
memorie. Sono proprio le memorie il fulcro centrale che la scrittrice usa per
ricostruire la vicende amorose e della vita di Anne-Marie Stretter. Le voci inoltre
portano alla luce anche la storia della mendicante e del Vice Console di Francia a
Lahore creando altri nuclei di racconto ma rallentando il linguaggio, rendendolo
incomprensibile. Il ritmo segna la dinamicità delle relazioni fra i dialoghi, le
parole scritte in maiuscolo o minuscolo a differenza delle pause. India Song
racconta, le relazioni coinvolgenti e dolorose fra Occidente e Oriente e la ricerca
di un punto di equilibrio fra passate e nuove appartenenze. In Oriente, Marguerite
Duras ha trascorso la sua adolescenza in India fino all’età di diciotto anni, questo
è un periodo critico per una ragazza, poiché tende ad alienarsi in un mondo che
non le appartiene. Le venture che investono la vita di Anne-Marie Stretter
30
s’intersecano con le voci provocando “confusione” nella narrazione, una
sovrapposizione di storie, vicissitudini, temporalità e sentimenti. La voce 1 e la
voce 2 passano dalla terza persona del racconto alla prima persona plurale del
dialogo, possiamo notare che la voce 2 dichiara il suo amore alla voce 1, un amore
passionale, assoluto, risvegliato da quello di Anne-Marie Stretter per uno dei suoi
amanti, Michael Richardson: VOIX 2
JE VOUS AIME JUSQU’A’ NE PLUS VOIR
NE PLUS ENTENDRE
MOURIR…
VOIX 1
Il l’aimait plus que tout au monde.
VOIX 2 (temps)
Plus encore… Silence.
La VOIX DEUXIÈME a parlé comme de son propre amour
Marguerite Duras cerca di evidenziare al massimo gli stati d’animo, da
notare sono i puntini di sospensione che rimandano all’infinito. All’inizio del
racconto le voci utilizzano l’imperfetto, il classico tempo verbale utilizzato per la
narrazione, più avanti nel racconto possiamo notare l’inserzione tra parentesi
(comme lu) che avvicina la lettura mentale al racconto narrato ad alta voce da
leggere come una favola, la scrittura si avvicina, si compenetrano.
VOIX 2
Pour elle il avait tout quitté.
En une nuit. 31
VOIX 1
La nuit du bal…?
VOIX 1 (comme lu)
Michael Richardson était fiancé à une
Jeune fille de S. Thala. Lola Valérie
Stein. Le mariage devait avoir lieu à
L’automne.
Puis il y a eu ce bal.
Ce bal de S. Thala…
La scrittrice cerca di raccontare la storia di Anne-Marie Stretter in modo
lineare ma passa dal racconto al vissuto, dal passato al presente quando la voce 2
con tono basso dice:
Comme vous êtes pâle…de quoi avez-vous peur…
Pas de réponse.
Silence
Il ricordo diventa vivo, il passato emerge e si fa più nitido, possiamo
trovarlo nel presente e la passione della voce 2 per la voce 1 si riaccende. Durante
il susseguirsi del dialogo la voce 1 scopre “après nous” la presenza di una donna
vestita di nero, tutto accade come se adesso la vicenda si presentasse più chiara,
nitida alle persone che erano del tutto estranee.
VOIX 2
APRÈS SA MORT, il est parti des Indes… […] 32
La femme habillée de noir, qui est devant nous, est donc
Morte
Il noi della narrazione, si scopre dopo aver visto, che la donna in nero è
morta. Le voci di questo racconto desiderano ricordare e si desiderano tra di loro,
mentre la visione e il susseguirsi delle scene viene negato e sostituito dalla parola
e dall’udito. Le voci “guardano” materializzarsi i loro ricordi, si pongono
domande su di essi, si perdono in essi, passano da una storia ad un'altra, mentre le
voci parlano i ricordi agiscono. Il testo di India Song, come sappiamo è un testo-
sceneggiatura, la scrittura utilizzata è essenziale, le frasi sono ellittiche. Nel titolo
“India Song” l’India è accostata ad un canto, troviamo l’anglicismo “song” che
rimanda a canto e il francesismo “son” che rimanda a suono, quindi già dal titolo
possiamo percepire che il senso, l’udito sta sopra di tutto. La scrittrice ha
rievocato tutti i suoi ricordi adolescenziali per scrivere questo testo. La storia
infatti è ripescata con difficoltà e sofferenza nella sua memoria, le voci si
interrogano e cercano di ricordare, vi è l’abbandono del narratore onnisciente, la
storia è narrata in maniera sincopata, a-logica, l’India per Marguerite Duras ha
costituito un posto difficile che ha causato in lei una rottura tra il rapporto di
identità-appartenenza sia nella letteratura che nella vita. Marguerite Duras si sente
estranea in quei luoghi come i personaggi che fanno parte di India Song, i quali
come lei non riescono a abituarsi a quei luoghi. Anne-Marie Stretter è “…
prisonnière d’une sorte de souffrance. Mais…très ancienne…trop ancienne pour
31
encore l’attrister.” . Anne-Marie Stretter è veneziana, arrivata in una città che è
luogo di passioni e sentimenti fragili, è sposata dall’età di diciotto anni con un
31 M.Duras, India Song, cit. pag 71 33
amministratore coloniale francese divenuto poi ambasciatore in India. In India
non sopporta soltanto il clima, ma tutto. L’India presentata dalla protagonista
diventa un luogo di prigione insopportabile e l’ambasciata di Francia diventa:
fuori, luogo di regole e perbenismo mentre all’interno, luogo dove le passioni
nascono e si agitano e sconvolgono la vita dei personaggi fino ad arrivare a fini
tragici. I personaggi sono quasi tutti vestiti di nero, come se fossero a lutto; l’India
diventa per loro il cimitero della ragione, dei sentimenti, della vita di ognuno di
loro. Coloro che si differenziano sono il Vice console ed il domestico, gli unici
vestiti di bianco, poiché il domestico indù rappresenta l’india ed il vice console
invece colui che uscendo da quei luoghi ha raggiunto la follia tanto da sparare
contro la folla. L’India non è altro che l’antagonista dell’Occidente, anche il
tempo meteorologico riflette molto lo stato d’animo dei personaggi.
VOIX I (id.)
Quelle heure est-il?
VOIX 2 (temps)
Quatre heures.
La nuit noire.
Temps.
(…)
Des larmes sur le visage de la femme. (…)
Elle pleure. Sans souffrance.
État de pleurs.
Les voix parlent de la chaleur, les voix parlent du désir – comme sorties
du
corps en pleurs. (…) 34
VOIX 2
Un autre orage…
Il avance vers le Bengale…
(…)
VOIX 1
Qu’est-ce qu’on entend?
VOIX 2 (temps)
Elle qui pleure.
Temps.
VOIX 1
Ne souffre pas n’est-ce pas?
VOIX 2
Non plus.
Une lèpre, du coeur.
Silence.
VOIX 1
Ne supporte pas…?
VOIX 2
Non.
Ne supporte pas.
Les Indes, ne supporte pas.
L’oscurità della notte rispecchia la sofferenza di Anne-Marie Stretter, il
nero della notte richiama la sua vestaglia da camera nera, e la tristezza del suo
35
cuore. Il caldo insopportabile rimanda al desiderio, mentre il temporale riflette le
sue lacrime. L’India diventa metafora dei moti dell’animo umano. Il paesaggio è
immobile, un luogo di morte che si estende anche alle persone, questa morte non è
soltanto fisica ma anche spirituale e ciò è dato dalla luce fissa, bassa e dal silenzio
avvolgente. L’altro personaggio presente nell’opera è la mendicante, che non è
indiana ma di Savannakhet, incinta all'età diciassette anni, venne cacciata dalla
madre. La mendicante invade il testo e con le sue grida fa da sfondo al racconto
stentato delle voci. La voce della mendicante è una presenza perturbante di India
Song, rappresenta l’India, al di là dell’Ambasciata di Francia, l’India esclusa,
rimossa e che invece, negli altri autori, viene descritta e mostrata con la sua
povertà. La mendicante appare nel parco dell’Ambasciata di Francia, dove
incontra lo sguardo di Anne-Marie Stretter “les deux femmes du Gange se
regardent”. Anne-Marie Stretter si trova al ricevimento mentre la mendicante è
nel parco, i due mondi si incontrano, corrono paralleli, co-esistono, si specchiano
seppur separati. La mendicante rimane molto sfuggente, non si mostra ma è
presente; l’unico che le dà concretezza è George Crawn, che durante il
ricevimento la proietta nella narrazione e le dà concretezza. Nel racconto si
insinua un elemento perturbante “[…] Ce chant de Savannakhet, ce rire…la
langue natale il est vrai, intacte, mais sans emploi aucun,”, è un occidentale che
parla della mendicante. All’improvviso si inseriscono le voci 1 e 2 che parlano dei
lebbrosi: VOIX 2
Vous savez, les lépreux éclatent comme
des sacs de poussière 36
descritti a brevi tocchi, ricorrendo alla figura retorica della metafora che
irrompe nel testo rallentando la comprensione. Anche il Viceconsole, è sopraffatto
dall’India, che è il luogo del suo amore impossibile per Anne-Marie Stretter.
Arriva a compiere gesti estremi, come sparare sulla folla, anche lui piange e grida
come la mendicante. La sua disperazione non è causata solo dall’amore
impossibile per Anne-Marie Stretter, ma anche dall’insopportabile idea dell’India.
L’ambasciatore, parlano con lui :
[…] De deux choses l’une,
ou on part, ou on reste. Si on reste,
il faut trouver…inventer…oui, une façon
de voir les choses, d’endurer Lahore…
V.-CONSUL: 32
Je n’ai pas trouvé.
Il Vice console non riesce a trovare un distacco nel modo di vedere le
cose, i suoi gesti sono incomprensibili, soltanto Anne-Marie Stretter può capirlo,
lei è consapevole del