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Trattamenti dell'autismo

Data l'alta variabilità individuale, non esiste un unico intervento specifico che sia valido per tutti allo stesso modo. Inoltre, Gilman JT, Tuchman RF., Autism and associated behavioral disorders: pharmacotherapeutic intervention., in Ann Pharmacother., vol. 29, 1995, pp. 47-56. raramente è possibile ottenere la remissione totale dei sintomi. Per questo, sono molti e diversi i trattamenti rivolti all'autismo. Le "Linee guida di intervento sull'autismo" pubblicate dal National Research Council affermano:

  • non esiste un unico intervento che vada bene per tutti i bambini autistici;
  • non esiste un unico intervento che vada bene per tutte le età;
  • non esiste un unico intervento che possa rispondere a tutte le molteplici esigenze direttamente o indirettamente legate all'autismo.

Per contro, la continuità e la qualità del percorso terapeutico sono garantite attraverso:

  • il coinvolgimento dei genitori in tutto il processo;
  • l'adattamento degli interventi alle specifiche caratteristiche e necessità di ogni individuo;
  • la collaborazione tra professionisti di diverse discipline;
  • l'aggiornamento costante delle conoscenze e delle pratiche terapeutiche.

Il percorso;

  • la scelta in itinere degli obiettivi intermedi da raggiungere e quindi degli interventi da attivare (prospettiva diacronica);
  • il coordinamento, in ogni fase dello sviluppo, dei vari interventi individuati per il conseguimento degli obiettivi (prospettiva sincronica);
  • la verifica delle strategie messe in atto all'interno di ciascun intervento.

Si raccomanda un intervento precoce e intensivo, che tenga conto della necessità di intervenire sul disturbo dell'intenzionalità del bambino. È importante quindi lavorare precocemente non nel senso dell'addestramento comportamentale, ma proprio dello sviluppo dell'intenzionalità motoria e comunicativa autonoma.

In numerosi paesi, psicologi e psicoterapeuti (prevalentemente a orientamento cognitivo, ma anche sistemico o psicodinamico) sono coinvolti nell'intervento clinico nelle situazioni di autismo, "Educating Children with Autism", 2002; si vedano anche le Linee guida SINPIA,

Raccomandazione 14 a pag. 48. 35così come di altri tipi di disturbi dello sviluppo: non tanto nel senso del vecchio tipo di intervento psicoanalitico diretto solo al bambino, ma anche e soprattutto nelle forme di sostegno psicoeducativo per il bambino, dell'aiuto alla famiglia per sostenerla e diminuirne possibili aspetti disfunzionali, nella valutazione clinica del disturbo e dei suoi correlati funzionali, oltre che nel lavoro di collaborazione con educatori, riabilitatori e insegnanti per accompagnare utilmente bambino e famiglia nella riabilitazione cognitiva e comunicativa, nel supporto psicopedagogico, nell'intervento clinico sui problemi del comportamento, e nel sostegno ai processi di sviluppo psicoaffettivo, integrando una serie di interventi multidimensionali 34 35 in quella che è una situazione clinica complessa. 2.3 DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE/IPERATTIVITÀ Il disturbo da deficit di attenzione/iperattività, in inglese attention deficit

hyperactivity disorder o ADHD, è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato da problematiche nel mantenere l'attenzione, eccessiva attività e/o difficoltà nel controllare il proprio comportamento (impulsività) che non appare adeguato all'età della persona. L'ADHD è stato descritto da un pediatra inglese all'inizio del secolo scorso, (Still 1902). Durante il passare del tempo è stato

Luca Surian 2005, p. 85

Cornoldi, C., Sanavio, E. Psicologia Clinica. Il Mulino, 2001

Sroubek A, Kelly M, Li X, Inattentiveness in attention-deficit/hyperactivity disorder, in Neuroscience Bulletin, vol. 29, n° 1, February 2013, pp. 103–10, DOI:10.1007/s12264-012-1295-6, PMC 4440572, PMID 23299717.

Encyclopedia of Cross-Cultural School Psychology, Springer Science & Business Media, 2010, pp. 133, ISBN 978-0-387-71798-2.

Attention Deficit Hyperactivity Disorder, su National Institute of Mental

Health, March 2016. URL consultato il 5 marzo 2016 (archiviato il 23 luglio 2016).39 American Psychiatric Association, Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, 5th, Arlington, American Psychiatric Publishing, 2013, pp. 59–65, ISBN 978-0-89042-555-8. 36identificato con diversi nomi, tra cui sindrome ipercinetica, disfunzione cerebrale minima. In seguito alle diverse classificazioni e la poca coerenza nel corso del tempo tra i diversi manuali diagnostici, si è riscontrata una difficoltà nel processo diagnostico stesso del disturbo che ha avuto delle conseguenze anche sulle ricerche epidemiologiche. Nel corso del tempo, infatti, la sintomatologia può esplicarsi attraverso diverse traiettorie di sviluppo e quindi manifestarsi con caratteristiche completamente differenti da bambino a bambino. Esistono però criteri diagnostici che permettono di discernere ciò che è psicopatologico da ciò che invece risulta essere un temperamento.

più vivace. Secondo i criteri diagnostici del DSM-5(2013), l'ADHD mostra sintomi riguardanti la disattenzione, l'iperattività impulsività e una loro possibile combinazione. Ogni area è contraddistinta rispettivamente da 9 sintomi caratterizzanti. È necessario che tali sintomi siano di numero pari o maggiore a 6 nell'area riferita alla disattenzione o in quella dell'iperattività impulsività. Per gli adolescenti e gli adulti il numero previsto è di 5 sintomi. Per poter porre una diagnosi inoltre, è necessario che suddetti sintomi siano pervasivi, presenti in due o più contesti. L'esordio avviene prima dei 12 anni. Infine i sintomi devono interferire o ridurre la qualità e il funzionamento sociale, accademico o professionale, creando una grave disfunzionalità nella vita quotidiana del paziente. Sebbene alcuni bambini abbiano sintomi sia di disattenzione che di iperattività-impulsività,

vi sono alcuni pazienti in cui può predominare l'una o l'altra caratteristica. Sulla base dei criteri del manuale diagnostico DSM-5 si possono distinguere tre manifestazioni di ADHD: ADHD con disattenzione predominante, ADHD con iperattività/impulsività predominante, ADHD combinato. Si parla di ADHD con disattenzione predominante quando il problema centrale del bambino è proprio il deficit attentivo. L'attenzione selettiva e l'attenzione sostenuta risultano essere le più compromesse in questa tipologia di ADHD, ma anche le funzioni esecutive, in particolar modo la pianificazione e la memoria di lavoro, sono deficitarie. Questa discontinuità dell'attenzione compromette l'apprendimento, non permette lo sviluppo di abilità cognitive come il problem solving e di strategie comportamentali adeguate ad instaurare relazioni soddisfacenti con gli adulti ed i compagni. Si parla di ADHD con impulsività e iperattività predominante,

Invece, quando la funzionalità attentiva risulta lievemente compromessa, mentre il focus del disturbo risiede nel comportamento ipercinetico e nella mancanza di autoregolazione. Questi deficit si traducono in un'attivazione motoria spropositata ed inappropriata, eloquio eccessivo, difficoltà di inibizione delle risposte e difficoltà nel rispettare regole e turni.

Infine il tipo ADHD combinato presenta entrambe le classi di sintomi. La sintomatologia principale del disturbo da deficit di attenzione/iperattività è rappresentata da:

  • Disattenzione
  • Impulsività
  • Iperattività

La disattenzione si rende manifesta quando il bambino è coinvolto in compiti che richiedono concentrazione, tempi di reazione rapidi, capacità di attenzione selettiva visiva e percettiva, di ascolto complessivo e selettivo per un tempo prolungato.

L'impulsività si riferisce ad azioni affrettate che hanno il potenziale per un esito negativo (p. es.,

nei bambini, che attraversano una strada senza guardare, negli adolescenti e negli adulti, che improvvisamente interrompono la scuola o lasciano un posto di lavoro senza pensare alle conseguenze).

L'iperattività comporta un'eccessiva attività motoria. I bambini, in particolare i più giovani, possono avere difficoltà a sedere tranquillamente quando dovrebbero (p. es., a scuola o in chiesa). I pazienti più anziani possono semplicemente essere irrequieti, agitati o loquaci, a volte al punto che gli altri si sentono esausti al solo guardarli.

Alla sindrome da deficit di attenzione e iperattività possono accompagnarsi altri disturbi, che possono complicare notevolmente la diagnosi e il trattamento.

Le condizioni più comunemente correlate all'ADHD sono:

  • Il disturbo oppositivo-provocatorio e il disturbo della condotta, che si verificano rispettivamente in circa il 20-40% dei casi di ADHD. Essi sono caratterizzati da comportamenti

antisociali come testardaggine, aggressività, collera frequente, falsità, menzogne e furti.

Il disturbo borderline di personalità che secondo uno studio su 120 pazienti di sesso femminile è risultato associato all'ADHD nel 70% dei casi.

Il disturbo da stress post-traumatico (PTSD).

I disturbi dell'umore (specialmente disturbo bipolare e disturbo depressivo maggiore): i ragazzi con manifestazione combinata di ADHD hanno dimostrato di soffrire maggiormente di questo tipo di disturbo. I bambini con questa combinazione possono palesare più aggressività e problemi comportamentali rispetto a quelli affetti solo da ADHD.

Gli adulti con ADHD che

McBurnett K, Pfiffner LJ, Treatment of aggressive ADHD in children and adolescents: conceptualization and treatment of comorbid behavior disorders, in Postgrad Med, vol. 121, n° 6, novembre 2009, pp. 158–165, DOI:10.3810/pgm.2009.11.2084, PMID 19940426.

Krull, K.R.,

Evaluation and diagnosis of attention deficit hyperactivity disorder in children, Uptodate, 5 dicembre 2007. URL consultato il 12 settembre 2008. 42 Philipsen A, Differential diagnosis and comorbidity of attention-deficit/hyperactivity disorder (ADHD) and borderline personality disorder (BPD) in adults, in European Archives of Psychiatry and Clinical Neuroscience, 256 Suppl 1, settembre 2006, pp. i42–6, DOI:10.1007/s00406-006-1006-2, PMID 16977551. 43 Kevin M. Antshel, Prashant Kaul e Joseph Biederman, Posttraumatic stress disorder in adult attention-deficit/hyperactivity disorder: clinical features and familial transmission, in The Journal of Clinical Psychiatry, vol. 74, n° 3, 2013-3.
Dettagli
A.A. 2018-2019
53 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/02 Psicobiologia e psicologia fisiologica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher pamela.nistico di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicobiologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica Niccolò Cusano di Roma o del prof Di Filippo Gloria.