CONCLUSIONI
3.1 Sintesi del lavoro
Nel precedente capitolo sono stati esaminati i cosiddetti e il loro impatto
prezzi psicologici
sulla scelta da parte dei consumatori; lo studio di Wagner e Jamsawang (2011) si è
concentrato su diversi aspetti della percezione nei prezzi come ad esempio la prima cifra in
un prezzo e significati simbolici associati. I risultati hanno dimostrato che i prezzi psicologici
possono avere sia risvolti positivi che negativi ma ciò non toglie il largo uso che oggi si fa in
Austria e nella gran parte dell’occidente di queste pratiche di prezzo (Wagner e Jamswang,
2011). Dopo averne attestato il largo utilizzo, i manager oltre i principi previsti dalla teoria
economica, considerano anche i principi di “tariffazione psicologica”; per questo motivo
laddove i manager incrocino i risultati della psicologia e dei principi previsti dalla classica
teoria economica, i profitti delle aziende aumentano. Il capitolo precedente ha considerato
anche uno studio di Kumar et al. (2017) che prendendo in considerazione variabili come
livello d’istruzione, basso reddito ed età, si è concluso che nell’acquisto di prodotti
utilitaristici i giovani consumatori con un basso reddito e un basso livello di istruzione
preferiscono i prezzi che terminano con nove. Non tutti i consumatori preferiscono allo stesso
modo i prezzi dispari: uno studio di Harris e Bray (2006) ha considerato variabili come sesso
ed età dimostrando che le donne preferiscono maggiormente i prezzi che terminano con nove
ma che tale attitudine diminuisce all’aumentare dell’età. In tema di segmentazione lo studio
di Damay et al. (2011) ha dimostrato la preferenza di prezzi arrotondati al crescere del grado
d’istruzione. L’utilizzo in modo ampio e indiscriminato di tale politica di prezzo da parte dei
rivenditori, non porta sempre a migliorare i profitti: la ricerca di Macè (2011) ha dimostrato
che i sono efficaci per prodotti cui i consumatori associano un livello
prezzi psicologici
qualitativo medio-basso; il contesto di applicazione gioca inoltre un ruolo importante dal
momento che i rivenditori utilizzano con successo tale pratica di prezzo in aree commerciali
che comprendono donne lavoratrici e persone meno istruite.
Nel capitolo precedente sono stati analizzati anche i prezzi che terminano per nove in contesti
culturali differenti: i risultati delle ricerche prese in considerazione hanno dimostrato che i
consumatori orientali con un elevato livello di istruzione sono meno inclini all’illusione di
economicità generata dal prezzo che termina per nove; lo studio di USA contro Polonia ha
mostrato inoltre che le strategie di utilizzate in occidente potrebbero non essere valide
pricing
in oriente per via della differente matrice culturale.
Lo studio di Liang e Kanektar (2006) ha dimostrato come i consumatori non elaborino il
prezzo in un unico processo ma dividendo lo stesso in due parti. Inoltre è stata considerata
l’influenza dei prezzi dispari sul consumo edonistico e utilitaristico, concludendo che il senso
di sconto percepito generalmente con i prezzi dispari, va ad attenuare la colpevolezza
associata al consumo di un prodotto edonistico portando ad una maggiore probabilità di
acquisto. L’effetto dei prezzi dispari è ravvisabile anche nel contesto pubblicitario poiché
dallo studio di Choi et al. (2012) è stato dimostrato come l’effetto congiunto di tecniche di
fissazione dei prezzi che terminano con nove e di messaggi pubblicitari inerenti il potenziale
guadagno possa migliorare l’efficacia della pubblicità stessa. Per quanto riguarda l’effetto dei
prezzi dispari sull’immagine del marchio, la ricerca di Schindler e Kibarian (2001) ha
dimostrato che i prezzi con finale dispari non influenzano eccessivamente i rivenditori di
prodotti di qualità superiore, ma sono comunque efficaci nel lungo periodo. Gli effetti dei
prezzi dispari sono ravvisabili anche nel commercio elettronico; infatti lo studio di Hackla et
al. (2013) ha mostrato che tali pratiche di fissazione dei prezzi possiedono una notevole
importanza anche in un contesto competitivo e trasparente come l’e-commerce.
Considerando la percezione dei consumatori sui prezzi che terminano con nove, poiché anche
la dimensione dei caratteri delle cifre a sinistra in un prezzo ha importanza, lo studio di Lin,
Wang (2011) ha esaminato i fattori che rafforzano o diminuiscono la sensazione di grandezza
differente tra due prezzi. I risultati hanno mostrato che aumentando di grandezza il carattere
del prezzo più alto è probabile che aumenti la differenza percepita tra i due prezzi per via del
nove. Distorsioni nella percezione da parte dei consumatori si hanno anche nella valutazione
di un identico valore economico come il prezzo. Lo studio di Guido et al. (2007) ha
dimostrato che i consumatori incorrono in distorsioni percettive nel valutare quantità di
denaro sottostimando quelle di elevata entità. Distorsioni percettive sono state registrate
anche in Italia con il cambio della moneta; lo studio di Guido, Peluso (2004) ha analizzato gli
effetti psicologici che l’introduzione dell’euro ha avuto sui consumatori italiani concludendo
che gli stessi durante la fase percettiva tendevano a preferire prezzi tondi; per questo motivo i
rivenditori sono stati obbligati a utilizzare le pratiche di fissazione dei prezzi dispari con
cautela.
Il capitolo precedente si è concluso con uno studio sui prezzi tondi di Wisieke (2016) il quale
ha dimostrato l’importanza attuale degli stessi per la loro elevata accessibilità cognitiva. I
risultati hanno dimostrato che comunque tale casistica non è universale ma valida
esclusivamente di fronte a consumatori che richiedono un bisogno di convenienza e praticità.
3.2 Implicazioni e limiti
Il risultato più importante raggiunto nello studio di Wagner et al. (2011) è il ruolo dominante
dei nei mercati al dettaglio analizzati in Austria. Ulteriori ricerche
prezzi psicologici
dovrebbero comunque estendere questo tipo di analisi anche ad altri paesi. Nel disegno
descrittivo - osservativo di questo studio, i prezzi al dettaglio sono stati esaminati da un punto
di vista gestionale ma sarebbe interessante confrontare questa ricerca con un'analisi del
comportamento del consumatore. Lo studio non ha distinto tra i prezzi dei prodotti acquistati
frequentemente da quelli degli articoli acquistati raramente. Le prove generali suggeriscono
tuttavia che i prezzi psicologici sono più comuni per gli acquisti frequenti e, di conseguenza,
sono rappresentati pesantemente nel campione scelto. Per ragioni pragmatiche, il background
culturale dei proprietari dei ristoranti o dei dirigenti responsabili della fissazione dei prezzi,
nonché quello dei clienti interessati non è stata verificata. Questa limitazione ignora l'ovvio
probabile effetto moderatore di questo fattore.
Quando le aziende incorporano i risultati della psicologia e della ricerca sul comportamento
dei consumatori nella loro strategia di possono aumentare la loro redditività come
pricing
dimostrato dallo studio di Larson (2014). Alcuni dei principi di framing, congruency, context
descritti suggeriscono che la domanda potrebbe presentare parti verticali e sezioni
e signaling
con pendenze positive, rendendo difficile definire la domanda come una semplice equazione.
Implicazioni teoriche dedotte riguardano il fatto che questi principi di determinazione dei
prezzi sembrano influenzare fortemente la domanda e potrebbero essere incorporate in
modelli analitici per aiutare i ricercatori e i responsabili politici a capire meglio i
comportamenti delle imprese e degli acquirenti. Estendendo la strategia di verso una
pricing
varietà di fattori situazionali che possono alterare o influenzare il comportamento dei clienti,
studi futuri possono ulteriormente elaborare combinazioni migliori per migliorare l'efficacia
della comunicazione di marketing (ad esempio, Pham e Avnet 2009; Ramanathan e Dhar
2010). Inoltre, questo studio implica che, nelle pubblicità, la presenza delle specifiche
informazioni sui prezzi potrebbe essere maggiormente desiderabile per una comunicazione di
marketing produttiva, a meno che non vi sia un motivo specifico per nascondere tali
informazioni. Sebbene siano testati solo in un contesto, le implicazioni di questa ricerca
possono essere generalizzate nei media pubblicitari più ampi (ad esempio, pubblicità online)
a condizione che ci sia un messaggio di testo chiaro abbinato a un prezzo che termina con
nove.
Ulteriori limitazioni sono state riscontrate nello studio di Harris e Bray (2006) dal momento
che ha discriminato i consumatori considerando solo ed esclusivamente fattori come sesso ed
età. La ricerca ha dimostrato che per comprendere la risposta dei consumatori al prezzo, i
ricercatori devono segmentare il mercato piuttosto che trattarlo come una massa omogenea e
dovranno provare molti fattori diversi uno per volta. Mentre la ricerca si è concentrata su un
aspetto del processo decisionale sui prezzi, le sue implicazioni sono inversamente
proporzionali. Se in ogni negozio ad acquistare fossero solamente gli uomini e i prezzi dei
prodotti fossero aumentati di un centesimo senza incidere negativamente sulle vendite,
l'aumento dell'utile lordo sarebbe significativo, in particolare quando si vendono beni di
Se i rivenditori capiscono quali gruppi di consumatori hanno
consumo in rapido movimento.
maggiori probabilità di essere attratti dalle cifre finali di un prezzo, potrebbero usare queste
conoscenze per determinare i prezzi più efficaci.
La ricerca di Macè (2011) ha dimostrato la dipendenza dal contesto degli effetti dei prezzi
dispari che terminano con nove; infatti i produttori e i dettaglianti non dovrebbero praticare
prezzi con nove finale in modo ampio e indiscriminato, ma piuttosto dovrebbero contemplare
i casi con impatti significativi. Sebbene sorprendente, ciò può essere spiegato dall'effetto
dell'immagine di qualità: i prezzi che terminano con nove potrebbero essere indice di una
qualità inferiore, rendendo un prodotto meno attraente e causando in alcuni casi una perdita
delle vendite. I marchi che perdono vendite corrispondono a marchi premium disponibili da
lungo tempo, con elevate quote di mercato e prezzi elevati. Ciò implica a livello manageriale
che i produttori di marchi premium dovrebbero essere sospettosi delle pratiche di
determinazione dei prezzi che terminano con nove e dovrebbero negoziare seriamente con i
dettaglianti e i gestori dei negozi su questo punto perché l’ultima cifra del prezzo a volte
rappresenta spesso una decisione a livello di dettagliante. Inoltre i dettaglianti dovrebbero
integrare le disparità demografiche tra le varie aree del negozio nelle loro decisioni di
determinazione dei prezzi con nove fin
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