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Broadcasting Terrestrial”, indicata anche con la sigla DVB-T o TDT in italiano, e prevede
trasmissione di segnali digitali da antenne terrestri. La differenza tra televisione analogica e digitale
sta nel diverso sistema di codifica con il quale i dati vengono trasmessi: nelle trasmissioni di tipo
analogico, i segnali, formati da onde elettromagnetiche, vengono propagati attraverso ripetitori e
ricevuti tramite antenne. Nelle trasmissioni di tipo digitale, i segnali vengono tradotti nel sistema
binario, che viene interpretato dagli apparecchi riceventi (decoder) e successivamente trasformato in
suoni e immagini in movimento.
I vantaggi che derivano da questa tecnologia sono molti, tra questi: maggiore quantità di
programmi televisivi, poiché il digitale terrestre consente di trasmettere più programmi nello stesso
spazio di frequenza di cui invece aveva bisogno un solo programma analogico; migliore qualità
dell'immagine, poiché, grazie a tecniche di codifica del canale, esso è meno soggetto alle
interferenze rispetto al segnale analogico; possibilità di trasmissione con audio multiplo; minore
inquinamento elettromagnetico, poiché il segnale di trasmissione digitale richiede potenze di
trasmissione inferiori rispetto a quello analogico; introduzione dell'elemento di interattività, dando
la possibilità ai telespettatori di usufruire di numerose informazioni e servizi aggiuntivi.
D'altra parte, tra gli svantaggi del passaggio alla trasmissione digitale si annoverano: costi
aggiuntivi, legati all'acquisto di nuovi apparecchi atti alla ricezione del segnale, ma legati anche
all'aumento dei consumi di energia elettrica, necessaria per il funzionamento dei decoder; costi
legati all'adeguamento degli impianti d'antenna più vecchi, già usati per le trasmissioni analogiche e
ora richiesti dal digitale terrestre; maggiori problematiche di ricezione del segnale legate alla scarsa
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copertura del territorio. Per fornire una soluzione a quest'ultimo problema, nel 2009 viene lanciata
in Italia “Tivùsat”, piattaforma digitale satellitare gratuita, complementare a quella del digitale
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terrestre, in grado di raggiungere le aree del territorio non coperte. Tivùsat, oltre a replicare
l’offerta generalista e i canali del digitale terrestre, consente di accedere a numerosi altri canali,
soprattutto internazionali, grazie alle capacità di vasta copertura geografica del segnale satellitare.
Attualmente, il precedente standard del digitale terrestre dei televisori, il DVB-T, ha iniziato
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la sua discesa. Una direttiva dell'Unione Europea prevede una nuova assegnazione delle frequenze
e obbliga tutti i Paesi della comunità ad adottare un nuovo standard per il digitale terrestre entro il
4 Bulfon, Marco, Dalla TV analogica al digitale terrestre, “Consumatori, diritti e mercato”, I, 2009, consultato on-line
all'indirizzo: http://www.consumatoridirittimercato.it/archivio-articoli-2009/consumatori-diritti-e-mercato-n-10-
032009/ in data 28/09/17
5 Tivùsat, sito web, consultato on-line all'indirizzo: http://www.tivusat.tv/pages/index.aspx in data 28/9/17
6 “Proposal for a decision of the European Parliament and of the Council on the use of the 470-790 MHz frequency
band in the Union”, EUR-Lex, consultato on-line all'indirizzo: http://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/?
uri=CELEX:52016PC0043 in data 28/09/17
2020: si tratta del DVB-T2, digitale terrestre di seconda generazione. Tra la metà del 2015 e l'inizio
del 2016, buona parte dei produttori si è già attivata per commercializzare prodotti in linea con i
nuovi standard, tuttavia la normativa ha avuto un'integrazione: è stata quindi introdotta la possibilità
per i negozi di commercializzare le TV con il “vecchio” digitale terrestre DVB-T, a patto che queste
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vengano vendute abbinate a un decoder DVB-T2 con codec HEVC. Chi possiede televisori che,
allo stato attuale, non sono in grado di ricevere i segnali trasmessi in DVB-T2 o che non riescono a
decodificare lo standard H265/HEVC, sarà costretto a comprare un decoder per poter vedere
correttamente tutti i canali, o cambiare la TV. In ogni caso, si prevede che il passaggio dal vecchio
al nuovo standard del digitale terrestre entrerà in vigore tra il 2020 e il 2022.
3. Quadro economico
A seguito del passaggio dalle trasmissioni analogiche a quelle digitali, si sono aperti nuovi
scenari concorrenziali sulla scena televisiva nazionale e internazionale. Già durante la fase iniziale
di transizione alle trasmissioni digitali, appariva evidente come questo passaggio stesse alterando
l’offerta in chiaro, mettendo in crisi i modelli di business della televisione a pagamento e portando
in scena nuovi operatori, piattaforme e modelli di business.
In Europa si possono distinguere due modelli di gestione del servizio pubblico
radiotelevisivo: il modello integrato, in cui un unico operatore è attivo su più piattaforme (TV,
radio, web) su diverse aree di mercato (nazionale, regionale e internazionale) e il modello
specializzato, in cui più operatori sono attivi su diverse piattaforme e mercati. Italia, Regno Unito e
Spagna hanno adottato un modello integrato (rispettivamente con Rai, BBC e RTVE), mentre
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Germania e Francia hanno optato per un modello specializzato .
7 Altroconsumo, “TV con digitale DVB-T2: ancora poca trasparenza nei punti vendita”, 2017, consultato on-line
all'indirizzo: https://www.altroconsumo.it/hi-tech/televisori/news/nuovo-standard-tv in data 28/09/17
8 Mbres, Focus R&S sul settore TV (2011-2016), Milano, 2017
Fonte: Mbres, Focus R&S sul settore TV, 2011-2016, Milano, 2017
Fonte: Mbres, Focus R&S sul settore TV, 2011-2016, Milano, 2017
Dopo l'avvento del digitale terrestre, nuovi scenari concorrenziali si sono aperti anche in
Italia, si legge infatti nella “Relazione sulla gestione” Rai del 2010:
La competizione si gioca pertanto su più livelli: tra piattaforme trasmissive e
commerciali per contendersi il pubblico in uscita forzata dalla televisione analogica terrestre per
il processo di switch-off per aree tecniche; tra offerta gratuita e offerta a pagamento; tra gli
operatori attivi nei due segmenti di mercato. Nel segmento pay, malgrado la predominanza
dell’operatore satellitare sia tuttora incontestabile, la competizione tra i due principali operatori,
Sky e Mediaset, è sempre più accentuata, con importanti ripercussioni sul fronte
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dell’acquisizione dei diritti premium, il fattore critico di successo per eccellenza.
Aumentando la varietà e disponibilità di contenuti televisivi, grazie alla digitalizzazione
delle reti, ne è derivata una trasformazione del sistema, con la moltiplicazione dell’offerta e la
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differenziazione dei prodotti, anche in chiave distributiva. Di conseguenza, l’evoluzione del
servizio televisivo verso forme avanzate di interattività e di servizi innovativi, ha delineato una
architettura dell’offerta molto più complessa rispetto al passato. Si può dire che a seguito
dell'enorme varietà dell'offerta presentata dalle reti, il modello generalista di fare televisione sembra
essere superato, o almeno non può restare l'unico modello proposto: la progressiva diffusione di
canali tematici in chiaro, ad esempio, ha trovato il favore degli spettatori, rispondendo alle loro
esigenze e richieste di contenuti sempre più vari, specialistici e di nicchia. Inoltre, la diffusione di
canali tematici in chiaro si è mostrata da subito come una valida alternativa a quelli offerti nei
pacchetti basic delle pay TV.
Nel 2015, in Italia, il settore “televisione e radio” ha rappresentato lo 0,5% del PIL, per un
giro di affari complessivo pari a 8,5 miliardi di euro (+0,8% rispetto al 2014), un tasso di crescita
simile a quello degli altri Paesi europei. I tre operatori principali (Sky Italia, Rai e Mediaset)
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continuano a detenere congiuntamente quasi il 90% dei ricavi totali televisivi nazionali. L'Italia si
conferma il quarto mercato europeo per dimensione, dietro a Regno Unito, Germania e Francia, ma
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secondo l'Agcom è quello con la “dinamica competitiva più marcata”.
Il fatturato aggregato nel 2015 è derivato per il 41,2% dalla pubblicità (46,4% nel 2011), per
il 32,7% dai servizi a pagamento (29,4%) e per il 18,4% dal canone Rai (16,7%). Nonostante la
costante perdita di peso sul totale, la pubblicità rappresenta ancora la maggiore fonte di
finanziamento per il mezzo televisivo. Tuttavia è da notare come dal 2011 al 2015, il settore abbia
9 Rai, “Relazione sulla gestione”, Relazioni e Bilanci 2010, consultato on-line all'indirizzo:
http://www.rai.it/dl/bilancio2010/ita/relazione/rel01az.htm in data 28/09/17
10 Agcom, “Libro Bianco sui contenuti”, p.18., consultato on-line all'indirizzo: http://www.astrid-
online.it/static/upload/protected/Agco/Agcom_libro-bianco-contenuti_gennaio_2011.pdf in data 28/09/17
11 Mbres, Annuario R&S 2016, Principali operatori televisivi 2011-2016, consultato on-line all'indirizzo
https://www.mbres.it/sites/default/files/resources/rs_Focus-TV-2016.pdf in data 28/09/17
12 Santelli, Filippo, “R&S Mediobanca sulle TV: 900 milioni di perdite in 5 anni”, La Repubblica, 2017, consultato on-
line all'indirizzo http://www.repubblica.it/economia/finanza/2017/02/01/news/mediobanca_indagine_televisione-
157362798/ in data 28/09/17
perso 1,4 miliardi di ricavi, il fatturato aggregato è calato del 13,5% e la raccolta pubblicitaria è
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crollata di un quarto: – 25% in un quinquennio.
(Fonte: Mbres, Focus R&S sul settore TV, 2011-2016, Milano, 2017)
4. Quadro sociale
Dal lato della domanda, la televisione mantiene ancora uno stabile ruolo primario rispetto
agli altri media e rappresenta il mezzo con la maggiore valenza comunicativa. Quasi la totalità della
popolazione (96%) ha accesso alla TV, e il televisore tradizionale con decoder digitale terrestre
rimane l'apparecchio di gran lunga più utilizzato, seguito dal televisore con decoder satellitare.
Tuttavia, in seguito al passaggio dalle trasmissioni analogiche a quelle digitali, oltre al
cambiamento del tipo e della varietà di contenuti offerti dai canali televisivi, è da tenere in
considerazione un'altra, cruciale trasformazione nel modo in cui gli utenti usufruiscono di tali
contenuti. Grazie ai nuovi dispositivi tecnologici, mobili e fissi, aumentano costantemente le
possibilità di accesso ai contenuti utilizzando schermi diversi, con conseguenti comportamenti di
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fruizione sempre più fluidi. Con lo sviluppo di nuovi dispositivi tecnologici, infatti, le principali
emittenti sulla scena nazionale e internazionale hanno dovuto mettere in atto dei profond