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CON FIGLI SENZA FIGLI
–
25 40 ANNI 1 10 11
–
65 80 ANNI 5 0 5
TOTALE 6 10 16 22
–
In questa tabella, si dimostra che i giovani tendono a desiderare la condizione di single life, senza
però assumersi la responsabilità di avere figli. Abbiamo, infatti, dieci casi su undici; mentre al
contrario gli appartenenti alla fascia d’età dei 65 – 80 anni sono tutti con figli.
7, si prende in considerazione, in relazione alle classi d’ età, lo stato civile.
Nella tabella
Tabella 7 : stato civile
ETA’ STATO CIVILE TOTALE
Celibe/Nubile Separato/a Divorziato/a Vedovo/a
–
25 40 ANNI 9 1 1 0 11
–
65 80 ANNI 0 0 1 4 5
TOTALE 9 1 2 4 16
Ancora una volta si dimostra che tra gli appartenenti alla classe d’età dei 25 – 40 anni la condizione
–
di single life è propria del celibe e del nubile, infatti abbiamo nove casi su undici; al contrario
nella fascia d’età dei 65 – –
80 anni la condizione di single life è propria del vedovo con quattro
casi su cinque.
La quarta area d’indagine, relativa alla motivazione per la quale si è scelta una vita da single, è stata
indagata, utilizzando un metodo qualitativo.
Per i vedovi, il rimanere soli dopo la morte del coniuge, è un elemento diffuso e secondo le
statistiche la loro percentuale è in aumento grazie a tre fenomeni: al venir meno della coabitazione
tra le generazioni; al prolungamento della durata della vita e infine alle decisioni dei figli.
Quest’ultimi, del resto risultano esser molto importanti per i vedovi o le vedove che vivendo da soli,
non vogliono perdere il loro rapporto affettivo con i figli.
Alla domanda : “ Se ha figli, quanto conta il loro parere nella scelta di essere single?”
Le risposte sono state:
“ Tanto”.
- “ Il parere dei miei figli conta parecchio”.
- “ I miei figli sono d’accordo con me e rispettano le mie scelte”.
- 23
Per quanto riguarda la fascia d’età compresa tra i 25 e i 40 anni, di entrambi i sessi, si può dedurre
dalle risposte datemi, che esse escono sempre più tardi dalla famiglia d’origine, a causa del fattore
economico.
Infatti alla domanda: “ Cosa la spinge a restare ancora con la sua famiglia d’origine?”
Le risposte sono state:
“ I soldi” (Disoccupato).
- “ Non ho soldi per vivere da solo” (Studente).
- “ Perché non sono economicamente indipendente” (Studentessa).
-
Assimilabile a queste risposte, è quella di un impiegato che afferma di non aver un lavoro fisso.
La precarietà nel lavoro o la mancanza di lavoro, sono quindi i fattori che spingono i giovani, ad
uscire sempre più tardi dalla famiglia d’origine. I soggetti intervistati, infatti, sono studenti o
disoccupati, oppure se impiegati hanno un lavoro precario.
–
Un altro fattore, che spinge i giovani a scegliere la single life, è il desiderio di libertà. A tal
riguardo, le risposte più indicative alla domanda “Cosa la spinge ad essere single?”, le risposte sono
state:
“ Adesso ho voglia di divertirmi” (Disoccupato).
- “ Libertà e non avere donne vicino possessive” (Impiegato).
- “ Senso di libertà, non ho attualmente una condizione di serenità interiore” (Sommelier).
-
Un altro elemento, che ritengo rilevante emerge dalle risposte di due giovani donne: un’estetista e
un’impiegata, che esprimono il desiderio di voler trovare la persona giusta.
Si può ovviamente dedurre, che la scelta di condurre una vita da single è data dal bisogno di libertà
e non, dal voler impegnarsi in una situazione stabile, quale può essere una famiglia vera e propria.
24
CONCLUSIONI
Le nuove opportunità costituiscono il filo rosso che lega fra loro le varie forme di famiglia: una è lo
sviluppo della libertà di scelta individuale nel campo degli affetti e dei sentimenti che nel
passato,ma ancora oggi, in alcuni contesti non occidentali era stata schiacciata sotto il peso
dell’autoritarismo familiare;l’altra è lo sviluppo della parità tra uomini e donne,della liberazione di
queste ultime da una condizione di subalternità che il matrimonio tradizionale perpetuava e
alimentava.
L’autonomia individuale e la libertà di scelta comportano dei costi e dei rischi: l’aumento
d’instabilità coniugale e di coppia, i conflitti e le sofferenze affettive e psicologiche degli adulti ma
il venir meno del sostegno e dell’appoggio
soprattutto dei bambini di fronte ad una rottura familiare,
di un coniuge e della rete familiare che a lui o a lei fa capo, il declassamento sociale,
l’impoverimento economico delle famiglie con un solo genitore, il rischio di povertà che colpisce le
donne anziane sole.
In Italia si contano circa 6 milioni e 624 mila famiglie (media Istat 2005) famiglie con una sola
persona,pari al 25,4, per cento delle famiglie e all’11,9 per cento della popolazione adulta.
La condizione di persona sola riguarda in misura differenziata uomini e donne nelle varie fasce
d’età. Fino a 40 anni è più diffusa tra gli uomini, mentre nelle età successive la proporzione di
donne sole aumenta fino a diventare nettamente superiore a quella degli uomini nelle età anziane.
Emerge una quota maggiore di single giovani, sia tra i maschi che tra le femmine.
I genitori sono molti e in nove casi su dieci si tratta di madri sole, per lo più separate e divorziate. I
giovani celibi e nubili tra i 25 e i 40 anni che vivono ancora nella famiglia d’origine passano dal
26% al 35% in dieci anni,superando ormai la quota dei loro coetanei che vivono in coppie con figli.
Questa prolungata permanenza dei figli adulti, celibi e nubili, all’interno della famiglia è stata
favorita dall’allungamento dei tempi formativi e dai rapporti tra le generazioni sempre più paritari.
Il presente lavoro si è inserito nel rinnovato interesse per la figura del single-life,considerato una
In particolare l’elaborato si divide in due parti:una parte
nuova forma di famiglia per la società.
teorica e una empirica. Il primo capitolo è dedicato al passaggio dalla famiglia patriarcale a quella
atomizzata; ha lo scopo di offrire un panorama teorico sulla famiglia come istituzione assoluta o
relativa. Si dedica attenzione anche all’andamento qualitativo nel tempo delle famiglie nucleari e
mononucleari, con citazione alla modifica delle norme del Diritto della famiglia nel 1975. Inoltre ci
si focalizza sulla nascita della figura del single.
La seconda parte, consente, attraverso un’indagine di tipo qualitativo, di sovrapporre ai principi
teorici, la testimonianze dirette, di persone che conducono una vita da single, raccolte 25
nell’ appendice finale.
Nel quarto capitolo si affronta il problema della costruzione del disegno di ricerca.
si è deciso di utilizzare un’intervista qualitativa guidata, caratterizzata da un basso
A tal riguardo,
livello di standardizzazione peraltro superiore a quello dell’ intervista libera, dalla quale si
differenzia e per il vantaggio di porre l’ attenzione di tutti gli intervistati sugli stessi argomenti, che
sono stati comunque sviluppati come nelle interviste libere in modo autonomo da ciascuno di essi.
–
Del gruppo di soggetti intervistati fanno parte otto persone comprese nella fascia di età 25 40
–
anni ed altre otto comprese nella fascia di età 65 80 anni.
Le interviste sono state svolte nella regione Lazio: più precisamente, nella città di Roma e in un
paese vicino Roma: Colleferro.
Nell’ ultimo capitolo viene offerta un analisi dei dati raccolti accostando le testimonianze più
significative ai principi teorici della prima parte.
Palese ritengo anche il fatto che ho trovato molta difficoltà nel somministrare le interviste alle
persone anziane ed è per questo che tra i soggetti analizzati solo quattro sono le persone che senza
problemi hanno partecipato alla mia ricerca.
Nel complesso, sono fiera di come le persone abbiano, senza riserve, accettato, nell’immediato, di
compilare il questionario, anche le persone che non conoscevo ed è stato interessante anche capire
quali fossero, nei nostri giorni, le motivazioni che hanno portato i giovani a non credere più
nell’unione di due persone, nella famiglia e nella convinzione di non trovare la persona giusta.
Ritengo che secondo l’idea comune, i valori della parola famiglia siano decisamente cambiati anche
se non mi sento di appartenere alla maggioranza; ormai i motivi che inducono i giovani ad uscire
sempre più tardi dalla famiglia d’origine ed a non formare una propria famiglia sono facilmente
raggruppabili in due categorie: il bisogno di libertà e il fattore economico. 26
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