INTRODUZIONE
Il presente elaborato è stato il risultato di uno studio approfondito sulla vita di una
delle più importanti donne filosofe del Novecento.
Simone Weil ha avuto l’ingegno e la capacità di portare avanti idee che andavano
contro il pensiero comune. È stata una donna che ha cercato di abbattere tutti i
limiti che incontrava nella sua vita, li analizzava e, con la grande intelligenza di
cui era dotata, riusciva a metterli in dubbio e a superarli.
La sua, è stata una vita dedita alla solidarietà e alla lotta all’ingiustizia: con
coraggio e determinazione Simone ha portato avanti la sua battaglia contro i
soprusi.
Nel primo capitolo ho delineato come sin dalla tenera età, Simone abbia vissuto
una vita fuori dagli schemi: dopo i primi anni di rapporto armonicamente
affettuoso con il fratello André, Simone ha vissuto un periodo di frustrazione e
senso di inferiorità: vedendo i successi che suo fratello otteneva grazie allo studio
della matematica, Simone si sentiva talmente fragile e debole da pensare
addirittura al suicidio, ritenendosi incapace e scarsamente dotata di intelligenza.
Le ci volle del tempo per riprendersi. A peggiorare la sua situazione furono i
terribili mal di testa di cui Simone soffriva sin dall’adolescenza e che
l’accompagnarono sino alla morte.
Dopo aver precisato il profondo rapporto tra Simone e i suoi genitori e le prime
inquietanti domande e considerazioni su Dio, ho concluso il primo capitolo,
analizzando i vari periodi relativi alla sua innovativa attività didattico-
metodologica e al suo particolare modo di interagire con gli altri nell’ambito del
sociale.
Nel secondo capitolo ho trattato della svolta che Simone volle dare alla sua vita: la
decisione coraggiosa di abbandonare il suo lavoro ben retribuito ma non
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appagante per lei e scegliere di lavorare all’interno delle fabbriche. Qui gli orari di
lavoro erano stenuanti così come stenuante era la fatica fisica con cui dovette
misurarsi.
La sola scelta di entrare in fabbrica con la consapevolezza di dover subire soprusi,
affrontare giornate di lavoro impressionanti e soprattutto doversi creare una vita
all’interno delle fabbriche, in cui la dignità umana non era considerata un valore
da rispettare, fa capire come Simone sia stata forte e coraggiosa in una società
complessa e piena di pregiudizi.
Il suo obiettivo era quello di potersi immedesimare nella vita degli operai e trarre
da questa esperienza le giuste nozioni e considerazioni che in futuro le avrebbero
potuto permettere di poterli aiutare.
Nel terzo e ultimo capitolo ho portato a termine quello che era il mio obiettivo
principale: produrre un elaborato che mi desse la possibilità di poter unire quello
che è stato il mio percorso di studi nell’interclasse di Filosofia e Storia.
Simone aveva studiato filosofia ma quando scoppiò la Guerra Civile in Spagna,
lei fu pronta a partire con le milizie francesi per dare una mano ai suoi amici
combattenti. Allo stesso modo durante la Seconda Guerra Mondiale cercò più
volte di partecipare attivamente alla guerra ma quell’occasione non le fu
permesso.
Gli ultimi mesi della sua vita furono struggenti: aveva limitato la sua
alimentazione per solidarietà per chi in Francia -dopo l’occupazione nazista- non
aveva la possibilità di comprare del cibo. Quando scoprirono che Simone soffriva
di tubercolosi, i medici non le avevano raccomandato altro che ricominciare a
nutrirsi in modo sano ma Simone continuò a seguire un’alimentazione scarsa e,
ancora oggi, ci si chiede se questa grande donna non abbia sacrificato la sua vita
per l’immensa solidarietà di cui era capace.
Nei suoi soli 34 anni di vita, ha costruito un mondo intorno a lei che è sicuramente
degno di essere studiato. 4
1.LA VITA DI SIMONE WEIL (1909-1934)
1.1 L'infanzia e l'adolescenza
Simone Weil nasce a Parigi il 3 febbraio 1909. Suo padre, il medico Bernard Weil,
era cresciuto in una famiglia molto credente e attaccata alla religione giudaica, ma
Bernard, dopo una propria riflessione a riguardo, si definì ateo convinto. La madre
di Simone, Mme Weil, di origine russo-belga, era invece cresciuta in una famiglia
non esageratamente legata alla religione, una famiglia molto colta e legatissima
invece alla musica; la stessa Mme Weil cantava benissimo e suonava il piano.
Aveva ereditato il nome di Salomea in ricordo di un nonno, ma preferiva farsi
chiamare Selma.
Dopo i primi sei mesi di vita, Simone iniziò una sorta di deperimento precoce
dovuta, probabilmente, ad un attacco di appendice della madre durante
l’allattamento.
Nel 1913 la famiglia Weil si trasferì in un appartamento di boulevard Saint-
Michel. Molto forte era il rapporto che aveva con
Andrè, suo fratello maggiore che diventò
poi un famoso matematico e fu allievo di
Albert Einstein. L'infanzia di Simone e
Andrè trascorse tra divertimento e voglia
di imparare.
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André insegnò alla piccola Simone l'alfabeto e ben presto anche a leggere e ad
imparare a memoria commedie da declamare davanti ai genitori. I libri
diventeranno l'unico regalo e gioco che riceveranno i due fratelli durante la loro
1
infanzia .
Quando scoppiò la guerra, il dottore Weil fu chiamato a prestare servizio a
Neufchâteau. La famiglia lo seguì e a causa dei numerosi viaggi, Simone fu
costretta a trascorrere gran parte dei suoi studi a casa assumendo lezioni private;
questo fu, secondo Simone, motivo di apprendimento avanzato rispetto ai
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coetanei .
La madre invece era convita che cambiare luogo e metodi di studio fosse motivo
di arretratezza e discontinuità, così scriveva la madre di Simone in una lettera del
3
23 ottobre :
"Simone ha un rendimento discontinuo: troppo avanti su alcune cose e troppo indietro in
altre. Per esempio, scrive molto lentamente e finisce quasi sempre dopo le sue compagne"
Durante la Prima guerra mondiale nasce il ruolo della madrina di guerra, ossia il
ruolo da parte di alcune giovani ragazze che assumevano il compito di sollevare il
morale dei soldati e ufficiali al fronte attraverso delle lettere inviate a chi
sfortunatamente era stato scelto a combattere una guerra non voluta e difficile da
portare avanti in solitudine. Fu nel 1916 che André e Simone decisero di iniziare
una loro corrispondenza con i soldati in guerra che venivano definiti figliocci di
guerra; uno di loro risponderà a Simone il 17 maggio 1916 scrivendo:
"Non ti posso dire cosa c'è nelle trincee e che cosa accade là dentro,
perché un mio compagno ha avuto sessanta giorni di prigione
Simone Weil. Ritratto di un'ebrea che si volle esiliare, Torino, Bollati
Cfr. T. R. Nevin,
1
Boringhieri, 1997, pp.17-18.
P. Citati Ritratto di Simone Weil, in Ritratti di donne Milano, Rizzoli, 1992, p.265
Cfr , , .
2
3 S. Pétrement, La vita di Simone Weil, Milano, Adelphi, 1994, p.24.
6 4
per aver riferito in parte quel che accadeva in prima linea"
Durante i lunghi viaggi, Bernard si ammalò e dovette abbandonare il suo compito,
ma non fu immediatamente congedato.
Nel 1917 la famiglia Weil decise di trasferirsi a Laval, dopo che il dottor Bernard
riuscì ad essere assunto in una clinica e qui rimasero fino il 1919, anno del loro
ritorno a Parigi. A dieci anni circa Simone si interessò di politica, definendo il
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Trattato di Versailles , una volontà di umiliare il nemico vinto, e in questi anni
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scoprì la vera definizione di ebrei .
All'età di sedici anni, Andrè fu ammesso all'École Normale Supérieure nella
sezione di scienze. L'École Normale Supérieure era una scuola superiore che
preparava dei futuri professori delle scuole secondarie e per questo motivo, una
scuola molto ambita. Ciò causò in Simone un sentimento di invidia e inferiorità
nei confronti del fratello che la portò a vivere un periodo difficile nel quale
cominciò addirittura a sentirsi inutile e fuori luogo in ogni circostanza. André era
da sempre il migliore e dopo l'École Normale viaggiò molto per perfezionare la
sua istruzione in ambito matematico, frequentò le migliori università e diede un
grande contributo nelle scoperte matematiche della seconda metà del Novecento.
Questa situazione difficile per Simone fece crescere in lei la voglia e il desiderio
di ribellarsi alla condizione di inferiorità della donna nella propria società: le fonti
ci presentano una Simone decisa, a questo punto, a cambiare il suo aspetto fisico,
avvicinandosi molto di più ad uno stile maschile e un po' anche trasandato.
Da sottolineare anche un aspetto particolare di Simone: era ossessionata
dall'igiene e dalle malattie, tanto da non voler essere toccata e sfiorata da nessuno.
Nel 1922 tornò al Fénelon, scuola Parigina. Fu questo l'anno in cui Simone arrivò
a pensare al suicidio dal momento che non riuscendo a raggiungere dei buoni
Ivi, p.21.
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5 Il Trattato di Versailles, firmato il 28 giugno 1919, fu un’imposizione punitiva nei confronti
della Germania, uscita sconfitta dalla Prima guerra mondiale (luglio 1914- novembre 1918).
Simone leggendo Honorè de Balzac, scrittore e giornalista francese, aveva sempre creduto che il
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termine 'ebrei' indicasse quello di 'usurai'. 7
risultati nello studio, si sentiva scarsamente dotata di intelligenza:
«Ho seriamente pensato alla morte, a causa delle mie mediocri facoltà naturali. Le doti
straordinarie di mio fratello [...] mi obbligavano a rendermene conto. Non invidiavo i suoi
successi esteriori, ma il non poter sperare di entrare in quel regno trascendente dove
entrano solamente gli uomini di autentico valore, e dove abita la verità. Preferivo morire
piuttosto che vivere senza di essa. Dopo mesi di tenebre interiori, ebbi d'improvviso e per
sempre la certezza che qualsiasi essere umano, anche se le sue facoltà naturali sono
pressoché nulle, penetra in questo regno della verità riservato al genio, purché desideri la
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verità e faccia un continuo sforzo d'attenzione per raggiungerla»
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Decise allora di seguire le lezioni di Le Senne che insegnava al Victor Duruy
diventando la più brava della sua classe.
Dopo aver superato questa fase della sua vita, il sentimento di invidia nei
confronti del fratello si trasformò in competizione e dopo aver frequentato
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numerose scuole a Parigi, nel 1925 conseguì il bachot in filosofia.
Subito dopo fece un breve viaggio nelle Alpi e fu probabilmente in questa
occasione e grazie a quel paesaggio
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