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L' , secondo Greenson, è una funzione dell'Io sperimentante resa possibile da

un'identificazione parziale e temporanea, che permette una vicinanza emotiva e favorisce lo

sviluppo di idee e ricordi compatibili con il modello operativo dell'altro. Questa identificazione

parziale è fondamentale per stabilire una connessione empatica autentica, ma solleva ulteriori

domande su come bilanciare l'empatia con il mantenimento di una certa distanza critica

necessaria per il lavoro terapeutico.

Freud, nel suo scritto “Consigli al medico nel trattamento psicoanalitico” (1912), suggerì la

tecnica dell'attenzione fluttuante per gestire le comunicazioni multiple dei pazienti senza

gleichschwebende aufmerksamkeit

confonderle. Il termine tedesco è , che in tedesco significa

attenzione uniformemente sospesa

.

Questo approccio consiste nel non voler prendere nota di nulla in particolare e nel dare la stessa

attenzione fluttuante a tutto ciò che si ascolta.

“Essa respinge, come vedremo, tutti gli espedienti, persino quello di redigere appunti, e consiste

semplicemente nel non voler prendere nota di nulla in particolare e nel porgere a tutto ciò che

20

ci capita di ascoltare la medesima “attenzione fluttuante””.

“L’esperienza mostrò ben presto che il comportamento più opportuno da parte del medico

attenzione

analizzante era di abbandonarsi alla propria attività mentale inconscia con una

fluttuante uniforme evitando possibilmente la meditazione e la formulazione di aspettative

Consigli al medico nel trattamento psicoanalitico

20 FREUD S., 1912, , Bollati Borighieri, Opera VI, pp. 532-533. 16

coscienti e senza volersi fissare particolarmente nella memoria alcunché di quello che udiva,

21

onde cogliere così l’inconscio del paziente con il suo stesso inconscio”.

Tuttavia, in un contesto moderno, questa prospettiva appare meno praticabile, poiché la nostra

attenzione è inevitabilmente guidata dalle nostre teorie di riferimento e dal contesto in cui siamo

inseriti. attenzione fluttuante

L'espressione rimane utile se interpretata come la capacità di muoversi

tra i diversi livelli della comunicazione interna ed esterna, mantenendo una costante attenzione

alla relazione terapeutica come luogo di sviluppo delle comunicazioni e percezioni. Questo

focus

implica una flessibilità mentale che permette di passare da un selettivo a una visione più

globale senza perdere di vista l'importanza del contesto relazionale.

attenzione

L' fluttuante non si limita a una mera raccolta di informazioni visibili o esplicite, ma

si estende alla capacità di percepire e interpretare anche i segnali più sottili e impliciti che

emergono nel processo terapeutico.

Questa idea di “fluttuazione” dell'attenzione si collega in modo profondo al concetto di

paradigma indiziario

. Il paradigma indiziario suggerisce che la comprensione e la conoscenza

non emergono solo da dati diretti e osservabili, ma anche dall'interpretazione di segnali, indizi e

pattern che possono essere sottilmente intrecciati e non immediatamente evidenti. Qui, il

terapeuta adotta una mentalità interpretativa che non si limita a ciò che è ovvio o superficiale,

ma che si spinge verso la scoperta di significati più profondi e nascosti, proprio come un

investigatore che raccoglie prove per risolvere un mistero.

“Per Ginzburg (ivi, p.167) il paradigma indiziario presuppone quindi la “minuziosa ricognizione

di una realtà magari infima, per scoprire le tracce di eventi non direttamente esperibili

dall’osservatore. Si tratta dunque di risalire da dati osservabili ma in apparenza di poca

importanza, marginali, in una parola da scarti, che tuttavia proprio a causa della loro marginalità

possono diventare rivelatori, a una realtà complessa e articolata che non è direttamente

attendibile dall’osservatore. Ciò significa che quando la causa di un evento non è conosciuta ne

è riproducibile, è possibile solo inferirla dagli effetti che ha prodotto e che sono oggetto

22

dell’osservazione: occorre in un certo senso, ricostruirla”.

Se, come suggerito da Rogers, l'empatia è la capacità di vedere il mondo attraverso gli occhi

dell'altro, fino a che punto è possibile questa visione senza essere contaminata dalla nostra

Consigli al medico nel trattamento psicoanalitico

21 FREUD S., 1912, , Bollati Borighieri, Opera IX, p. 443.

L’intervento in psicologia clinica.

22 GRASSO M., CORDELLA B., PENNELLA A.R., 2016, Nuova edizione. Roma:

Carocci, p. 137. 17

vera empatia

stessa percezione e dai nostri pregiudizi? La richiede una sospensione del giudizio

e una profonda apertura all'altro, ma fino a che punto possiamo davvero raggiungere questa

sospensione?

“Cosa intendiamo con relazione con l’estraneo? Che si istituisca una relazione tale da

consentire, a chi ne partecipa, di poter accettare il rischio di simbolizzare come amico ciò che

non si conosce (...). Nella relazione con l’estraneo, l’altro è simbolizzato come amico: amico da

conoscere però, non colui che si conosce da sempre (...). Se l’estraneo è l’amico sconosciuto,

la relazione con l’estraneo comporta, quale dimensione centrale, la conoscenza dell’estraneo

stesso, vale a dire l’organizzazione, precedente alla relazione di conoscenza e ad essa

23

contemporanea, di un costrutto simbolico sull’estraneo”.

Questo quesito non è estraneo al concetto di estraneità, formulato da Carli e Paniccia. L'idea di

amico sconosciuto empatia interazione

vedere l'altro come un riconosce che, nonostante l' e l'

vicaria

, rimane sempre una dimensione dell'altro che resta inaccessibile, rimane sempre una

dimensione di estraneità. Questa estraneità non è solo una questione di distanza fisica o

culturale, ma una consapevolezza della limitazione della nostra comprensione umana.

Essi descrivono l'estraneo non solo come qualcuno che non conosciamo, ma anche come un

amico da scoprire. Questo richiede un atto di simbolizzazione e di accettazione del rischio,

un'apertura mentale che permette di vedere l'altro come un individuo unico e singolare, separato

dalle nostre idee preesistenti.

ascolto

L’ come capacità di pensare le proprie e le altrui rappresentazioni emozionali si nutre

estraneità

della consapevolezza dell'estraneità dell'altro. Il concetto di ci porta a riflettere

profondamente sull'importanza dell'ascolto autentico e del riconoscimento dell'altro come

entità separata da sé. Questo tipo di ascolto non si limita a un mero atto di udire le parole

dell'altro, ma implica un impegno attivo nel comprendere la prospettiva e l'esperienza dell'altro

senza distorcere la loro soggettività con la nostra interpretazione.

estraneità

Il concetto di ci sembra che esprima molto chiaramente la necessità di ascolto teso

al riconoscimento dell’altro, come altro da sé, attraverso un lavoro che permette, anche

all’interlocutore, di rintracciare i propri confini e quelli altrui.

Il pensiero di Greenson e Kohut offre ulteriori riflessioni su queste questioni.

Metodologia dell’intervento in psicologia clinica.

23 CORDELLA B., GRASSO M., PENNELLA A.R., 2022, Nuova

edizione. Roma: Carocci. 18

L'identificazione parziale e momentanea di Greenson sottolinea l'importanza di una

connessione autentica, ma temporanea, che permette al terapeuta di avvicinarsi all'esperienza

dell'altro senza perdersi completamente in essa.

Kohut, con la sua idea di introspezione vicariante, aggiunge un altro livello di complessità,

suggerendo che il terapeuta deve utilizzare il proprio vissuto come strumento per comprendere

l'altro. Questo processo richiede una continua riflessione e consapevolezza di sé, sollevando

domande sulla possibilità di mantenere un equilibrio tra empatia e auto-riflessione.

“Per essere empatico, il terapeuta deve navigare tra il proprio mondo interno e quello del

24

paziente, mantenendo una consapevolezza critica di dove finisce uno e inizia l'altro”. (Heinz

Kohut, How Does Analysis Cure?).

silenzio ascolto empatico

Il , poi, emerge come complemento essenziale dell' . Contrariamente

silenzio

alla percezione comune, il non è semplicemente l'assenza di suono, ma una condizione

necessaria per creare uno spazio emotivamente sicuro e accogliente in cui l'altro possa

esprimersi liberamente. Questo atteggiamento silenzioso non implica una staticità o una

mancanza di intervento; al contrario, è un atto dinamico di apertura e disponibilità nei confronti

dell'esperienza dell'altro.

silenzio

Il agisce come il contrappunto nella sinfonia della cura, consentendo allo psicologo di

essere un ascoltatore attivo, pronto a cogliere non solo le parole del paziente ma anche le

sfumature non verbali e i significati impliciti. Come in una partitura musicale, dove il silenzio tra

le note crea il ritmo e l'armonia, anche nel dialogo clinico il silenzio permette di creare spazi di

riflessione e di approfondimento emotivo.

Riflettendo sulla prospettiva di John Cage, compositore che ha esplorato il silenzio come

un'esperienza artistica, possiamo considerare che “il silenzio non è mai vuoto”.

In una lezione del 1957 intitolata “musica sperimentale”: “non esistono cose come lo spazio

vuoto o il tempo vuoto, c’è sempre qualcosa da vedere, qualcosa da udire. Anzi, per quanto ci

possiamo sforzare di creare un silenzio non ci riusciremo mai (..) quello che serve a noi è il

25

silenzio: ma al silenzio serve che io continui a parlare”.

Questa dualità suggerisce che il silenzio non si oppone alla parola, ma piuttosto un

complemento essenziale per una comunicazione autentica e significativa.

How Does Analysis Cure?

24 KOHUT H., 1984, , Ed. Arnold Goldberg with Paul E. Stepansky. University of Chicago

La cura psicoanalitica,

press, Chicago and London. Ed. Bollati Boringhieri.

Il silenzio non esiste

25 GANN K., 2012, , p.114. 19

“Silenzio come far posto all’altro; “far posto all’altro” come espressione della disponibilità a “far

posto” a se stesso e alla relazione con lui, cioè ad ascoltarsi; ascoltarsi per poter attivare un

26

cambiamento”.

silenzio

Il si configura quindi come assenza, come assenza di ciò che ci si aspetta. Ciò può

essere vero anche per lo psicologo quando il proprio silenzio è vissuto come assenza di

silenzio

un’azione vol

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Publisher
A.A. 2024-2025
36 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher francesca07- di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di psicologia clinica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Cordella Barbara.