Filosofia del linguaggio - il silenzio - tesina
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The silence of incommunicability
After two World Wars people lose every certainty and that is due to the
loss of values and individuality. Everybody feels lonely in the company
despite: in art Munch represents his characters in this way. Italian and
English writers, artists and philosophers describe the reality in different
ways but what unites them is the wish and desire of speaking about
incommunicability: silence.
Beckett, an Irish writer, describes the incommunicability saying “ there is
no communication because there aren’t vehicles of communication ” and
he expresses it in “Waiting for Godot” in which the characters try to hold
the terrible silence at bay talking nonsense. We can define Beckett like the
teacher of the eloquent silence since he managed to convey his existential
doubts through a minimal language and long pauses made up of just
silence!
The author chooses two tramps because sees in them the realistic portrait
of the human being with no purpose apart from an endless waiting for a
change ( Godot ). Indeed the characters are obsessed by the
meaninglessness of their own life and by the nostalgia for past meanings.
They occupy themselves somehow not to remain in silence because
otherwise they don’t know what to do with their monotonous and boring
life.
Joyce published Dubliners in 1914, collection of short stories in which a
significant theme in all the stories is the feeling of paralysis that many of
the characters experience as a result of being tied to narrow-minded
cultural and social traditions. This is also reflected in their relationships.
Joyce defined Dublin as “ the centre of paralysis ”. among these
characters silence an interior wish dominate. Eveline, the main character
of one story, work hard to support her family economically. She falls in
love with Frank, a sailor, who wanted to escape with her to go to Buenos
Aires. Eveline and Frank were about to leave Dublin, when suddenly she
doesn’t speak or answer Frank. At the end only Frank left. Dubliners lack
the courage to break the chains that bind them, because they are weak and
afraid of innovations, progress and future.
They are paralysed by they silent acceptance and obedience to moral
rules; they don’t wait for a changing they don’t really wish for, unlike
Beckett’s tramps whose silence instead shows their awareness of how
useless words are to express the meaninglessness of life without Godot.
Il silenzio dei vivi
“Vittoria mutilata”, uno slogan della propaganda nazionalista. Significava
che i sacrifici compiuti in guerra e il sangue versato non avevano trovato
nei tratti di pace una giusta ricompensa: al popolo italiano era stato
sottratto con la frode il meritato premio della vittoria. Lo stato d’animo
dominante era l’amarezza. Benito Mussolini cercò di trarre profitto dallo
scontento diffuso nella società italiana fondando un nuovo partito, il
partito fascista. Tale partito prometteva di far tornare l’ordine in Italia e
dichiarava di proporsi, al di sopra di ogni altro fine, il bene della patria.
Nell’ ottobre del 1922 i capi fascisti organizzavano una marcia su Roma
per costringere il governo, presieduto da Luigi Facta, alle dimissioni. Il re
rifiutò di inviare l’esercito contro i ribelli e dimessosi Facta invitò
Mussolini a formare un nuovo governo. Il nuovo governo fascista
comprese anche esponenti di altri partiti, ma ben presto Mussolini
instaurò una dittatura personale e del suo partito. Vittorio Emanuele III
non prese posizione e con il suo silenzio appoggiò il governo e i suoi
metodi violenti di lotta politica. Gli oppositori vennero perseguitati e
indotti al silenzio, tutti i partiti e le associazioni sindacali non fasciste
furono sciolti, fu soppressa la libertà di stampa, di parola, di associazione
e fu ripristinata la pena di morte. La censura e il divieto di pubblicazione
divennero strumenti usati abitualmente per far tacere le voci di critica. Fu
istituita un’agenzia di stampa, controllata dal partito, che sceglieva le
informazioni e comunicava ai giornali e alla radio solo quelle consentite.
Il Ministero della Cultura popolare dava istruzioni sul rilievo maggiore o
minore da dare alle notizie. Naturalmente le notizie sgradevoli del partito
erano taciute.
Nessuno decise di intervenire militarmente contro l’Italia, e così,
all’opinione pubblica Mussolini sembrò un eroe che sfidava il mondo per
la grandezza della patria. L’Italia rafforzò i legami economici e politici
con la Germania . La Germania del 1936 era il terzo Reich di Hitler,
nazionalista, razzista e disposto alla guerra. Questo legame rafforzò una
tendenza antiebraica già presente nel movimento fascista e nel 1938,
Mussolini stesso elaborò dei provvedimenti persecutori contro gli ebrei: le
leggi razziali.
Secondo Hitler, il popolo tedesco appartiene a una razza dominatrice,
quella “ariana”, ma
si è mescolato con razze inferiori come quella ebraica. Così è cominciata
la sua decadenza.
Giunto al potere Hitler si dedicò alla realizzazione del programma politico
che aveva preannunciato nei suoi scritti: l’annessione e l’unificazione con
la Germania di tutte le comunità di cultura e lingua tedesca che si trovano
negli stati europei confinanti con la Germania (ciò significava occupare
l’Austria e ampie regioni della Cecoslovacchia e della Polonia); la
creazione da parte della razza dominante di uno spazio vitale, mediante
un’espansione ad est, in territorio polacco e russo. Hitler divenne capo
indiscusso. Servendosi delle sue squadre di protezione SS e della polizia
segreta di stato, eliminò ogni opposizione. Frattanto le istituzioni del
partito nazista e dello stato tedesco si dedicavano sistematicamente alla
persecuzione degli ebrei. I primi passi furono provvedimenti che li
discriminavano e li separavano dagli altri cittadini tedeschi. Proibiti i
matrimoni misti, essi furono cacciati dalle forze armate e dagli impieghi
pubblici. Poi furono espropriati dei loro beni e fatti oggetto di umiliazioni
e di violenze di ogni genere. Tale processo in pochi anni va a concludersi
con la concentrazione degli ebrei d’Europa nei ghetti e, infine, con il loro
annientamento nei campi di sterminio.
Il silenzio dei vivi di fronte a questi morti si trasforma in omertà, cioè in
una solidale intesa con il governo germanico, e in ubbidienza,
sottomissione al sovrano, al fuhrer, al nazismo. Nessuno osava criticare il
duce perché farlo significava per chiunque esporre a morte certa se stesso
e i propri familiari. La maggioranza dei tedeschi, in realtà, seguì il fuhrer,
soggiogata dalla sua personalità e abbagliata dai sogni di grandezza e dai
sogni di vendetta per la pace punitiva della prima guerra mondiale.
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher trick-master di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia del linguaggio e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università La Sapienza - Uniroma1 o del prof Scienze Storiche Prof.
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