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11. RESPONSABILITA’ SOCIALE D’ IMPRESA

Per responsabilità sociale di impresa, o Corporate Social Responsibility (CSR)

si intende l’introduzione di preoccupazioni di natura etica all’interno della visione

strategica di impresa: è una manifestazione della volontà delle grandi, piccole e medie

imprese di gestire efficacemente le problematiche d’impatto sociale ed etico al loro

interno e nelle zone di attività. Si tratta di un concetto molto controverso e discusso,

espresso per la prima volta nel 1984 da R. Edward Freeman nel suo saggio “Strategic

management: a stakeholder approach” (Pitman, London 1984). Ma già nel 1969, in

“Strutture integrate del sistema distributivo italiano” si afferma che l’attività di impresa,

pur mirando al profitto, deve tenere esplicitamente presenti una serie di istanze interne

ed esterne all’impresa, anche di natura socio-economica, per la misurazione delle quali

viene proposto il “metodo della scomposizione dei parametri”.

Il riferimento a Eni è dato dalla volontà di analizzare una grande azienda che

per struttura assomiglia alle aziende statunitensi ma conserva e promuove una maniera

di operare tipicamente italiana. Questo discorso cade risulta perfettamente pertinente

appena passato il centenario dalla nascita di Enrico Mattei, uomo di grande

lungimiranza e dagli ideali genuini, che hanno fondato la cultura responsabile di Eni.

Una società petrolifera ben si adatta alle tematiche di internazionalizzazione e

responsabilità, in quanto legata per definizione alle risorse fossili e quindi alle principali

fonti sia di inquinamento sia di dissidi internazionali.

L’inserimento di un tale capitolo valuta l’importanza dell’approccio

responsabile nella strategia aziendale e si propone di fornire possibili spunti per nuove

ricerche e approfondimenti. Un’ impresa che adotti un comportamento socialmente

responsabile, monitorando e rispondendo alle aspettative economiche, ambientali,

69

sociali di tutti i portatori di interesse, cosiddetti stakeholders , vuole anche conseguire

un vantaggio competitivo e massimizzare gli utili di lungo periodo.

Un prodotto infatti non è apprezzato unicamente per le caratteristiche

qualitative esteriori, il suo valore è stimato in gran parte per le caratteristiche non

materiali, quali le condizioni di fornitura, i servizi di assistenza e di personalizzazione,

69 vedi nota numero 3 83

l’immagine e infine la storia del prodotto stesso. La consapevolezza dei produttori e dei

consumatori circa la centralità di tali aspetti nelle dinamiche competitive e la

“tracciabilità storica” della catena dei processi che hanno portato alla realizzazione del

prodotto stanno attualmente guadagnando l’attenzione dei vari attori presenti sul

mercato. Risulta pertanto evidente come l’impegno “etico” di un’impresa sia entrato

direttamente nella cosiddetta catena del valore prospettando così l’utilizzo di nuovi

70

percorsi e leve competitive coerenti con uno “sviluppo sostenibile” per la collettività.

All’interno del mercato globale e locale, le imprese non hanno infatti un’ esistenza a sé

stante, ma sono enti che vivono e agiscono in un tessuto sociale che comprende vari

soggetti, tra cui spicca sicuramente una società civile molto attenta all’operato

imprenditoriale. E’ quindi di fondamentale importanza l’attività dedicata al

mantenimento delle relazioni con l’esterno, verso i cosiddetti stakeholders. Nei sistemi

di gestione aziendale, l’attenzione per gli stakeholders è divenuta di importanza cruciale

per le imprese e lo sviluppo nel tempo di relazioni positive con tali soggetti può

diventare un elemento di valore aggiunto per l’impresa. Tuttavia il comportamento etico

o meno di un’azienda interessa potenzialmente tutti i cittadini, ai quali non bastano oggi

astratte dichiarazioni di principi e valori. Essi esigono un impegno quotidiano e

credibile, frutto di una precisa politica manageriale e di un sistema aziendale

organizzato a tal fine.

La responsabilità sociale del territorio

Ultimamente è nata una nuova declinazione della responsabilità sociale, non

solo riferita alla singola impresa, ma a tutta la collettività. Questa declinazione è

particolarmente indirizzata e calzante per la realtà italiana a causa della composizione

territoriale (piccole-medie imprese, tendenzialmente raggruppate in distretti industriali

collegati in forma reticolare). La strategia della RSI viene ora calata in un nuovo

contesto, per stimolare le imprese ad assumere comportamenti responsabili, dove il

soggetto promotore è tutta la comunità, tutto il territorio nel quale vivono e operano i

diversi portatori di interesse.

70 sviluppo sostenibile: sviluppo che tiene in considerazione comunque la tutela dell’ambiente 84

Il passaggio da una “responsabilità singola e/o individuale” ad una

“responsabilità collettiva” ha l’obiettivo di accompagnare le istituzioni e le

organizzazioni ( pubbliche e private, profit e non profit) in un percorso di costruzione

condivisa dove le giuste istanze economiche vanno coniugate con le attenzioni sociali e

ambientali nell’ottica di uno sviluppo sostenibile. La CSR territoriale ha come scopo

quello di migliorare la qualità della vita della comunità.

Impresa responsabile: utopia o realtà?

Il fenomeno della CSR dovrebbe rappresentare un aspetto costitutivo

dell’essere impresa. Tuttavia, con una sintesi fedele dell’ attuale dibattito relativo alla

responsabilità sociale, sembra emergere un interrogativo su tutti: l’ impresa responsabile

71

è pura utopia oppure è un’entità effettivamente riscontrabile nella realtà?

Per trovare una risposta soddisfacente a tale questione, sembra opportuno

riferirsi a un caso che più di ogni altro oggi rappresenta la quintessenza del legame tra

attività di impresa e responsabilità sociale: il caso Eni.

71 Da Federico Centenaro, Responsabilità socie d’impresa e bilancio sociale: fondamenti dottrinali, aspetti

strategico organizzativi e gestionali – da www.tesionline.it/tesi 85

12. EFFICIENZA ENERGETICA. Progetto di sviluppo

sostenibile

L’efficienza energetica di un sistema sia esso di taglia industriale o sia che ci si

riferisca a strutture civili e abitative, rappresenta la capacità di sfruttare l’energia ad essa

72

fornita per soddisfarne il fabbisogno . Minori sono i consumi relativi al

soddisfacimento di un determinato fabbisogno, migliore é l’efficienza energetica della

struttura. Tra gli strumenti per la pianificazione delle politiche energetiche risulta

particolarmente utile il bilancio energetico reso con il grafico di Sankey. Questo infatti

fornisce una rappresentazione chiara dei flussi energetici e permette di evidenziare due

punti significativi: i consumi interni lordi (impieghi interni di fonti primarie) e i

consumi finali di energia (impieghi finali).

Attraverso lo studio degli usi finali e del settore di trasformazione (produzione

di energia elettrica) é possibile individuare quali sono i settori che implicano un

maggiore impiego di energia, allo scopo di definire politiche mirate per un uso razionale

dell’energia. Il principio dell’analisi attraverso i flussi energetici é applicabile a sistemi

di qualsiasi taglia, e quindi ben si concilia con realtà di livello industriale, come la

quotidianità degli usi delle famiglie. I consumi finali si suddividono in quote quasi

uguali tra i settori dell’industria, civile e trasporti; questo dimostra che le corrette scelte

di economia energetica non sono solo responsabilità dei macrosettori industriali, ma

anche del cittadino, il quale attraverso una razionalizzazione dei consumi può

contribuire in maniera sostanziale alla diminuzione del fabbisogno energetico nazionale,

con una conseguente convenienza economica sia personale che sociale.

Il Consiglio Europeo ha sottoscritto un obiettivo comunitario di riduzione del

30% delle emissioni di gas ad effetto serra entro il 2020 quale contributo ad un accordo

globale e completo per il periodo successivo al 2012, a condizione che altri Paesi

sviluppati si impegnino ad analoghe riduzioni delle emissioni e i Paesi in via di sviluppo

economicamente più avanzati si impegnino a contribuire adeguatamente, sulla base

delle loro responsabilità e rispettive capacità. In ogni caso l’Unione Europea si impegna

72 A cura dell’Ing. Alex Sorokin, da www.rinnovabili.it 86

in modo fermo e indipendente a realizzare una riduzione delle emissioni di gas ad

effetto serra di almeno il 20% entro il 2020 rispetto al 2010. La riduzione dei gas clima-

alteranti passa attraverso l’efficienza energetica da realizzare a tutti i livelli, partendo

dagli interventi di rilievo sul settore energetico, e raggiungendo il fabbisogno

quotidiano di ognuno di noi.

Il settore dell’energia elettrica permette ad oggi margini di risparmio energetico

notevoli, soprattutto in Italia. Grazie all’azione e all’impegno di Eni in questo, l’uso di

centrali turbogas a ciclo combinato permette un recupero energetico significativo, che le

rende maggiormente appetibili rispetto alle vecchie centrali ad olio combustibile. Le

fonti rinnovabili sono comunque l’alternativa che dispone del maggior margine di

efficienza energetica disponibile, grazie alla possibilità di essere alimentate da fonti

inesauribile e caratterizzate da basso impatto ambientale.

L’utilizzo efficiente delle risorse energetiche da parte di Eni é garantito sia da

una politica volta ad aumentare l’impiego del gas naturale, che permette di realizzare le

più elevate efficienze nel campo della generazione elettrica, sia dalla grande attenzione

al risparmio energetico nei progetti che riguardano la costruzione di impianti elettrici

cogenerativi e il miglioramento dei processi produttivi delle raffinerie e degli

stabilimenti chimici. L’utilizzo di una fonte primaria come il gas naturale, che presenta

un alto potenziale energetico ed un contenuto impatto ambientale, ha contraddistinto le

scelte strategiche di Eni negli ultimi anni. Il mix di combustibili utilizzati ha mostrato

infatti un progressivo aumento della quota relativa al gas naturale a discapito

dell’utilizzo di fonti a maggiore impatto ambientale. I consumi energetici di Eni sono:

nelle centrali termoelettriche e di cogenerazione (33,5%), negli stabilimenti chimici e

petrolchimici (21,2%), negli impianti di processo per l’estrazione di idrocarburi (20,9%)

e nelle raffinerie (16,2%). Più contenuti (5,1%) sono i consumi energetici delle stazioni

di compressione gas

Dettagli
Publisher
A.A. 2006-2007
111 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher tina.tropiano di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia internazionale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trieste o del prof Porcasi Vincenzo.