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V DENTRO IL MOBBING: CON LE PAROLE DELLE VITTIME.
V.1 Premessa.
“Parlare è un mezzo per esprimere se stessi agli altri,
ascoltare è un mezzo per accogliere gli altri in se stessi.”
(Wen Tzu, testo classico taoista)
Sino ad ora ho svolto un analisi del fenomeno mobbing nei suoi aspetti definitori, nelle
sue differenti tipologie, nella sua eziogenesi e nelle possibili risposte dei soggetti e
delle organizzazioni a livello teorico e nell'aspetto giuridico, attingendo dalla
letteratura esistente. Da qui parlerò di una piccola ricerca di sfondo che non aspira a
raggiungere esaustività e/o produrre generalizzazioni empiriche di vasto raggio ma
intende offrire spunti per ulteriori piste di ricerca; è basata su di approccio prettamente
154
qualitativo, e condotta nell'arco di sei mesi su di un insieme di riferimento empirico
di sedici persone di età compresa tra i 30 ed i 60 anni che lavorano sia in aziende
private che in enti della pubblica amministrazione in un'area geografica corrispondente
al Centro-Nord (province di Torino, Modena, Bologna, Rimini, Forlì-Cesena, Pesaro-
Urbino), tre province del Centro Italia (Perugia, Terni e Frosinone) ed una provincia
del Sud (Napoli) e che pensano di subire o di avere subito esperienze di mobbing. E'
stato somministrata loro un'intervista semi-strutturata (con la presenza di domande
aperte che fungevano da stimoli per una narrazione il più ampia possibile del loro
vissuto soggettivo di fronte alle ipotesi di ricerca delineate) , della durata di circa due
ore ciascuna, volta a a rilevare la loro esperienza di sofferenza legata a situazioni di
malessere lavorativo riconducibile al mobbing. E' interessante notare che, con la
struttura piuttosto rigida di un'intervista con molte domande chiuse e poche domande
aperte, in principio si erano previste risposte non troppo ampie ma, di fronte all'”onere
154 Si tratta di somme o sistemi o complessi o unità di fatti e relazioni sociali che non aspirano ad essere
rappresentativi, ad andare oltre se stessi,, che non hanno le caratteristiche tecniche per potersi definire
“campioni” (Cipolla, 1990) 219
della presenza” delle persone ascoltate che, dopo una sorta di resistenza iniziale, hanno
cominciato a dare un forte sfogo al proprio vissuto ed a raccontare tanti dettagli, l'idea
ha “dovuto” lasciar spazio a
iniziale della conduzione di un'intervista semi-strutturata
veri e propri colloqui capaci di “far esplodere” tutta la soggettività delle persone.
Si indaga su un fenomeno delicato, complesso, multidimensionale, che va a toccare
anche ricordi e sensazioni “rimosse” perché dolorose ma che, con la narrazione,
tornano ad emergere prepotentemente; in alcuni casi, qualcuno mi ha ringraziato
essersi “sfogato”, ha avuto un'idea più chiara
perché al termine dell'intervista, oltre ad
su quella che è stata la propria esperienza personale e su quello che è il fenomeno
mobbing di cui aveva una conoscenza mediatica ma non effettiva. Ho contattato le
persone tramite la mia rete di rapporti informali (più spesso conoscenti ed amici di
155
amici) e partecipando agli incontri organizzati dall'associazione “Prima” di Bologna .
Non è stato facile e per nulla immediato trovare le persone disponibili a farsi
intervistare data la delicatezza dell'argomento e dato che il mio intento era proprio
quello di parlare con persone che avevano avuto (o perlomeno pensavano di avere
avuto) situazioni di mobbing; a ciò si deve aggiungere la considerazione che la
persona realmente “mobbizzata” è spesso traumatizzata e timorosa di eventuali
ritorsioni. Rimarcando ogni volta l'assoluto anonimato e rispetto della privacy
dell'intervista e attraverso una comunicazione, mi piace dirlo, empatica, ho saputo
vincere per lo più le iniziali resistenze e titubanze. Nel corso dell'intervista ho cercato
di offrire il maggior spazio al libero fluire delle parole dei soggetti cercando, dove
opportuno, di fare meno domande ed osservare di più, tenendo a mente l'importante
insegnamento del sociologo Lindeman: “se volete sapere ciò che una persona fa
realmente, statela a osservare (non fatele domande)” (Lindeman, 1924).
L'associazione “Prima” fondata
155 nel 1996 dal Dott. Harald Ege, con sede a Bologna, in via Tolmino 14,
organizza da oltre dieci anni presso il centro sociale Tolmino, situato in via Podgora 41, a Bologna, nella
serata dell'ultimo venerdì del mese ogni due mesi, un incontro-confronto di informazione e libera
discussione, gratuito ed aperto a tutti, soci e non soci, sul mobbing, persecuzioni ed altri conflitti che possono
verificarsi sul posto di lavoro. 220
V.2 Lo “spirito” della ricerca.
L'intervista semi-strutturata che ho predisposto si articola su tre aree tematiche che
corrispondono alle tre ipotesi della ricerca:
1. la percezione soggettiva dell'esperienza di mobbing da parte delle persone che
pensano di esserne o esserne state vittime; ho cercato di conoscere nel dettaglio
che cosa gli intervistati intendano per mobbing, andando al di là dell'etichetta
verbale e di esplorare le sfumature semantiche di un termine che è ormai entrato
nel lessico comune e come tale sottoposto a degli adattamenti che, in qualche
maniera, ne modificano il significato. L'ipotesi soggiacente è che le persone
attribuiscano un significato agli eventi ed al complesso di eventi a partire dalla
propria definizione della situazione e del significato che attribuiscono al proprio
lavoro. Ogni organizzazione è formata da individui i quali sono portatori di una
propria specifica soggettività e di una propria visione del mondo e delle cose: la
percezione del vissuto di mobbing sarà quindi diversa da un individuo ad un
altro a seconda anche dell'investimento affettivo che ciascuno ha verso il
proprio lavoro.
2. L'analisi delle cause di un processo di mobbing: ho cercato di valutare,
rifacendomi al dibattito eziologico che ho descritto nel terzo capitolo tra
approcci disposizionale (riferito alla personalità degli aggressori e delle
vittime), psicosociale (riferito alle dinamiche dei gruppi di lavoro), situazionale
(l'analisi dei fattori antecedenti riferiti al contesto organizzativo nel suo
complesso che a sua volta è influenzato dal contesto sociale ed economico), ed
infine multicausale (che tiene conto di tutti i fattori antecedenti in maniera
relazionale che interagiscono simultaneamente in un processo di mobbing),
quale “fascio” di cause abbia prevalso, quale abbia avuto un peso determinante,
all'interno di ogni storia, nell'insorgere delle dinamiche mobbizzanti. Da un
punto di vista metodologico ipotizziamo infatti che l'approccio multicausale sia
il più idoneo ed esaustivo nel leggere la realtà delle cause di mobbing.
3. L'analisi delle risposte, a livello individuale e dei servizi, che i soggetti hanno
221
dato alle situazioni di molestie psicologiche nei luoghi di lavoro ed il modo in
cui le vittime considerano l'utilità e l'efficacia degli enti preposti a tutela del
mobbizzato (sindacati, centri di ascolto, comitati paritetici anti-mobbing ove
156
previsti )
Per quanto riguarda il primo punto, la valutazione soggettiva della definizione di
mobbing, parto dal problema definitorio sollevato nel secondo capitolo: il mobbing è
un neologismo che designa un fenomeno dai contorni sfocati, e, che, nonostante sia
utilizzato più frequentemente, ancora oggi non risulta essere conosciuto dalla
maggioranza dei lavoratori, tanto da ingenerare, in alcuni casi, fraintendimenti; infatti
molte persone intendono per esso tutta una serie di conflitti e tensioni sul lavoro che,
“scientifiche” che
in realtà, possono non costituire mobbing alla luce delle definizioni
sono state offerte dagli studiosi. Esplorare una dinamica sociale complessa e sfuggente
come il mobbing è un'operazione assai ardua; le difficoltà di carattere concettuale
connesse alla definizione dell'oggetto di studio e, ancora, l'esiguo numero di indagini
(nazionali ed internazionali) su vasta scala, rendono il mobbing un fenomeno con dei
contenuti, per certi aspetti, inediti. Sicuramente l'esiguità dell'insieme di riferimento
empirico utilizzato in questa ricerca non permette la possibilità di generalizzazioni
empiriche di vasta portata, ma viene comunque offerta un'idea “di sfondo” su quella
che è la percezione soggettiva del fenomeno. L'azione di scavo proviene, in
riferimento alla traccia di intervista, dalla domanda aperta: Cos'è per te il mobbing?
che consente al soggetto di raccontare, in maniera spontanea e non direttiva, la sua
personale definizione di mobbing. Nel corso della ricerca, ho potuto apprezzare
l'efficacia dell'intervista semi-strutturata in questo senso, e cioè quello di comprendere
i significati latenti (non codificabili) che le persone attribuiscono al termine,
contrariamente a quanto sarebbe potuto avvenire con un questionario standardizzato
che stabilisce a priori un set di risposte predeterminate e che avrebbe indotto
inevitabilmente gli intervistati a convogliare tutto ciò che non può essere codificato
nell'opzione “altro”. Le varie risposte consentono di rilevare quello che è lo scarto tra
le percezioni soggettive e le definizioni più accreditate sul fenomeno mobbing. Per
156 I comitati paritetici anti-mobbing sono previsti nelle pubbliche amministrazioni da contrattazione
collettiva nazionale. 222
quanto concerne l'analisi delle cause ed alla luce del dibattito eziologico sul mobbing,
l'ipotesi di fondo rimane quella secondo cui ogni processo mobbizzante debba essere
studiato con un approccio sistemico che tenga conto sia dei soggetti, del gruppo e del
contesto i quali agiscono simultaneamente ed anche retroattivamente, e mai in
maniera isolata. L'approccio multicausale di Ege, che tiene conto dell'agire simultaneo
di tre fattori di base (comportamento del mobber, comportamento della vittima,
157
ambiente) , mi pare, fra tutti, il più idoneo ed esaustivo nel comprendere la genesi di
ogni processo mobbizzante: gli individui, i quali sono portatori di un proprio vissuto
personale e di una propria definizione della situazione rispetto al lavoro, non sono
monadi isolate ma persone che operano in un contesto organizzativo, economico e
sociale che influenzano e che da questo sono influenzate. E' vero che, come si vedrà
dall'analisi delle storie, alcuni fattori sembrano di volta in volta predominanti (clima
organizzativo malato, crisi economica, gelosia ed invidia del mobber, atteggiamento
pas