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Il modello della scuola progettuale, noto come modello swot ( per punti di forza e
di debolezza, opportunità e minacce), sta alla base della seconda scuola, quella
della pianificazione. Verso la fine degli anni settanta, si sviluppa il planning
school con la pubblicazione del saggio:” corporate strategy” di Igor Ansoff. La
pianificazione si focalizza sulla gestione della crescita attraverso una
16 Galeotti M., “Governo dell’azienda e indicatori di performance” ,Torino, Giappichelli, 2006
17 Andrews K.R., “The concept of corporatestrategy”, op. cit. 19
diversificazione e la scelta della migliore combinazione “ prodotto/ mercato/
tecnologia”.
Secondo Ansoff il metodo da utilizzare per gestire un’impresa deve seguire un
paradigma seriale di soluzione dei problemi che prescrive che la pianificazione
Debba procedere l’attuazione. Le decisioni finali e l’attuazione comporteranno il
cambiamento nella strategia aziendale.
La pianificazione sistematica segue un percorso in cui il management svolge un
ruolo energico e razionale, predeterminando le direzioni nelle quali l’azienda si
svilupperà. Una volta fissati gli obiettivi, le fasi successive sono due: la prima
consiste nella definizione delle condizioni esterne ed interne dell’organizzazione.
L’altra fase prevede l’analisi dei punti di forza e di debolezza.
Tale impostazione sulla pianificazione strategica è stata criticata da Henry
Mintzberg il quale critica l’impostazione del processo pianificatorio strategico.
Egli considera l’impresa come una realtà fatta di uomini dotati di volontà e
creatività, spinti da motivazioni ed aspettative differenti. Ciò che interessa a
Mintzberg è la valorizzazione della creatività manageriale e della autonoma
capacità dell’azienda di adattarsi e reagire alle mutazioni ambientali nel corso del
tempo. Inoltre, la capacità creativa dei manager e quella di apprendimento al
sistema sono utili a quest’ultimi per capire e correggere eventuali errori commessi
in sede di pianificazione strategica. La fonte di questa capacità, non dipendente da
un processo razionale, è costituita dall’intuito e dalla creatività della persona
fisica. Nei limiti dell’autonomia disponibile, essi si impegnano, al perseguire gli
obiettivi generali dell’impresa facendo qualcosa in più rispetto alla prestazione
18
standard dovuta alla spinta degli interessi personali di potere o carriera . La crisi
mondiale del 1974 e del 1979, generata dall’aumento dei prezzi del petrolio ha
portato l’incertezza del mercato rispetto alla stabilità degli anni precedenti, la crisi
della grande impresa e la complessità del mercato del lavoro ha fatto si che
l’impresa ha adottato dei metodi più flessibili nella gestione strategica con una
maggiore attenzione ai vantaggi competitivi e alla differenziazione del prodotto.
18 Mintzberg, “ Strategies for change: deliberate and emergent” 20
Un’importante letteratura si è sviluppata con Porter con la scuola del
posizionamento parlando anche delle cinque forze competitive. Per Porter la
strategia competitiva deve collegare l’impresa al proprio ambiente di riferimento,
per dare luogo alla realizzazione di un tasso di profitto soddisfacente attraverso lo
sfruttamento di quei fattori che determinano la redditività aziendale all’interno del
settore o dei settori in cui essa opera. Questi fattori sono costituti dall’attrattività
dei settori industriali e dalla capacità dell’impressa di procurarsi un vantaggio
competitivo all’interno del settore di appartenenza. Da questo ultimo punto è
possibile affermare che la strategia è la ricerca di vantaggio competitivo come
condizione di successo.. La scelta del settore in cui competere riguarda la strategia
a livello di corporate, stabilire il modo in cui competere riguarda la strategia di
business. Entrambi gli aspetti devono essere presenti nella strategia competitiva.
Porter sostiene che la strategia aziendale deve basarsi sull’analisi dell’ambiente
competitivo in cui l’impresa opera. Ne consegue che la fonte della strategia non è
tanto la pianificazione strategica ma l’analisi dell’ambiente competitivo. Con
l’analisi settoriale si forniscono gli elementi necessari per definire il percorso
strategico secondo il criterio del vantaggio competitivo.
Dagli anni 80 in poi, l’ambiente è cambiato rapidamente ed in modo
imprevedibile. Le imprese elaboravano le loro strategie considerando sia le risorse
che l’analisi dell’ambiente esterno. Alla fine degli anni 80 e l’inizio dei 90, si
mantiene l’interesse per la ricerca del vantaggio competitivo, il quale però, è da
ricercarsi nella soddisfazione del cliente che negli aspetti interni dell’impresa.
La base del vantaggio competitivo tende a modificarsi: dalla tradizionale
convinzione che le fonti primarie del vantaggio competitivo fossero la quota di
mercato e la riduzione dei costi attraverso le economie di scala e di ampiezza,
mentre la tendenza più recente è privilegiare la ricerca attraverso la qualità e
l’innovazione. L’idea di base degli anni 90 fu quella di trovare il prodotto e la
novità che poteva rispondere alle esigenze dei clienti orientandosi sempre
sull’analisi delle risorse e delle competenze aziendali come fattore primario per
l’azienda per la conquista del vantaggio competitivo. In questi anni, ogni impresa
21
si caratterizzava per i rapporti interni ed esterni e si iniziava a comprendere che
ogni azienda aveva una base di tipo soggettivo che era attiva a vari livelli.
Nascevano cosi, nuovi modi di pensare alla strategia e al processo di
pianificazione strategica, dando vita a due nuovi tipi di approcci: l’approccio
emergente e quello basato sulle competenze. Proprio Quinn, Mintzberg e Waters
introducono il concetto di strategia emergente. Quinn attraverso la logical
incrementalism, sosteneva che la strategia era un processo strategico di
miglioramento continuo. La teoria dello sviluppo incrementale affermava che la
strategia era gestita sulla base dell’esperienza e che il processo di pianificazione
era frammentato ed in continua evoluzione grazie alle intuizioni. Le strategie
sono la risposta a condizioni che cambiano ed il loro adattamento continuo
consente che gli obiettivi di lungo termine vengano raggiunti. Attraverso tutti
questi cambiamenti intorno all’impresa, l’approccio razionale non può orientare le
strategie, di fatti, la turbolenza ed il caos sono la regola nel contesto in cui
agiscono le imprese.
Mintzberg e Waters sostenevano che gli elementi necessari per una completa
realizzazione della strategia sorgeva attraverso un’intenzione comune a tutti gli
attori e che le condizioni siano condivise. Il processo è spesso emergente , in
particolare quando l’organizzazione deve fronteggiare le modificazioni
ambientali impreviste e qualunque tipo di persona può essere coinvolto nella
creazione di nuove strategie. Secondo Mintzberg la strategia razionale è possibile
solo a condizione che il reale processo di formazione strategica stessa nasce
sempre dal combinarsi di una strategia deliberata e di una strategia emergente. Ne
deriva un approccio comportamentista, quell’approccio che dà origine alla
strategia emergente, ovvero quell’insieme di decisioni che i manager attuano in
risposta ai cambiamenti delle circostanze esterne e ai modi in cui la strategia
deliberata viene interpretata. Egli afferma che la formulazione e la realizzazione
devono andare di pari passo e la strategia deve essere adattata e modificata in base
all’esperienza. Nella visione di Mintzberg la strategia è uno “schema in un flusso
di decisioni e di comportamenti e si compone di due aspetti rilevanti: le direttive
consapevoli formulate ex-ante ed i comportamenti effettivi attuati ex-post. In
22
definitiva, esistono vari modelli interpretativi sulle modalità da seguire nella
formulazione delle strategie è strettamente collegato all’evoluzione del contesto
economico- sociale dell’ambiente nel quale l’impresa stessa opera.
1.4 Definizione di strategia
Parafrasando Coda, per strategia si può intendere un modello di comportamento
imprenditoriale che definisce l’identità, effettiva o ricercata, dell’impresa (che
cosa fa, come e perché essa lo fa o lo vuole fare) oltre che il suo rapporto con
l’ambiente (proattivo, adattivo o passivo).
La “formula imprenditoriale” o “impostazione strategica” di un’azienda è il
risultato delle scelte di fondo operate dal soggetto economico per imprimere una
certa direzione al sistema aziendale interagendo con l’ambiente circostante.
L’apprendimento delle strategie di successo si configura come un processo di
19
“apprendimento col fare .
La strategia è un modello di ricerca del “successo” imprenditoriale. Il concetto di
strategia, qui accolto, è inteso in senso ampio e include sia la determinazione dei
fini e degli obiettivi, al fine comune di creare ricchezza e conseguire e mantenere
un equilibrio economico a valere nel tempo. 20
L’azienda, quale sistema complesso aperto , è influenzata dalle variabili che
caratterizzano il contesto ambientale in cui è inserita e, a sua volta, influenza
21
quest’ultimo con la sua attività . L’ambiente in cui l’impresa opera può essere
pensato come un insieme di numerosi sottosistemi fra loro variamente
interconnessi - mercato del lavoro, mercato finanziario, mercato di vendita dei
prodotti, mercato di acquisto dei fattori produttivi, tecnologie, ordinamento
tributario, sindacale, ecc. - in ciascuno dei quali l’impresa interagisce
pervenendo a stabilire rapporti, anche di natura continuativa.
Più propriamente, gli attori dell’ambiente circostante si suddividono in due
gruppi, quello degli attori del sistema competitivo – i concorrenti, fornitori, clienti
19 Cfr. Normann, op. cit., parte III, cap. 7.
20 Corbellini G., “Evoluzioni della complessità”, Milano, Il Sole 24 Ore, 1999.
21 Coda V., “Impatti ambientali”, op.cit. 23
e quello degli attori sociali portatori di interessi e di attese che nascono
dall’apporto di risorse di lavoro, di risorse finanziarie e di consensi occorrenti
all’agire dell’impresa. Al sistema competitivo, l’impresa si rivolge con un certo
22
“sistema prodotto” ; per contro alle forze economiche e sociali coinvolte
(lavoratori, manager, azionisti, finanziatori amministrativi della realtà locale),
l’impresa si rivolge presen