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Europea nel suo complesso, minando la capacità di
risposta delle sue istituzioni di fronte alle sfide
contemporanee . Il crescente euroscetticismo, infatti,
68
non solo limita le prospettive di una maggiore
L. BARDI, Partiti e sistemi di partito in Europa, Bologna, 2006.
65 F. ANTONELLI, op. cit.
66 U. MORELLI– J. SONDEL-CEDARMAS, Storia dell’integrazione europea, Milano,
67
2022.
L. FERRAJOLI, Crisi e rifondazione della democrazia nell’Unione Europea, in
68
Questione Giustizia, 2024. 45
integrazione ma riduce anche la fiducia degli Stati
membri nei confronti del modello sovranazionale
europeo. Questo contesto frammentato e caratterizzato
da divergenze di interessi porta a difficoltà di
coordinamento nelle decisioni comuni e mette a rischio
il ruolo dell'Unione come attore globale, esponendo le
sue istituzioni a pressioni sia interne che esterne .
69
Da un lato, la tecnocrazia, pur rimanendo un elemento
centrale nella gestione dell’Unione, soffre di un deficit
democratico percepito e criticato. Dall’altro, populismo e
sovranismo sfruttano questo vuoto per proporsi come
alternative di rappresentanza più “autentiche” e vicine
alle preoccupazioni popolari, contribuendo a una
radicalizzazione del discorso politico .
70
La tensione tra le istituzioni europee e i movimenti
nazionalisti e populisti si riflette anche nelle difficoltà che
l'Unione Europea incontra nell’adottare politiche
comuni. Ad esempio, la crisi migratoria ha accentuato le
divergenze tra gli Stati membri, mostrando come
l'integrazione europea possa andare incontro a
R. ESCOBAR, op. cit.
69 P. POMBENI, La ragione e la passione. Le forme della politica nell’Europa
70
contemporanea, Bologna, 2010. 46
resistenze quando si tratta di affrontare temi di portata
nazionale e identitaria.
In questa ottica, i paesi del gruppo di Visegrád (
Polonia,
), ad esempio, hanno
Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria
manifestato una netta opposizione alla redistribuzione
dei migranti proposta dalla Commissione, preferendo
adottare politiche autonome e contrarie ai principi di
solidarietà europei .
71
La difficoltà dell'Unione nel rispondere efficacemente a
queste sfide si ripercuote anche sulla sua credibilità a
livello globale. Se da un lato l’Unione Europea continua a
promuovere un modello di governance multilivello,
dall’altro la sua incapacità di risolvere i conflitti interni
indebolisce la sua autorità e la sua capacità di
posizionarsi come attore internazionale di rilievo.
La “crisi di legittimità” delle istituzioni europee, che si
riflette nel crescente euroscetticismo, mette quindi in
discussione non solo il modello di integrazione ma anche
A. CAFIERO, Populismo e neopopulismo in Europa. Un approccio geopolitico,
71
Firenze, 2022; M. TARCHI, Anatomia del Populismo, Napoli, 2019. 47
la stessa tenuta dell'Unione in quanto entità politica e
giuridica .
72
La riflessione finale si orienta su una domanda cruciale:
possono le istituzioni europee e i partiti tradizionali, già
protagonisti della costruzione dell'Unione, assumere un
ruolo risolutivo in questo contesto di crisi?
Sebbene la risposta non sia univoca, una delle ipotesi
sostenute da alcuni studiosi è quella di una riforma
profonda delle istituzioni europee, che le renda più
rappresentative e capaci di rispondere alle esigenze dei
cittadini .
73
Un esempio centrale di tale proposta di riforma riguarda
la ristrutturazione del Parlamento Europeo e della
Commissione Europea, due istituzioni chiave nel quadro
dell’UE. Alcuni studiosi suggeriscono che il Parlamento,
unico organo eletto direttamente dai cittadini, dovrebbe
acquisire maggiori poteri legislativi e di controllo, così da
rappresentare meglio gli interessi pubblici nell'UE, a
scapito delle decisioni del Consiglio dell’Unione Europea,
composto dai capi di Stato e di governo.
L. DANIELE, L’integrazione europea in crisi? Riflessioni sul tema, in M.
72
Condinanzi - C. Amalfitano (a cura di), Paura dell’Europa: spunti di
razionalizzazione, Torino, 2020.
M. MAURO– M. SALINI, L'Europa incompiuta, Bologna, 2019.
73 48
Il Parlamento, in questa visione, dovrebbe avere un ruolo
maggiore non solo nell’approvazione delle leggi, ma
anche nel controllo dell'operato della Commissione e nel
bilancio europeo, responsabilizzando le istituzioni
davanti agli elettori .
74
Ancora, si propone di semplificare la Commissione
Europea, che attualmente conta un commissario per
ciascun Paese membro.
Alcuni esperti propongono di ridurre il numero di
commissari per evitare un’eccessiva frammentazione e
semplificare il processo decisionale, rendendo l’organo
più efficiente e meno suscettibile a pressioni nazionali.
Una riforma in questo senso potrebbe puntare a un
modello più flessibile, in cui i commissari rappresentano
aree di competenza tematica piuttosto che singoli Stati,
portando a una maggiore coerenza nelle politiche
europee e facilitando un indirizzo strategico unico.
Un altro approccio suggerisce che i partiti politici
dovrebbero rivedere le loro strutture interne e il loro
modo di relazionarsi con l’elettorato, adattandosi a un
panorama sociale in costante evoluzione e caratterizzato
G. D. MAJONE, Il deficit democratico: un'analisi, in Astrid Online, 2010.
74 49
da un’informazione sempre più accessibile e
decentralizzata.
Il loro adattamento alle nuove esigenze sociali
richiederebbe una revisione strutturale e strategica in
almeno due ambiti: la democratizzazione interna e
l’utilizzo delle tecnologie digitali.
La democratizzazione interna è un aspetto cruciale
poiché molti partiti tradizionali sono ancora organizzati
con una struttura piramidale, in cui il processo
decisionale è riservato ai leader e ai quadri dirigenziali.
Diversi analisti propongono una maggiore apertura alla
base, con meccanismi di partecipazione come le
primarie aperte o consultazioni interne estese a tutti i
membri o anche ai simpatizzanti. Questo modello
potrebbe rendere i partiti più reattivi alle istanze dei
cittadini e rafforzare la loro capacità di intercettare le
esigenze dell’elettorato.
Sul fronte tecnologico, la diffusione delle piattaforme
digitali potrebbe essere sfruttata per un’interazione più
continua e trasparente con i cittadini. In questo contesto,
le piattaforme digitali non servirebbero solo per le
campagne elettorali, ma per mantenere un dialogo 50
costante con la base, attraverso sondaggi interni, dibattiti
online e gruppi di discussione su temi specifici.
Tale approccio è già stato adottato da alcuni partiti
emergenti, come il Movimento 5 Stelle in Italia , che
75
utilizza la piattaforma Rousseau per permettere agli
iscritti di votare su temi politici e strategie, e rappresenta
un esempio di come i partiti potrebbero modernizzare le
proprie strutture per rimanere rilevanti in un’epoca di
crescente disintermediazione e informazione
decentralizzata.
Queste prospettive aprono un campo di analisi che
evidenzia l'importanza di una partecipazione politica più
diretta e di una rinnovata legittimazione democratica.
Tuttavia, il passaggio da una democrazia rappresentativa
“tradizionale” a una più partecipativa e trasparente non è
privo di ostacoli, soprattutto in un contesto in cui la
sfiducia verso le élite e le istituzioni è ormai diffusa. Per
affrontare questi problemi, la scienza politica suggerisce
che potrebbe essere necessario un “ripensamento” non
solo delle modalità di partecipazione, ma anche dei
paradigmi di potere all’interno dell'Unione, evitando che
M. REVELLI, op. cit.
75 51
tecnocrazia e populismo continuino a essere percepiti
come forze opposte e inconciliabili .
76
2. Il deficit democratico.
Per descrivere la percepita carenza di legittimità
democratica nelle istituzioni dell'Unione Europea oggi si
utilizza l’espressione “deficit democratico”, fenomeno
ampiamente discusso tra teorici della politica e cittadini
europei.
Questo concetto emerge dalla distanza percepita tra i
processi decisionali delle istituzioni europee e la volontà
dei cittadini, che sembra limitata dalle strutture
tecnocratiche e dall’assenza di un controllo democratico
efficace su tali processi. Diversi studiosi concordano sul
fatto che tale deficit affondi le sue radici nella struttura
stessa dell'UE, originata come progetto economico ma
evoluta senza un’adeguata fondazione democratica .
77
Il deficit democratico dell'UE deriva, secondo molti, da
una combinazione di fattori storici e istituzionali.
MAJONE G. D., Integrazione europea, tecnocrazia e deficit democratico, in
76
Osservatorio AIR – Astrid-Online.it, 2010.
PONZANO P., La democrazia in Europa, in CeSPI.it, 2018.
77 52
Inizialmente, le Comunità Europee erano orientate a una
cooperazione intergovernativa su tematiche
economiche, con limitata sovranità politica.
Con il Trattato di Maastricht del 1992, si è intensificato il
processo di integrazione politica, introducendo il
concetto di cittadinanza europea e ampliando le
competenze dell’UE su molte aree politiche interne agli
Stati membri. Tuttavia, questo aumento di competenze
non è stato accompagnato da un parallelo aumento di
strumenti di partecipazione democratica. Il Parlamento
Europeo, l’unica istituzione direttamente eletta dai
cittadini, continua ad avere poteri limitati rispetto alla
Commissione Europea e al Consiglio dell'UE, istituzioni
con un potere decisionale notevole ma indirettamente
legittimate dai cittadini .
78
L’origine del deficit democratico è inoltre attribuita alla
tecnocrazia, ossia al governo di esperti non eletti che,
tramite la Commissione Europea, assumono ruoli
decisionali cruciali.
La Commissione, infatti, detiene il potere esclusivo di
iniziativa legislativa e influenza fortemente le politiche
E. RIZZO, Il deficit democratico nell'Unione Europea: un problema sempre
78
attuale, in Diritto Internazionale-Università di Catania, 2021; 53
comunitarie, pur non essendo direttamente responsabile
nei confronti degli elettori.
Alcuni teorici della politica evidenziano come il
predominio della tecnocrazia riduca la partecipazione
democratica, essendo basato su logiche di efficienza e
competenza piuttosto che di rappresentatività politica.