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Nella maggior parte dei corpi di P.M. delle città medio-
grandi (specie del centro-nord), svolgere le funzioni
sopraccitate sono all’ordine del giorno.
Ad esempio, se consideriamo grossi centri metropolitani
del nord, operazioni volte alla repressione del traffico e spaccio
di sostanze stupefacenti sono la normalità per alcune sezioni di
P.G., specializzate esclusivamente in una materia tanto delicata.
La P.M. di Torino, come già accennato, da anni combatte
con sezioni ad hoc lo spaccio di stupefacenti in strada.
A Padova, realtà lavorativa che ho avuto la fortuna di
vivere personalmente, la sezione di P.G. della P.M. ha
stroncato, facendo uso anche di intercettazioni telefoniche (!) e
di cani antidroga, una banda specializzata al traffico
internazionale di cocaina proveniente dall’Olanda. 37
Queste operazioni sono svolte non tralasciando comunque
i principali compiti d’istituto, come la viabilità o altro ancora.
L’operatore di P.M. quale agente di pubblica sicurezza
Per effetto della legge quadro sull’ordinamento della
Polizia Municipale n. 65 dell’86, art. 3, il personale di polizia
municipale esercita, nell’ambito del territorio competente, le
“funzioni istituzionali previste dalla legge” e collabora,
nell’ambito delle proprie attribuzioni , “con le Forze di polizia
dello Stato, previa disposizione del Sindaco, quando ne venga
fatta, per specifiche operazioni, motivata richiesta dalle
competenti autorità”.
Secondo tale disposizione, comunque, la qualifica di
agente di Pubblica Sicurezza non viene acquisita
automaticamente dagli operatori di P.M., per il solo fatto cioè
di essere tali, bensì è necessario che intervenga uno specifico
provvedimento a carattere formale e sicuramente costitutivo
38
della qualifica di agente di P.S. da parte di un’autorità statale, il
Prefetto, capo della pubblica sicurezza nella Provincia.
A tal fine il Prefetto (ex art.5, comma 2, legge 65/86)
conferisce al suddetto personale, previa comunicazione del
Sindaco, la qualità di agente di Pubblica Sicurezza, dopo aver
accertato il possesso dei seguenti requisiti:
a) godimento dei diritti civili e politici;
b) non aver subito condanna a pena detentiva per delitto
non colposo o non essere stato sottoposto a misura di
prevenzione;
c) non essere stato espulso dalle Forze armate o dai Corpi
militarmente organizzati destituito dai pubblici uffici.
Il Prefetto, sentito il sindaco, dichiara la perdita della
qualifica di agente di P.S. qualora accerti il venir meno di
alcuno dei suddetti requisiti (comma 3).
Come per le funzioni di polizia giudiziaria, anche
nell’esercizio dei compiti di pubblica sicurezza gli operatori di
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P.M. sono soggetti all’unica limitazione del territorio del
Comune di appartenenza.
In tale veste, l’agente di P.M. è investito dei compiti di
pubblica sicurezza elencati dall’art. 1 del T.U.L.P.S., approvato
con R.D. n.773 del 1931: “L’Autorità di Pubblica Sicurezza
veglia al mantenimento dell’ordine pubblico, alla sicurezza dei
cittadini, alla loro incolumità e alla tutela della proprietà;
cura l’osservanza delle leggi e dei regolamenti generali e
speciali dello Stato, delle province e dei comuni, nonché
sull’osservanza dell’Autorità; presta soccorso nel caso di
pubblici e privati infortuni”.
Per effetto della equiparazione ai carabinieri ed ai membri
della Polizia di Stato, anche gli agenti di P.M. riconosciuti dal
Prefetto come agenti di pubblica sicurezza, devono considerarsi
in servizio permanente, il che significa che essi siano tenuti in
qualunque momento ed in qualunque luogo (del Comune di
appartenenza) ad esercitare le funzioni in questione, o di loro
40
iniziativa, in tutti i casi in cui appaia necessario o opportuno, o
su richiesta o ordine delle Autorità superiori.
L’operatore di P.M. quale agente di polizia stradale
Ultima qualifica, non per importanza, viene conferita dal
D.lg. 285 del ’92 cosiddetto Nuovo Codice della Strada, che
qualifica agente di polizia stradale ai sensi dell’art. 12 gli
appartenenti ai Corpi e ai Servizi di P.M. nell’ambito del
territorio di appartenenza.
In considerazione delle qualifiche ricoperte e senza
pretesa di voler formulare un’elencazione esauriente di quali e
quanti compiti sono chiamati ad espletare gli operatori di P.M.,
è opportuno indicare, in via generale, le attività più importanti:
vigilare sull’osservanza delle leggi, dei regolamenti e
delle altre disposizioni emanate dagli organi preposti,
con particolare riguardo alle norme concernenti la
polizia urbana e rurale, la circolazione stradale,
l’edilizia, l’urbanistica, la tutela ambientale, il
41
commercio, i pubblici esercizi, la vigilanza igienica e
sanitaria;
prestare opera di soccorso nelle pubbliche calamità e
disastri, d’intesa con le autorità competenti;
assolvere a compiti di informazione di raccolta di
notizia, di accertamento, di rilevazione ed altri compiti
previsti da leggi o regolamenti o richiesti dalle
competenti autorità;
prestare servizio d’ordine, di vigilanza e di scorta,
necessari per l’espletamento di attività e compiti
istituzionali dell’ente di appartenenza;
sorvegliare il patrimonio comunale per garantire la
buona conservazione e reprimere ogni illecito uso;
svolgere gli altri compiti ad essa demandati dalla legge
e dai regolamenti e, in particolare, adempiere alle
funzioni di polizia amministrativa previste dal D.P.R.
616 /77 e dal D.Lgs 112/98; 42
disimpegnare, con le prescritte modalità, i servizi
d’onore in occasione di pubbliche funzioni e
manifestazioni, di cerimonie e in ogni altra circostanza
a fornire la scorta d’onore al gonfalone del Comune;
collaborare con le forze di polizia dello Stato e della
Protezione Civile.
Attività svolte dagli appartenenti i Corpi sono il nerbo
della civile convivenza, compiendo un’azione di educazione
civica, insieme, ovviamente, alle istituzioni preposte a questo
compito, offrendo un valido contributo allo sviluppo di una
cittadinanza consapevole dei diritti e dei doveri, delle regole e
dell’importanza che esse siano da tutti rispettate e che
superficialmente si danno per scontate. 43
CAPITOLO II 44
Esperienze professionali e considerazioni finali
2.1 La forte specializzazione del corpo di P.M. di
Padova
Quest’ultima parte l’imbarazzo maggiore è nella moltitudine di
temi che mi preme mettere sul banco, anche considerando
quella passione, che nell’introduzione al presente lavoro
accennavo.
I temi d’attualità nel comparto della Polizia Locale,
professione da me intrapresa cinque anni fa, sono di una tale
complessità che per coinvolgere maggiormente il lettore ho
deciso di portare un esempio della mia esperienza lavorativa a
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Padova da cui poi trarrò una moltitudine di spunti per allargare
ed approfondire i temi da affrontare.
Nell’ottobre del 2002 nacque l’esigenza da parte
dell’amministrazione di dare una risposta ai cittadini sul tema
della sicurezza nei parchi pubblici.
Tante aree verdi erano divenute ormai ricettacolo di
spacciatori, di extracomunitari clandestini dedichi a bivaccare,
con fisiologici episodi di molestie subite da cittadini che,
malgrado tutto, non erano intenzionati ad abbandonare il “loro
verde”.
A detta di molti non si ricordava tanto verde pubblico in
un così evidente stato di degrado, a questo si aggiungeva una
palpabile insicurezza delle aree.
Fu istituita con una delibera ad hoc da parte della Giunta
patavina una squadra speciale di P.M., con diretta previsione
nel regolamento speciale del Corpo, con lo scopo di arginare la
diffusa illegalità nei parchi della città. 46
A pochi giorni dall’istituzione del gruppo di agenti (circa
venti) lo scrivente si portava, unitamente ad un collega, presso
lo storico quartiere Arcella (dove passò gli ultimi periodi della
sua vita S. Antonio da Padova), più precisamente all’interno
dell’importante “parco Milcovich”, segnalato come tra i più
degradati della città.
Giunti in borghese nell’area verde venimmo avvicinati da
due magrebini che spudoratamente ci offrirono hashish, o coca
a prezzo buono. Dopo pochi metri un altro soggetto, sempre di
origine nordafricana, ci avvicinò dicendo di tenere roba buona.
I responsabili della squadra furono resi edotti quindi delle
situazioni più degradate e di più urgente intervento con
l’assegnazione di priorità delle zone da bonificare.
L’amministrazione organizzò corsi specialistici per gli
appartenenti di circa 130 ore in formazione teorico-operativa
per gli appartenenti alla nuova squadra, alla fondamentale
formazione, la squadra fu munita anche di attrezzature
specifiche. 47
Grazie ad appostamenti notturni, ed improvvise azioni in
“forza”, si giunse all’arresto per spaccio di una moltitudine di
soggetti ed alla loro reclusione.
Alle operazioni di polizia seguirono azioni di controllo
garantendo un’assidua presenza nella zona, finalizzate alla
prevenzione di qualsiasi delitto e al mantenimento dello stato di
legalità a cui finalmente si era giunti.
Dopo pochi mesi il parco dell’Arcella era tornato ad
essere un parco a ragion veduta pubblico.
L’area verde, in una città super congestionata, era stata
restituita a genitori, bambini, giovani e praticanti sport, nonché
agli anziani in cerca di quel poco di aria pulita rimasta nel
centro cittadino.
Ricordo con orgoglio un giorno, in uno dei tanti passaggi
a bordo del veicolo di servizio, venimmo fermati da un anziano
signore che di corsa si presentò ancora con il fiato corto,
allarmandoci fra l’altro che gli fosse capitato uno spiacevole
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episodio, preso fiato, ci ringraziò di cuore per avergli restituito
il suo parco!
Ho voluto portare quest’esperienza, primo per la
soddisfazione personale che ancora nutro, in relazione questo ai
considerevoli apprezzamenti pervenuti a tutta la squadra, ma
ancor di più per dimostrare quanto si possa fare con la volontà
(anche politica), con una buona organizzazione, e motivando il
personale.
Una risposta così precisa ad un problema di una certa
gravità che è nell’immaginario collettivo di competenza
primaria, se non unica, delle Forze di Polizia dello Stato.
Nel capoluogo di provincia, i servizi d’ordine, per
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
- E molto altro ancora...
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