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NUOVE FORME DI COMUNITÀ INTENZIONALI: ECO VILLAGGI E COHOUSING
“ Ci troviamo ad una svolta critica nella storia della Terra, in un momento in cui
l'umanità deve scegliere il suo futuro. A mano a mano che il mondo diventa sempre più
interdipendente e fragile, il futuro riserva allo stesso tempo grandi pericoli e grandi
opportunità. Per progredire, dobbiamo riconoscere che, pur tra tanta straordinaria
diversità di culture e di forme di vita, siamo un’unica famiglia umana e un'unica
comunità terrestre con un destino comune. Dobbiamo unirci per costruire una società
globale sostenibile fondata sul rispetto per la natura, i diritti umani universali, la
giustizia economica ed una cultura di pace. A questo scopo, è imperativo che noi tutti,
popoli della Terra, dichiariamo le nostre responsabilità gli uni verso gli altri, nei
confronti della grande comunità degli esseri viventi e delle generazioni future. ”
( Carta della Terra, 1994 )
“Ma, ultimata l'opera, l'Artefice desiderava che ci fosse qualcuno capace di afferrare la ragione di
un'opera così grande, di amarne la bellezza, di ammirarne la vastità”. Tramite queste parole
contenute nel Discorso sulla dignità dell'uomo, Pico della Mirandola pose l'uomo rinascimentale in
una prospettiva antropocentrica, elevandolo non solo sopra a tutte le creature, ma vedendo
nell'intelletto la caratteristica di una natura - né celeste né terrena - regista dell'intero creato .
Questo forma mentis, comune a tutte le culture con una visione del cosmo, viene osteggiata al
giorno d'oggi dalle correnti nate della rivoluzione ecologica; antispecismo, ecologia, tutte le
posizioni che sostengono si debba allargare la sfera morale alla natura, tentano di reinserire l'uomo
nella biosfera
Focalizzando l'attenzione sull'etimologia del termine ecologia, letteralmente ' dottrina della casa ',la
casa a cui ci si riferisce è appunto la biosfera, l'insieme in cui è collocato l'ambiente vitale
Nuove forme intenzionali di comunità : ecovillaggi e cohousing.
dell'uomo, composto da risorse energetiche e ambientali finiti, impossibili da sfruttare per una
crescita illimitata. La crisi energetica del 1973 può essere considerato di partenza della riflessione
su uno sviluppo sostenibile, inteso non come uno stato di armonia ma come “ processo di
cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti,
l’orientamento dello sviluppo tecnologico e i cambiamenti istituzionali siano resi coerenti con i
bisogni futuri oltre che con gli attuali “ (cfr. rapporto Brundtland, 1987). Da allora è stata elaborata
una nozione di sostenibilità che si può sintetizzare in tre punti cardine : sostenibilità economica
(autosufficienza nel sostentamento della popolazione) , sostenibilità sociale ( benessere equamente
distribuito) e ambientale (mantenimento delle risorse naturali) ; queste istanze di una crescita
sostenibile sono alla base anche dei nuovi modelli di concepire l' 'abitare'.
In anni recenti si è sviluppata la concezione dell'eco villaggio ,termine mutato dall'inglese eco
villages,utilizzato per la prima volta da Robert Gilman nello scritto ' Eco villages and Sustainable
Communities' (1991). Gilman definisce la realtà dell'eco villaggio come piccole comunità rurali o
urbane che integrano una struttura sociale basata sulla solidarietà con attività pratiche legate alla
progettazione ecologica. Si tratta di modelli insediativi che cercano di creare e mantenere un
equilibrio tra gli esseri umani e l'habitat naturale.
Il massimo teorico di questa tipologia di comunità è l'ecologo australiano David Holmgren, che ha
fissato quattro principi cardine caratterizzanti gli eco villaggi : adesione volontaria dei partecipanti,
nuclei abitativi progettati per ridurre al minimo l'impatto ambientale, uso di energie rinnovabili,
autosufficienza alimentare. Lo scopo è ideare una forma di convivenza in grado di rispondere
all'attuale disgregazione del tessuto familiare, culturale e sociale, a differenza di una generica
comunità, l'eco villaggio tende al massimo dell'autosufficienza in modo da rispondere con
dinamiche interne il più possibile alle esigenze dei residenti (Oliveras, 2010). Gli eco villaggi sono
inquadrati con l’etichetta di comunità intenzionali.
L'espressione comunità intenzionali è usata nelle scienze sociali per distinguere queste dalle
comunità di fatto, ovvero quelle che si formano spontaneamente senza avere alle spalle un progetto
di sviluppo a lungo termine. Le comunità intenzionali possono essere definite come "aggregazioni
volontarie di cittadini, finalizzate alla realizzazione di un progetto di vita quotidiana, continuativo e
solidale, caratterizzato dalla ricerca sociale, che può anche essere etica, spirituale ed ecologica"
(Oliveras, 2010) ; in altre parole si tratta di individui, da poche unità ad alcune centinaia, che uniti
da uno stesso progetto hanno intrapreso la scelta di una vita in comunità condividendo beni,risorse,
capacità e molteplici aspetti della vita quotidiana – dal lavoro all'educazione, dei figli,dall'economia
alle relazioni interpersonali . L'intenzionalità è rintracciabile nel tentativo comune di sperimentare
modelli comunitari alternativi ai riferimenti sociali dominanti.
Nuove forme intenzionali di comunità : ecovillaggi e cohousing.
Il Popolo degli Elfi: l'eco villaggio di Gran Burrone
“ […] è un mondo pieno di nomadi col sacco sulle spalle, Vagabondi del Dharma che si
rifiutano di aderire alle generali richieste ch'essi consumino prodotti e perciò siano
costretti a lavorare per ottenere il privilegio di consumare tutte quelle schifezze che
tanto nemmeno volevano veramente come frigoriferi, apparecchi televisivi, macchine,
almeno macchine nuove ultimo modello, certe brillantine per capelli e deodoranti e
generale robaccia che una settimana dopo si finisce col vedere nell'immondezza, tutti
prigionieri di un sistema di lavora, produci, consuma, lavora, produci, consuma, ho
negli occhi la visione di un'immensa rivoluzione di zaini migliaia o addirittura milioni
di giovani americani che vanno in giro con uno zaino, che salgono sulle montagne per
pregare, fanno ridere i bambini e rendono allegri i vecchi, fanno felici le ragazze e ancor
più felici le vecchie, tutti Pazzi Zen che vanno in giro scrivendo poesie che per puro
caso spuntano nella loro testa senza una ragione al mondo e inoltre essendo gentili
nonché con certi strani imprevedibili gesti continuano a elargire visioni di libertà eterna
a ognuno e a tutte le creature viventi […] “ (Kerouac,I Vagabondi del
Dharma,2006,p.42)
Queste parole scritte da Jack Kerouac testimoniano come il movimento sessantottino affondi le sue
radici nella cultura beat, caratterizzata da un'identità esistenzialista, individualista, velata da una
spiritualità sostanzialmente nuova per la realtà occidentale. Dalla “povertà monacale” di Allen
Ginsberg, all'estremismo di William Burroughs, gli scrittori beat possono essere rappresentati come
“ un gruppo di bambini all'angolo della strada che parlano della fine del mondo”
Nuove forme intenzionali di comunità : ecovillaggi e cohousing.
Da queste istanze libertarie, utopiche, sarebbe germogliato il movimento comunitario degli anni
Sessanta con il fine di sfuggire alla società dei consumi. Cresceva, in altre parole, la domanda di
autodeterminazione, di ritorno a una vita semplice, libera e naturale, di una conoscenza fuori dagli
schemi istituzionali; l'origine dell'esperimento comunitario de “Il popolo degli Elfi”, va
contestualizzata su queste istanze portate avanti dalla rivoluzione sessantottina.
La comunità nasce nell'estate dell'Ottanta per volontà di un piccolo gruppo di persone affascinate
dai luoghi incontaminati dell'Appennino tosco - emiliano e unite nell'idea di adottare uno stile di
vita comunitario e rurale al fine di creare un'alternativa al sociale, e ha continuato a evolversi fino ai
giorni nostri. L'intento dei comunardi non era solamente la mera contestazione dello stato vigente
delle cose, ma la creazione di un'organizzazione di convivenza basato su legami di solidarietà, sulla
reciproca comprensione e di conseguenza su ideali di fratellanza, solidarietà e cooperazione tra i
membri, concetti chiave presenti fin dai primi esperimenti di organizzazioni comunitarie
ottocentesche.
Il primo villaggio fu chiamato “Gran Burrone”, situato sul versante ovest della catena montuosa a
pochi chilometri da Sambuca Pistoiese; nell'agosto 2012 soggiornai presso questo piccolo borgo per
alcuni giorni.
Negli ultimi anni sono aumentate, non solo persone disposte ad adottare lo stile di vita della
comunità, ma anche i curiosi e gli " antropologi improvvisati " attratti dalla possibilità di indagare
sia sulle dinamiche interne che hanno portato l'esperimento ad una buona longevità sia sui rapporti
con le istituzioni.
L'intento comune delle persone che furono spinte a insediarsi in ruderi abbandonati con il fine di
restaurarli come loro dimore, termine da intendersi sia nel significato domestico delle sue funzioni
primarie (mangiare e dormire) sia nel valore simbolico di rifugio dal mondo esterno, era quello di
adottare uno stile di vita legato alla tradizione contadina riletta in una chiave comunitaria ed
ecologica.
"[..] lo stile di vita degli elfi è simile, sotto molti punti di vista, a quello dei contadini del secolo
scorso. Gli elfi vivono in case prive di corrente elettrica e dunque di ogni comodità della vita
urbana, riscaldate a legna e illuminate dalla luce fioca delle candele. Vicini ai contadini di un tempo
per gli aspetti della cultura materiale, gli elfi si distinguono per l’organizzazione sociale sostituendo
“la tribù” alla famiglia estesa, la convivialità alla cultura della rinuncia e del sacrificio, il
cosmopolitismo e l’apertura al nuovo, al localismo e al timore per l’innovazione propri della civiltà
contadina. Vivono in una condizione di frugalità volontaria, di “povertà ragionata”, esprimendo in
questo modo, nei minuti comportamenti quotidiani, un’etica di responsabilità nei confronti della
natura. Nuove forme intenzionali di comunità : ecovillaggi e cohousing.
(Mario Cardano, Lo specchio, la rosa e il loto, ed. Seam, Roma, 1997, pp. 17-18) "
Una delle caratteristiche che contraddistinguono il modello di comunità secondo Robert
Redfield (1983) &egra