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La produzione teatrale di Nievo

Bisogna ricordare che negli anni Cinquanta dell'Ottocento, Nievo era già impegnato sia negli studi universitari sia in ambito politico; quest'ultimo impegno in particolare passa attraverso la scrittura.

Infatti, la vita di Nievo si divide tra fasi compositive e fasi attive, dove per le prime si dedica alle proprie opere, mentre nelle seconde si occupa della propria carriera militare, come dimostra nelle campagne in Sud Italia e sulle Alpi.

Nievo compose opere teatrali a scadenza quasi regolare dal 1852 al 1857. L'anno da cui consta di ben quattro opere: I beffeggiatori e Le invasioni moderne, due commedie inedite; I Capuani e Spartaco, due tragedie anch'esse inedite. A precedere questo gruppo, ci sono altre due commedie inedite, ovvero Emanuele e Pindaro Pulcinella, rispettivamente del 1852 e del 1855.

È singolare il fatto che la produzione teatrale sia addirittura precedente a quella più prolifico.

Poetica dei Versi. Tuttavia, la poesia avrà la fortuna di venire stampata e di incontrare il grande pubblico, mentre gran parte delle opere teatrali rimangono inedite fino a dopo la morte di Nievo. Un altro elemento straniante è il fatto che l'autore non sembri curarsi della mancata pubblicazione delle sue operetteatrali. Secondo alcuni critici questo è dovuto al fatto che i drammi si intrecciavano, a livello di tempistiche, con altri testi sicuramente più graditi al pubblico.

10 AA.VV., voce "Nievo, Ippolito" in Dizionario della letteratura, Milano, Garzanti, 2005, pp. 717-718

11 I. NIEVO, Drammi giovanili, Venezia, Marsilio, 2006, pp. 28-29

12 AA.VV., voce "Nievo, Ippolito" in Dizionario della letteratura, Milano, Garzanti, 2005, pp. 717-718

Lo stile sviluppato durante la composizione dei suoi drammi si riflette anche sulla composizione prosaica. In Angelo di bontà, ad esempio, è presente una buona parte dialogata.

come se quelle scene fossero state pensate per essere messe in scena. Nonostante tutto ciò, la produzione teatrale di Nievo è la sezione più ignorata dai critici che si sono interessati a questo autore, basti pensare che la prima monografia a lui dedicata, comprensiva dei componimenti drammatici, risale al 1899. Per analizzare accuratamente il teatro nieviano è necessario ricollegarsi ad un componimento presente nei Versi. Innanzitutto, bisogna ricordare che il 1854 è un anno particolare, siccome presenta l'unico dramma nieviano messo in scena, Gli ultimi giorni di Galileo Galilei, che sfortunatamente fu poco apprezzato dal pubblico e addirittura taciuto dalla critica specialistica, e la composizione di una lirica dedicata proprio alla drammaturgia, che riprende il programma ideologico della generazione mazziniana e il "D'una letteratura europea", comparso negli anni Trenta.

«Drammaturgia popolare» esprime il paradigma a cui ormai sono legati i drammaturghi e i commediografi italiani. Si scrive pel popolo, che in correr le nuvole pel popolo si parla, non cede a nessuno: e il calo dell’opere «Sa ella» diceva mi dà fiato alla ciarla. «La nostra sciagura? Ben cento s’impancano Di buone commedie che strillano a gara: nessuno si cura! Qui vendesi al popolo, Eppur la drammatica la scienza più rara! è guida alla pratica Fratelli ignoranti, Per quelli che stentano al torni e all’aratro: servitevi e avanti! E fuori ci ruttano eppure del popolo Con tuono insolente la scuola è il teatro,[…] - Iersera al passeggio e un gesto di Modena Gl’insegna più cose barbuto tribuno

I. NIEVO, Teatro, a cura di E. Faccioli, Torino, Einaudi, 1962, p. 79.

Ivi, p. 78.

I. NIEVO, Drammi giovanili, Venezia, Marsilio, 2006, p. 1016

I. NIEVO, Drammaturgia popolare, in Tutte le opere di Ippolito Nievo, Milano,

Mondadori, 1981, pp. 41-44, 903.che… basta!» […]che non in un secoloTre carra di glose! Mi dica: ai magnifici, dov’ellaCommedie, signore! teatriE andremo a vapore. i drammi pel popoloNé creda ch’io mastichi al popolo espone,sol vuoti programmi! sa, quanto si comperaHo scritto… e per dirgliela l’entrata al Loggione?». 17ho in pronto tre drammi «Oh! Un nulla!» ei sospira

Questa lirica è stata creata sul modello delle poesie di Giuseppe Giusti, che l’autore ebbe occasione di leggere durante gli anni universitari.

Secondo Nievo, i drammaturghi dovrebbero scrivere per il popolo, modulando di conseguenza stile e linguaggio, e bisogna parlare di esso. In questo caso, l’autore si allinea all’idea generale delle compagnie teatrali dell’epoca, che si facevano influenzare dal gusto del pubblico. Tuttavia, in altri punti sembra infervorarsi contro questo modo di fare, che porta alla creazione di messe

in scenaindegne e di scarsa qualità, in special modo nella seconda metà del componimento. Un tema caro a Nievo e presente in questa lirica è quello dell'educazione veicolata dalla produzione teatrale. In questo modo si riallaccia alla tradizione classica, che voleva un pubblico aperto e pronto ad assimilare dalle opere rappresentate, riprendendo la linea goldoniana e quella ancora precedente.

Tuttavia, come fa notare negli ultimi versi del componimento, il vero teatro popolare e educativo è possibile solo nel momento in cui i teatri si riempiano di persone appartenenti ad ogni ceto sociale, senza limiti. Questo però non era possibile all'epoca, proprio per i costi stessi del teatro.

Il poeta è rammaricato dal fatto che il teatro goldoniano, a lui così caro, sia stato destrutturato e ridotto ad una farsa.

Lo scrittore, però, non si occupò solo di scrivere drammi teatrali, ma anche di recensire alcuni spettacoli. Le sue

possibile notare che Nievo considera Rossini come il Manzoni della musica. Questo dimostra l'importanza che l'autore attribuisce al compositore e alla sua musica. Nievo era un giornalista teatrale e le sue critiche si basavano sull'analisi dei libretti d'opera. La diffusione di questi supporti era fondamentale nel primo Ottocento, anche se non tutti gli spettacoli avevano una vasta distribuzione dei libretti. Pertanto, è interessante osservare quali spettacoli vengono recensiti da Nievo.possibile riscontrare la stessa avversione verso il pubblico, che già era possibile osservare nel componimento sopra esaminato. In particolare, si scaglia contro l'accondiscendenza che i commediografi e i musicisti palesano in alcune situazioni. Per questo elaborato è interessante citare la recensione dello spettacolo L'ebreo di Apolloni, la cui prima rappresentazione risale al 1855 alla Fenice di Venezia, non solo perché riporta l'attenzione verso il mondo ebraico di cui aveva già parlato nell'Emanuele, ma anche perché riprende alcune idee espresse in una lettera polemica, che aveva pubblicato su Sferza, parzialmente censurata, in difesa degli ebrei accusati di usura. L'Emanuele è uno dei due drammi giovanili di Ippolito Nievo ed è un dramma a tesi, composto durante un periodo di emancipazione semitica ed ambientato nella Mantova ancora asburgica, città in cui gli scontri

Scaturiti dall'intolleranza religiosa erano eventi frequenti, nonostante l'avvenuta emancipazione della comunità ebraica. Quindi, è una commedia con un fulcro prettamente politico e di stampo risorgimentale. A questo proposito, bisogna ricordare che la politica asburgica di pacificazione era decisamente più progressista e meno brutale di quella francese. Gli ebrei, con la nuova legislazione, furono esentati dall'avere segni di riconoscimento visibili, poterono acquistare beni immobili e attività lavorative. Inoltre, si allargarono anche le possibilità di studio per i giovani ebrei, che poterono accedere sia alle scuole pubbliche sia all'università. Ciò nonostante, la comunità ebraica si ritrovava ad affrontare molte difficoltà sul piano legale e politico. Sono proprio questi i punti che Nievo tocca nel suo dramma. L'opera è divisa in quattro atti ed è dedicata all'amicizia con

Emanuele Ottolenghi. Tuttavia, secondo il critico Faccioli, più che di un dramma, si tratta di una trascrizione di conversazioni, un dialogo continuo, in particolare se si nota che l'azione vera e propria termina nell'Atto III, mentre l'ultimo non è che un corollario, una sorta di epilogo per tirare le fila della vicenda. Il protagonista Emanuele, un giovane borghese ebreo, aspira ad occupare un posto nella società, affermare i diritti degli ebrei e combattere contro ogni discriminazione razziale, nonostante sul piano giuridico queste siano state debellate. Sostiene che i tempi per gli ebrei siano cambiati, ma vi sono molte idee ancora retrograde, come nel Giosuè, che rappresenta l'ebreo conservatore e respinge qualsiasi prospettiva di cambiamento. Emanuele ribatte, ma sa che lo scetticismo del suo tutore è fondato, per cui tenta di entrare nel mondo celando la sua reale identità, e solo quando sisaranno accorti delle sue capacità e le avranno apprezzate rivelerà la sua appartenenza alla comunità semitica. Nievo così mette in scena, e allo stesso tempo denuncia, la condizione sociale degli ebrei, in un momento (1849-50) in cui i pregiudizi sulla comunità israelitica mantovana continuavano a sopravvivere.20 I. NIEVO, Teatro, a cura di E. Faccioli, Torino, Einaudi, 1962, p. 80.21 P. BERNARDINI, Drammi giovanili. Emanuele e Gli ultimi anni di Galileo Galilei, in "La rassegna mensile di Israele", Vol. 72, N. 02, 2006, pp. 172-175.22 Come detto, uno dei temi principali di questo dramma è proprio quello dell'integrazione, dal momento che gran parte dei personaggi appartiene alla comunità ebraica di Mantova. L'illuminismo filo-ebraico che permea gli atti del dramma consente di capire bene il comportamento di gran parte della popolazione.
Dettagli
A.A. 2020-2021
17 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher serena.fagioli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura del Settecento e dell'Ottocento e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università della Svizzera italiana - Usi o del prof Garau Sara.