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3.1.2 PRODUTTIVITÀ POTENZIALE E PRODUTTIVA EFFETTIVA: LE TEORIE DEL

DEFICIT DI GRUPPO

“Steiner inizia proponendo che la prestazione osservata in un compito sarà determinata da tre

fattori: le Richieste del Compito, le Risorse del Gruppo e il Processo per Mezzo del quale il

Gruppo Interagisce per Eseguire il Compito. Steiner suggerisce che i vari tipi di compito che i

gruppi devono affrontare possono essere classificati sulla base di numerosi criteri. Al livello più

elementare (il 1° criterio), essi possono essere Divisibili o Unitari, ossia possono essere divisi in

sottocompiti ciascuno dei quali viene svolto da un individuo diverso, oppure sono compiti

complessivi che possono essere soltanto realizzati in toto o non realizzati. Il secondo criterio per

classificare i compiti è l'eventualità che siano Massimizzanti o Ottimizzanti. Lo scopo del

compito è quello di raggiungere una quantità o velocità massime (massimizzante) o la

corrispondenza con qualche standard predeterminato (ottimizzante). I compiti possono essere

Additivi (contributi sono semplicemente aggregati, come nel brainstorming), disgiuntivi (dove si

richiede una decisione o-o tra diversi contributi, per esempio problemi di ragionamento),

Congiuntivi (dove tutti devono completare il compito, per esempio un gruppo di alpinisti che cerca

di conquistare in squadra una vetta nuova) o Discrezionali (dove i gruppi possono decidere come

vogliono il modo di eseguire il compito). Come per le richieste del compito, le risorse cambieranno

da compito a compito. Nel tiro alla fune si richiede presumibilmente forza fisica, mentre per

compiti di apprendimento le capacità della memoria a breve termine degli individui sono molto più

Manuale di psicologia dei gruppi, Bruno Cucchi e Federica Simonelli, Edicusano, 2019, pp 114-115.

68 109

rilevanti. In un mondo perfetto, le risorse del gruppo corrisponderebbero sempre esattamente alle

richieste del compito, in modo tale che il compito possa essere eseguito con successo. Steiner

sostiene che questo scenario idealizzato rappresenta la produttività potenziale massima del gruppo.

Steiner afferma che la produttività effettiva di un gruppo (come esegue il compito nella realtà) di

solito non riesce a raggiungere la sua produttività potenziale. Questo accade perché i gruppi

raramente sono in grado di utilizzare completamente le loro risorse; si verificano spesso perdite

dovute a processi interni al gruppo che impediscono di raggiungere la produttività massima:

<< Produttività Effettiva = Produttività Potenziale Meno le Perdite dovute a Processi

Imperfetti>> [Steiner 1972, 9]. Da questa equazione è evidente, che Steiner crede che anche se i

gruppi possono avvicinarsi alla produttività potenziale nella loro prestazione, in realtà non possono

mai superarla” ( ).

69

I Processi Imperfetti sono i problemi di coordinazione, in particolare la difficoltà di condividere

lo spazio con gli altri membri del gruppo, la produzione di idee dei singoli che in qualche misura è

rallentata da quella degli altri membri, le dinamiche sociali intragruppali quali il confronto sociale

e il conformismo delle idee (che bloccano la pratica del brainstorming), e la motivazione

individuale, forse gli individui si impegnano di più da soli invece che in gruppo (ipotesi di

deindividuazione e deresponabilizzazione). A riguardo Janis definisce il <<Pensiero di Gruppo>>

(Groupthink) come Decisioni Imperfette. “Quali sono i sintomi del <<pensiero di gruppo>>

secondo Janis?

“Primo, è probabile che un gruppo molto coeso eserciti delle pressioni sui devianti affinché si

conformino al punto di vista comune. Alcune di queste pressioni possono essere implicite, ma

spesso il leader o altri membri del gruppo si assumeranno il compito di ricondurre i devianti in

linea con la posizione del gruppo e di rifiutarli se ciò non accade. Da queste pressioni verso il

Conformismo (n. 1) deriva il secondo sintomo del <<pensiero di gruppo>: Illusione di Unanimità

e Correttezza (n. 2). Se tutti si mostrano completamente d'accordo su un determinato argomento,

allora questo può portarci a concludere che questo punto di vista è l'unico valido. È probabile che

una condizione mentale come questa, ostacoli qualsiasi ricerca creativa di altre opinioni e che

conduca persino ad un rifiuto di tali opinioni ridicolizzandone le fonti. Poiché alcune di queste fonti

possono provenire dall'esterno del gruppo, un terzo sintomo del <<pensiero di gruppo>> è la

Formazione di Stereotipi Negativi sugli Outgroup (n. 3). Questo fenomeno tende a verificarsi

tipicamente nel processo decisionale politico, che ha luogo quasi sempre in un contesto di

conflittualità intergruppi. Una conseguenza comune del conflitto intergruppi è la tendenza a

disprezzare l’outgroup e ad esaltare l’ingroup. L'immagine che dipinge Janis è perciò quella di un

gruppo strettamente unito, isolato da influenze esterne, che converge rapidamente verso il punto di

vista normativamente <<corretto>> e che quindi è convinto sia della propria correttezza sia

Psicologia sociale dei gruppi, Rupert Brown, Il mulino editore, 2000, pp 176-178.

69 110

dell'inferiorità di tutte le altre opinioni (o gruppi) concorrenti. Egli sostiene che un tale insieme di

sintomi è quasi esattamente l'opposto di ciò che dovrebbe caratterizzare il Buon Processo

Decisionale (cioè il calcolo razionale delle opzioni possibili alla luce di tutte le prove disponibili),

e di conseguenza, nei casi in cui si verifica, dovremmo aspettarci i risultati inferiori a quelli ideali.

Janis ritiene che il legame esistente tra il processo e il risultato non sia perfetto, poiché possono

intervenire altri fattori a determinare una decisione <<imperfetta>> o farne cadere una <<buona>>.

Nonostante ciò, a parità di condizioni, è probabile che le decisioni mediocri conducano a risultati

mediocri e Janis presenta prove convincenti tratte da disavventura americane, come il tentativo di

invasione di Cuba alla Baia dei Porci nel 1961, il bombardamento del Vietnam del Nord nel 1965

e la mancanza di difese di Pearl Harbour nel 1941, che indicano che, in ciascuno di questi

avvenimenti, tra i decisori chiave ebbe luogo probabilmente il <<pensiero di gruppo>>. Per

raccogliere i suoi dati, Janis si basa quasi esclusivamente su materiale storico, di solito resoconti

di testimoni oculari. Tali prove hanno inevitabilmente dei limiti. I partecipanti agli avvenimenti

possono fornire solo descrizioni parziali - e talvolta deliberatamente censurate - e in ogni caso una

fiducia eccessiva negli studi di casi storici può far indulgere a considerazioni basate sul <<senno

di poi>>, come hanno rilevato Fischoff e Beyth-Marom [1976]” ( ). Inoltre, riguardo la

70

produttività dei gruppi, di seguito verrà esposta il social loafing o inerzia sociale e il social

labouring o laboriosità sociale con l’accento sui <<guadagni di processo>>. “Latanè, Williams e

Harkin [1979] definirono questa apparente diminuzione di impegno nei gruppi <<Inerzia

Sociale>> (Social Loafing) e la spiegarono nei termini della teoria dell'influenza sociale di Latanè

[1981]. Questi ricercatori affermarono che la fonte di influenza principale negli esperimenti sulla

prestazione del gruppo è costituita dalle istruzioni dello sperimentatore. Quando queste sono dirette

unicamente ad un individuo allora avranno un'influenza massima. Per quanto riguarda i gruppi,

invece, la teoria suggerisce che l'effetto delle istruzioni si disperde tra i membri con riduzioni

corrispondenti nell'output. Secondo la teoria, l'influenza diminuisce all'aumentare dell'ampiezza

del gruppo, in base a qualche funzione di potenza. Conformemente a questa spiegazione, la

maggior parte degli effetti dell'ampiezza del gruppo sulla produttività sembrano corrispondere alla

tipica curva della funzione di potenza ad accelerazione negativa [Steiner 1972]. Pertanto, la teoria

dell'impatto sociale, come quella di Steiner, sottolinea soprattutto i deficit della prestazione dei

gruppi. Essa assume che il social loafing possa essere sì ridotto (ad esempio, rendendo più

identificabili i contributi dei singoli al compito del gruppo [vedi Williams, Hartkins e Latanè

1981]), ma che in ultima analisi lo sforzo individuale in compiti collettivi non può mai

sopravanzare quello espresso individualmente. Il social loafing sembra costituire un fenomeno

pervasivo, almeno rispetto ai compiti ordinari e i gruppi ad hoc comunemente utilizzati nei

laboratori di psicologia sociale. Karau e Williams [1993] hanno individuato 78 studi che

Psicologia sociale dei gruppi, Rupert Brown, Il mulino editore, 2000, pp 210-211.

70 111

prevedevano un confronto fra situazioni di lavoro individuale e collettivo. Nell'80 per cento circa

dei casi, questo confronto indicava la presenza di social loafing, un effetto generale assai

significativo. Nondimeno, grazie ad una accurata analisi dei molteplici fattori coinvolti negli

esperimenti citati, Karau e Williams hanno identificato una serie di condizioni nelle quali il social

loafing, scompare, e alcune condizioni che fanno pensare all'esistenza di un effetto addirittura

opposto che potremmo chiamare di Laboriosità Sociale (Social Labouring) di aumentato

impegno individuale in compiti di gruppo. Nella meta-analisi di Karau e William, i due fattori

cruciali che promuovono il social labouring sono l'importanza del compito e la salienza del gruppo

agli occhi dei suoi membri. Quando queste assumono valori elevati, sembra che le persone lavorino

in gruppo più alacremente che da sole. Altre variabili che ridurrebbero il loafing, o addirittura lo

rovescerebbe, sono la possibilità per il gruppo di essere valutato e la cultura nella quale deve viene

intrapreso lo studio (nelle culture orientali il loafing è in genere minore). Queste ulteriori

caratterizzazioni del fenomeno sono importanti perché mettono direttamente in discussione le

teorie deficitarie del gruppo, finora considerate. Effettivamente, esse suggeriscono che le perdite

di processo nei gruppi non costituiscano un fenomeno inevitabile e che l'equazione di Steiner

[1972] che lega la produttività reale a quella potenziale dovrebbe essere corretta integrando in essa

i <<Guadagni di Processo>> [Hackman e Morris 1975; Shaw 1976]. Riformulando così

l'equazione, è possibile che il gruppo possa superare la sua prestazione potenziale nel caso in

cui i guadagni di processo sopravanzano le perdite di processo” ( ).

71

3.1.3 LE RETI DI COMUNICAZIONE

“Ci sono pochissimi canali di comunicazione formali che seguono un co

Dettagli
A.A. 2022-2023
135 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/10 Organizzazione aziendale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher enricopiras995 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Human resource management e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica Niccolò Cusano di Roma o del prof Rossi Mario.