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PANAS
Il nome significa positive affect and negative affect scale, ed è quindi una scala che misura
in primo luogo affettività negativa e positiva. Un affetto è più stabile nel tempo rispetto a
un'emozione, ed è più generalizzato: viene infatti considerato solo in base alla sua valenza
positiva o negativa. Le emozioni, invece, vengono distinte anche per dimensione, ad
esempio. Tuttavia questa scala ci permette anche di misurare degli affetti di base negativi
(paura, ostilità, senso di colpa e tristezza) e positivi (gioia, sicurezza e attenzione) e ad altri
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stati affettivi (timidezza, fatica, serenità e sorpresa). Questa misurazione avviene in termini
di frequenza, ma può anche essere compiuta sulla base dell'intensità.
Questa scala è uno strumento self-report che comprende 60 diversi item (la versione estesa:
PANAS-X) e che prevede differenti formulazioni delle consegne: può infatti richiedere di
considerare l'ultimo giorno, il momento attuale o l'ultima settimana, o altri periodi di tempo
ancora. Quindi è possibile non solo misurare retrospettivamente la frequenza di certe
emozioni, ma anche misurare nel tempo present l'intensità degli affetti che si stanno
provando, e questo è un vantaggio. Un altro vantaggio è il fatto che questa scala può essere
compilata abbastanza rapidamente. La prima versione prevedeva meno item, ed era quindi
ancora più rapida, ma la versione estesa permette di analizzare un maggior numero di affetti.
Nell'affettività positiva troviamo item come attivo, entusiasta, attento, eccitato.
L'affettività negativa, invece, comprende item come nervoso, irritabile e altri simili.
Facendo il punteggio medio di questi item si riesce a ottenere il punteggio del soggetto per
l'affettività negativa, quella negativa e per i singoli affetti di base. Se sto facendo una ricerca
su un singolo affetto di base o solo su un tipo di affettività, userò un numero minore di item,
quelli specifici per l'aspetto che voglio studiare.
Con questa scala è possibile anche misurare il benessere individuale: alti livelli di
affettività positiva rispetto all'affettività negativa mi permette di capire che il soggetto ha un
buon benessere individuale.
Motivazione ed obiettivi
Obiettivi e desideri non sono la stessa cosa; ad un obiettivo è sempre associato uno stato
affettivo positivo, che lo rende qualcosa di desiderato. Ma un desiderio non è un obiettivo.
Gli obiettivi corrispondono alle rappresentazioni di ciò che la persona vuole ottenere e
verso cui dirige il suo comportamento in maniera volontaria. Diversamente dai desideri,
che spesso hanno connotazioni generiche e irrealistiche, sono caratterizzati da:
concretezza ed elevata definizione, “superare quell'esame” piuttosto che “andare
bene all'università”;
specificità di contesto, “vincere la prossima gara di nuoto” piuttosto che “vincere
tutte le gare”;
collocazione temporale precisa, “comprare casa nei prossimi dodici mesi”, piuttosto
che “comprare casa il prima possibile”. Darsi un tempo limite è un punto di forza
nella scelta dei propri obiettivi, mentre non averlo può essere una forte debolezza;
misurabilità, bisogna essere in grado di dire se l'obiettivo è stato raggiunto o meno:
“trovare la persona giusta” è un desiderio, perché non si può misurare.
Un obiettivo che non presenta queste caratteristiche non è un obiettivo, è un desiderio.
Gli obiettivi si distinguono per:
livello di difficoltà o sfida che comportano per la persona. Questo dipende sia dal
contenuto dell'obiettivo sia dagli standard che la persona si prefigge di raggiungere;
ampiezza, alcuni obiettivi sono particolarmente ampi e indicano un'articolazione in
sotto-obiettivi più ristretti (più specifici e vicini nel tempo);
prossimità temporale, alcuni obiettivi sono a breve termine, altri a medio o lungo
termine;
significato che rivestono per la persona, la sua importanza individuale.
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Alcuni autori hanno cercato di dare un nome a quei costrutti che non sono propriamente
obiettivi ma che non sono neanche dei desideri; questi costrutti prendono il nome di macro-
obiettivi, che sono poco definiti in termini temporali e di raggiungibilità (fare felice il mio
patner, migliorare la mia dimensione spirituale), ma che prevedono sotto-obiettivi
quotidiani.
Valore
I valori, principi guida che determinano cosa è importante e giusto per una persona, hanno
un'importante valenza motivazionale, dal momento che le persone sono spinte a
comportarsi in sintonia con i propri valori, e a stabilire obiettivi ad essi conformi. Nel
modello di Schwartz i diversi valori di base individuati si organizzano creando una
circonferenza, in cui valori più vicini hanno una maggiore similarità e coerenza. I valori
disposti lontani lungo questa circonferenza hanno chiaramente poca complementarietà
(benevolenza-successo). Questi valori vengono raggruppati in:
autoaffermazione, che comprende potere e successo;
conservatorismo, che comprende conformismo, tradizione e sicurezza;
autotrascendenza, che comprende universalismo e benevolenza;
apertura al cambiamento, che comprende stimolazione e autodirezione.
Ancora oggi Schwartz si impegna nell'affermare l'universalità di questi valori: questo non
significa che ogni cultura sia uguale, ma che questi valori sono riscontrabili in ogni cultura
(considerando differenze di genere, età e altri fattori). Assieme a questo modello l'autore ha
anche sviluppato uno strumento di misurazione famosissimo e molto diffuso, che non chiede
alla persona di valutare sé stessa, ma di valutare breve descrizioni prototipiche di persone
che professano un certo tipo di valore e indicare quanto si sente simile alla persona descritta.
Questi valori, quindi, sono legati alla motivazione ma sono molto più astratti, ampi e meno
definiti degli obiettivi (e anche dei macro-obiettivi).
Modelli sociocognitivi ampliati
Sono modelli recenti, nati a partire dagli anni Novanta, e vengono chiamati “ampliati”
perché integrano tutti i costrutti delle teorie precedenti.
Il modello ampliato di Eccles si occupa di motivazione al successo in ambito scolastico; la
Eccles considera numerosi aspetti:
aspettative di esito personali (Atkinson);
aspettative di esisto degli altri;
convinzioni di autoefficacia;
percezioni di facilità/difficoltà;
adeguatezza degli obiettivi;
attribuzioni di causalità rispetto a successi/fallimenti passati;
valore.
Un altro modello è quello di Schwarzer, che prende il nome di HAPA model e che si
occupa di promuovere il cambiamento comportamentale connesso alla salute. Mira a
individuare i fattori psicologici importanti in questo cambiamento comportamentale. Le
teorie precedenti mettevano come principale fattore l'intenzione: per cambiare il
comportamento devo formulare l'intenzione di cambiamento.
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Schwarzer cerca di capire cosa c'è dietro questa intenzione, e individua tre diversi fattori di
promozione dell'intenzione:
aspettative relative al cambiamento, non solo di successo o fallimento, ma anche
aspettative relative al cosa succederebbe se cambiassi quel mio determinato
comportamento. Aspettative positive facilitano il cambiamento, aspettative negative
lo ostacolano;
percezione del rischio, un alto rischio associato al mio comportamento attuale mi
facilita il cambiamento, mentre se non percepisco un rischio significativo tendo a non
cambiare il mio comportamento;
convinzioni di autoefficacia, il sentirsi capaci di cambiare, di agire e gestire tutte le
situazioni e gli stimoli che potrebbero ostacolare il mio cambiamento.
Questi tre fattori sono quindi la base fondamentale del cambiamento e dell'intenzione stessa
del cambiare. Ma tra l'intenzione e il cambiamento Schwarzer pone il planning, la messa in
pratica dell'intenzione. Quasi tutti riportano l'intenzione di voler cambiare comportamenti
negativi e a rischio (abuso di alcol, fumare, consumare sale), ma molto pochi poi sono
coloro che mettono in pratica questa loro intenzione, o per poca forza di volontà o per non
conoscenza del modo di farlo. Il planning riguarda proprio l'organizzare e il programmare le
azioni che porteranno la nostra intenzione a diventare cambiamento reale.
Le convinzioni di autoefficacia non sono solamente un fattore pre-intenzionale, ma anche un
fattore che influenza il planning e il cambiamento stesso del comportamento: in ogni fase
del processo di cambiamento, è fondamentale il senso che abbiamo delle nostre capacità.
Infatti anche dopo che il cambiamento è avvenuto, esso dovrà essere mantenuto, e il nostro
senso di autoefficacia influenza la nostra capacità di evitare “ricadute” o di non abbattersi
dopo eventuali ricadute.
Ruolo delle rappresentazioni di sé
Questa rappresentazioni che la persona ha di sé stessa sono un altro importante fattore alla
base della motivazione. Le persone non hanno una singola rappresentazione di sé, ma
rappresentazioni molto ampie e sfaccettate.
Per misurare le rappresentazioni di sé è possibile utilizzare diversi strumenti; uno di questi
prevede al soggetto la presentazione di dodici (o venti) righe in cui rispondere alla domanda
“chi sono io?”. Queste dodici rappresentazioni di sé devono essere riportate abbastanza
velocemente e rispondendo a sé stessi, non come se si stesse rispondendo a qualcun altro. In
seguito si chiede al soggetto di valutare ogni definizione data in termini di centralità per
quanto riguarda la persona ideale che si vorrebbe essere. La stessa cosa viene richiesta, in
seguito, nella definizione della persona che si dovrebbe essere.
La teoria dei Sé possibili di Marcus prevede diverse rappresentazioni di sé, quindi un sé
non monolitico. L'insieme delle caratteristiche che rispondono alla domanda “chi sono?”
compone il sé attuale, la rappresentazione degli altri di ciò che dovremmo essere compone
il sé imperativo, l'insieme delle caratteristiche della persona ideale che vorremmo essere
compone il sé ideale. Le risposte ottenute da Marcus nel suo studio vennero categorizzate in
termini di indipendenza e interdipendenza dagli altri: essere una madre mostra una forte
interdipendenza, essere un solitario una forte indipendenza. Non tutte le definizioni riportate
dai soggetti, chiaramente, possono essere categorizzate.
Higgins si collega a questa teoria dei Sé possibili, affermando però