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(PFOS)
Il perfluoroottansulfonato (Fig. 5) è un surfactante sintetico, con molti
atomi di fluoro. La sua struttura molecolare termina con un gruppo solfonato [7].
Il PFOS è idrofobico ma proteinofilico: è una sostanza che si accumula in
particolare nel fegato, proprio per il suo legame con le proteine circolanti che
raggiungono quest’organo. Si accumula meno nel tessuto adiposo, a differenza
degli altri POPs [7]. La produzione di questa molecola è terminata nel 2001. Essa
veniva utilizzata per la produzione di polimeri che venivano incorporati nei
repellenti per le macchie e in altri agenti di rivestimento superficiale [19].
Figura 5. Struttura dei PFOS.
L’acido perfluoroottanico (PFOA) (Fig. 6) è anch’esso un surfactante. Ha una
struttura simile al PFOS, ma termina con un gruppo carbossilico. Il PFOA ha un
grande potenziale di accumularsi nei tessuti umani lipofili. La sua maggiore
8
Introduzione
applicazione fu quella di emulsionante nella produzione di fluoropolimeri come il
Teflon. Inoltre, viene utilizzato nelle industrie per la sua capacità di conferire a
prodotti come abbigliamento, tappeti e pentole la resistenza ad alte temperature
[19]. Figura 6. Struttura dei PFOA.
Gli effetti di PFOS e PFOA sono stati riscontrati in diversi studi epidemiologici
nella riproduzione maschile e femminile. Causano cambiamenti nei livelli di
ormoni quali estrogeni, testosterone, ormone luteinizzante e follicolostimolante
[20]. Inoltre, sono stati osservati effetti neurotossici di tali sostanze, che conducono
ad un ritardo dello sviluppo neuromotorio, diminuzione delle funzioni cognitive e
di memoria [21].
Sostanze Meno Persistenti e Meno Bioaccumulabili
2. Plasticizzanti: ftalati
- Fenoli non alogenati: bisfenolo A (BPA)
-
Gli ftalati (Fig. 7) sono esteri dell’acido ftalico e comprendono un vasto gruppo
di sostanze di cui il di(2-etilesil)ftalato (DEHP) (Fig. 8) è capostipite.
Queste sostanze si usano principalmente nell’industria delle plastiche come
plastificanti, ovvero come sostanze aggiunte alla materia per migliorane la
modellabilità e flessibilità. Il DEHP si impiega anche come solvente nei prodotti
per la cura personale, veicolo per pesticidi, negli imballaggi alimentari e nella
produzione di vari oggetti quali dispositivi medici, giochi, cavi, inchiostri per
stampanti, colori, vernici e adesivi [22]. Gli effetti negativi degli ftalati sembrano
interessare l’apparato genitale-riproduttivo maschile, causando una diminuzione
dei livelli di testosterone, ipospadia e criptorchidismo [23]. Tali sostanze sono
neurotossiche e, recentemente, è stato riportato un effetto di danneggiamento a
livello degli astrociti [24]. 9
Introduzione
Figura 7. Struttura di base degli ftalati.
Figura 8. Struttura di DEHP.
Il BPA (Fig. 9) è un monomero plastificante che è stato molto usato nei paesi
industrializzati per la produzione di plastiche di uso alimentare, come contenitori
riutilizzabili di cibo e bevande, biberon per bambini, stoviglie e bottigliette
d’acqua, ma anche per la produzione di lenti per gli occhiali, tubi, oggetti di
elettronica e molti altri. Uno dei maggiori pericoli di questa sostanza è che possa
essere rilasciato dai contenitori per gli alimenti sia solidi che liquidi ed entrare
quindi nell’organismo per ingestione [25]. Nel 2008 è stato bandito il BPA nella
produzione di biberon. Successivamente, è stato bandito anche il suo impiego per
la produzione di oggetti in policarbonato come contenitori per alimenti [26].
Essendo una sostanza lipofila, ha grandi capacità di accumularsi nei tessuti adiposi
umani. Infatti, concentrazioni significative del BPA sono state rilevate nel sangue,
urine, sudore di uomini e donne e nel latte materno [25]. Il BPA è responsabile di
citotossicità, genotossicità, tossicità riproduttiva e neurotossicità [27].
Figura 9. Struttura del BPA. 10
Introduzione
3. Pesticidi, farmaci e ormoni naturali:
- Pesticidi in uso: atrazina (ATZ), vinclozolin (VNZ)
- Farmaci e ormoni naturali: etinilestradiolo, levonorgestrel, estradiolo
L’ATZ (Fig. 10) è un erbicida triazinico largamente usato in agricoltura, la cui
produzione mondiale è stimata intorno alle 7000-9000 tonnellate all’anno. Si usa
per controllare la crescita di erbe di vario tipo. Il suo tempo di dimezzamento va
dai 30 ai 100 giorni, ma può essere più lungo nel suolo e in sedimenti [28]. A causa
della sua tossicità e persistenza ambientale, l’Italia ne ha vietato l’applicazione dal
1996. Tuttavia, l’ATZ è ancora molto utilizzata in Cina e negli Stati Uniti. Questa
sostanza è molto persistente in ambiente acquoso, sia superficiale che sotterraneo
e ciò comporta la contaminazione delle falde acquifere e del terreno da coltivare,
con la conseguente entrata della sostanza nella catena alimentare [29]. L’ATZ può
determinare principalmente effetti cancerogeni, squilibri nei livelli di ormoni
sessuali, inibizione dell’ovulazione e aborto spontaneo [30]. Studi più recenti
hanno osservato effetti di neurotossicità e il suo impatto a livello dei
neurotrasmettitori [31]. Figura 10. Struttura dell’ATZ.
VNZ (Fig. 11) è un fungicida sintetico. È utilizzato principalmente su colture di
Il
viti, ma viene utilizzato anche su kiwi, meloni, colza, pesche e lattuga come di
manti erbosi. Dal 2007 il VNZ è stato bandito in Europa. Ad oggi, gli Stati Uniti
sono il Paese che impiega maggiormente questa sostanza [32]. Il VNZ è
moderatamente persistente nei suoli agricoli con un tempo di dimezzamento che
.
va dai 179 ai 1000 giorni [32] Gli effetti del VNZ sono stati studiati a partire dai
primi anni del Duemila. È stata dimostrata la sua spiccata attività anti-androgenica:
questa molecola e i suoi metaboliti sono in grado di legarsi al recettore degli
androgeni, bloccando l’attività del testosterone. Si è visto un incremento di cellule
germinali in apoptosi nei testicoli, infiammazione cronica della prostata, agenesia
11
Introduzione
di questa ghiandola e calo del numero degli spermatozoi [33]. Negli ultimi anni si
sta studiando la sua neurotossicità [34].
Figura 11. Struttura del VNZ.
L’etinilestradiolo (Fig. 12), il levonorgestrel (Fig. 13) e l’estradiolo (Fig.14)
sono molecole ad attività endocrina molto diffuse nell’ambiente. I primi due sono
principi attivi ad azione rispettivamente estrogenica e progestinica e sono utilizzati
nell’uomo come contraccettivi; l’estradiolo è un ormone steroideo naturale che può
anche essere impiegato come farmaco nella terapia ormonale sostitutiva di donne
in menopausa [35]. Tali sostanze entrano nella rete idrica urbana, poiché vengono
escrete dall’uomo attraverso i processi fisiologici di formazione di feci e urine. Le
industrie farmaceutiche contribuiscono fortemente alla dispersione di queste
molecole con il rilascio delle proprie acque reflue. Un’altra importante fonte di
immissione di estradiolo e di altre molecole ad attività estrogenica nell’ambiente,
sono gli animali da allevamento, come ovini, bovini e suini [35]. Essi, infatti,
eliminano fisiologicamente grandi quantità di estrogeni naturali, che vengono
facilmente assorbiti dal terreno, entrano nei piccoli corsi d’acqua, e, infine,
raggiungono le reti idriche urbane. I sistemi di trattamento delle acque reflue, a
loro volta, non eliminano queste sostanze efficacemente, amplificandone la
distribuzione ambientale [35]. A causa di questi eventi, vi è un’alta concentrazione
di molecole ad attività estrogenica e progestinica in fiumi, laghi, acque costiere e
sotterranee di tutto il mondo [35]. Gli effetti nocivi delle molecole estrogeno e
progestinico-simili si manifestano con anomalie nello sviluppo dei tessuti e
attraverso disturbi della riproduzione, come l’infertilità [36].
Figura 12. Struttura dell’etinilestradiolo. 12
Introduzione
Figura 13. Struttura del levonorgestrel.
Figura 14. Struttura dell’estradiolo.
Altre sostanze:
- Metalli e organometalli: metilmercurio
Il metilmercurio (Fig. 15) è una sostanza organica che deriva dal mercurio
inorganico [37]. Esso viene rilasciato nell’ambiente sia per cause naturali, quali
eruzioni vulcaniche o erosioni geologiche, sia per via di attività umane, tra cui
estrazioni minerarie e combustione di rifiuti. I microorganismi degli ambienti
acquatici come mari, laghi e fiumi, modificano il mercurio inorganico metilandolo
+
a metilmercurio (MeHg ) [37]. Il metilmercurio è affine ai gruppi -SH delle
proteine. Esso entra nella catena alimentare principalmente attraverso l’ecosistema
acquatico, accumulandosi a livello di fegato e muscoli di pesci predatori e
mammiferi marini. L’uomo si espone a questa sostanza per via alimentare,
principalmente nutrendosi di pesci contaminati come i salmoni [38]. Il
metilmercurio ingerito viene assorbito dall’intestino e, a causa della sua lipofilia,
si accumula nei tessuti adiposi dell’organismo. Il sistema nervoso è l’apparato più
danneggiato dall’esposizione a questa molecola che causa atassia, disturbi uditivi,
tremori; sono stati riportati anche danni al sistema cardiovascolare e al sistema
immunitario [39]. Figura 15. Struttura base del metilmercurio. 13
Introduzione
1.1.2 Distribuzione ambientale ed esposizione umana
Gli IE sono sostanze chimicamente stabili e molto diffuse nell’ambiente.
L’esposizione umana a queste sostanze è costante e avviene in concentrazioni
subtossiche per le cellule. Essa si verifica principalmente per ingestione di cibo e
acqua contaminati. Vi sono però anche altre fonti che contribuiscono
all’esposizione quotidiana, come oggetti in plastica, utilizzo di pesticidi,
escrementi animali, emissione di gas industriali, polveri che si trovano negli
ambienti chiusi, particolati presenti nell’atmosfera [40]. Gli IE vengono trasportati
attraverso le correnti atmosferiche e acquatiche anche a molti kilometri di distanza
dal luogo della loro produzione e utilizzo [41]. Dall’atmosfera, tramite il ciclo
dell’acqua, essi tornano nel suolo, nelle acque dolci e in quelle marine (Fig. 16).
Gli IE entrano nella catena alimentare poiché gli animali si cibano di nutrienti
contaminati. Queste sostanze, a causa del processo di biomagnificazione, si
accumulano nei tessuti degli esseri viventi e aumentano di concentrazione salendo
all’interno della catena trofica [42].
Figura 16. Diffusione degli IE nell’ambiente.
Il cibo contaminato è una fonte primaria di esposizione per l’uomo agli IE. I
pesticidi, ad esempio, rimangono in piccole quantità su frutta e verdura e,
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