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Z,
i i 2 2
{x ∈ ∥x∥ ≤ {x ∈ ∥x∥
[−n, n] = : n} e con ∂B(n) = : = n}.
Z Z
Teorema 2.1.2. Sia p < p , allora esiste una funzione σ(p) tale che:
c −nσ(p)
↔ ≤ ∀n
P (0 ∂B(n)) e (2.2)
p
Definizione 2.1.3. È utile introdurre la lunghezza media di una componente
|C|
connessa, che chiamiamo χ(p) = E ed indica il numero medio di vertici
p
in una componente connessa passante per l’origine.
Osservazione 8. Dato che il processo di percolazione è invariante per trasla-
|C(x)|
zioni abbiamo che χ(p) = E per tutti i vertici x.
p 14
È utile studiare il comportamento della funzione χ(p) nella fase subcritica
infatti: ∞
∞ · ∞)
χ(p) = P (|C| = + nP (|C| = n) (2.3)
p p
n=1
∞
∞ ·
= θ(p) + nP (|C| = n) (2.4)
p
n=1
∞
perciò χ(p) = per p > p . Per la fase subcritica invece analizziamo il
c
seguente teorema.
Teorema 2.1.4. La taglia media χ(p) di una componente connessa conte-
nente l’origine è finita se p < p .
c
Dimostrazione. Questo risultato è immediato utilizzando il Teorema 2.1.2.
Sia S(n) la palla di raggio n e centro l’origine, corrisponde quindi all’insie-
∥x∥ ≤
me di vertici x per cui vale δ(0, x) := n. Concentrandoci nel caso
2
|S(n)| ≤
bidimensionale (d=2) esiste un valore ν per cui vale: ν(n + 1) .
∃A }
Sia M := max{n : con A l’evento “esiste un cammino aperto che uni-
n n ∞)
sce l’origine ad un vertice di ∂S(n)”. Nella fase subcritica P (M < = 1,
p
perciò:
|C| ≤
χ(p) = E E (|C||M = n)P (M = n)
p p p
n
−nσ(p)
2
≤ ≤
[|S(n)|P (A )] ν(n + 1) e
p n
n n
∞
<
−nσ(p)
dato che P (A ) < e per il Teorema 2.1.2.
p n
Mostriamo con il seguente grafico l’andamento di χ(p) nella fase subcri-
tica: 15
Figura 3.
Dimostrazione. Teorema 2.1.2
∈ ↔
Sia x ∂B(n) e introduciamo τ (0, x) = P (0 x) come la probabilità
p p
2
di avere un cammino aperto di che colleghi l’origine con il vertice x.
L
Indicando con N il numero di vertici in ∂B(n) con questa proprietà abbiamo
n
che:
E (N ) = τ (0, x)
p n p
x∈∂B(n)
Applicando la sommatoria a entrambi i membri:
∞ ∞
E (N ) = τ (0, x)
p n p
n=0 n=0 x∈∂B(n)
= τ (0, x)
p
2
x∈Z 2
|{x ∈ ↔
= E : 0 x}| = χ(p)
Z
p
Se esiste un cammino aperto dall’origine ad un vertice di ∂B(m + k), allora
∈
c’è un vertice x ∂B(m) appartenente a due cammini aperti disgiunti: uno
2
{v ∈
che collega x con l’origine e uno tra x e un vertice di ∂B(k, x) = :
Z
∥v − x∥ = k}. Utilizzando la Disuguaglianza BK e grazie all’invarianza per
16
traslazioni troviamo che: ↔ ↔
↔ ≤ P (0 x)P (x ∂B(k, x))
P (0 ∂B(m + k)) p p
p x∈∂B(m)
↔
τ (0, x)P (x ∂B(k, x))
= p p
x∈∂B(m)
↔
τ (0, x)P (0 ∂B(k))
= p p
x∈∂B(m)
Unendo la relazione vista sopra otteniamo che:
↔ ≤ ↔ ≥
P (0 ∂B(m + k)) E (N )P (0 ∂B(k)) m, k 1 (2.5)
p p m p ∞
∞
Supponiamo χ(p) < (ricordando 2.1.4), in questo modo E (N ) <
p m
m=0
∞. → → ∞
Osserviamo che E (N ) 0 per m e possiamo scegliere m tale
p m
che η = E (N ) < 1. Sia n un intero positivo e scriviamolo come n = mr+s
p m ≤
con r e s interi non negativi e 0 s < m. Allora:
↔ ≤ ↔ ≥
P (0 ∂B(n)) P (0 ∂B(mr)) perché n mr
p p
r
≤ η iterando (2.5)
−1+n/m
≤ η perché n < m(1 + r)
che è un decadimento esponenziale come quello in (2.2).
log a
≈ → → ∞.
n
Osservazione 9. Indichiamo con a b quando 1 per n Un
n n log b n ↔
risultato più profondo del teorema appena dimostrato è che P (0 ∂B(n))
p
decade esponenzialmente in funzione di n quando 0 < p < p , cioè:
c
−nφ(p)
↔ ≈ → ∞
P (0 ∂B(n)) e per n (2.6)
p
per una certa funzione φ(p) tale che φ(p) > 0 per p < p .
c
Più precisamente esistono due costanti positive ρ e σ tali che:
ρ −nφ(p) −nφ(p)
≤ ↔ ≤ ∀n ≥
e P (0 ∂B(n)) σne 1 (2.7)
p
n
Cerchiamo ora di descrivere le caratteristiche di φ:
• ↔
φ(p) è non crescente in (0, 1]: dato che P (0 ∂B(n)) è crescente
p
−n
all’aumentare di p ed e è una funzione monotona decrescente.
• −n∗0
≡ ↔ ≈
φ(p) 0 per p > p infatti P (0 ∂B(n)) 1 = e
c p
• → ∞ →
φ(p) per p 0: indichiamo con σ(n) il numero di cammini
2
di aventi lunghezza n e con partenza nell’origine e definiamo la
L 17
d 1/n
{σ(n) }.
costante connettiva di : λ(d) = lim Quindi σ(n) =
L n→∞
n
{λ(d) → ∞.
+ o(1)} per n Abbiamo che:
↔ ≤ ≥
P (0 ∂B(n)) P (N (n) 1)
p p n
≤ E (N (n)) = p σ(n)
p n
≤ {pλ(d) + o(1)}
dove N (n) indica il numero di cammini aperti di lunghezza n e par-
tenza nell’origine. Applicando il logaritmo ad entrambi i membri di
(2.6) e usando le relazioni appena trovate ricaviamo:
↔ ≈ −nφ(p)
log{P (0 ∂B(n))}
p n } ≥ −nφ(p)
log{(pλ(d) + o(1)) ≥ −nφ(p)
n log{pλ(d) + o(1)}
− ≤
log{pλ(p) + o(1)} φ(p)
≥ −log{pλ(d)} → ∞ →
Quindi φ(p) per p 0.
Nella seguente figura possiamo vedere un grafico approssimativo di φ(p):
Figura 4
La funzione φ(p) è relazionata alla funzione di connettività τ (x, y) :=
p
↔
P (x y) tramite il seguente teorema.
p ≤
Teorema 2.1.5. Sia 0 < p 1 e il vertice e = (n, 0), allora:
n
1
−
lim log τ (0, e ) = φ(p) (2.8)
p n
n
n→∞
ed esiste una costante positiva ξ, indipendente da p, tale che:
−4 −nφ(p) −nφ(p)
≤ ≤ ∀n
ξpn e τ (0, e ) e (2.9)
p n
18
Dimostrazione. Prima di tutto notiamo che
{0 ↔ } ⊇ {0 ↔ } ∩ {e ↔ }
e e e (2.10)
m+n m m m+n
e applicando la disuguaglianza FKG e l’invarianza per traslazione
≥
τ (0, e ) τ (0, e )τ (e , e ) = τ (0, e )τ (0, e ) (2.11)
p m+n p m p m m+n p m p n
−
Indicando con t(k) = log τ (0, e ), per le proprietà del logaritmo, abbiamo
p k
che ≤
t(m + n) t(m) + t(n) (2.12)
Questa sequenza è detta subadditiva ed esiste un teorema che ne garantisce
l’esistenza del limite
1
−
η(p) = lim log τ (0, e ) (2.13)
p n
n
n→∞
e osserviamo che −t(n) ≤ −nη(p) ∀n
log τ (0, e ) = (2.14)
p n
Ricordando che ≤ ↔
τ (0, e ) P (0 ∂B(n))
p n p
≤ −nη(p) ≤ ↔
log τ (0, e ) log P (0 ∂B(n))
p n p
otteniamo 1 ↔ ≈
≥ − log P (0 ∂B(n)) φ(p) (2.15)
η(p) p
n
≤ ∈
Dimostriamo ora che η(p) φ(p). Esiste un vertice x ∂B(m) tale che
1
↔ ≥ ↔
P (0 x) P (0 ∂B(m)) (2.16)
p p
|∂B(m)|
e considerando l’invarianza per rotazioni del reticolo non è restrittivo sup-
porre x = m dove x = (x , x ). Come fatto all’inizio della dimostrazione
1 1 2
osserviamo che {0 ↔ } ⊇ {0 ↔ ∩ {x ↔ }
e x} e
2m 2m
e quindi 2
≥
τ (0, e ) τ (0, x) (2.17)
p 2m p |∂B(m)| ≈
Utilizzando le relazioni (2.16), (2.7) e dato che m si ottiene
−2 2
≥ ↔
τ (0, e ) A m P (0 ∂B(m)) (2.18)
p 2m 1 p
−4 −2mφ(p)
≥ A m e (2.19)
2 ≤
con A , A costanti positive. Applicando il logaritmo troviamo η(p) φ(p)
1 2
e arriviamo alla conclusione cercata, cioè η(p) = φ(p).
Osservando che 2
≥
τ (0, e ) pτ (0, x)
p 2m+1 p
e grazie a (2.19) otteniamo la disuguaglianza (2.9).
19
2.2 Fase supercritica
In un processo di percolazione, quando p > p ci troviamo nella fase super-
c
critica.
Definizione 2.2.1. Nell’equazione (2.3) abbiamo mostrato che in questa fa-
∞,
se χ(p) = per questo introduciamo la lunghezza media di una componente
connessa finita passante per l’origine:
f |C| ∞)
χ (p) = E (|C| : < (2.20)
p
dove la f indica appunto che la componente connessa ha dimensione finita.
f
≡
Osservazione 10. Quando p < p abbiamo che χ(p) χ (p)
c
Nella seguente figura possiamo vedere un grafico approssimativo di que-
sta funzione: Figura 5
Il risultato principale di questa fase è il seguente teorema:
Teorema 2.2.2. Per valori di p nei quali c’è una probabilità strettamente
positiva di avere una componente connessa aperta infinita, ne esiste esatta-
mente una quasi certamente.
Cioè, per p > p , quindi quando θ(p) > 0, si ha:
c
P (esiste esattamente una componente connessa aperta infinita) = 1
p
Dimostrazione. Nel contesto della percolazione se un evento è invariante
per traslazioni, cioè verificabile senza conoscere la posizione dell’origine, ha
∈ {0, ∞}
probabilità 0 o 1. Sia k 1, 2, ..., e definiamo E l’evento “il numero
k
20
di componenti connesse infinite è esattamente k”, ed essendo invariante per
∈ {0, ∀k.
traslazioni P (E ) 1} Gli E formano una successione di eventi
p k k
disgiunti l’unione dei quali è l’intero spazio di probabilità, quindi esiste un
solo k̄ tale che P (E ) = 1. Per dimostrare il teorema dobbiamo far vedere
p k̄
che k̄ = 1 quando p > p .
c ∈ {2,
Mostriamo allora che per k 3, ...} non possiamo avere P (E ) = 1.
p k
{ci
Supponiamo per assurdo che P (E ) = 1 e sia F = sono 5 componenti
p 5 M
2 }. ⊆ ⊆
connesse infini